Arminio Franco, Cartoline dai morti, 2007-2017, Nottetempo editore, 2024

scheda dell’editore:

https://www.edizioninottetempo.it/it/cartoline-dai-morti-nuova-edizione-2024

Franco Arminio ha ripubblicato il suo libro Cartoline dai morti (2007-2017), edito da Nottetempo, nel 2024, a dieci anni dalla sua prima pubblicazione. Questo volume raccoglie una serie di testi poetici e riflessioni che affrontano temi di vita, morte e memoria, caratteristici della sua scrittura.

L’opera è arricchita da nuovi testi inediti, offrendo una visione più ampia e profonda delle esperienze e delle emozioni legate alla perdita e al ricordo. Arminio, noto come “paesologo”, utilizza un linguaggio evocativo per esplorare il legame tra il paesaggio e l’esperienza umana, rendendo le sue “cartoline” non solo un omaggio ai defunti, ma anche una riflessione sulla vita stessa[5][7].


[1] https://www.google.com/policies/faq
[2] https://www.hoepli.it/libro/cartoline-dai-morti-2007-2017/9791254801536.html
[3] https://www.animamundiedizioni.com/prodotto/cartoline-dai-morti-2007-2017/
[4] https://www.libreriauniversitaria.it/cartoline-morti-2007-2017-arminio/libro/9791254801536
[5] https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Franco-Arminio—Cartoline-dai-morti-ac832b53-fa93-44a9-b656-c455d6d12a8c.html
[6] https://www.edizioninottetempo.it/media/catalog/product/file/Arminio_Cartoline_Int_EstrattoWEB.pdf
[7] https://www.leparoleelecose.it/?p=30219
[8] https://www.mondadoristore.it/Cartoline-dai-morti-2007-2017-Franco-Arminio/eai979125480153/

Scrima Stefano, L’arte di vivere nascosti. Piccolo manuale epicureo, Il Melangolo, 2024

scheda dell’editore:

«Se il mondo è in macerie, l’unico luogo sicuro è dentro di noi. Se a regnare è l’infelicità sociale, sarà la felicità individuale a essere anelata. Epicuro incarna la filosofia nell’individuo, si disinteressa alla dialettica per trovare una cura filosofica reale, pratica, per tutti i giorni e per l’intera esistenza, che possa risolvere i problemi reali dell’uomo che vive e soffre su questa terra. Non aver fame, sete e freddo, così come non provare angoscia o dolore morale, sono i piaceri – come “assenze di dolore” – massimamente desiderabili per Epicuro. “Sii felice”, era solito firmare Epicuro, in luogo del consuetudinario “Salute”, le sue lettere. Perché la felicità è nella salute del corpo e dell’anima, e la salute si ottiene soddisfacendo il piacere».

STEFANO SCRIMA è filosofo e studioso di pop culture. Ha scritto per Castelvecchi: Digito dunque siamo (2019) e Socrate su Facebook (2018); per Arcana: L’arte di sfasciare le chitarre (2021); Sto solo dormendo. Lennon e la filosofia (2024); per Stampa Alternativa: L’arte di soffrire (2018) e Nauseati (2016); per Ortica: Sette vite non bastano (2022) e Vani tentativi di vendere l’anima al diavolo (2020); per Colonnese: L’arte di disobbedire raccontata dal diavolo (2020). Con Il Melangolo ha pubblicato: Filosofi all’Inferno (2019), Il filosofo pigro (2017), Filosofia di Fantozzi (2022), Filosofia da divano (2023, tradotto in francese: Philosophie du canapé, Rivage, 2024).

Dino Campana, L’opera in versi e in prosa, Mondadori Meridiani, a cura di Gianni Turchetta, 2024

Dino Campana, uno dei poeti più emblematici del Novecento italiano, è al centro di un’importante pubblicazione intitolata “L’opera in versi e in prosa”, curata da Gianni Turchetta e pubblicata nella collana I Meridiani da Mondadori nel novembre 2024. Questo volume, che si estende su 1.740 pagine, raccoglie l’intera produzione poetica e prosastica di Campana, offrendo un’opportunità unica per esplorare la sua opera in un formato completo e accessibile[2][4].

Contenuti del Volume

Il libro non solo presenta i testi di Campana, ma è anche arricchito da un apparato critico che include note e riferimenti a studi precedenti, rendendolo una risorsa preziosa per studiosi e appassionati della sua poesia. Turchetta, già autore di una biografia su Campana, si propone di contestualizzare l’opera del poeta all’interno della sua vita travagliata, caratterizzata da esperienze di emarginazione e follia[1][3][7].

Riflessioni sulla Vita di Campana

Campana è spesso descritto come un “maledetto”, simile a Rimbaud, ma Turchetta cerca di presentare la sua opera come un tutto coerente e razionale, in cui la poesia diventa una forma di resistenza alla follia[1]. La pubblicazione del volume coincide con una crescente rivalutazione della figura di Campana nel panorama letterario contemporaneo, sottolineando come la sua esperienza possa rispecchiare le difficoltà dell’uomo moderno[1][6].

Citations:
[1] https://ilsicilia.it/intervista-immaginaria-al-poeta-dino-campana-uno-sguardo-allultima-biografia-scritta-da-gianni-turchetta/
[2] https://www.einaudibologna.it/meridiani-mondadori/8418-campana-lopera-in-versi-e-in-prosa-i-meridiani.html
[3] https://www.bompiani.it/catalogo/vita-oscura-e-luminosa-di-dino-campana-poeta-9788845297113
[4] https://www.libreriauniversitaria.it/opera-versi-prosa-campana-dino/libro/9788804716600
[5] https://www.campanadino.it/index.php/plausi-e-botte/19-gianni-turchetta-ma-dino-campana-e-i-canti-orfici-sono-ancora-ben-vivi
[6] https://marucelliana.cultura.gov.it/2025/01/03/il-meridiano-di-dino-campana/
[7] https://www.liminarivista.it/comma-22/lucidita-del-poeta-sul-meridiano-di-dino-campana/
[8] https://antemp.com/2024/12/16/dino-campana-lopera-in-versi-e-in-prosa-a-cura-di-gianni-turchetta-meridiani-mondadori-2024/

Edith Bruck, La donna dal cappotto verde, La Nave di Teseo, 2025

Edith Bruck, scrittrice ungherese naturalizzata italiana, pubblicherà il suo nuovo romanzo “La donna dal cappotto verde” con La Nave di Teseo, disponibile in libreria a partire dal 21 gennaio 2025. Questo libro affronta temi profondi come la memoria e la testimonianza, esplorando il conflitto tra il rancore legato ai ricordi e la possibilità di trovare sollievo attraverso la narrazione[2][8].

Nata il 3 maggio 1931 a Tiszakarád, in Ungheria, Bruck è stata deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni e ha vissuto esperienze traumatiche nei campi di concentramento, che ha poi trasformato in una vasta opera letteraria. I suoi scritti non solo raccontano l’Olocausto, ma anche la sua vita dopo la guerra, evidenziando le sfide affrontate dai sopravvissuti[1][3][7].

“La donna dal cappotto verde” si inserisce nel suo ampio repertorio che include opere significative come Chi ti ama così e Il pane perduto. La sua scrittura è caratterizzata da un linguaggio evocativo e da una profonda introspezione, rendendo Bruck una voce fondamentale nella letteratura contemporanea[4][6].

Citations:
[1] https://www.lanotiziagiornale.it/edith-bruck-chi-e-la-scrittrice-biografia-libri-e-testimonianza-della-shoah/
[2] https://lanavediteseo.eu/portfolio/la-donna-dal-cappotto-verde/
[3] https://premiostrega.it/PS/autore/edith-bruck/
[4] https://www.ibs.it/donna-dal-cappotto-verde-libro-edith-bruck/e/9788834620007
[5] https://www.garzanti.it/autori/edith-bruck/
[6] https://www.lafeltrinelli.it/donna-dal-cappotto-verde-libro-edith-bruck/e/9788834620007
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Edith_Bruck
[8] https://dazebaonews.it/cultura/il-libro/174939-la-nave-di-teseo-edith-bruck-la-donna-dal-cappotto-verde-in-libreria-dal-21-gennaio.html

Maria Vittoria Baravelli, Il mondo non merita la fine del mondo. Storie, arte e altri incanti, Rizzoli , 2024

Il mondo non merita la fine del mondo – Rizzoli Libri

Le opere d’arte sono così.
Ci chiamano a sé, vogliono rubare la nostra attenzione, come sirene che cantano, ammaliano e ci confondono.

Finché esisterà l’arte, come incanto, memoria, bellezza e richiamo all’infinito, il mondo non merita di finire. Maria Vittoria Baravelli ci accompagna attraverso un personale atlante di bellezza che spazia dall’antichità al contemporaneo, dal cinema, alla fotografia, alle installazioni, con accostamenti inediti e paralleli inaspettati. L’arte richiede presenza: la prima vera regola, imperturbabile al tempo e ai cambiamenti, è che l’espressione artistica deve essere sperimentata dal vivo, nei musei, alle mostre. Accanto all’energia e alla possibilità di fruizione che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione, l’autrice resta fermamente convinta del valore dell’arte incontrata di persona, che ci entra dentro e non ci abbandona più. Questo libro è un viaggio nella vita di capolavori che non finiscono mai di parlarci, alla scoperta di cosa ci colpisce davvero quando contempliamo un’opera d’arte e questa sembra avvicinarci ai suoi segreti. Come diceva Umberto Eco, leggendo un libro, così come osservando un’opera, si innesca una sorta di “immortalità all’indietro”. Per un attimo ci è concesso di guardare direttamente negli occhi il passato, incrociare lo sguardo dell’artista e perderci nella nostalgia di epoche che non sono la nostra.

Maria Vittoria Baravelli è una curatrice d’arte e scrittrice italiana, nata a Ravenna nel 1993. È nota per il suo impegno nella promozione dell’arte contemporanea e per la sua capacità di creare connessioni tra diverse forme artistiche. Il suo recente libro, Il mondo non merita la fine del mondo, pubblicato da Rizzoli il 26 novembre 2024, esplora l’importanza dell’esperienza diretta con le opere d’arte e il loro potere evocativo.

Dettagli del Libro

  • Titolo: Il mondo non merita la fine del mondo. Storie, arte e altri incanti
  • Autore: Maria Vittoria Baravelli
  • Editore: Rizzoli
  • Data di Pubblicazione: 26 novembre 2024
  • Pagine: 224
  • Formato: Brossura
  • ISBN: 9788891843784

Contenuto e Tematiche

Nel libro, Baravelli sostiene che le opere d’arte hanno un potere intrinseco di attrazione, paragonandole a sirene che catturano l’attenzione. L’autrice propone un viaggio attraverso un “atlante di bellezza” che abbraccia opere dall’antichità al contemporaneo, toccando cinema, fotografia e installazioni. Sottolinea l’importanza di vivere l’arte in prima persona, nei musei e alle mostre, piuttosto che attraverso uno schermo, in quanto l’interazione diretta con l’opera è fondamentale per una comprensione profonda[1][2][4][5].

Baravelli riflette anche sul concetto di “immortalità all’indietro”, citando Umberto Eco, per descrivere come l’osservazione di un’opera d’arte ci permetta di connetterci con il passato e con le emozioni degli artisti[2][4][8].

Carriera e Influenza

Oltre alla sua attività di scrittrice, Maria Vittoria Baravelli ha curato numerose mostre d’arte in Italia e ha collaborato con importanti marchi. È membro del Consiglio di Amministrazione del Museo d’Arte della città di Ravenna e scrive per diverse pubblicazioni, tra cui Marie Claire Maison e Corriere della Sera [1][3][7].

La sua visione artistica è caratterizzata da un forte legame con la nostalgia e la memoria culturale, utilizzando i social media per avvicinare le nuove generazioni all’arte[7]. La sua opera si distingue per la capacità di rendere accessibile l’arte a un pubblico più ampio, enfatizzando la necessità di una partecipazione attiva nell’esperienza artistica.

In sintesi, Il mondo non merita la fine del mondo non è solo un saggio sulla teoria dell’arte, ma un invito a riscoprire il valore dell’esperienza diretta nell’apprezzamento delle opere artistiche.

fonti informative
[1] https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/maria-vittoria-baravelli-la-curatrice-941c3156
[2] https://www.libreriauniversitaria.it/mondo-non-merita-fine-mondo/libro/9788891843784
[3] https://www.rizzolilibri.it/autori/maria-vittoria-baravelli/
[4] https://www.rizzolilibri.it/libri/il-mondo-non-merita-la-fine-del-mondo/
[5] https://www.mondadorielecta.it/libri/il-mondo-non-merita-la-fine-del-mondo-maria-vittoria-baravelli/
[6] https://www.libroco.it/dl/Baravelli-Maria-Vittoria/Electa-Mondadori/9788891843784/Il-mondo-non-merita-la-fine-del-mondo-Storie-arte-e-altri-incanti/cw382834097970626.html
[7] https://wumagazine.com/2023/12/07/maria-vittoria-baravelli-intervista-curatrice-art-sharer/
[8] https://artslife.com/2024/12/02/maria-vittoria-baravelli-il-mondo-non-merita-la-fine-del-mondo/
[9] https://it.linkedin.com/in/maria-vittoria-baravelli-942033b0

Alejandro Jodorowsky, nato il 17 febbraio 1929

Alejandro Jodorowsky è un artista poliedrico di origine cilena, nato il 17 febbraio 1929 a Tocopilla, figlio di immigrati ebreo-ucraini. La sua infanzia è segnata da esperienze che influenzeranno profondamente la sua opera artistica. Nel 1942, la sua famiglia si trasferisce a Santiago, dove Jodorowsky inizia a coltivare il suo interesse per il teatro e le arti performative[1][4][5].

Trasferimento in Europa e il Teatro Panico

Nel 1953, Jodorowsky si trasferisce a Parigi, dove fonda, insieme a Fernando Arrabal e Roland Topor, il movimento teatrale Panico, caratterizzato da un approccio innovativo e avanguardistico. Questo movimento si distingue per la sua fusione di elementi teatrali, letterari e visivi, creando un’arte totale che esplora le possibilità dell’espressione artistica[2][3][5].

Durante la sua permanenza in Francia, Jodorowsky diventa allievo di Marcel Marceau, apprendendo le tecniche del mimo e contribuendo alla scrittura di diverse opere per il celebre mimo[5][7].

Carriera Cinematografica

La notorietà di Jodorowsky è principalmente legata al suo lavoro nel cinema. Tra i suoi film più celebri ci sono:

  • El Topo (1970): un film che ha rivelato Jodorowsky al pubblico internazionale.
  • La montagna sacra (1973): un’opera surrealista che esplora temi spirituali e filosofici.
  • Santa Sangre (1989): un film che combina horror e dramma psicologico.

Questi film sono noti per il loro stile visivo distintivo e per l’uso di simbolismi complessi, attingendo a diverse tradizioni culturali e spirituali[1][2][8].

Scrittore e Fumettista

Oltre al cinema, Jodorowsky è anche un prolifico scrittore e fumettista. Ha creato opere come L’Incal e La casta dei meta-baroni, che hanno avuto un impatto significativo nel mondo del fumetto[2][4]. La sua scrittura spesso riflette le sue esperienze personali e le sue convinzioni spirituali, rendendolo una figura influente non solo nel cinema ma anche nella letteratura contemporanea.

Influenza Culturale

Jodorowsky è considerato un pioniere dell’avanguardia artistica in Cile, Messico e Europa. La sua opera continua a ispirare artisti di diverse discipline grazie alla sua capacità di mescolare elementi di surrealismo, psichedelia e misticismo in una forma d’arte unica e provocatoria[3][7].

