Voce greca, λόγος, il cui significato oscilla tra
“ragione”,
“discorso” (interiore ed esteriore)
e “parola”
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LOGOS, di Leone TONDELLI – Goffredo COPPOLA – Guido CALOGERO – Leone TONDELLI – in Enciclopedia Italiana (1934) – Il pensiero di Emanuele Severino nella sua “regale solitudine” rispetto all’intero pensiero contemporaneo
Categoria: Logos
LOGOS, etimologia, significato
Carlo Sini, I NOMI E LE COSE, L’epopea dimenticata. Il cammino delle cose nelle parole
In crociera con Enrico Berti: Guardare il mondo con ‘gli occhi dei greci’: tra meraviglia, logos ed ethos
In vacanza con Enrico Berti
Guardare il mondo con ‘gli occhi dei greci’: tra meraviglia, logos ed ethos.
Che cos’è? ASIA è lieta di iniziare la stagione 2011 con la proposta delle Vacances de l’Esprit itineranti in collaborazione con CTM di Robintur. L’opportunità di viaggiare in una confortevole nave da crociera coniugando il fascino di una vacanza nel Mediterraneo con l’irresistibile richiamo della filosofia, della storia e della cultura greca.
Il filosofo Enrico Berti ci accompagnerà in questa rotta illuminando con le sue lezioni un viaggio ad est con destinazione Istanbul. L’itinerario della navigazione prevede la partenza da Venezia, con San Marco, il Campanile, il Canal Grande e successiva sosta a Bari. Proseguiremo per la Grecia, culla della filosofia occidentale, per raggiungere Katakolon/Olimpia e successivo arrivo in Turchia, con tappa a Smirne, e finalmente la misteriosa Istanbul, unica città che sorge su due continenti. Sulla via del ritorno, sosta a Dubrovnik e ritorno a Venezia.
Per la riflessione filosofica:
Come nasce la Filosofia? A cosa attinsero i primi filosofi della Grecia Antica per dare forma al loro pensare e domandare? Enrico Berti risponde, sulle orme di Platone e Aristotele, che alla scaturigine della filosofia e del nostro stesso agire c’è la Meraviglia. La Meraviglia come un’esperienza da vivere e riassaporare per riscoprire le fondamentali questioni proprie della Filosofia che abitano e riguardano ciascuno di noi.
“Eppure qualche volta può capitare di guardare il mondo in modo diverso, di meravigliarsi che le cose stiano in un certo modo. In questi momenti accade, come diceva il mio maestro, di guardare il mondo “con occhi greci”, ovvero con gli occhi dei Greci.”
Lasciamoci dunque accompagnare da Enrico Berti alle origini, non solo della Filosofia ma di noi stessi. Dove quella scintilla iniziale riceve ispirazione e spinta dal thàuma assumendo così la voce del logos e la tensione all’ethos.
Temi delle lezioni
Introduzione – Che cos’è la filosofia antica? Meraviglia o stile di vita?
Uno dei temi filosofici che hanno maggiormente attirato l’attenzione del pubblico negli ultimi decenni è stato quello del rapporto tra filosofia e prassi. Emblematica di questo interesse è stata la cosiddetta”riabilitazione della filosofia pratica”, verificatasi prima in Germania e poi in tutto il mondo occidentale. Un aspetto di questo tema è la reinterpretazione della filosofia antica come “stile di vita”, inaugurata da Pierre Hadot con Esercizi spirituali e filosofia antica (1981), ma ad esso è riconducibile anche la nascita delle “pratiche filosofiche” e la loro diffusione in Europa e negli USA.
