Lettera: cosa hanno da dire a noi moderni i greci? qual è il messaggio solido e durevole che continuano a comunicare?

Caro Gabriele,
poco fa sono uscito di casa ed ho attraversato la parte storica di Como per andare dall’altra parte del Castrum per ritirare alcuni miei referti clinici nell’Ospedale cittadino Valduce, della Congregazione delle suore infermiere dell’Addolorata. Non apro mai le buste degli esami clinici. Li tengo lì, sulla biblioteca dei Simboli, in attesa dell’incontro con la dottoressa.
Il pensiero diventa fluido ed associativo quando cammino.
Pensavo alla nostra antologia del tempo che resta.
Pensavo alle tecnologie internettiane.
Pensavo al ritmo dei passi.
Tre scansioni del tempo.
L’antologia, nel mio vissuto, ha a che fare con il tempo che stringe. Non c’è più il tempo per recuperare i libri non letti ed i suoi messaggi. I desiderio è, dunque, di addentare solo un boccone della mela della conoscenza. Il boccone di quello che è ancora possibile. Quanto è lungo il tempo che stringe? E’ strano: lo immagino lungo e breve contemporaneamente. Lungo quanto tutto il mio tratto di cui conosco l’inizio, il durante, ma non la fine. Breve, perchè probabilimente sarà su due cicli: o decennale, o ventennale.
Le tecnologie internettiane sono ladre del tempo. Paradossalmente rubano il tempo per la loro velocità e per la continua sovrapposizione dei contatti, dei messaggi, delle pagine. Le tecnologie internettiane rubano il tempo attraverso la loro brevità e densità comunicativa.
C’è infine il tempo del passo. Il sapiente tempo della lunghezza della gamba e del suo ritmo. Il passo è come una canzone di Nina Simone.
Questa premessa è per dire una cosa e fare una domanda.
La cosa è che il languore di questo crocicchio credo dipenda proprio dall’uso del tempo. Intendo per languore l’apparente inerzia dei nostri passaggi qui. Conosco le ragioni di alcuni: c’è chi si è sentito intimidito dal livello di pensiero che abbiamo dato nei primi segni scritti; c’è chi ha detto “ci sto” ma solo per gentilezza e non calcherà mai il crocicchio. Ma soprattutto alcuni dicono: mi “manca il tempo”. E’ un dato di realtà.
Ma forse c’è qualcosa d’altro. C’è che ci vuole uno spunto, una spinta, una lama luminosa di senso per avviare una concentrazione sul gesto semplice che abbiamo previsto: una pagina introdotta da una chiave. Sì, proprio una chiave: come quella delle fiabe che aprono le porte nei giardini dei castelli.
La domanda può essere la spada nella roccia.

La domanda che ti faccio è questa:

cosa hanno da dire a noi moderni i greci?
qual è il messaggio solido e durevole che continuano a comunicare?

So che puoi rispondere.
Non farlo, ti prego, con rimandi a bibliografie che mai potrei leggere. Non dirmi: “leggi Hadot” …
No.
Fai così: scegli qualche pagina luminosa, come il sole che filtra dietro le imposte. E dimmi una chiave, fammi vedere l’angolo della stanza illuminato, sia pure parzialmente da quella lama di luce.
Ciao
e buone ore nei giorni
Paolo

12 pensieri riguardo “Lettera: cosa hanno da dire a noi moderni i greci? qual è il messaggio solido e durevole che continuano a comunicare?

  1. Caro Paolo,tu sai che io non sono filosofo: non ho pubblicato nulla. “Filosofia e tragedia” è di Cacciari. Anche tutto il resto non mi appartiene: è citata la fonte. Diciamo che ho scelto quello che ha segnato la mia vita e che si incontra con il mio modo di sentire, che è tragico, nel senso che è tragica la differenza.L’esistenza tragica per me è riconoscere la distanza che ci separa.Condivido con Baldo l’aspirazione a unire. Ho dedicato tutta la mia vita al lavoro politico ‘costruttivo’.Dovunque io sia entrato, ho portato uno spirito costruttivo.Non debbo esibire un pensiero in più volumi. E’ tutto lì. Quello che aggiungerò sarà solo chiosa, link. Niente altro.