Attualmente, Alejandro Jodorowsky vive in Francia ed è attivamente coinvolto in progetti artistici e letterari, continuando a esplorare nuovi orizzonti creativi nella sua lunga carriera[8].

FONTI INFORMATIVE
https://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/alejandro_jodorowsky.php

https://www.feltrinellieditore.it/autori/jodorowsky-alejandro/ [https://www.redattoresociale.it/article/chi_e_alejandro_jodorowsky

https://www.skuola.net/appunti-italiano/novecento/900-autori-opere/prullansky-alejandro-jodorowsky.html

[https://it.wikipedia.org/wiki/Alejandro_Jodorowsky

[ https://it.wikipedia.org/wiki/La_danza_della_realt%C3%A0

[https://www.treccani.it/enciclopedia/alejandro-jodorowsky(Enciclopedia-del-Cinema)/
[8] https://www.mymovies.it/persone/alejandro-jodorowsky/17870/

Alejandro Jodorowsky è un autore versatile, noto per i suoi contributi nel campo della letteratura, del cinema e della psicomagia. Ecco una panoramica dei suoi principali libri:

Libri di Alejandro Jodorowsky

1. Psicomagia

  • Manuale Pratico di Psicomagia: Consigli per guarire la tua vita, una guida pratica alla psicomagia, una forma di terapia che combina elementi psicologici e rituali[1][4].
  • Psicomagia: Una terapia panica, che esplora le tecniche e i principi della psicomagia[3].

2. Tarocchi

  • La Via dei Tarocchi: Un’opera approfondita sui tarocchi, considerati da Jodorowsky come strumenti terapeutici e specchi dell’anima[2][4].
  • Io e i Tarocchi: Un libro che tratta la pratica e la filosofia legata ai tarocchi[4].

3. Metagenealogia

  • Metagenealogia: Analizza il concetto di famiglia come un tesoro e un tranello, esplorando le dinamiche familiari e le eredità emotive[1][3].

4. Poesia

  • Solo de Amor: Una raccolta poetica che affronta il tema dell’amore in tutte le sue sfaccettature, dalle nevrosi alle incomprensioni[2].
  • Le Pietre del Cammino: Aforismi che riflettono sulla vita e sulla spiritualità[1].

5. Narrativa e Teatro

  • La vita è un racconto: Un’opera che esplora la narrativa come strumento di comprensione della realtà[3].
  • Cabaret Mistico: Un’opera teatrale che mescola elementi di spiritualità e arte[4].

6. Altri Libri Rilevanti

  • Viaggio Essenziale: Un viaggio nella psiche attraverso poesie psicomagiche[1].
  • Universo Jodorowsky: Conversazioni su vita, arte e psicomagia[1].

Jodorowsky ha pubblicato numerosi altri testi che spaziano dalla narrativa alla saggistica, mantenendo sempre un forte legame con la sua visione artistica e terapeutica. La sua opera continua a influenzare lettori e praticanti di psicomagia in tutto il mondo.

FONTI INFORMATIVE
[1] https://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_alejandro_jodorowsky.php
[2] https://librerie.unicatt.it/libri-autore/alejandro-jodorowsky.html
[3] https://www.feltrinellieditore.it/autori/jodorowsky-alejandro/
[4] https://www.macrolibrarsi.it/autori/_alejandro_jodorowsky.php

TartaRugosa ha letto e scritto di: Murakami Haruki (2024), La città e le sue mura incerte, Traduzione di Antonietta Pastore, Einaudi

VAI A:

con riferimento al dittatore dei prossimi 4 anni e.m.: il DOMINIO della tecnica nel pensiero di EMANUELE SEVERINO

VAI A

Giacomo Leopardi: il “meditare” deriva da “medeor”, “curare, medicare”

Giacomo Leopardi, nel suo Zibaldone, esplora l’etimologia della parola “meditare”, collegandola al latino “medeor”, che significa “curare” o “medicare”. Questa connessione suggerisce che il meditare non sia solo un atto di riflessione, ma anche una forma di cura per l’anima. Leopardi annota che meditare è un modo per prendersi cura di sé, trasformando la riflessione in un processo terapeutico per la mente e lo spirito[1][4][5].

Significato di Meditare nel Zibaldone

  • Cura dell’Anima: Leopardi sottolinea che la meditazione è una pratica necessaria per affrontare le ferite interiori e per formare la propria anima, piuttosto che semplicemente “arredarla” con nozioni superficiali[1].
  • Riflessione Profonda: La meditazione è vista come un’attività che richiede tempo e attenzione, contribuendo a una vita più piena e significativa. Questo approccio contrasta con la frenesia della vita moderna, invitando a rallentare e riflettere[1].

Etimologia e Filosofia

Leopardi si sofferma sull’etimologia di “meditare”, suggerendo che essa implica una continuità con il prendersi cura di qualcosa. Questo concetto è simile a quello proposto da pensatori come Montaigne, il quale affermava che meditare significa plasmare e curare l’anima[1][5].

In sintesi, Leopardi non solo analizza la lingua, ma utilizza anche questa etimologia per esprimere una profonda filosofia sulla vita e sull’importanza della riflessione come forma di guarigione personale.

Citations:
[1] https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/meditare-%C3%A8-medicare_20110803
[2] https://it.wikisource.org/wiki/Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3352
[3] https://it.wikisource.org/wiki/Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3357
[4] https://x.com/CardRavasi/status/1811690461616333124
[5] http://www.latinitas.va/content/cultura/it/organico/cardinale-presidente/texts/ilsole24ore/leggere.html
[6] https://leopardi.letteraturaoperaomnia.org/zibaldone/leopardi_zibaldone_di_pensieri_3318_3540.html
[7] https://leopardi.letteraturaoperaomnia.org/zibaldone/leopardi_zibaldone_di_pensieri_4410_4526.html
[8] https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/leopardi/c.html


mi scrive Vincenzo Guarracino:

Molto interessante, Paolo… da rifletterci sopra…

Il verbo Leopardi lo usa in alcuni canti veramente cruciali,

in Amore e Morte

e nella Palinodia a Gino Capponi,

in cui appare connesso con la tentazione (nel primo) del suicidio, e nella seconda con il disgusto verso la società…

Stefano Frassetto, I grandi classici in parole povere, in TuttoLibri / La Stampa (al sabato di ogni settimana)

Stefano Frassetto è un autore e fumettista italiano noto per la sua rubrica “Grandi classici in parole povere”, pubblicata settimanalmente su “TuttoLibri” de “La Stampa”.

https://www.lastampa.it/tuttolibri/

In questa rubrica, Frassetto propone una reinterpretazione dei grandi classici della letteratura, presentandoli in forma di strisce fumettistiche. Le sue opere mirano a rendere accessibili e comprensibili i testi letterari, spesso complessi, attraverso un linguaggio semplice e immediato[2][4].

Frassetto ha una carriera diversificata nel mondo del fumetto, avendo lavorato su varie testate,. Ha anche creato opere come “Ippo” e “35mq”, che evidenziano il suo stile distintivo e la sua capacità di raccontare storie con un approccio visivo[5]. La sua rubrica non solo intrattiene, ma serve anche come strumento educativo, avvicinando il pubblico alla letteratura classica in modo innovativo e coinvolgente[2].

FONTI INFORMATIVE:
[1] https://flore.unifi.it/retrieve/b82c141e-bd78-4e5c-abb7-656470d2cf15/Mds_1_2_2022%20%20su%20OSA%20Budapest%20pp%20123-126.pdf
[2] https://rbe.it/2024/11/15/grandi-classici-in-parole-povere-lisola-e-il-tempo-di-claudia-lanteri/
[3] https://www.facebook.com/stefano.frassetto.14/
[4] https://tl-ph.facebook.com/stefano.frassetto.14/
[5] https://www.lospaziobianco.it/stefano-frassetto-giornalino-liberation/
[6] https://www.youtube.com/watch?v=g2_za3MgtyE
[7] https://www.ibs.it/libri/autori/stefano-frassetto

Si possono trovare le strisce di Stefano Frassetto nella sua rubrica “Grandi classici in parole povere” su “TuttoLibri” de “La Stampa”. Questa rubrica è pubblicata settimanalmente e presenta reinterpretazioni di grandi opere letterarie in forma di fumetti. Per accedere alle strisce, puoi visitare il sito di “La Stampa” o cercare direttamente la sezione “TuttoLibri” dove vengono pubblicate queste opere[1].


[1] https://rbe.it/2024/11/15/grandi-classici-in-parole-povere-lisola-e-il-tempo-di-claudia-lanteri/
[2] https://www.instagram.com/stefanofrassetto/p/C0oMa5uIz6e/
[3] https://www.facebook.com/centroletturehf/?locale=ja_JP
[4] http://blogcomicstrip.blogspot.com/2009/03/kika-di-cavezzali-e-camerini.html?m=0

Alejandro Jodorowsky, All’ombra dell’I Ching, Feltrinelli

Alejandro Jodorowsky, noto per il suo approccio innovativo e poetico, esplora nel suo libro “All’ombra dell’I Ching” il significato profondo dei 64 esagrammi dell’I Ching, un antico testo cinese noto come “Libro dei Mutamenti”. A differenza di un semplice manuale divinatorio, l’opera si propone di offrire spunti di riflessione e meditazione su situazioni fondamentali della vita umana.

Contenuti del Libro

  • Esagrammi e Meditazioni: Ogni esagramma ispira una meditazione poetica, permettendo al lettore di riflettere su vari aspetti della propria esistenza. Questo approccio non solo arricchisce la comprensione dell’I Ching, ma invita anche a un’esperienza personale e trasformativa[1][2].
  • Stile Poetico: Jodorowsky utilizza un linguaggio evocativo e metaforico, creando un’atmosfera che stimola la creatività e la contemplazione. Questo stile è caratteristico della sua opera e mira a connettere il lettore con la sacralità della vita[1][4].

Riflessioni sull’I Ching

Jodorowsky si ispira a Carl Gustav Jung, che vide nell’I Ching una cosmogonia capace di rappresentare molteplici aspetti della realtà. L’autore applica questa visione per suggerire che gli esagrammi possono essere interpretati come strumenti per esplorare le ombre e le luci della nostra vita[1][2].

Utilizzo del Libro

Il libro può essere letto per:

  • Apprezzare la Poesia: Per coloro che amano la scrittura poetica e l’arte.
  • Riflessione Personale: Come guida per meditazioni quotidiane.
  • Approfondimento sull’I Ching: Per chi desidera comprendere meglio il metodo divinatorio e le sue applicazioni pratiche[1][2][4].

In sintesi, “All’ombra dell’I Ching” non è solo un’opera di consultazione, ma un invito a esplorare la propria interiorità attraverso la saggezza antica dell’I Ching, reinterpretata attraverso l’arte di Jodorowsky.

Citations:
[1] https://www.cure-naturali.it/articoli/vita-naturale/spiritualita/all-ombra-dell-i-ching-di-alejandro-jodorowsky-recensione.html
[2] https://www.aseq.it/cina/49860-all-ombra-dell-i-ching.html
[3] https://www.libreriarizzoli.it/libri/Alejandro-Jodorowsky/aut00025835/
[4] https://www.lafeltrinelli.it/all-ombra-dell-ching-con-libro-alejandro-jodorowsky/e/9788807491962
[5] https://books.google.com/books/about/All_ombra_dell_I_Ching.html?id=ZHDDCwAAQBAJ
[6] https://www.ubiklibri.it/book-9788807491962-all-ombra-dell-i-ching-con-gadget.html
[7] https://www.feltrinellieditore.it/opera/allombra-delli-ching/
[8] https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__all-ombra-i-ching-jodorowsky.php

Jodorowsky Alejandro, Metaforismi e psicoproverbi, Feltrinelli, 2023

scheda dell’editore:

https://www.feltrinellieditore.it/opera/metaforismi-e-psicoproverbi/

Alejandro Jodorowsky questa volta ci regala pillole di saggezza e di sentimento, per allontanare i cattivi pensieri, correggere posture mentali distorte, cominciare la giornata con una carica di ottimismo.

E lo fa interagendo con i suoi lettori, in un dialogo continuo, come spiega nella sua introduzione: “La letteratura da eremiti narcisisti giace nel mausoleo del Ventesimo secolo. Adesso la letteratura, e specialmente la poesia, nasce dalla collaborazione stretta tra lo scrittore e i suoi lettori: insieme creano l’opera. I lettori si connettono con te, ti seguono, ti rispondono, ma se quello che dici non è quello che vogliono sentirsi dire, ti chiudono la bocca con un ‘unfollow’ e ti abbandonano. Te li devi guadagnare giorno per giorno, devi sorprenderli, convincerli, coccolarli, accarezzarli. Tu sei la barca che li traghetta, navigando nell’oscuro mare dell’inconscio per arrivare alla Coscienza”.

Nella parte finale: una serie di domande frequenti da parte dei suoi lettori e follower, cui Jodorowsky risponde dando anche suggerimenti di psicomagia.

Ogni frase ha la forza di una pallottola. Una pallottola che non uccide ma fa rinascere. E che provoca un cortocircuito mentale carico di semi di felicità

Terranova Nadia, Quello che so di te, Guanda, 2024

scheda dell’editore:

https://www.guanda.it/libri/nadia-terranova-quello-che-so-di-te-9788823535084/


C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni.

Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili.
Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi. 
Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari.
Nadia Terranova ci consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e più intenso, che ci interroga sul potere della memoria, individuale e collettiva, e sulla nostra capacità di attraversarla per immaginare chi siamo.

Mario Lettieri, Dizionario delle idee, dei pensieri e delle opinioni, Istituto Geografico De Agostini, 1991

Mario Lettieri è l’autore del Dizionario delle idee, dei pensieri e delle opinioni, pubblicato nel 1991 dall’Istituto Geografico De Agostini. Questo volume, che conta 759 pagine, si propone come una raccolta esaustiva di concetti e riflessioni su vari temi, offrendo un’ampia panoramica di idee e opinioni.

Dettagli del Libro

  • Titolo: Dizionario delle idee, dei pensieri e delle opinioni
  • Autore: Mario Lettieri
  • Editore: Istituto Geografico De Agostini
  • Anno di pubblicazione: 1991
  • Pagine: 759
  • ISBN: 9788840292359

Il libro è disponibile per l’acquisto su diverse piattaforme, come IBS e Maremagnum, a prezzi variabili, spesso intorno ai 5-10 euro[1][2][3].


[1] https://www.ibs.it/dizionario-delle-idee-dei-pensieri-libro-mario-lettieri/e/9788840292359
[2] https://www.maremagnum.com/it/libri-moderni/dizionario-delle-idee-dei-pensieri-e-delle-opinioni-novara-istituto-geografico-de-agostini-1991/164274258/
[3] https://lettoriletto.it/products/lz-dizionario-idee-pensieri-opinioni-lettieri-de-agostini-1991-cs-zfs177
[4] https://www.abebooks.com/9788840292359/Dizionario-idee-pensieri-opinioni-Italian-8840292357/plp
[5] https://www.libraccio.it/libro/9788840292359/mario-lettieri/dizionario-delle-idee-dei-pensieri-e-delle-opinioni.html
[6] https://almastart.unibo.it/primo-explore/fulldisplay?vid=39UBO_VU&tab=default_tab&docid=39UBO_SEBINA_DSUBO00115042&lang=it_IT&context=L&query=sub%2Cexact%2CPISA&offset=30
[7] https://www.ebay.it/itm/204454975927
[8] https://www.maremagnum.com/it/risultati-ricerca/?page=24&product_class=libri-moderni&order_by=score%3ADESC&parola_chiave=opinioni

Il Dizionario delle idee, dei pensieri e delle opinioni di Mario Lettieri è strutturato in modo da fornire un’ampia panoramica di concetti e riflessioni su vari temi. Ecco una sintesi della sua struttura:

Struttura del Dizionario

  • Organizzazione Tematica: Il dizionario è suddiviso in sezioni tematiche che raccolgono idee e pensieri correlati, facilitando la ricerca e la consultazione.
  • Definizioni e Spiegazioni: Ogni voce presenta una definizione chiara e concisa, accompagnata da spiegazioni che contestualizzano il concetto all’interno di un più ampio dibattito filosofico o culturale.
  • Riferimenti Culturali: Lettieri include citazioni e riferimenti a pensatori, opere letterarie e filosofiche, arricchendo il contenuto con un contesto storico e culturale.
  • Illustrazioni: Il volume è illustrato, il che contribuisce a rendere le informazioni più accessibili e visivamente coinvolgenti.
  • Formato: Con circa 759 pagine, il dizionario è compatto (14 x 20 cm), rendendolo facilmente consultabile.