I lezione – Il dibattito attuale sul carattere della filosofia antica: Hadot versus Horn
Al libro di Hadot sugli “Esercizi spirituali”, ispirato forse da Foucault, ne sono seguiti altri, come Che cos’è la filosofia antica (1995) e La filosofia come maniera di vivere (2001), ma non sono mancate le reazioni critiche, come quella di Christoph Horn, L’arte della vita nell’antichità (1998). In Italia il primo ad avanzare una tesi simile a quella di Hadot è stato G. Cambiano, La filosofia in Grecia e a Roma (1983), ma in modo molto più prudente e quindi con un’eco meno vasta. Un’alternativa, sia pure involontaria, all’interpretazione di Hadot è il libro di E. Berti, In principio era la meraviglia (2007), dove si mostra che la filosofia antica è nata dalla meraviglia, cioè dal desiderio di sapere, dalla ricerca dei princìpi.
II lezione – La nascita della filosofia dalla meraviglia
In questa lezione si mettono alla prova le opposte interpretazioni sopra citate a proposito dei primi filosofi, i cosiddetti “presocratici”, mostrando quali aspetti del loro pensiero siano riconducibili alla concezione della filosofia come stile di vita e quali invece attestino che la filosofia nasce dalla meraviglia. Si indaga inoltre sulla fondatezza della ricostruzione platonica e aristotelica dell’origine della filosofia, mettendola a confronto con quelle di Nietzsche e di Heidegger.
III lezione – Meraviglia e stile di vita nei filosofi dell’età classica
Nei filosofi dell’età classica, cioè Socrate, Platone e Aristotele, i due modi di concepire la filosofia diventano tra loro complementari, nel senso che il tipo di vita desiderato dal filosofo è caratterizzato dalla ricerca dei princìpi, sia di quelli che spiegano la realtà, sia di quelli che orientano la prassi. Nasce così l’ideale della vita teoretica, intesa non come vita contemplativa (interpretazione vulgata), ma come vita dedita alla ricerca.
IV lezione – La filosofia come stile di vita nell’età ellenistica e romana
Nell’età ellenistica e romana trova piena realizzazione la concezione della filosofia come stile di vita illustrata da Hadot, presente in tutte le scuole filosofiche del tempo (Epicurei, Stoici, Scettici) e anche nei singoli filosofi, specialmente romani (Seneca, Epitteto, Marco Aurelio). Da essa tuttavia derivano importanti conseguenze anche di carattere teoretico, che producono nuovi sviluppi nella filosofia antica (nasce, ad esempio, il cosiddetto “Dio dei filosofi”).
V lezione – L’incontro tra i filosofi e la Bibbia
Una svolta fondamentale nella storia della filosofia, non solo antica, è l’incontro tra i filosofi e la Bibbia, avvenuto in seguito alla traduzione della Bibbia in greco, che ne ha reso possibile la conoscenza da parte dei filosofi, e alla scoperta della filosofia greca da parte dei giudei (Filone) e dei cristiani (san Paolo). La diffusione del Giudaismo e del Cristianesimo nell’Impero romano, la nascita della filosofia cristiana e la reazione della filosofia pagana col neoplatonismo, nonché il successivo incontro della filosofia con l’Islam, hanno inaugurato modelli di filosofia sopravvissuti lungo tutto il corso della storia del pensiero.
VI lezione – Che cosa rimane oggi della filosofia antica?
La filosofia antica, cioè greco-romana, ha il pregio di essere la prima forma di filosofia inventata nell’Occidente e quindi conserva tutto il fascino che è proprio dell’originale rispetto alle imitazioni. In essa nascono tutte le discipline filosofiche destinate a rimanere nella storia (logica, cosmologia, antropologia, metafisica, etica, politica, retorica, estetica). Non tutti i filosofi antichi sono tuttavia ugualmente interessanti e non tutto ciò che hanno detto rimane valido: oggi si rende quindi necessario un lavoro accurato di discernimento. Soprattutto è necessario vedere se e in quale misura è ancora valido quel modo di fare filosofia.
Biografia
Enrico Berti (n. 1935) è professore emerito dell’Università di Padova. Ha insegnato filosofia nelle università di Perugia, di Padova, di Ginevra, di Bruxelles e di Lugano. È stato presidente nazionale della Società Filosofica italiana, vicepresidente dell’Institut International de Philosophie e della Fédération Internationale des Sociétes de Philosophie.