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  2. A proposito dei Greci, avrei molto da dire, ma tu mi raccomandi di non farlo. Credo che tutta la civiltà greca sia da ricercare nella coppia mythos/logos. Ad essa ho dedicato i cinque anni di corso – dal primo al quinto liceo – quando insegnavo, perché ero convinto che possa corrispondere a un modulo tematico. In verità, io parlavo di modulo lessicale. Si trattava di aiutare i ragazzi a pensare quello che sta a sinistra della barra, che è oralità, favola, fiaba, poesia, orfismo, tragedia, mistero, racconto. In una parola, pre-razionale. A destra della barra metteremo discorso, scienza, pensiero discorsivo, parola…Naturalmente, la barra può essere pensata come simbolo di opposizione, ma anche come segno di transito, interazione.Cinque anni non bastano nemmeno ad affrontare tutto il campo che ricade al di sotto di questa coppia filosofica. Si può solo sfiorare l’insieme delle questioni che poi i ragazzi dovranno lungamente pensare. E ‘sentire’. Tutte le attività umane ricadono sotto la prima o la seconda ‘categoria’.

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  3. ecco già due chiavi: è tragico riconoscere la distanza che separa.questo è il “tragico” per te, per la tua soggettività? o è il tragico nellla filosofia? per me , ad esempio la distanza che separa è il contrario del tragico: è l’attrito che produce energia.la seconda chiave è la coppia mito/logos. ho vagamente intuito e capito quanto dici. è una buona chiave

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  4. Carissimo Paolo, la tua costante consapevolezza, a ritmo del passo, sul “tempo che stringe” mi tocca ogni volta profondamente, come mi tocca quel tuo sentire “il passo è come una canzone di Nina Simone”.. e la tua passione nel tenere insieme le relazioni, la tua lucida essenzialità e concretezza nel dire “non c’è più il tempo per recuperare i libri non letti e i suoi messaggi” e, contemporaneamente, è il tempo per recuperare “pagine luminose”.. che “nutrono dentro”.. di noi.. e quel tuo lasciarti parlare da mark strand “.. in un mondo senza paradiso tutto è addio..”.. e… potrei proseguire a lungo.. Anch’io sto contribuendo al languore di questo crocicchio.. pensavo che a mia volta mi ritrovo ad essere “mendicante di luce”.. Cosa hanno da dire a noi moderni i greci? Non conosco nulla di letteratura greca, ricordo solo due concetti: LIBERTA’ (Tucidide, Il dialogo dei Meli, in La Guerra del Peloponneso – http://www.isisalighieri.go.it/duca/biblioteca/tucidide_il_dialogo_dei_meli.pdfe AMORE nel senso di AGAPE.. sulla confidenza dell’amore.. (Saffo, Frammenti). E poi pensavo a Foscolo.. « Quantunque italiano d’educazione e d’origine, e deliberato di lasciare in qualunque evento le mie ceneri sotto le rovine d’Italia anziché all’ombra delle palme d’ogni altra terra più gloriosa e più lieta, io, finché sarò memore di me stesso, non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice e che vidi il primo raggio di sole nella chiara e selvosa Zacinto, risuonante ancora de’ versi con che Omero e Teocrito la celebravano. » (Ugo Foscolo, Epistolario, lettera del 29 settembre 1808)Ma, purtroppo, non conosco “pagine luminose” da segnalare. P.S.: Mi auguro che si tratti solo di esami clinici di routine. A prestoCiao Monica

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  5. Purtroppo, siamo stati ‘sommersi’ dalla “reiezione dottrinale e dall’assimilazione pratica” (A.Roncaglia) operate dal Cristianesimo delle origini e poi medievale, che hanno negato valore di verità alla cultura greca, in quanto pagana, per inverarla poi nell’orizzonte cristiano. Quelli che erano prestiti culturali sono diventati patrimonio esclusivo della cultura cristiana.Nietzsche risale al pre-cristiano, per salvare l’umano dall’ideologia religiosa, che oggi Roberta De Monticelli non eista a definire nichilistica.Ratzinger chiama nichilista Nietzsche, mostrando ingenuità filosofica, come se il nichilismo del Moderno fosse un ‘prodotto’ del pensiero niciano!, quando il nichilista è lui che, invece di occuparsi del sacro – come direbbe Galimberti – passa il tempo a discutere di uteri, omosessuali e cadaveri a cui si rifiuta di dare sepoltura.Più che il politeismo pre-cristiano, è interessante quanto ha da insegnarci il paganesimo dionisiaco, che non si lascerà mai esorcizzare dal moralismo da quattro soldi di chi crede che si possa comprimere Eros dentro una casetta arredata in stile liberty.Eros – come dice Cacciari in “Filosofia e tragedia” – è l’immensurabile: si abbatte sulle nostre povere dimore, che cerchiamo di arrangiare, provando a metterle al riparo dalla sua forza.Fino a quando non avremo imparato a tenere insieme quello che è ‘psicopaticamente’ separato – come sostiene Baldo – non avremo mai la differenza in pace, come Cacciari chiama la disconrdante armonia dei sessi e delle culture.Il mio maestro è Eraclito. La sua guerra dei contrari non cesserà mai, perché è la necessità della vita stessa, che è luce e tenebra.Gli uomini amano la tenebra non meno della luce. Come dice Baldo, è dalla psicopatia soltanto che potrà venire un nuovo pensiero del cuore. Nessun esorcismo è possibile.