Questa struttura rende il dizionario non solo uno strumento di consultazione, ma anche una risorsa utile per approfondire la comprensione di idee complesse.


[1] https://lettoriletto.it/products/lz-dizionario-idee-pensieri-opinioni-lettieri-de-agostini-1991-cs-zfs177
[2] https://flore.unifi.it/retrieve/e398c380-54dc-179a-e053-3705fe0a4cff/Tesi%20Ernesto%20Lettieri.pdf
[3] https://dipfilosofia.web.uniroma1.it/sites/default/files/documenti/ods20012002.pdf
[4] https://www.libreriadeglistudi.it/product/dizionario-delle-idee-dei-pensieri-e-delle-opinioni-lettieri-de-agostini/
[5] https://www.ibs.it/dizionario-delle-idee-dei-pensieri-libri-vintage-vari/e/2570161988410
[6] https://www.brepolsonline.net/doi/pdf/10.1484/J.REA.5.104854

Il Dizionario delle idee, dei pensieri e delle opinioni di Mario Lettieri affronta una vasta gamma di categorie di idee. Sebbene non siano specificate in dettaglio nei risultati della ricerca, possiamo delineare alcune delle principali categorie che solitamente si trovano in opere simili.

Principali Categorie di Idee

  • Filosofia: Riflessioni su concetti fondamentali come l’essere, la conoscenza, la verità e la moralità.
  • Scienze Sociali: Idee relative alla società, alla cultura e alle dinamiche interpersonali.
  • Arte e Estetica: Concetti riguardanti la bellezza, l’espressione artistica e le emozioni suscitate dalle opere d’arte.
  • Politica: Opinioni su sistemi politici, diritti umani, giustizia e governance.
  • Religione e Spiritualità: Riflessioni su Dio, fede, etica religiosa e pratiche spirituali.
  • Psicologia: Idee relative alla mente umana, comportamento e processi cognitivi.

Queste categorie possono variare in base all’approccio di Lettieri e alla sua interpretazione di idee e pensieri attraverso diverse epoche storiche e correnti di pensiero. Il dizionario si propone di esplorare queste tematiche in modo approfondito, fornendo una base per la riflessione critica.


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Idea
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Dizionario
[3] https://www.treccani.it/vocabolario/idea/
[4] https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni4/libri/978-88-6969-812-5/
[5] https://dizionariofse.unisal.it/encyclopedia/prefix:ort/?print=print-search

LEOPARDI, IL POETA DELL’INFINITO, regia di Sergio Rubini, con Leonardo Maltese, Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Valentina Cervi, Fausto Russo Alesi, Alessandro Preziosi, Alessio Boni, Rai 1, 7 e 8 gennaio 2025, 240 minuti

RIVEDI SU RAIPLAY:

https://www.raiplay.it/programmi/leopardi-ilpoetadellinfinito

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Schede informative:

vai a: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2025/01/La-miniserie-evento-Leopardi-Il-poeta-dellinfinito-regia-di-Sergio-Rubini-233c32cc-8184-452d-89a8-16d079d2c235-ssi.html

“Leopardi-Il poeta dell’infinito”, la miniserie evento che racconta la vicenda umana e storica del grande poeta Giacomo Leopardi, arriva in prima serata su Rai 1 martedì 7 e mercoledì 8 gennaio 2025, diretta da Sergio Rubini che firma la sua prima regia televisiva.
Coprodotta da Rai Fiction, IBC Movie, Rai Com e Oplon Film con il sostegno di Apulia Film Commission e di Marche Film Commission, “Leopardi-Il poeta dell’infinito” è una grande produzione in costume – ambientata e girata tra la natìa Recanati, le Marche, Bari e la Puglia, Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna – che restituisce alle nuove generazioni un ritratto inedito, pur storicamente coerente, di Giacomo Leopardi.

Un formidabile genio, quello di Leopardi, in grado di incendiare con i suoi versi non soltanto passioni amorose, ma anche ideali politici, poeta libero e avverso com’era al compromesso che ha sfidato il suo tempo, l’invasore austriaco, la Chiesa e gli stessi fondatori del nascente Stato italiano. 
“È l’incontenibile amore per la vita il motore che muove Leopardi e la sua poetica; e il suo pessimismo è il risultato di una costante ricerca di felicità negata da un universo incomprensibile e sordo ai desideri degli uomini. La continua tensione del poeta verso la vita si manifesta attraverso una voglia di libertà, di amore e di bellezza, a costo di mettere in discussione ogni ordine costituito, dalla famiglia al conformismo dei suoi contemporanei – scrive il regista Sergio Rubini. –

Piuttosto che lo studioso curvo perennemente sui libri, il nostro Leopardi quindi avrà il piglio di un esuberante enfant prodige che desidera divorare il mondo e viverne appieno ogni sfaccettatura. Al posto di una figura grigia, rischiosamente polverosa e respingente, preferiamo tratteggiarne un’altra più brillante, variopinta, trasgressiva e soprattutto piena di fascino. Sarà la ricerca di amore a spingere Leopardi oltre il recinto dorato della casa paterna, e sarà l’amore per una donna, l’ammaliante aristocratica Fanny Targioni Tozzetti, a diventare la sua ragione di vita, nonché a occupare uno spazio importante nella sua produzione letteraria; così come ancora una volta sarà nell’amore per il suo fedele e apollineo amico Ranieri che il nostro poeta riuscirà a colmare i limiti della propria fisicità”, aggiunge Rubini.
Protagonista, nei panni di Giacomo Leopardi, Leonardo Maltese, già apprezzato nei film “Rapito” di Marco Bellocchio e “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio, per i quali ha vinto il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri D’Argento 2023. Con lui, Alessio Boni nel ruolo dell’austero padre, il Conte Monaldo Leopardi, Valentina Cervi nei panni della madre Adelaide Antici, Giusy Buscemi che interpreta l’amata Fanny Targioni Tozzetti, Cristiano Caccamo, nelle vesti dell’amico Antonio Ranieri, Fausto Russo Alesi nella parte del mentore Pietro Giordani, Alessandro Preziosi nel ruolo di Don Carmine. 
Bambino prodigio paragonabile a Mozart, adolescente ostile ai genitori come un moderno teenager, poeta romantico, filosofo e pensatore politico, Giacomo Leopardi è stato il primo esistenzialista della modernità. Riferimento dei tumultuosi anni del Risorgimento italiano, Leopardi ha scritto versi eterni. Un autore da riscoprire attraverso una miniserie che punta a stupire il pubblico, tracciando il percorso biografico di una figura accattivante, controcorrente, amata e osteggiata dai suoi contemporanei, ma estremamente attuale, in grado di scuotere ed emozionare le sensibilità “mettendo in ballo spunti di riflessione più che mai attuali in una società come quella di oggi spesso afflitta dalla mancanza di maestri e di saldi punti di riferimento” scrive ancora Rubini.
“Leopardi-Il poeta dell’infinito”, presentata in anteprima mondiale all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è scritta da Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, Sergio Rubini. Fotografia di Fabio Cianchetti, scenografia di Francesco Frigeri, costumi di Maurizio Millenotti, suono di Mirko Guerra, montaggio di Giogiò Franchini.

una selezione di frasi sui nuovi inizi tratte dalla letteratura, a cura di Eva Luna Mascolino, in illibraio.it

una selezione di frasi sui nuovi inizi tratte dalla letteratura

Frasi sui nuovi inizi, alcune fra le più belle tratte dalla letteratura – ilLibraio.it

“il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare”, citazione di Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”. Capitolo XXXI

“Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.

Ma parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po’ da compatire”.

Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”. Capitolo XXXI

Annotazione su: Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano – Ed. Einaudi

L’autrice racconta, o meglio fa raccontare in prima persona, ad Adriano la propria vita e ne raccoglie le impressioni, quando l’imperatore e’ ormai prossimo alla morte e scrive al figlio adottivo Marco Aurelio.

L’imperatore esprime i suoi pensieri piu’ intimi, le sue citazioni sui riti religiosi (rimase particolarmente colpito e influenzato dal culto del dio Mitra), e rivive la sua giovinezza lontano da Roma, al seguito degli eserciti Romani.

Adriano sa di dover morire ed aspetta questo evento, pronto a riceverlo. La lettera che egli scrive al figlio adottivo e’  lo sfogo (comprensibile) di un uomo che non puo’ piu’ segurie gli affari dell’Impero, ormai svuotato di ogni energia, e traspare nell’imperatore , nell’uomo, la sofferenza di un malato che libera i ricordi.

Adriano rivisita i momenti importanti e significativi del suo lungo regno (21 anni), partendo dai rapporti e dalla

confidenza che lo legava alla amica-madre Plotinia, proseguendo con il racconto delle sue campagne militari, dei viaggi, dei luogi visitati e che lo colpirono particolarmente (Asia minore, Bitinia, la citta’ di Nicomedia, ect.).

Esprime pensieri e giudizi sulla sua famiglia, sui libri, sullo “sport” allora piu’ in voga: la caccia. Ci parla delle sue dissertazioni filosofiche, dei suoi amori, dei rapporti con l’imperatore (e padre adottivo) Traiano, del suo matrimonio non felice.

La Yourcenar fa raccontare la suo protagonista la sua esperienza umana, ricchissima, di un uomo che facendo tesoro di ogni esperienza vissuta nei sui 21 anni di regno diventa uno statista, arricchito dall’emergere della verita’ interiore che l’imperatore aveva conquistato.

La scrittrice  in questo romanzo che puo’ sembrare solo epistolare,  rida’ vita a poco a poco alla personalita’ di Adriano, alla sua grandezza, all’ambiente nel quale visse piu’ di 2000 anni fa’.

L’imperatore negli ultimi giorni di vita esamina le debolezze del suo spirito, fa considerazioni sulla sua esistenza, ed esprime sentimenti di gratitudine per le poche persone che gli sono sempre state vicine e che non l’abbandonano nemmeno negli ultimi dolorosi e disperati momenti della sua vita.

Chiudo questa recensione ricordardo i versi composti dall’imperatore Adriano poco prima di morire:

Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora ti appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai piu’ gli svaghi consueti.

Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che ceramente non vedremo mai piu’… cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti…”

 

(Marguerite Yourcenar – Memorie di Adriano – Ed. Einaudi)

La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza, David Hume

La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza.

David Hume

Citazioni

https://www.segnalo.it/TRACCE/CIT/CIT.htm

Manganelli Giorgio, a cura di Emanuele Trevi, Il vescovo e il ciarlatano. Inconscio e letteratura: l’incontro con Ernst Bernhard, Sellerio editore, 2024

scheda dell’editore:

https://www.sellerio.it/it/catalogo/Vescovo-Ciarlatano-Inconscio-Letteratura-Incontro-Ernst-Bernhard/Manganelli/15935

«I saggi e gli articoli raccolti in questo libro sono la testimonianza esplicita di interessi profondi, che innervano di sé, in modo più segreto, anche tutte le pagine maggiori di Manganelli.

Con una sospetta perizia da autentico esperto, e sempre accompagnato dalle innumerevoli risorse di uno stile impareggiabile, lo scrittore indaga sui libri e le vite di Bernhard, di Freud, di Jung, di un Oliver Sacks appena scoperto; ripercorre qualche celebre caso clinico, discorre dei sogni, di un possibile «galateo» per attraversare indenni le loro foreste di simboli» (Emanuele Trevi).

Nel 1973, di fronte a una sbalordita platea di psicoanalisti e studiosi di psicologia, convenuti a Roma per discutere di Jung nella cultura europea, Giorgio Manganelli pronunciò una memorabile apologia dell’incubo, del carattere luciferino e visionario della letteratura, dell’isolamento sociale dello scrittore.

Una dichiarazione di guerra al senso comune e alla «psicologia» (junghianamente intesa come l’antitesi della «visione») che cinquant’anni dopo potrà apparire come l’ultimo grande «manifesto» del Novecento. Ed anche una singolare maniera di mettersi a nudo, come un animale notturno venuto a sfidare le ottimistiche certezze della «cultura» e le banalità della «cattiva letteratura».
Non è certo un caso, inoltre, che un autoritratto tanto lucido e convincente prenda forma all’interno di un discorso su Jung e sulla psicologia del profondo.

Era stato un allievo di Jung, il leggendario apolide Ernst Bernhard, frequentato a Roma all’inizio degli anni Sessanta, ad aprire a Manganelli le porte di quello «spazio psichico» del quale e dal quale non si stancherà mai di scrivere, dall’esordio dell’Hilarotragoedia fino al capolavoro postumo, La palude definitiva.
I saggi e gli articoli raccolti in questo libro sono la testimonianza esplicita di interessi profondi, che innervano di sé, in modo più segreto, anche tutte le pagine maggiori di Manganelli.

Con una sospetta perizia da autentico esperto, e sempre accompagnato dalle innumerevoli risorse di uno stile impareggiabile, lo scrittore indaga sui libri e le vite di Bernhard, di Freud, di Jung, di un Oliver Sacks appena scoperto; ripercorre qualche celebre caso clinico, discorre dei sogni, di un possibile «galateo» per attraversare indenni le loro foreste di simboli…

Emanuele Trevi

Antonio D’Orrico, Classici e capolavori fra Christie e i suoi devoti, in Domani, 24 dicembre 2024

vai a:

https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/libri-lotteria-natale-classici-capolavori-agatha-christie-consigli-dorrico-cywykqh6

Avevo detto che non avrei mai detto che l’avevo detto. Ma, davanti al Meridiano appena pubblicato di Agatha Christie, Fiabe gialle, devo proprio dirlo che l’avevo detto (che era una grandissima scrittrice). A convincermi della sua maestà letteraria c’erano stati certo Dieci piccoli indiani (un classico ma non un capolavoro, come sostiene Pierre Lemaitre) e L’assassino di Roger Ackroyd (un classico e un capolavoro, sempre secondo Lemaitre) e Sipario, l’ultima avventura di Poirot (romanzo giustamente incensato da Antonio Moresco, curatore del Meridiano dedicato alla scrittrice).

….

…. Fiabe gialle è il super racconto di Natale della nostra editoria. Regalatevelo e regalatelo. Antonio Moresco presentando i titoli da lui selezionati si lancia felicemente in un confronto tra le vite (e opere) parallele di Georges Simenon e Agatha Christie e punta il dito sulla differenza di fondo tra i due scrittori: Simenon coltiva la pietà, la compassione, la Christie la spietatezza, la crudeltà. Agatha crede nell’esistenza del Demonio. La sua personalissima folgorazione sulla via di Damasco (presa contromano) avvenne al cospetto dell’armadietto dei veleni di cui era custode in qualità di infermiera durante la prima guerra mondiale. Un vaso di Pandora che le fece scoprire la contiguità del Male. …

Redattori, collaboratori e amici del Foglio hanno selezionato uno o più titoli per una ideale lista di libri dell’anno 2024

Redattori, collaboratori e amici del Foglio hanno selezionato uno o più titoli per una ideale lista di libri dell’anno. Buona lettura., in https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/12/17/news/un-anno-di-pagine-sfogliate-i-nostri-libri-del-2024-7249983/

    
Federico Rampini
Grazie, Occidente!” (Mondadori)
Jonathan Haidt
La generazione ansiosa” (Rizzoli)

Non uno ma due libri per Natale. Il primo riguarda il futuro dell’occidente ed è dedicato a tutti coloro che ogni volta che sentono parlare male dell’occidente vorrebbero, popperianamente, prendere a schiaffi il prossimo, perché la tolleranza nei confronti degli imbecilli ha pur sempre un limite (il libro è di Federico Rampini, “Grazie, Occidente!”, Mondadori).