È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro della Pontificia Accademia delle Scienze.
Pubblicazioni più recenti:
- Incontri con la filosofia contemporanea, Pistoia, Petite Plaisance, 2006;
- In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica, Roma-Bari, Laterza, 2007;
- Dialectique, physique et métaphysique. Études sur Aristote, Louvain-la-Neuve, Éditions Peeters, 2008;
- A partire dai filosofi antichi (con Luca Grecchi), Padova, Il Prato, 2009;
- Nuovi studi aristotelici, IV 1-2: L’influenza di Aristotele, Brescia, Morcelliana, 2009-2010;
- Sumphilosophein. La vita nell’Accademia di Platone, Roma-Bari, Laterza, 2010.
Per conoscere meglio Enrico Berti:
- Intervista a Enrico Berti (video)
- Dialogando XLI – Bene ed essere in Platone (video)
- Dialogando XLII – Cos’è la verità per Platone? (video)
- Dialogando XLIII – Come si giunge alla verità? (video)
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Dialogando XLIV – Cos’è la “scienza prima” per Aristotele? (video)
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Dialogando XLV – Cos’è la “scienza prima” per Aristotele? (video)
- Dialogando XLVI – L’essere di Parmenide da Aristotele in poi (video)
- Dialogando XLVIII – Cos’è il sillogismo? (video)
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Dialogando XLIX – Come avviene la conoscenza secondo Aristotele (video)
- Dialogando L – Cos’è Dio per Aristotele? (video)
Baldo Lami, ho conosciuto Parmenide con Silvia Montefoschi, poichè il suo pensiero parte dallo stesso assioma …
grazie dell’inserimento paolo e del commento di grazia in cui mi riconosco. io ho conosciuto parmenide con silvia montefoschi, poichè il suo pensiero parte dallo stesso assioma che l’essere è e il non essere non è, e che l’essere coincide col pensiero, cui attiene anche (nella montefoschi) il principio evolutivo che lo porta poi la essere ciò che è nel punto momento consapevole di sè. poi l’ho ritrovato anche in emanuele severino citato da paolo che ho approcciato dopo in ordine di tempo, col suo ritorno a parmenide come lotta di resistenza al nichilismo contemporaneo che ha ormai salde radici anche in filosofia. una cosa poi mi ha colpito del brano riportato, vi si dice a un certo punto: “perché è l’incapacità che nel loro petto dirige l’errante mente”, che mi fa pensare che anche in parmenide ci sia la cosapevolezza che la mente, forse non solo quella errante ma anche quella verace, sia governata dalla capacità del petto, ossia dalla forza cuore. ciao baldo
Il lógos nel Vangelo di Giovanni, SWIF – Sito Web Italiano per la Filosofia
Il lógos nel Vangelo di Giovanni
E’ la volta del Vangelo di Giovanni. Anche qui si possono fornire i versetti che interessano, oppure, e ancora meglio, una parte del Prologo (1,1-14).
[1] In principio era il Verbo (o lógos), il Verbo era presso Dio eil Verbo era Dio.
[2] Egli era in principio presso Dio:
[3] tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
[4] In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
[5] la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
[6] Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
[7] Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
[8] Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[9] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
[10] Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
[11] Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
[12] A quanti però l’ hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
[13] i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
[14] E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Dopo aver precisato che la versione CEI, come molte altre, rendono lógos, con Verbo, si possono invitare gli alunni a sottolineare tutti gli aspetti di comunanza con Eraclito. Alla fine del lavoro, dovrebbero essere messi a fuoco 5 elementi.
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- Il lógos giovanneo è espresso in forma assoluta, come quello eracliteo (1,1. 14);
- E’ da sempre, eterno (1,1. 2)
- E’ mediatore di tutte le cose (1,3) (si ricordi il « secondo il lógos » di Eraclito);
- Illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Gv. 1,4. 9), e quindi è accessibile a tutti, come quello eracliteo;
- Anche se la luce del lógos raggiunge ogni uomo, la maggioranza non lo riconosce (1,10-11).