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  6. per gabriele:dici “A proposito dei Greci, avrei molto da dire, ma tu mi raccomandi di non farlo”forse non mi sono spiegato: mi interessa molto, invece, il tuo dire.vrrei che proponessi pagine dei tuoi amati testi con una piccola tua spiegazione.con una chiave di letturaciao

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  7. cara monicavolevo subito rassicurarti sugli esami: sì sono esami di controllo di tipo preventivo. in quast caso una radiografia. ma la busta è lì sulllo scaffale sigilata. vedrà la dottoressa cose c’è scrittoe mercoledì altro esame: sempre di routineci leggiamo dopo sul resto della tua letteraciao

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  8. cara monicatorno a questa pagina.mi rendo conto di cosa vuol dire “avere il tempo compresso” ossia pochi margini di libertà per lasciare fluire i pensieri.mi sono messo nei pasticci per delle lezioni “nuove” e ora devo prepararmi e la miai insicurezza invade la personalità. è sempre stato così.questa premessa solo per dire che comprendo bene i tempi larghi di questo nostro progetto. almeno qui non diamoci scadenze, ma lasciamo che arrivino quei frammenti che ci daranno modo di allargare la sfera della coscienza.perchè questo mi pare essere il tema che accomuna sia me che te e di certo gli altri compagni di viaggio.credo che “allargare il campo della coscienza” possa avere due esiti: uno di tiipo razionalistico , che non fa altro che raffforzare l’unilateralità, e uno di tipo relazionale, attraverso il quale invece agiscono anche movimenti emozionali.tornando la tema: osservo che sono in molti a dire “occorre ritornare ai greci”. da cui la domandapoi per me la domanda diventerà : che cosa ha da dirci la svolta individuale del ‘500? perchè l’illuminismo? e poi ancora perchè l’inconscio? e così via.così dicendo mi accorgo che inseguo il tema delle “parzialità”, ossia delle visioni parziali, tutte dotate di qualche capacità produttiva di senso.bene. tu dici dei greci: libertà (mi viene in mente l’apologia di socrate recitata da carlo rivolta e amore . e poi dici “radici (foscolo)appunti che mi piaceva sottolineare ancorati ringrazio e spero che il tuo tempo contratto ti lasci qualche margine nelle perossime settimaneun caro ed affettuoso salutobuone ore nei giornipaolo

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  9. Carissimo Paolo,grazie delle segnalazioni inviatemi ; ho trovato particolarmente interessanti : Segni di Paolo del 1948 e Antologia del tempo che resta.Continuerò a leggerti e forse invierò alcuni commenti o scritti.Sono felice di averti conosciuto personalmente alla presentazione del libro IL MANIFESTARSI DELL'ESSERE IN SILVIA MONTEFOSCHI. La pagina più avvincente è la lettera a Gabriele , con la domanda:Cosa hanno da dire a noi moderni i greci?…. la richiesta che gli rivolgi di scrivere una pagina che sia anche spunto, chiave che apra una porta ,che illumini e la domanda che in me è nata è: Perché chiedi a Gabriele ,o meglio perché chiedere alla parola già scritta la risposta e non cercarla invece in sé, nella propria carne , nel proprio vivere ,nelle stesse domande che si fanno strada in noi ,di volta in volta, nelle stesse tue riflessioni o forse nei sogni ? Credo che ciò che avvince chi legge un blog, invece di un libro è proprio il parlante ,lo scrivente che si trova di fronte reale e vivo con interrogativi ancora aperti ,in cerca di un altro che sia con lui in dialogo in carne e ossa : IL libro stesso può tornare a farsi vivente ,dialogante,grazie al suo ripresenziarlo arricchito del suo momento esperienziale. Niente illumina chi non è già in sé illuminato. La luce viene da dentro,lo stimolo di chi già la vede in sé può solo risvegliarla nell'altro se già esiste e forse si è solo offuscata .Allora io chiedo a te, a Gabriele:Fate parlare di più l'essere che in voi parla e i libri siano come l'eco che ci accompagna ,in noi ,non fuori di noi:Siamo noi la luce che vuole ,perché così chiede, liberarsi.Un caro augurio a te ed anche a Gabriele che dialoga con te e spero anche con me insieme a te.M.G.A. Ricevuta tramite Email