Il secondo libro riguarda il futuro dei nostri figli. Lo ha scritto Jonathan Haidt, un celebre psicologo americano, autore di libri di successo sulla famosa Generazione Z, ed è un libro che può aiutare i genitori a capire qualcosa di più sui propri figli, sul loro rapporto con la tecnologia, e che può permettere di trovare le parole giuste per affrontare una fase della vita delicata, quella che coincide con una doppia domanda. Papà, posso avere un telefono? Papà, posso andare sui social? Haidt spiega bene quali sono le conseguenze dell’essere genitori che puntano sull’iperprotezione come chiave unica per proteggere i figli e spiega che in fondo per rispondere a questa domanda la chiave è una e solo una: smetterla di interpretare il rapporto con i propri figli come una storia d’amore inversamente proporzionale al numero di regole offerte ai propri figli. I genitori chioccia non proteggono i figli, ma quelli eccessivamente libertari espongono i figli a pericoli che i genitori non vogliono vedere. Impararlo a memoria. “La generazione ansiosa”, Jonathan Haidt, Rizzoli.

Claudio Cerasa

Varlam Šalamov, 
Tra le bestie la più feroce è l’uomo” (Adelphi)

La Kolyma compare dopo oltre cento pagine, dopo i taccuini e i ricordi degli anni Venti a Mosca, aveva poco più di vent’anni, e gli appunti pieni di eloquenti silenzi sui terribili Trenta. Non i “Racconti” della Kolyma, il libro più potente (dire “bello” suona quasi come un’offesa) sul Gulag e, forse, dell’intera memoria degli universi concentrazionari del Novecento. Qui ci sono note, improvvisi, ricordi, riflessioni sulla necessità o meno della memoria. “Ho molti dubbi, troppi. E una domanda che chiunque scriva memorie, qualunque scrittore grande o piccolo, conosce: servirà a qualcuno questo mio mesto racconto?”. Taccuini e diari ritrovati compongono questo volume, nuovo incontro con un eccezionale scrittore. Che sarebbe stato grande anche se non avesse trascorso sei anni nelle miniere d’oro della Kolyma e complessivamente venti nel Gulag. Ci sono ritratti e incontri dopo la riabilitazione (l’amato Pasternak e altri). Ma la parte che da sola dà la misura del talento ironico e morale, e letterario, di Šalamov sono le prime cento pagine, il racconto caustico della Mosca anni Venti, dove sembra che la letteratura possa davvero far parte della rivoluzione. E dove invece brillano stelle assai posticce come il troppo esaltato (e poi abbandonato) Majakovskij. E in poche pennellate, invece, ecco i grandi, gli scrittori “veri” che meritano rispetto: Bulgakov, un Pasternak appena intravvisto, Platonov, e venti righe magnifiche e fulminee su Florenskij. Quel “sottobosco luminosissimo” fu sradicato presto. Dopo lo stalinismo ecco la possibilità di scrivere, per un uomo che era tornato “dall’inferno”.

Maurizio Crippa

Anne Applebaum
Autocrazie” (Mondadori)

Anne Applebaum scrive in “Autocrazie” che “nessun paese è condannato alla dittatura proprio come nessun paese ha la propria democrazia garantita”. Nei saggi, negli articoli, nelle conversazioni di questa autrice straordinaria, si ritrova ogni volta la possibilità di un cambiamento, la convinzione che la libertà è una scelta oltre che un desiderio. Applebaum ha raccontato i gulag sovietici e l’Holodomor ucraino senza risparmiare a noi lettori dettagli spietati, ma restando lì, a tenerci la mano, convinta della salvezza. Ho riletto alcune parti di “Autocrazie” nei giorni in cui è caduto il regime siriano, anello di un’alleanza di regimi che molti s’ostinano a considerare vincente, confondendo la forza bruta con la stabilità; ho pensato al saggio di Yaroslav Trofimov, giornalista del Wall Street Journal, “Our enemy will vanish”, il racconto dei primi mesi dell’invasione russa in Ucraina, che è la storia di una resistenza tenace e indefessa, ho pensato a “Zelensky story”, il documentario della Bbc sul presidente ucraino che resta a Kyiv sotto attacco mentre il dittatore siriano scappa dal paese che ha straziato: i regimi sembrano eterni e invincibili, poi un giorno non lo sono più.

Paola Peduzzi

Luca Ricolfi
Il follemente corretto” (La nave di Teseo)

In pochissime pagine, Luca Ricolfi, probabilmente meglio di chiunque altro, riesce a spiegare perché, dovunque, in America e in Europa, a vincere è la destra, da Giorgia Meloni a Donald Trump. Perché? Beh, perché la sinistra si è completamente bevuta il cervello. Ecco. E allora vi consiglio questo libro per Natale: “Il follemente corretto. L’inclusione che esclude e l’ascesa della nuova élite”. In questo saggio di Ricolfi, garbato sociologo che una pubblicistica non meno ubriaca della politica adesso ascriverà alla destra, viene compilata una fenomenologia del politicamente corretto, anzi del “follemente corretto”. Ricolfi ci spiega, con esempi e non poca ironia, cose di cui purtroppo ci siamo già accorti anche noi ma solo su un piano superficiale. Epidermico. Lui ci fa intravvedere le preoccupanti conseguenze. Ovvero, per esempio, che se non convieni sul fatto che il sesso non esiste e quello che conta è l’identità di genere, sei un troglodita. Peggio: sei un fascista. Fai schifo. Circondati come siamo da neopuritani, colonizzati dal wokismo americano, imitatori degli eccessi statunitensi, imbrattatori o abbattitori di statue, gente che infila pronomi nelle bio dei suoi account social, non possiamo che dichiararci sconfitti e manifestare l’ultimo gesto dell’uomo in rivolta: leggere Ricolfi. E osservare tanta gente di sinistra che non ne può più, e vota a destra. Sperando che passi la nottata.

Salvatore Merlo

Franco Cardini
Vienna” (il Mulino)

“A Vienna la storia diventa subito leggenda”, scrive Franco Cardini nel suo Willkommen, il benvenuto al lettore che s’accinge a leggere questa particolarissima guida della città che fu capitale dello sterminato Impero asburgico. Fu questo, Vienna, ma fu anche tanto altro. Capitale tra le più chic d’Europa per secoli e confine ultimo della cristianità minacciata dai turchi; simbolo tra i più sfolgoranti della Belle Epoque ed esempio vivo della decadenza tra le due guerre. Vienna, unica e contraddittoria. Vecchissima e moderna. Romana e poi gotica, asburgica e poi proletaria. Inizio di un mondo nuovo e fine di quello vecchio. Tra il verde dei suoi parchi, i giri di valzer di Strauss, le opere di Mozart, i quadri di Klimt. Tra i suoi vini pregiati, le Wiener Schnitzel, la pasticceria ineguagliabile. Affascinante e nostalgica, che ti lascia sempre quel senso di Storia perduta: sia che tu guardi – come il Trotta di Joseph Roth – il sarcofago di Francesco Giuseppe nella Cripta dei cappuccini, che tu accenda una candela vera nella cattedrale di Santo Stefano o che tu ti distenda pensieroso sull’erba del Prater.

Matteo Matzuzzi

Luciano Capone e Carlo Stagnaro
Superbonus. Come fallisce una nazione” (Rubbettino)

Ce l’ho davanti, è il mio compagno di stanza, mi presta sempre il caricatore del cellulare e poi, soprattutto, Luciano Capone ha scritto un libro (con Carlo Stagnaro) sul Superbonus, su come fallisce una nazione. Un tomo pieno di numeri e fatti, dati allarmanti e inappellabili, a cui annuisco robotico da quando il governo Conte 2 ha avuto questa pensata. Fatevi un’idea, compratelo e avrete un argomento forte e non di facciata (da tempo sognavo questa battuta) sotto le feste di Natale, e pensate comunque al mio cellulare che è sempre scarico. C’è poi un altro libro che vorrei mettere in mezzo e condividere: lo ha partorito Gianluca Peciola, romano “de sinistra” che ci crede, conosciuto quando seguivo in un’altra vita il Campidoglio, e riguarda la storia della sua famiglia (si intitola “La linea del silenzio”, Solferino). Sembra un film, ma è tutto vero: è la sua storia, quella di un ragazzo che fa i conti con la vita, con una cugina che invece scopre essere la sorella. In mezzo ci sono la lotta armata e le sbarre, il terrorismo e la politica. La grande storia e il dramma dentro le mura di una casa. Il tris si chiude con una chicca che mi è capitata sotto gli occhi in questi giorni. E’ un raccontino di Guy de Maupassant:  “Quel porco di Morin”. E’ datato 1882, ma resta attualissimo.

Simone Canettieri

Benjamín Labatut
Maniac” (Adelphi)

Leggete “Maniac” di Benjamín Labatut, uno scrittore eclettico nato a Rotterdam, che vive in Cile e che scrive in inglese (in Italia il libro è uscito per Adelphi). A tratti ricorda gli ultimi due romanzi “scientifici” di Cormac McCarthy. Labatut racconta le vite tragiche e romantiche degli scienziati che, nella seconda metà del XX secolo, hanno forgiato il nostro mondo, in particolare John von Neumann, che ha partecipato allo sviluppo della bomba atomica, che ha inventato l’antenato del computer e che è all’origine dell’intelligenza artificiale. Ossessione, genio, ragione, tenebre, progresso, tutto si tiene in Labatut. Non capita tutti i giorni che un libro stimoli la riflessione in ogni pagina. A cominciare dalla prima: uno scienziato ebreo che uccide il figlio down e se stesso l’anno in cui Hitler sale al potere. Un indizio della strage futura degli “inadatti a vivere” e degli ebrei nel secolo del castello di Barbablù.

Giulio Meotti

Eve J. Chung
Le figlie di Shandong” (Corbaccio)

Eve J. Chung fa l’avvocata dei diritti umani a New York, e ha scritto un libro essenziale per capire la storia fra la Repubblica popolare cinese e Taiwan, la sua evoluzione e il modello di democrazia e progressismo che è diventata oggi. L’ha scritto basandosi sui racconti che le faceva sua nonna, che era scappata dalla provincia cinese dello Shandong prima a Hong Kong e poi a Taiwan, e moltissimi come lei, per sfuggire alla furia delle armate comuniste di Mao. E’ un romanzo che è anche un affresco di quella parte di mondo cinese della fine degli anni Quaranta. “Le figlie di Shandong” è uscito a maggio in inglese e Corbaccio l’ha fatto uscire soltanto pochi mesi dopo in italiano, tradotto da Maria Elisabetta De Medio. (Giulia Pompili)

   
Basilio Milio
Ho difeso la Repubblica. Come il processo trattativa non ha cambiato la storia d’Italia” (L’ornitorinco)

Nel novembre 2023 la Corte di cassazione ha demolito la più grande bufala giudiziaria, mediatica e storica degli ultimi venti anni, quella della cosiddetta “trattativa stato-mafia”, assolvendo i servitori dello stato che indegnamente sono stati messi alla gogna per tutto questo tempo, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Nonostante ciò, ancora oggi in molti continuano a credere che la Trattativa sia veramente esistita, a causa anche dell’eccezionale sponsorizzazione che per anni la vicenda giudiziaria ha ottenuto dall’antimafia militante e da certi organi di informazione. In questo libro l’avvocato Basilio Milio, legale del generale Mori, colui che nel 1993 ebbe il merito di catturare Totò Riina, racconta come sia riuscito a demolire, punto per punto, il teorema della Trattativa imbastito dalla procura di Palermo. Un processo senza reato, che aveva come obiettivo quello di infangare i Carabinieri e riscrivere la storia d’Italia. Conoscere come siano andate veramente le cose è dovere civico di ogni cittadino.

Ermes Antonucci

Michel Vieuchange
Smara. Taccuini di viaggio” (Settecolori)

Per il Bianco Natale consiglio una lettura che vi scalderà le ossa, ambientata nel giallissimo deserto del Sahara. “Smara” non è un luogo dai contorni mitici ma è il cammino stesso, quello intrapreso nell’ignoto. Nel caso dell’esploratore francese degli anni Trenta Michel Vieuchange, il primo occidentale a raggiungere la città del Marocco, è un pellegrinaggio fatto di pietre aguzze, sabbia, pidocchi, fame, sete e predoni. Le frasi sono asciutte come il deserto, semplici e brevi come chi deve cercare le parole mentre tenta di rincorrere qualcosa. E’ la fatica di chi vuole dominare se stesso e assecondare le proprie folli e ostinate aspirazioni. Spoiler: alla fine Vieuchange muore. Buon Natale!

Luca Gambardella

Isaac Bashevis Singer
Alla corte di mio padre” (Adelphi)

Non tutti i mondi antichi sono piccoli. Alcuni sono enormi mondi antichi, sono stravaganti mondi antichi. Molto spesso sono mondi antichi sepolti. I personaggi che si dimenano in “Alla corte di mio padre” del premio Nobel Isaac Singer sono tutti morti. E non perché il tempo li ha cancellati come accade a tutti noi esseri umani, ma perché sono stati sterminati durante l’Olocausto e tra i pochi superstiti ci sono tre dei quattro fratelli Singer: Isaac, Israel, Esther, i ribelli di una stirpe di rabbini. La morte esce nei quadri del libro edito da Adelphi tra i mille colori, tra le scene spumeggianti di una quotidianità sepolta, in una Varsavia trasformata poi in macerie e adesso nell’energia viva e vorace di una città che non smette di evolversi. Il libro di Singer è un insieme di quadri, racconti di una società ebraica che non esiste più, che è stata cancellata con i suoi riti, le sue convinzioni. Singer ricorda che suo padre, per non ammettere che i suoi due figli fossero due scrittori (e scrittori di incontenibile talento), preferiva dire che facessero i giornalai e così si salutarono per l’ultima volta: con il padre che domandava a Isaac e Israel avvistati dall’altro lato della strada se vendessero ancora i giornali. Non c’è giudizio nelle parole dello scrittore, c’è una nostalgia che sfuma in teatro, si dissolve religiosamente nell’attimo prima della grande tragedia.