Se la classe riesce a definire gli elementi comuni, l’ipotesi di partenza risulta rafforzata, nel senso che gli accostamenti non richiedono forzature.
A questo punto occorre introdurre un’ipotesi interpretativa. Appurato un certo parallelismo e precisato che in Eraclito il termine viene usato in senso assoluto, mentre in altri pensatori ricorre in senso relativo, fatta eccezione per la ripresa stoica del concetto eracliteo, si può supporre che l’uso del termine in senso assoluto, senza premesse esplicative, sia anaforico, ovvero rimandi ad un concetto già presente nella mente del lettore greco di media cultura. Inoltre, se si accettano le odierne ipotesi circa l’origine efesina del Vangelo di Giovanni, si può concludere che il Prologo si innesti su una precomprensione eraclitea appartenente ad un lettore medio, che doveva disporre di un repertorio culturale che gli consentisse di identificare immediatamente il lógos giovanneo con quello di Eraclito.
La seconda ora si conclude con la definizione del metodo fin qui impiegato. Si tratta del metodo del lettore implicito, con il quale «intendiamo i primi lettori cui l’autore rivolse la sua opera e che nell’opera stessa vengono implicitamente configurati. L’autore destinò la sua opera a dei lettori concreti, cui egli stesso direttamente o indirettamente si rivolge » (Segalla, cit., pag. 75).
frammenti di Eraclito, dove ricorre la parola Lógos, SWIF – Sito Web Italiano per la Filosofia
frammenti di Eraclito, dove ricorre la parola Lógos. Numerazione Diels-Kranz, versione italiana di Gabriele Giannantoni, Laterza, 1975, salvo altra indicazione.
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- Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benché infatti tutte le cose accadano secondo questo lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole e in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com’è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo. [fr. 1]
- Bisogna dunque seguire ciò che è comune. Ma pur essendo questo lógos comune, la maggior parte degli uomini vivono come se avessero una loro propria e particolare saggezza. [fr. 2]
- […] il fuoco, ad opera del lógos e del dio che governa tutte le cose, è trasformato, passando per l’aria, in umido, che è come il seme dell’ordine universale e che egli chiama «mare»; [dal fr. 31]
- A Priene nacque Biante, figlio di Teutames: la sua espressione [lógos] è superiore a quella degli altri. [Colli, A 103]
- Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell’anima: così profondo è il suo lógos. [fr. 45]
- Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno. [fr. 50]
- Da questo lógos, con il quale soprattutto continuamente sono in rapporto e che governa tutte le cose, essi discordano e le cose in cui ogni giorno si imbattono essi le considerano estranee. [fr. 72]
- L’uomo stupido ama stupirsi di ogni discorso [lógos]. [fr. 87]
- Di tutti coloro di cui ho ascoltato i discorsi [logous] nessuno è arrivato al punto di riconoscere che ciò che è saggio è separato da tutti. [fr. 108]
- E’ proprio dell’anima un lógos che accresce se stesso. [fr. 115]
Per prima cosa, si farà notare che in sei occorrenze la parola è usata in senso assoluto: il lógos; mentre in altre cinque il termine è sinonimo di «parola», «discorso», «espressione». Fatta notare la vastità dell’area semantica, si propone di connotare questo lógos in base alle sei occorrenze in cui esso viene usato in senso assoluto. Ne risulterà che
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- il lógos è sempre, quindi eterno (fr. 1);
- il lógos è comune a tutti (fr. 2) e governa tutte le cose (frr. 31 e 72);
- non viene ascoltato (fr. 50) dall’uomo che preferisce le proprie opinioni personali (fr. 2);
- la maggioranza degli uomini non ha intelligenza del lógos (fr. 1), mentre, se lo ascoltasse, perverrebbe a scoprire che tutto è uno (fr. 50).
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