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  10. grazie, cara MGAè un grande piacere ricevere da te, sulla soglia verso un altro anno solare, questa lettera.certamente quando ponevo la domanda, in realtà interrogavo me stesso. Questa è la ragione profonda. Ve ne è un'altra, più esterna. Non ho una cultura filosofica (negli anni dell'adolescenza ho fatto scuole tecniche di orientamento professionale) e così pensavo di avere qualche spunto da Gabriele , che studia filosofia da 45 anni. Ma lui è persona schiva, come vedi, e lascia che sia io a rispondere e a rispondermi.Per me il blog è esattamente quello che dici: un modo per "biografarmi" in uno spazio pubblico. Uso i blog in modi diversi, anche come strumenti di lavoro, come dei blocchi di appunti. é per quello che sono così tanti: personali, professionali, strumentali. Sono dei quaderni in fieri. Davvero: la loro tecnologia si presta molto a lasciare traccia di sè, pur inseguento un filo interiorefarò tesoro del tuo invito: "Fate parlare di più l'essere che in voi parla e i libri siano come l'eco che ci accompagna ,in noi ,non fuori di noi"sono contento di averti incontrata e serbo il ricordo del tuo volto gentile ed empatico di quella domenica a Milanoti auguro buoni anni e buon tempoPaolo

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  11. Grazie,caro Paolo,della risposta e degli auguri.Ed anche della tua sete di conoscere là dove pensi di non sapere abbastanza,ma il tuo desiderio e la coscienza del limite è l'origine profonda di ogni conoscenza, vera in quanto nasce dalla necessità di superare il limite intravisto,nel procedere di un percorso conoscitivo .Per soddisfare questa sete le categorie note non ci aiutano più : Occorre rovesciare la logica utilizzata fino a a quel punto di non-risposta. Il punto -limite di cui parlo non riguarda la quantità delle nostre conoscenze raggiunte, ma il metodo stesso del conoscere :E' questo il vero scoglio che impedisce il procedere.Quello che tu definisci limite ti pone in realtà già oltre questo limite,proprio per il fatto che in te si è esperita l'inadeguatezza non tua, ma di una logica in cui ancora ti chiudi.La porta che ti si richiude addosso puoi aprirla solo tu.LO SO che è difficile trovarla quella "CHIAVE" ma è già in te ,da chissà quanto tempo e non la valorizzi ,perché non la vedi :E' un NUOVO che chiede di venire alla luce.Grazie di permettermi di dialogare con te;mi sei di grande stimolo a superare la mia sfiducia nella parola ,a disappropriarmene totalmente.Ti abbraccio con l'augurio che il nostro dialogo continui.MGA

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  12. cara MGAcomprendo il tuo dire: "Il punto -limite di cui parlo non riguarda la quantità delle nostre conoscenze raggiunte, ma il metodo stesso del conoscere "ti confesso che non lo sento come "limite". Forse ho troppa fiducia in me stesso o forse mi basta quel quanto di individuazione che ho realizzato per sapermi muovere sulle tracce e sentieri che calpesto.Quando passeggio nel giardino vedo l'acqua del lago, i monti intorno (lì da milgiaia di anni e vedo i paesini disposti lungo le rive (lì da pochi decenni): quale miiglore misura della mia caducità e di un eterno che la contiene.su questo rifletteva parmenidee io mi sento parmenideo , tendenza severino. ma uso anche il metodi giovanni sartori per leggere non il tempo eterno ma questo tempo ed anche chi vuole la mors mea per imporre la viosone suagrazie per gli stimoli a pensare. meglio a "riflettere". nella riflessione c'è il pensiero ma anche il sentimento e la intuizione. tutte mediate dalla più grezza sensazione

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