Micol Flammini

Alexei Navalny
Patriot” (Mondadori)

Il libro dell’anno per me è “Patriot” di Alexei Navalny. Non solo per il dolente diario del carcere, duecento pagine asciutte e per questo ancor più drammatiche. Quel che mi ha colpito è il racconto anch’esso essenziale, intenso, ma privo di invettive o tirate propagandistiche, della sua formazione prima nella città militare dove viveva con il padre soldato, in una famiglia metà russa metà ucraina; poi tra le illusioni nate dal crollo dell’Unione sovietica e del comunismo, imploso, collassato su se stesso; infine nella voglia di “un paese normale, ricco, governato dalle leggi” presto repressa dal regime putiniano. Emerge innanzitutto una continuità impressionante col passato, al di sotto della fuffa sulle liberalizzazioni, il mercato e il capitalismo che abbiamo ascoltato tanto a lungo. La più grande tragedia geopolitica del secolo non è stata la fine dell’Urss, ma l’incapacità di uscire dalla sua ombra lunga e oscura. “Se mi chiedete perché odio Putin – scrive Navalny – non è perché ha cercato di uccidermi o perché ha sbattuto mio fratello in prigione, ma perché ci ha rubato gli ultimi vent’anni. Avrebbero potuto essere incredibili. Non avevamo nemici. La pace regnava oltre le frontiere. I prezzi del petrolio e delle materie prime erano incredibilmente alti. I ricavi delle esportazioni erano enormi. Putin avrebbe potuto usare quegli anni per trasformare la Russia in un paese prospero. E tutti noi avremmo potuto vivere meglio”. Anziché sproloquiare sull’assedio dell’occidente e i complotti americani bisognerebbe partire da qui. Né come la Cina, né come l’America, né come l’Europa. La Russia di Putin non produce nessuna cosa bella che piaccia al mondo, non è un modello per nessuno. Perché?

Stefano Cingolani

   
Lawrence Osborne
Santi e bevitori” (Adelphi)

Un libro per bevitori e uno per astemi. Per i bevitori: “Santi e bevitori” di Lawrence Osborne (Adelphi). E’ il mio libretto di giustificazioni dopo le ore 21: “Se per tutti questi anni fossi stato sobrio, oggi non sarei qui”. Per gli astemi: “Il romanziere” di Simenon (Henry Beyle), lo scrittore belga che selezionava così i giornalisti della sua redazione: “Se oggi mi trovassi al posto del direttore, e vedessi entrare in ufficio un aspirante reporter diciassettenne per metà spavaldo e per metà intimidito, che trema come una foglia, credo di sapere cosa gli direi, con tutta la delicatezza possibile: ‘Mio giovane amico, la assumo. La assumo, pur essendo quasi sicuro che il più delle volte la sua carta asciugherà pagine di romanzo, non cronache locali’”.

Carmelo Caruso

     
Kaveh Akbar
Martire!” (La nave di Teseo)

Dovendo scegliere un solo titolo per tutto il 2024 sarebbe “Martire!” Di Kaveh Akbar (La nave di Teseo). “Un romanzo d’esordio infestato dalla morte e incandescente di vita”, l’ha definito il New York Times, e forse non c’è altro da aggiungere. Ma siccome i libri sono come le bottiglie di vino, e uno solo è poco, metterò sul tavolo pure un poliziesco indimenticabile e beverino, che espande i confini del genere: “Il Dio dei boschi” Di Liz Moore (NN Editore). C’è un po’ di “Moonrise Kingdom” e un po’ di “Stand by Me”, i campeggi estivi, i tredici anni, ti ricordi? Le paure bambine da mettere alla prova, falò clandestini e prime cotte. Ma è molto più di un giallo su Pollicini perduti nei boschi. E’ un romanzo che parla del potere e delle sue gabbie, dell’enormità della perdita e del bisogno di trovare un capro espiatorio. E anche di seconde possibilità. Infine un audiolibro, per chi come me ha occhi pigri e orecchie golose: “Me parlare bello un giorno” (Audible), scritto vent’anni fa da David Sedaris e invecchiato benissimo in barrique. Fiction autobiografica: una paradossale, acuminata, irresistibile serie di racconti, qui resa ancora più godibile dalla lettura di Giancarlo Ratti (sì, quello di “Il ruggito del Coniglio”).

Enrico Cicchetti

  
Marco Ballestracci
Preludio e fuga di Riccardo Klement” (Alphabeta Verlag)

Ci sono piccole storie nelle grandi storie che a volte ci stupiscono e riescono a chiarirci quanto sia complicata, sfaccettata, estremamente complessa la storia che abbiamo in un modo o nell’altro imparato a scuola. Perché c’è molto di più di date, guerre, governi, cambiamenti geografici e politici negli avvenimenti che hanno modificato il corso della Storia. Soprattutto ci sono vite, quelle di donne e uomini che spesso non entrano nella Storia, ma che sono comunque passate attraverso di essa. Vite che non fanno notizia, figuriamoci storia, ma che, a volte, meritano di essere raccontate. E poco importa se il racconto è vero veramente o solo ispirato a. Marco Ballestracci in “Preludio e fuga di Riccardo Klement” (Edizioni Alphabeta Verlag, 218 pp., 15 euro) racconta una piccola storia di confine durante quella grande storia che è stata la Seconda guerra mondiale. Un storia che inizia prima della guerra e finisce dopo, o meglio inizia dopo, finisce dopo, ma attraversa anche il prima e il durante. Una storia di criminali, di chiesa, di politica e di fede. Soprattutto una storia di vite perse, ritrovate, sconvolte, fuggiasche, colpevoli e mai innocenti. Un libro dolce e crudele, di quelli che forse non si regalano a Natale. Poco male. I regali non scontati sono quelli che superano la dimenticanza.

Giovanni Battistuzzi

   
Sally Rooney 
Intermezzo” (Einaudi)

Ho letto tutti i libri di Sally Rooney, l’incredibile giovane scrittrice irlandese di “Parlarne tra amici”, il suo libro di debutto che, anni fa, ho divorato in un pomeriggio d’estate in Grecia, ipnotizzata dal ritmo e dalla prosa di quella storia che sembrava prendere a schiaffi il lettore. Che cosa succede nei libri di Sally Rooney? Tutto e niente, cose che hai pensato mille volte, cose indicibili, ma ogni riga sembra parlarti guardandoti negli occhi. Ogni riga arriva diretta a qualche parte di te che pensavi riposasse sotto altro. E in “Intermezzo”, l’ultimo romanzo, Rooney compie un giro di giostra irresistibile e feroce attorno alle altre vite che avremmo potuto avere – una, due, nessuna? – se a un certo punto non ci fossimo messi a vivere questa, perché ci andava o perché ci siamo trovati lì, in quel momento, quel giorno. Ecco, Rooney scrive proprio dall’interno di quel punto, dall’ora esatta in cui si comincia a vivere prendendo una qualsiasi via, con improvvisa accelerazione, a venti o a trent’anni, magari inconsapevolmente, magari con rabbia, magari lasciandosi irretire da un’esistenza “mutilata dalle circostanze”, come dice a un certo punto uno dei due protagonisti, i fratelli Peter e Ivan. E forse è stato un bene, questo pensi. Fino a che non arriva l’intermezzo a rovesciare il tavolo o a ridisegnare il senso. Un qualsiasi senso.

Marianna Rizzini

Aurelio Picca
La gloria” (Baldini+Castoldi)

Non sono un consigliere, sono un testimone, non consiglio mai libri, ognuno legga ciò che vuole, semplicemente continuo a manifestare il mio entusiasmo per “La Gloria” di Aurelio Picca (Baldini+Castoldi). Perché questo mi fa Picca: mi entusiasma. Non mi fa riflettere, mi esalta. Non mi fa ragionare, mi fa appassionare. Ed è difficile entusiasmarmi, esaltarmi, appassionarmi: sono uomo atarassico. Ma semel in anno licet insanire e posso ben fare un’eccezione natalizia al mio consueto distacco. Ode a Picca, dunque. Che prima di essere un grande scrittore è un grande uomo, un grande personaggio. O si vive o si scrive, diceva Pirandello in polemica con D’Annunzio, e Picca lo smentisce con questi inebrianti racconti sportivo-autobiografici. Che vita! E che arte! Qualche altro buon libro il 2024 me lo ha pure portato ma soltanto Picca dimostra che la grandezza in letteratura è ancora possibile.

Camillo Langone

    
Antonio Franchini
Il fuoco che ti porti dentro” (Marsilio)

Per fortuna ogni tanto qualcuno si ricorda ciò che deve fare un romanzo: andare fino in fondo e dire soprattutto l’indicibile, dotandosi – oseremmo pretenderlo – di una superficie espressiva energica, vivace, capace di spezzare la nostra ripetizione interiore e di regalarci l’esperienza originale, quella irripetibile. Qui c’è Angela, l’impossibile Angela Izzo, che puzza, è malvagia e ne ha sempre una per tutti – una benedizione per il lettore, sanguinaria e cannibalesca com’è. Angela che è il punto nevralgico di un senso dell’appartenere e del non appartenere che non riguarda solo mamma e famiglia o Napoli e Milano, ma tutto, e tutte le scelte della nostra vita. E’ un romanzo che ci racconta una famiglia e tutta una serie di figure di minori che sono maggiori e che ci fanno sentire, letteralmente, il tempo, il suo incalzare, le nitidezze illusorie e le insolubili oscurità che ci consegna. “Un mondo di zoccole”, Angela dixit. E di amore che non sappiamo mai, mai dire.

Marco Archetti

  
Alessandro Gori
Gruppo di leprecauni in un interno” (Rizzoli)

Il libro dell’anno, sul versante serio, è senz’altro “Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini, ma immagino/spero che qualcun altro ne parli. Invece temo che Alessandro Gori non sia così noto, perciò ne parlo qui io, sperando di guadagnargli qualche lettore. Alessandro Gori è lo scrittore-performer che una volta si faceva chiamare “Sgargabonzi”, e che adesso ha ripreso il suo nome. “Gruppo di leprecauni in un interno” è una raccolta di racconti che parla soprattutto di mostri. Gori sa quanto possono essere crudeli o falsi o ignari di sé stessi o semplicemente stupidi gli esseri umani: come accade nella comicità più intelligente, nelle sue pagine il sorriso o il riso derivano dalla deformazione caricaturale di tare, di vizi del carattere che in modalità meno abnormi non si fa fatica a cogliere nel popolo di sciagurati che si esibisce nella società e in rete. Qui abbiamo per esempio (mostruosità in rete) l’adolescente cretina che racconta su Facebook l’agonia e la morte di suo padre: “Sono già passate alcune ore, ma ancora non riesco ad accettare la morte di mio padre. Penso sia normale. Mettete like se pensate che è normale”. O abbiamo (mostruosità nella vita reale) i ristoratori romani che brutalizzano gli avventori non a loro agio con i codici della romanità: “… E guai a chiedergli cos’è la coda alla vaccinara, la pajata o la papalina pure nel momento in cui uno non l’ha potuto cercare in autonomia perché internet in quel tugurio non prende. ‘Avete per caso il wi-fi?’. ‘Eh certo, qua siamo Elon Musk. Vai bello, vai…’, e ti accompagnano all’uscita con un calcio in culo”. Uno dei compiti della letteratura – soprattutto a Natale! – è ricordare al lettore quanto possa essere velenosa la pianta-uomo: mi pare che nessuno lo sappia dire con l’intelligenza, la fantasia e l’umorismo di Gori.

Claudio Giunta
    

Neil Gorsuch e Janie Nitze 
Over Ruled: The Human Toll of Too Much Law” (HarperCollins)

Marty Hahne ha letto un libro su Houdini a nove anni, e da allora non ha pensato ad altro. Fa il college, poi lavoretti, poi finalmente il prestigiatore di professione. Intrattiene soprattutto bambini, fa feste di compleanno e simili, il che gli dà una certa soddisfazione. Ci sono cose però, alle quali non ti prepara nessun libro e a cui nessun trucco ti consente di sfuggire. Dopo uno spettacolo in una biblioteca del Missouri, una donna gli si avvicina, gli mostra il distintivo e gli chiede se abbia regolare licenza per il coniglio che ha estratto dal cilindro. Anni prima il Congresso ha approvato una norma che richiede a quanti utilizzano animali per scopi di ricerca di avere una licenza. Poi la legge è stata estesa a circhi e zoo, ma la formula adottata riguarda tutti coloro che “espongono animali”. Inclusi i maghi di provincia. Qualche anno dopo, la legge lo obbligherà pure a redigere un piano per le emergenze, 28 pagine in cui spiega come si comporterebbe in caso di terremoti, uragani, eccetera. Il libro del giudice della Corte suprema Neil Gorsuch e di Janie Nitze non è solo uno “stupidario” del diritto americano. Indaga le ragioni per cui siamo “ultra-regolati”. Se abbiamo troppe leggi è anche perché l’offerta di norme e provvedimenti incontra una domanda. Favori speciali travestiti da regole applicabili a tutti. O semplicemente il bisogno di sapere che lo stato “c’è” e fa qualcosa per il problema del momento. Le nostre catene sono il prodotto delle nostre ansie. Recuperare la dimensione locale della sperimentazione normativa e conoscere meglio l’attività dei parlamenti sono tentativi necessari, ma non sufficienti, a rimettere sotto controllo la macchina impazzita della legislazione.

Alberto Mingardi

Ananyo Bhattacharya
L’uomo venuto dal futuro. La vita visionaria di John Von Neumann” (Adelphi)

“L’uomo venuto dal futuro” di Ananyo Bhattacharya non è il miglior libro del 2024. Tanto più che non è neppure un libro del 2024 (questa la data dell’edizione italiana). E’, però, fondamentale perché riporta l’attenzione su John von Neumann, formidabile genio matematico e altrettanto eccezionale ingegno pratico, creatore o corresponsabile di svariate invenzioni, tra cui quella del computer – oltre a essere stato consulente del governo americano su svariate armi di totale e completa distruzione. Von Neumann incarna, con algida lucentezza, lo spirito di un’intera epoca, intrappolata tra la volontà di sapere tutto e la coscienza di essere arrivati a un punto limite della conoscenza: quello secondo cui forse non possiamo più davvero sapere le cose ultime, e tantomeno le cose prime, attraverso una riflessione teoretica, ma dobbiamo solo sperimentare sperimentare e ancora sperimentare, senza avere paura davvero delle conseguenze. Solo per questa via radicalmente spregiudicata, allora, forse, potremo davvero sapere!

Michele Silenzi

   
Hans Joas
Perché la Chiesa? Miglioramento di sé versus comunità di fede” (Queriniana)

Perché la Chiesa? Se vogliamo una risposta decisamente poco convenzionale a questa domanda, consiglio vivamente la lettura del libro di Hans Joas, “Perché la Chiesa? Miglioramento di sé versus comunità di fede” (Queriniana 2024). Di solito coloro che, a vario titolo, si occupano di religione tendono a considerare la Chiesa un semplice presupposto del loro lavoro oppure una sorta di reliquia del passato destinata a scomparire o quanto meno a trasformarsi radicalmente, magari in senso democratico. Joas segue un’altra strada. A suo parere una sociologia della Chiesa dovrebbe prendere come punto di partenza “il fatto sorprendente e convincente” che la Chiesa esiste, c’è. E c’è da oltre duemila anni. “Nessuno – dice Joas – può negare che si tratti di un fenomeno notevole; alcuni saranno persino tentati di vedervi una sorta di miracolo”. Di sicuro pochissimi stati possono vantare una simile continuità ininterrotta, ma soprattutto nessuno stato ha il carattere universalistico che la Chiesa rivendica per sé. La Chiesa che ci presenta Joas è una “cooperativa di credenti” orientati a un ideale, gerarchicamente ordinata secondo i suoi vari “ministeri”, che continua a esistere anche in contesti culturali come i nostri, rispetto ai quali essa potrebbe apparire addirittura come un controsenso. A garantire questa esistenza sta principalmente il fatto che nella chiesa vengono articolate esperienze fondamentali per l’uomo: quelle che Joas chiama esperienze di auto-trascendenza, senza le quali non capiremmo che cosa sia la fede né la religione.

