La lettera di Ratzinger a Odifreddi ha un tono sciolto e rigoroso, libero e a tratti severo. Concede con cortesia accademica all’interlocutore quel che può, ma poi bastona senza misericordia: “Posso soltanto invitarla in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico”; “ciò che lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere”; “devo respingere con forza”. E contrattacca infine nel campo dell’altro: “Nella sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore, il male”.
Tutto questo significa due cose. Che Ratzinger, liberatosi dal fardello di Pietro, è tornato a essere quello che sempre ha voluto essere, un intellettuale e un teologo