Sergio Belardinelli

   
Eugenio Borgna
In ascolto del silenzio” (Einaudi)

“Nel silenzio si ascoltano voci segrete, voci dell’anima, che sgorgano dalla piú profonda interiorità. Se non amiamo il silenzio è forse perché non vogliamo ascoltare quello che si agita nel nostro cuore, e rispondere alla voce che chiama dalle misteriose lontananze della nostra anima. Non lo amiamo insomma perché ci fa ripensare al senso della nostra vita, e alla importanza che hanno riflettere e meditare, immaginare e ascoltare la voce del cuore”. Il penultimo libro del grande psichiatra Eugenio Borgna (1930-2024). Un invito a provare ad affrontare quel silenzio che spesso non tolleriamo, e subito colmiamo di rumore, chat, tv, e voci di dj, alla radio, che parlano del nulla. Un suggerimento da un grande conoscitore d’anime: fronteggiare il silenzio, senza scappare. Non così facile come sembra. Ma il silenzio non è il nulla: è uno spazio interiore fecondo, che può suscitare una fascinazione. In chi resta ad ascoltare.

Marina Corradi

     
Christian Grataloup e Charlotte Becquart-Rousset
Atlante storico mondiale” (L’ippocampo)

E’ l’edizione aggiornata e ampliata dell’atlante che gli stessi autori avevano curato in Francia nel 2019, e che si avvale del preziosissimo lavoro della rivista mensile L’Histoire, dotata di una sezione cartografica commovente per ampiezza e precisione. Rispetto ai tradizionali atlanti storici su cui abbiamo studiato da giovani, ha il pregio di associare a ogni mappa un codice per la visualizzazione online ma, ancor più, l’ambizione di raccogliere anziché accatastare: pretende infatti di unificare l’intera storia dell’umanità nelle capillari diramazioni dell’unica azione che ci accomuna tutti dalle origini ai giorni nostri, ossia occupare uno spazio e dire “questo è mio”. Ragguardevole, a questo proposito, la vertigine borgesiana causata dalla prima mappa, che raffigura lo schema dell’atlante stesso. Io lo uso come coffee-table book; un po’ perché è elegante, un po’ perché ogni tanto non ricordo qualcosa da controllare senza alzarmi dal divano, un po’ perché mi piace aprirlo a caso e scoprire dettagli sui tragitti dei commedianti nel Settecento o sull’accordo Sykes-Picot. Ma, soprattutto, perché tenerlo a portata di mano mi dà l’impressione di capire un po’ meglio il telegiornale.

Antonio Gurrado

Javier Marías
Berta Isla” (Einaudi)

“Berta Isla” di Javier Marías. Parla di amore, di passioni e di menzogne. Cioè di tutto. Non è proprio un libro fresco, ha già qualche anno, ma vale la pena recuperarlo, e regalarlo. Invece, per i più audaci – o per litigare in famiglia –  un libro del filosofo russo Pëtr A. Kropotkin, anarchico e rivoluzionario. Ma anche geografo, zoologo, sociologo e un po’ di altre cose. Eppure, nonostante tutto, inspiegabilmente ottimista.

Ruggiero Montenegro

Francesco Boer e Fabio Bortesi
La ricetta dell’incanto” (Wudz)

Quelli che la carbonara si fa così, “mo’ te la spiego io”. Quelli che non c’è un modo solo, “questa è la mia versione”. Quelle su Tinder che andiamo al sushi. Quelle che no al sushi, sono team pizza. Quelli che il romanesco per spiegarti la ricetta, “facilissima”, e tu dai fuoco alla cucina provandoci. Quelli che recensiscono panini. Quelli che vanno agli stellati e si alzano a metà per fumare. Se il moderno feticismo per il cibo vi ha fatto venire per ripicca la voglia di smettere di mangiare, come gli essere umani fanno, e tornare a nutrirvi, come gli animali, magari a pane e acqua, “La ricetta dell’incanto” di Francesco Boer e Fabio Bortesi (Wudz) è una lettura consigliata. “Leggende, rituali e simboli dell’alimentazione”, per riscoprire il valore sacrale del produrre e del consumare insieme. Un libro ricco di miti, di Bibbia e di Vangelo. Ma realista: “Dovremmo sforzarci di riportare il senso e la sacralità della vita e del cosmo nella nostra èra devastata da secoli di avidità e utilitarismo, senza per questo rinunciare a quelle conquiste tecnologiche e culturali che hanno migliorato le nostre vite”.

Nicola Contarini

Vincenzo Latronico
La chiave di Berlino” (Einaudi)

E’ un saggio, non una guida. Per cui la pretesa di scorgervi suggerimenti al fine di visitare la città da turista è sbagliata in partenza. Più che altro “La chiave di Berlino” di Vincenzo Latronico vi proietta nei bar sull’Oberbaumbrücke o sul Landwehrkanal, in quella fine degli anni Dieci del nuovo millennio in cui Berlino era uno “spazio pieno di vuoti”. Ora la città è molto cambiata, si fanno code di diversi isolati con un sacco di credenziali sottobraccio per accaparrarsi un appartamento sgarrupato a cifre ragguardevoli mentre tempo addietro gli studio te li buttavano appresso. Ma in poco più di un centinaio di pagine si imparano un sacco di cose che è divertente sapere se (ma anche no) vi si progetta un viaggio nell’anno venturo. Non solo la culture dei rave o il tanto famigerato Berghain, di cui è difficile anche solo parlare perché, come scrive Latronico, “il racconto si è logorato nella reiterazione del mito, finendo per somigliare a quei jingle pubblicitari ripetuti tanto ossessivamente da risultare nauseanti”. C’è una discrezione di cos’è stato (e in parte è ancora) in città l’ambiente legato all’arte contemporanea, una specie di indotto a cui molti si sono abbeverati fornendo un servizio: vendere pozze di linguaggio per dare senso alle opere. Anche chi ambisce solamente a mettersi in fila al club di cui sopra potrebbe arrivarci con alle spalle una lettura affatto banale. Anzi: dovrebbe diventare un prerequisito per entrare.

Luca Roberto

Il concetto di TEMPO nella filosofia della Grecia antica: Chronos e Kairos

Nella filosofia greca antica, il concetto di tempo è complesso e sfaccettato, rappresentato attraverso diversi termini: Chronos, Kairos, Aion e Eniautos. Questi termini non solo descrivono il tempo in modi distinti, ma riflettono anche le diverse esperienze e percezioni umane.

Chronos

Chronos (χρόνος) rappresenta il tempo cronologico, misurabile e sequenziale. È il tempo che scorre in modo lineare, quello degli orologi e delle agende. Nella mitologia, Chronos è spesso associato a Crono, il titano che divora i suoi figli per paura di essere spodestato. Questo simbolismo evidenzia la natura distruttiva e inarrestabile del tempo, che continua a fluire indipendentemente dalle azioni umane[1][2][5]. Platone descrive il tempo come “l’immagine mobile dell’eternità”, suggerendo che esso riproduce nel movimento la stabilità dell’essere eterno[5][6].

Kairos

Kairos (καιρός), al contrario, si riferisce a un concetto di tempo qualitativo. Significa “momento giusto” o “momento opportuno”, un periodo indeterminato in cui accade qualcosa di significativo. Kairos invita a cogliere l’attimo, a riconoscere l’importanza dei momenti cruciali nella vita[1][2][3]. Nella rappresentazione artistica, Kairos è spesso raffigurato come un giovane con ali ai piedi e un ciuffo di capelli sulla fronte, simbolizzando la fugacità delle opportunità: è necessario afferrarlo prima che svanisca[1][2][4].

Aion ed Eniautos

Aion (αἰών) si riferisce al tempo eterno, trascendente e immutabile. È associato alla vita e alla forza vitale, rappresentando una dimensione temporale che va oltre l’esperienza quotidiana[1][3]. Infine, Eniautos (ἐνιαυτός) indica un periodo di tempo definito, originariamente un anno, ma esteso a qualsiasi intervallo temporale fisso[1][3].

Differenze e importanza

La distinzione tra Chronos e Kairos è fondamentale per comprendere come gli antichi Greci percepissero il tempo. Mentre Chronos è quantitativo e universale, Kairos è personale e soggettivo, richiamando l’attenzione sull’importanza di vivere pienamente i momenti significativi[2][5]. Questa dualità offre una prospettiva profonda sulla condizione umana: vivere in modo consapevole nel presente (Kairos) mentre si è consapevoli del flusso inarrestabile del tempo (Chronos).

In sintesi, il pensiero greco antico sul tempo invita a riflettere non solo sulla sua misurabilità ma anche sulla qualità delle esperienze vissute nel corso della vita.


[1] https://tomascipriani.it/kronosekairos/
[2] https://www.fixonmagazine.com/2024/10/20/chronos-e-kairos-due-modi-di-concepire-il-tempo/
[3] https://www.poloartisticovinile.it/2024/01/15/la-filosofia-di-chronos-tempo-secondo-il-pensiero-greco-antico/
[4] https://filosofia.incircolorivistafilosofica.it/testi/biuso.pdf
[5] https://www.officinafilosofica.it/il-tempo-nella-filosofia-greca/
[6] https://www.ultimavoce.it/la-concezione-del-tempo-dal-mito-greco-ad-aristotele/
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Kairos
[8] https://www.libraccio.it/libro/9788888646978/adolfo-levi/concetto-del-tempo-nella-filosofia-classica-dalla-grecia-antica-all’eta-imperiale.html

Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa, Null’altro che un lampo. Vita di Simone De Beauvoir, hoppípolla editore, 2024

scheda del libro:

Hoppípolla Edizioni presenta Null’altro che un lampo. Vita di Simone de Beauvoir di Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa. Un ritratto intimo e visivo di Simone de Beauvoir: arriva la graphic novel che racconta la storia di una delle voci più rivoluzionarie del Novecento.

In uscita il 16 dicembre per Hoppípolla Edizioni, Null’altro che un lampo il graphic novel di Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa che ricostruisce la figura di Simone de Beauvoir e ne esplora il lato più umano e meno noto: quello di una bambina felice, curiosa e un po’ arrogante, che sarebbe poi diventata una delle voci più rivoluzionarie del Novecento.

Il libro segue il percorso di crescita di Simone de Beauvoir, dal 1908 – anno della sua nascita – fino ai momenti chiave che hanno plasmato il suo pensiero e la sua opera. Attraverso domande coraggiose, intuizioni rivoluzionarie e un femminismo ancora straordinariamente attuale, la graphic novel restituisce un ritratto intimo e complesso di una donna che ha segnato la storia della filosofia e della letteratura. Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa attraverso le parole e le illustrazioni restituiscono al lettore una de Beauvoir spesso poco raccontata e conosciuta, quella che ha permesso la genesi di alcuni pilastri del pensiero novecentesco e oltre.

Poeti Empatici Italiani, a cura di Menotti Lerro

https://www.genesi.org/prodotto/poeti-empatici-italiani/?fbclid=IwY2xjawHThXNleHRuA2FlbQIxMQABHbSWMF7yopugkVllIF4af_5-8uvrXz38quURyG2L55RXmLdVozrIGt9Usg_aem_hJNiglWGoIG4xP4GtXCwpA

I Poeti Empatici Italiani non sono una categoria formalmente definita nella letteratura italiana, ma il termine può riferirsi a poeti che esplorano e trasmettono emozioni profonde e complesse attraverso la loro opera. Tra i poeti più significativi del Novecento, possiamo considerare figure come Mario Luzi, Vittorio Sereni, Salvatore Quasimodo e Alfonso Gatto, che, pur appartenendo a correnti diverse come l’Ermetismo, hanno saputo esprimere una forte empatia nei confronti dell’esperienza umana.

Caratteristiche dei Poeti Empatici

1. Profondità Emotiva

Questi poeti si concentrano su esperienze interiori e sentimenti umani, spesso affrontando temi di solitudine, attesa e ricerca di significato. La loro poesia è caratterizzata da un linguaggio denso e simbolico che invita il lettore a riflettere sulle proprie emozioni.

2. Stile Ermetico

Molti dei poeti citati, come Luzi e Quasimodo, appartengono al movimento dell’Ermetismo, che si distingue per l’uso di un linguaggio complesso e allusivo. Questo stile permette di esprimere stati d’animo intricati e sfumati, creando un legame empatico tra il poeta e il lettore[1][2][4].

3. Riflessione sull’Esistenza

La poesia di questi autori spesso esplora la condizione umana in modo esistenziale, ponendo domande profonde sulla vita, la morte e il trascendente. Ad esempio, Luzi esprime una ricerca di rivelazione trascendente attraverso la sua scrittura[4].

Poeti Rappresentativi

  • Mario Luzi: Considerato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, Luzi utilizza una lingua poetica ricca di simbolismo per esplorare temi di attesa e trascendenza.
  • Vittorio Sereni: La sua opera riflette una profonda introspezione e una sensibilità verso il mondo circostante, rendendo le sue poesie accessibili ma cariche di significato.
  • Salvatore Quasimodo: Conosciuto per la sua capacità di esprimere emozioni intense legate alla guerra e alla sofferenza umana, Quasimodo è un esempio perfetto di come l’empatia possa manifestarsi nella poesia.
  • Alfonso Gatto: La sua poesia è caratterizzata da un forte legame con la realtà quotidiana, ma allo stesso tempo riesce a toccare corde emotive profonde[2][3].

In sintesi, i Poeti Empatici Italiani possono essere visti come coloro che, attraverso la loro arte, riescono a comunicare esperienze umane universali e a stabilire un dialogo emotivo con i lettori.

Citations:
[1] https://www.frammentirivista.it/poeti-italiani-terza-generazione/
[2] https://alessandria.today/2024/05/28/i-poeti-ermetici-del-novecento-un-viaggio-nellessenza-della-poesia-italiana/
[3] https://library.weschool.com/lezione/poeti-ermetici-luzi-gatto-quasimodo-bo-6869.html
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Ermetismo_(letteratura)

Dipinti di EDWARD HOPPER

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Edward Hopper è uno dei pittori americani più influenti del XX secolo, noto per il suo stile unico che cattura la solitudine e l’isolamento dell’esperienza umana attraverso la luce e l’architettura. Le sue opere, caratterizzate da un realismo incisivo, esplorano temi di vita urbana e desolazione, spesso utilizzando scene quotidiane per esprimere emozioni profonde.

Vita e Carriera

Nato nel 1882 a Nyack, New York, Hopper iniziò la sua formazione artistica presso la School of Illustrating di New York e successivamente studiò alla New York School of Art sotto la guida di Robert Henri. Negli anni ’20, Hopper si trasferì a Parigi, dove fu influenzato dall’Impressionismo, ma tornò presto negli Stati Uniti, dove sviluppò il suo stile distintivo.

Tematiche Principali

Le opere di Hopper sono caratterizzate da:

  • Solitudine e Isolamento: Molti dei suoi dipinti ritraggono figure solitarie in ambienti vuoti, suggerendo un profondo senso di malinconia.
  • Luce: Hopper era un maestro nell’uso della luce naturale per creare atmosfere evocative. La luce gioca un ruolo cruciale nella sua arte, spesso evidenziando contrasto tra interno ed esterno.
  • Architettura: Le sue composizioni spesso includono edifici e spazi urbani, riflettendo la vita americana del suo tempo.

Opere Celebri

Tra i dipinti più iconici di Edward Hopper ci sono:

  • Nighthawks (Nottambuli) (1942): Rappresenta una tavola calda notturna con clienti isolati, simbolo dell’incomunicabilità moderna[4].
  • Morning Sun (1952): Mostra una donna che riceve i raggi del sole nella sua camera, esprimendo solitudine e introspezione[2].
  • House by the Railroad (1925): Un’opera che utilizza linee orizzontali per separare l’osservatore dalla scena rappresentata, accentuando il tema della solitudine[2].
  • Automat (1927): Ritrae una donna in una caffetteria, enfatizzando il senso di isolamento in un contesto urbano[2].

Stile e Tecnica

Hopper utilizzava principalmente la tecnica dell’olio su tela e si distingueva per la sua tavolozza di colori piatti e tonalità scure. La sua abilità nel rappresentare effetti luminosi è evidente in opere come Sole di Mattina (1952) e Finestre di notte (1928), dove la luce diventa un elemento narrativo essenziale[1][3].

Influenza Culturale

Le opere di Hopper hanno avuto un impatto duraturo non solo nel campo delle arti visive ma anche nel cinema e nella letteratura. Registi come Wim Wenders e Dario Argento hanno tratto ispirazione dalle sue immagini per esplorare temi di isolamento e introspezione nei loro film[4].

In sintesi, Edward Hopper rimane una figura centrale nella storia dell’arte americana, il cui lavoro continua a ispirare artisti e spettatori con la sua profonda esplorazione della condizione umana attraverso il linguaggio visivo.

Citations:
[1] https://www.finestresullarte.info/arte-base/edward-hopper-vita-opere-american-way-of-life
[2] https://www.tuttiquadri.it/pages/edward-hopper
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Hopper
[4] https://www.elledecor.com/it/arte/a38472822/hopper-opere-pittore-realista-americano/

Edward Hopper è celebre per le sue opere che catturano la solitudine e la malinconia della vita moderna. Ecco alcune delle sue opere più famose:

Opere Iconiche di Edward Hopper

  1. Nighthawks (I Nottambuli) (1942)
  • Descrizione: Questo dipinto rappresenta un diner notturno a New York, con clienti isolati che sembrano persi nei propri pensieri. È considerato il lavoro più famoso di Hopper e simbolo dell’incomunicabilità urbana.
  • Ubicazione: Art Institute di Chicago[1][3].
  1. Morning Sun (Sole di Mattina) (1952)
  • Descrizione: Ritrae Josephine, la moglie dell’artista, seduta su un letto mentre la luce del sole entra dalla finestra, creando un’atmosfera di intimità e introspezione.
  • Ubicazione: Columbus Museum of Art, Ohio[3][5].
  1. Room in New York (Stanza a New York) (1928)
  • Descrizione: Mostra una coppia in un appartamento newyorkese, evidenziando il tema della solitudine anche in spazi condivisi.
  • Ubicazione: Collezione privata[4].
  1. Cape Cod Morning (Mattino a Cape Cod) (1950)
  • Descrizione: Rappresenta una donna seduta in una cucina, immersa nella luce del mattino che entra dalla finestra, evocando tranquillità e riflessione.
  • Ubicazione: Collezione privata[1][4].
  1. Automat (1927)
  • Descrizione: Ritratta una donna solitaria seduta in un automat, simbolo della vita urbana e della solitudine moderna.
  • Ubicazione: Collezione privata[3][5].
  1. House by the Railroad (Casa vicino alla ferrovia) (1925)
  • Descrizione: Un’immagine iconica di una casa abbandonata vicino ai binari, rappresenta l’isolamento e il cambiamento dell’American way of life.
  • Ubicazione: Museum of Modern Art, New York[1][4].
  1. East Wind Over Weehawken (1934)
  • Descrizione: Un paesaggio che cattura l’atmosfera della vita suburbana con un uso magistrale della luce e del colore.
  • Valore d’asta: Venduto per 40.485.000 $ nel 2013, è una delle opere più costose di Hopper[2].

Queste opere non solo mostrano il talento di Hopper nel catturare la luce e l’atmosfera, ma anche la sua abilità nell’esprimere emozioni complesse attraverso scene quotidiane. La sua arte continua a influenzare artisti e cineasti contemporanei, rendendolo una figura centrale nella storia dell’arte americana.

Citations:
[1] https://cinemarondinella.it/hopper.pdf
[2] https://artslife.com/2016/10/08/top-price-le-5-opere-piu-costose-di-edward-hopper/
[3] https://www.eroicafenice.com/salotto-culturale/dipinti-di-edward-hopper-i-5-piu-famosi/
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Hopper
[5] https://www.finestresullarte.info/arte-base/edward-hopper-vita-opere-american-way-of-life
[6] https://www.elledecor.com/it/arte/a38472822/hopper-opere-pittore-realista-americano/
[7] https://www.tuttiquadri.it/pages/edward-hopper

Fata Morgana Web

FM Web è una rivista digitale per una critica delle opere che definiscono il nostro presente: cinema, teatro, letteratura, filosofia e nuovi media

https://www.fatamorganaweb.it

Fata Morgana Web nasce dall’esperienza quasi ventennale di Fata Morgana. Se il quadrimestrale cartaceo costituisce il luogo di un pensiero teorico sul cinema, le arti e le immagini, la versione web vuole essere la sede di una pratica critica capace di entrare in rapporto con la singolarità delle opere, aprendo uno spazio di riflessione sul presente dedicato al cinema e alla letteratura, al teatro e alla filosofia, alla fotografia e ai media digitali.

Fata Morgana Web è un progetto culturale che vede la partecipazione di studiosi, critici e docenti universitari, coinvolgendo diversi atenei, tra i quali: Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo; Università della Calabria – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali; Università di Palermo – Dipartimento di Scienze Umanistiche.

La metafora della “legna e la cenere” nel pensiero di Emanuele Severino

Emanuele Severino, filosofo italiano attivo nel XX e XXI secolo, ha utilizzato la metafora della “legna e la cenere” per esplorare concetti fondamentali riguardanti l’essere e la trasformazione. Questa metafora serve a illustrare il suo rifiuto dell’idea che le cose possano realmente “diventare” altro da ciò che sono, un tema centrale nella sua ontologia.

Significato della metafora

La frase “tutte le cose, nel nostro modo di pensare, sono legna che diventa cenere” evidenzia l’idea che, sebbene le cose appaiano in costante cambiamento, esse non perdono mai la loro essenza. Severino sostiene che la legna, quando brucia, non si annienta; piuttosto, le sue diverse forme (legna spenta, legna accesa, braci, cenere) rappresentano un susseguirsi di stati eterni. Ogni fase della legna è eterna e immutabile, e il passaggio da una forma all’altra non implica un reale “diventare” qualcosa di diverso[1][2][3].

Critica al divenire

Severino critica l’interpretazione tradizionale del divenire, sostenendo che affermare che una cosa diventi un’altra implica un annientamento dell’essenza originale. Secondo lui, il processo di trasformazione osservato nella legna che brucia è solo un’illusione: ciò che accade è un cambiamento apparente all’interno di un cerchio di esistenza in cui ogni stato è eterno[2][3]. La cenere non è quindi il risultato finale della legna; piuttosto, è il successore della legna in un ciclo eterno.

Riferimenti filosofici

Severino si distacca sia dalla tradizione occidentale sia da quella orientale nel suo approccio. La sua visione ricorda alcune idee del Buddhismo Zen, come quelle espresse da Eihei Dōgen, dove si sottolinea che la legna non ritorna mai a essere legna dopo essere diventata cenere; tuttavia, Severino va oltre affermando che nulla realmente “scompare” o “diventa nulla” nel senso tradizionale[1][2].

Conclusione

La metafora della “legna e la cenere” è quindi cruciale per comprendere il pensiero di Severino: essa rappresenta una visione del mondo in cui ogni cosa è eterna e immutabile nella sua essenza. La trasformazione apparente non deve indurre a pensare a un annientamento; piuttosto, ogni fase dell’esistenza è parte di un continuum eterno. Questo approccio invita a riflettere sulla natura dell’essere e sul significato del cambiamento nella nostra esperienza quotidiana[1][4][5].

Citations:
[1] https://arenaphilosophika.it/la-legna-e-la-cenere/
[2] https://wilmoboraso.wordpress.com/2010/07/11/la-filosofia-dellassurdo/
[3] https://antemp.com/2013/09/18/legna-e-cenere-lapparire-dellesser-se-di-emanuele-severino-nella-tavernetta-con-il-camino-acceso/
[4] https://www.ilfoglio.it/filosofeggio-dunque-sono/2017/12/30/news/emanuele-severino-filosofo-eterno-171164/
[5] https://www.pensierofilosofico.it/articolo/Leternita-del-fuoco/277/
[6] https://emanueleseverino.com/2017/01/10/emanuele-severino-su-alcuni-concetti-per-i-quali-ha-elaborato-limmagine-della-legna-e-la-cenere-1972-1983-1989-1995-1999-2001-scheda-di-studio-a-cura-di-paolo-ferrario-29-luglio-2014/
[7] https://www.youtube.com/watch?v=sl-uRN-X5dw
[8] https://www.ousia.it/content/Sezioni/Temi/Tesi/NichilismoTechnePoesia.doc

Dino Campana, L’opera in versi e in prosa, a cura di Gianni Turchetta, Meridiani Mondadori, 2024

scheda dell’editore:

https://www.mondadoristore.it/L-opera-in-versi-e-in-prosa-Dino-Campana/eai978880471660/?srsltid=AfmBOoqT41tgwKlr6CBwlM6IVIQMe8Ydcv3l_stPKx6ucKqaftj4WInj

il mito di Pigmalione

Il mito di Pigmalione è una delle storie più affascinanti della mitologia greca, che esplora i temi dell’amore, dell’arte e della trasformazione. La narrazione più conosciuta proviene dalle Metamorfosi di Ovidio, dove Pigmalione è descritto come un abile scultore di Cipro, disgustato dalla moralità delle donne del suo tempo, le Propetidi, che vivevano in modo libertino. Decidendo di non sposarsi, Pigmalione si dedica alla creazione di una statua di donna in avorio, talmente perfetta da superare ogni bellezza reale[1][3][4].

La Storia del Mito

Creazione della Statua

Pigmalione scolpisce una statua così bella e realistica che si innamora perdutamente di essa, chiamandola Galatea. Inizia a trattarla come se fosse una donna viva: la veste, le offre doni e la adorna con gioielli. Nonostante sia solo un’opera d’arte, la sua devozione per Galatea cresce giorno dopo giorno[2][5].

Il Desiderio e la Trasformazione

Durante una festa in onore di Afrodite, Pigmalione prega la dea affinché gli conceda una moglie simile alla sua statua. Colpita dalla sincerità del suo amore, Afrodite decide di esaudire il suo desiderio. Quando Pigmalione torna a casa e bacia Galatea, scopre con stupore che la statua si è animata e ha preso vita. I due si sposano e da questa unione nasce Pafo, che darà il nome alla famosa città di Cipro dedicata alla dea dell’amore[3][4][5].

Temi e Interpretazioni

Il mito di Pigmalione affronta diversi temi significativi:

  • Amore Idealizzato: Pigmalione si innamora di un ideale piuttosto che di una persona reale, sollevando interrogativi sulla natura dell’amore e della bellezza.
  • Potere dell’Arte: La capacità di Pigmalione di dare vita alla sua creazione rappresenta il desiderio dell’artista di trascendere la realtà attraverso l’arte.
  • Profezia che si Autoavvera: Questo mito ha dato origine all’effetto Pigmalione in psicologia, dove le aspettative possono influenzare i comportamenti e le interazioni sociali[1][2].

Riflessioni Societarie

Il racconto invita anche a riflettere sulle dinamiche relazionali nella vita reale. Spesso le persone idealizzano i propri cari, cercando di plasmarli secondo le proprie aspettative piuttosto che accettarli per ciò che sono realmente. Questo può portare a conflitti e incomprensioni nelle relazioni interpersonali[2][3].

In sintesi, il mito di Pigmalione non è solo una storia d’amore tra un uomo e una statua, ma una profonda riflessione sulla bellezza, l’arte e le aspettative umane.

Citations:
[1] https://www.skuola.net/psicologia/mito-pigmalione-effetto-pigmalione.html
[2] https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2022/02/09/il-mito-di-pigmalione-dalle-metamorfosi-di-ovidio/
[3] https://www.piegodilibri.it/olimpo-letterario/il-mito-di-pigmalione/
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Pigmalione
[5] https://mitologiedelmondo.altervista.org/pigmalione-e-galatea/
[6] https://pintacuda.it/2024/09/23/il-mito-di-pigmalione/
[7] https://online.scuola.zanichelli.it/perutelliletteratura/files/2010/04/testi-it_ovidio_t40.pdf

Romanzo psicologico: caratteristiche, origini e libri da leggere

vai a:

https://www.illibraio.it/news/narrativa/romanzo-psicologico-1419060/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0lZZpUlQhA3WXEPJiru0LKwpH548JtQ4qH2e35rBbXRcvuvQZ0FMN8GGk_aem_ZGd8Mmosh7z9hYDyRQWqeA

I protagonisti della serie televisiva L’AMICA GENIALE, basata sui romanzi di Elena Ferrante

La serie televisiva L’amica geniale, basata sui romanzi di Elena Ferrante, presenta una vasta gamma di personaggi che si intrecciano nella vita delle protagoniste Elena e Lila. Ecco un riepilogo dei principali protagonisti e delle loro famiglie.

Protagonisti Principali

  • Elena “Lenù” Greco: La narratrice della storia, interpretata da Elisa Del Genio da bambina, Margherita Mazzucco da adolescente e Alba Rohrwacher da adulta. È una ragazza timida e introversa che diventa una scrittrice di successo.
  • Raffaella “Lila” Cerullo: Migliore amica di Elena, caratterizzata da un’intelligenza prodigiosa e un atteggiamento ribelle. Interpretata da Ludovica Nasti da bambina, Gaia Girace da adolescente e Irene Maiorino da adulta.

Famiglia Greco

  • Vittorio Greco: Padre di Elena, usciere al tribunale.
  • Immacolata Greco: Madre di Elena, con cui ha un rapporto conflittuale.
  • Peppe e Gianni Greco: Fratelli minori di Elena.
  • Elisa Greco: Sorella minore di Elena.

Famiglia Cerullo

  • Fernando Cerullo: Padre di Lila e Rino, calzolaio del rione.
  • Nunzia Cerullo: Madre di Lila e Rino, descritta come mite.
  • Gennaro “Rino” Cerullo: Fratello amato da Lila.

Famiglia Spagnuolo

  • Signor Spagnuolo: Pasticciere nel bar-pasticceria Solara.
  • Rosa Spagnuolo: Moglie del pasticcere.
  • Gigliola Spagnuolo: Primogenita, descritta come maliziosa.

Famiglia Airota

  • Guido Airota: Professore di letteratura greca.
  • Adele Airota: Moglie di Guido.
  • Mariarosa Airota: Figlia primogenita che entra nel mondo femminista.
  • Pietro Airota: Figlio minore, ex marito di Elena.

Altri Personaggi Importanti

  • Nino Sarratore: Amore giovanile di Elena e Lila, interpretato da Fabrizio Gifuni nella versione adulta.
  • Franco Mari: Altro personaggio chiave, interpretato da Stefano Dionisi.

La serie esplora le vite delle due amiche attraverso le sfide della crescita, i cambiamenti sociali e le complessità delle relazioni personali, creando un affresco ricco e dettagliato della società italiana del XX secolo[1][2][3].

Citations:
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/L’amica_geniale_(serie_di_romanzi)
[2] https://www.fanpage.it/spettacolo/serie-tv/lamica-geniale-storia-della-bambina-perduta-nuovo-cast-trama-e-puntate-dellultima-stagione-su-rai-1/
[3] https://movieplayer.it/serietv/lamica-geniale_5247/cast/
[4] https://www.mymovies.it/film/2018/lamica-geniale/cast/
[5] https://www.mymovies.it/film/2018/lamica-geniale-stagione-1/cast/
[6] https://www.filmtv.it/serie-tv/162309/l-amica-geniale/cast/
[7] https://www.today.it/tv/news/l-amica-geniale-4-perduta-cast-attori-personaggi.html

Nella serie L’amica geniale, oltre ai protagonisti Elena e Lila, ci sono diversi personaggi secondari che giocano ruoli significativi nello sviluppo della trama e delle dinamiche sociali. Ecco un elenco dei personaggi secondari più importanti:

Personaggi Secondari Importanti

Famiglia Peluso

  • Alfredo Peluso: Falegname comunista, coinvolto in un omicidio che segna la sua vita e quella della sua famiglia.
  • Giuseppina Peluso: Moglie di Alfredo, che affronta le difficoltà dopo l’incarcerazione del marito.
  • Pasquale Peluso: Primogenito, con ideali comunisti ma che si trova a compiere scelte sbagliate.
  • Carmela “Carmen” Peluso: Devota al fratello Pasquale, rappresenta la gioventù del rione.

Famiglia Spagnuolo

  • Signor Spagnuolo: Pasticciere, figura centrale nel rione.
  • Rosa Spagnuolo: Moglie del pasticcere, che gestisce la famiglia.
  • Gigliola Spagnuolo: Figlia maliziosa, il cui matrimonio sarà fonte di delusioni.

Famiglia Airota

  • Guido Airota: Professore di letteratura greca, rappresenta l’intellettualismo.
  • Adele Airota: Moglie di Guido, figura di supporto nella vita familiare.
  • Mariarosa Airota: Insegnante universitaria e attivista femminista.
  • Pietro Airota: Futuro marito di Elena e padre delle sue figlie.

Altri Personaggi Rilevanti

  • Franco Mari: Studente alla Normale di Pisa, con una relazione complessa con Elena.
  • Nino Sarratore: Amore giovanile di entrambe le protagoniste, simbolo di ambizione e conflitto.
  • Maestro Ferraro: Bibliotecario e insegnante che ha un impatto significativo su Elena e Lila.

Questi personaggi secondari arricchiscono la narrazione, contribuendo a esplorare temi come l’amicizia, la rivalità e le differenze sociali nel contesto della Napoli del XX secolo. La loro interazione con Elena e Lila offre una visione più ampia delle sfide e delle esperienze vissute nel rione.

Citations:
[1] https://www.hallofseries.com/serie-tv/friends-classifica-migliori-personaggi-secondari-serie-tv/
[2] https://www.hallofseries.com/serie-tv/15-serie-tv-che-hanno-dei-personaggi-secondari-davvero-fantastici/
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/L’amica_geniale_(serie_di_romanzi)
[4] https://www.griffinitalia.net/20-personaggi-secondari-apprezzati-serie-griffin/
[5] https://artesettima.it/2020/03/15/10-1-migliori-personaggi-secondari-delle-serie-tv/
[6] https://notashow.altervista.org/7-personaggi-secondari-piu-interessanti-dei-protagonisti/
[7] https://www.fumettindelebili.com/top-personaggi-secondari-piu-famosi-dei-protagonisti/
[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Personaggi_secondari_de_I_Soprano

Laura Imai Messina (2024), Tutti gli indirizzi perduti, Einaudi. Recensione di Mauretta Capuano, in La Provincia, 1 dicembre 2024

scheda dell’editore:

Libri in tema di BIBLIOTERAPIA

Ecco alcuni libri e risorse utili sul tema della biblioterapia, una pratica che utilizza la lettura per promuovere il benessere psicologico e emotivo.

Libri Consigliati

  1. Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno
  • Questo libro offre una selezione di opere letterarie associate a vari “malanni” emotivi, suggerendo titoli specifici per affrontare diverse problematiche, come l’ansia o la depressione[1].
  1. Biblioterapia di Marco Dalla Valle
  • Considerato il primo manuale di biblioterapia in italiano, questo testo esplora le applicazioni della biblioterapia e offre strumenti pratici per l’uso dei libri come mezzo terapeutico[5].
  1. Chiedilo ai libri. Il benessere dalla biblioterapia
  • Questo volume discute come la lettura possa diventare un percorso di crescita interiore e benessere, enfatizzando l’importanza del tempo dedicato alla lettura[4].
  1. Biblioterapia a scuola
  • Una raccolta di saggi che analizza il ruolo della biblioterapia nel contesto scolastico, evidenziando come i libri possano essere utilizzati per supportare il benessere degli studenti[7].

Approfondimenti sulla Biblioterapia

  • La biblioterapia clinica è condotta da professionisti della salute mentale e mira a trattare condizioni patologiche attraverso la lettura guidata[2].
  • La biblioterapia dello sviluppo, invece, si concentra sul miglioramento delle abilità personali e sociali in individui sani, utilizzando vari materiali narrativi, dai romanzi alle graphic novel[2].
  • Il Centro di ricerca interdipartimentale in biblioterapia dell’Università di Verona è un’importante iniziativa in Italia che studia le applicazioni della biblioterapia e promuove la formazione dei professionisti nel campo[2].

Risorse Online

  • Biblioterapia Italiana: offre corsi e incontri online per approfondire la pratica della biblioterapia.
  • Tolstoy Therapy: un blog in inglese con letture specifiche per vari disagi emotivi.

La biblioterapia rappresenta un approccio innovativo e multidisciplinare, capace di integrare la letteratura nella pratica terapeutica, stimolando la riflessione personale e il miglioramento del benessere psicologico.

Citations:
[1] https://www.lifegate.it/biblioterapia
[2] https://www.univrmagazine.it/2024/03/15/biblioterapia-il-benessere-tra-le-pagine-di-un-libro/
[3] https://www.mywayblog.it/che-libro-leggere/
[4] https://www.castelvecchieditore.com/prodotto/chiedilo-ai-libri-il-benessere-dalla-biblioterapia/
[5] https://quiedit.it/prodotto/biblioterapia/
[6] https://biblioterapiaitaliana.com/Biblioterapia/consigli-di-lettura/
[7] https://www.editricebibliografica.it/scheda-libro/autori-vari/biblioterapia-a-scuola-9788893575331-580554.html

TartaRugosa ha letto e scritto di: Laura Imai Messina (2024), Tutti gli indirizzi perduti, Einaudi, Torino

vai al post:

I LIBRI EINAUDI 1933-1983 TROVANO CASA,   A MILANO ALLA BIBLIOTECA DI VIA SENATO,  In mostra dal 28 novembre al 7 dicembre 2024

Biennale di Venezia 2024 – Arsenale, in La Dimora del Tempo Circolare

PAGINA 3 / Radio3 : programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali

programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali

Pagina 3 | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound

https://www.raiplaysound.it/programmi/pagina3

pagina su facebook:

https://www.facebook.com/paginatre.radiotre/?locale=it_IT

PODCAST sui libri e la letteratura 

podcast sui libri e la letteratura

Guida ai podcast sui libri da ascoltare – ilLibraio.it

https://www.illibraio.it/news/ebook-e-digitale/guida-podcast-sui-libri-1441241/

Merini Alda, Le mie canzoni d’amore, poesie scelte, a cura di Daniele Piccini, Corriere della Sera, 2024

scheda dell’editore:

https://www.corriere.it/gli-allegati-di-corriere/24_ottobre_29/negli-occhi-alda-merini-sue-poesie-edicola-il-corriere-9b6f12f4-9620-11ef-986b-10f0d6b15fb3.shtml

Laura Imai Messina, Tutti gli indirizzi perduti, Einaudi, 2024

scheda dell’editore:

Le tematiche principali trattate in “Tutti gli indirizzi perduti” di Laura Imai Messina includono:

Ricerca dell’identità

La protagonista, Risa, intraprende un viaggio non solo fisico ma anche interiore, cercando di scoprire chi è realmente e il significato della sua vita. La sua esperienza all’Ufficio Postale alla Deriva, dove si occupa di lettere mai recapitate, diventa un mezzo per esplorare la propria identità e il proprio passato.

Legami umani e connessioni

Il romanzo esplora i legami invisibili che uniscono le persone, evidenziando come le esperienze condivise e le emozioni possano creare connessioni profonde. Le lettere rappresentano storie di amore, rimpianto e desiderio, sottolineando l’importanza delle relazioni interpersonali.

Memoria e rimpianto

Le lettere raccolte da Risa raccontano storie di persone che hanno perso qualcuno o qualcosa di significativo. Questo tema del rimpianto è centrale nel libro, poiché ogni lettera è un frammento di vita che riflette il dolore e la bellezza della memoria.

La scrittura come forma di cura

La scrittura delle lettere diventa un atto terapeutico, capace di accompagnare chi scrive nel processo di elaborazione del dolore e della perdita. Il gesto di scrivere assume un valore profondo, trasformando le emozioni in parole che possono portare conforto.

Cultura giapponese e quotidianità

Il romanzo è ambientato in Giappone, e attraverso la narrazione si percepisce l’influenza della cultura giapponese sulla vita dei personaggi. La quotidianità giapponese viene descritta con sensibilità, creando un contesto ricco e affascinante.

Queste tematiche si intrecciano per dare vita a una narrazione profonda e toccante, che invita il lettore a riflettere sulla propria vita e sulle proprie relazioni.

Citations:
[1] https://www.lauraimaimessina.com/libri/non-oso-dire-la-gioia/
[2] https://www.libreriauniversitaria.it/tutti-indirizzi-perduti-imai-messina/libro/9788806255770
[3] https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/fedelta-marco-missiroli-9788806240172/
[4] https://www.edizpiemme.it/libri/quel-che-affidiamo-al-vento/
[5] https://www.bicchierdivin.it/product/le-vite-nascoste-dei-colori/
[6] https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/tokyo-tutto-lanno-laura-imai-messina-9788806244217/
[7] https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/il-giappone-a-colori-laura-imai-messina-9788858443705/
[8] https://letteratitudinenews.wordpress.com/2024/10/29/tutti-gli-indirizzi-perduti-di-laura-imai-messina-einaudi/

Guidorizzi Giulio. Il lessico dei greci. Una civiltà in 30 parole, Raffaello Cortina, 2024. Indice del libro

scheda dell’editore:

https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/giulio-guidorizzi/il-lessico-dei-greci-9788832856910-4341.html

Tutti sappiamo che le origini della nostra cultura stanno là, in quella penisola assolata e spazzata dai venti, e nella miriade di isole che popolano il mare viola dell’Egeo. In quelle terre cominciarono a essere usate le parole più antiche di cui si abbia memoria, e alcune di queste continuano dopo più di tremila anni a essere pronunciate. La storia delle parole è anche la storia dei concetti che esprimono e che si misurano col tempo.

Giulio Guidorizzi ne ha scelte trenta che fanno da guida alla genesi di alcune idee fondamentali anche per noi. Da “anima” a “sapienza”, da “legge” a “giustizia”, da “amore” a “amicizia”, l’indagine investe la politica e l’arte, il diritto, le forze morali e i sentimenti. Ogni voce di questo lessico, vero vocabolario di antropologia della cultura, esprime un modo di concepire la realtà delle nostre origini e fa rivivere lo straordinario mondodei Greci esplorando alcuni concetti tuttora attualissimi nella nostra civiltà.

L’autore ringrazia Beatrice Flammini, che ha collaborato in modo importante a questo libro.

 

Biografia dell’autore

Giulio Guidorizzi

Giulio Guidorizzi, studioso di mitologia classica e di antropologia del mondo antico, ha insegnato Letteratura greca all’Università degli Studi di Milano e di Torino. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Ai confini dell’anima (2010), Il compagno dell’anima (2013), vincitore del premio Viareggio-Rèpaci, I colori dell’anima (2017), In viaggio con gli dei (con S. Romani, 2019), Il mare degli dei (con S. Romani, 2021), La Sicilia degli dei (con S. Romani, 2022), I miti delle stelle (2023) e Il lessico dei greci (2024).

Gamberale Chiara, Dimmi di te, Einaudi, 2024

scheda dell’editore:

Chiara Gamberale, nel suo romanzo Dimmi di te, pubblicato da Einaudi nel 2024, affronta il tema della ricerca di identità e della riconciliazione con il passato. La protagonista, Chiara, si ritrova a vivere in un contesto che sfida le sue scelte di vita: madre quasi per caso e trasferitasi in un quartiere di famiglie “normali”, si sente intrappolata in una routine che rifiuta. La sua vita, caratterizzata da un’eterna adolescenza e dalla ricerca di emozioni forti, si scontra con la quiete apparente della sua nuova esistenza.

Trama

Il romanzo si sviluppa attorno alla domanda centrale: “E tu? Come hai fatto a rimanere fedele a te stesso?”. Chiara decide di contattare alcune figure del suo passato — compagni di scuola che aveva mitizzato — per scoprire come hanno affrontato la vita e se sono riusciti a crescere senza tradire chi erano realmente. Attraverso questi incontri, il lettore assiste a una mescolanza di passato e presente che costringe Chiara a confrontarsi con verità scomode e con la sua evoluzione personale.

Tematiche

Gamberale esplora temi profondi come:

  • La riconciliazione con se stessi: L’autrice invita a riflettere su come si possa fare pace con la persona che siamo diventati.
  • La tensione tra sogni e realtà: Il romanzo rappresenta un’indagine sull’equilibrio tra le aspirazioni giovanili e le scelte adulte.
  • La trasformazione personale: Chiara offre una narrazione che suggerisce la possibilità di trasformare situazioni stagnanti (“paludi”) in opportunità di crescita (“mare aperto”).

Stile

La scrittura di Gamberale è descritta come fluida e coinvolgente, capace di toccare corde emotive profonde. Le recensioni lodano la capacità dell’autrice di rendere accessibili concetti complessi attraverso una narrazione leggera, che riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore.

In sintesi, Dimmi di te non è solo un racconto personale, ma un invito a riflettere sulla propria vita e sulle scelte fatte, rendendo il lettore partecipe di una ricerca universale di significato e autenticità.

Citations:
[1] https://www.amazon.it/Dimmi-te-Chiara-Gamberale-ebook/dp/B0DFYCPN48
[2] https://www.ibs.it/dimmi-di-te-libro-chiara-gamberale/e/9788806259549
[3] https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/dimmi-di-te-chiara-gamberale-9788806259549/
[4] https://www.libraccio.it/libro/2000000124889/chiara-gamberale/adesso.html
[5] https://www.mondadoristore.it/Dimmi-di-te-Chiara-Gamberale/eai978880625954/
[6] https://www.libreriauniversitaria.it/dimmi-te-gamberale-chiara-einaudi/libro/9788806259549
[7] https://www.hoepli.it/libro/dimmi-di-te/9788806259549.html

Oz Amos, La storia comincia così, Feltrinelli, 2024

Leggere grandi romanzi e racconti in compagnia di Amos Oz è un’esperienza unica.

In questa raccolta Oz invita a soffermarsi su alcuni incipit, seguendo un filo conduttore tanto affascinante quanto ricco di sorprese. Secondo lo scrittore, infatti, le prime righe di un libro stabiliscono un “contratto” con il lettore, in cui l’autore in parte svela e in parte nasconde il proprio intento. Solo così la lettura si trasforma in un’esperienza di scoperta, prima dell’opera e poi di se stessi. L’incipit dà vita a un’avventura che si ripete ogni volta, sempre diversa e straordinaria.

“Amos Oz rende visibile l’essenza della letteratura.” 

Jakob Hessing “Frankfurter Allgemeine Zeitung”

“Questa raccolta di Amos Oz è una gioia da leggere… Sono pezzi brevi e scattanti, venati di umorismo e scritti magnificamente.” 

Aldo Cazzullo ricostruisce le ultime ore di PIER PAOLO PASOLINI, ucciso il 2 novembre 1975, nel programma Una giornata particolare, su la 7 del 30 ottobre 2024

vai a

Scurati Antonio, L’ora del destino, 1940-1943, Bompiani, 2024

scheda dell’editore:

https://www.bompiani.it/catalogo/m-lora-del-destino-9788830104976

Sono trascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo da fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. 
Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato; Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma; e la lunghissima sfilza di gerarchi, tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. 
Costretta a fare il proprio dovere è poi una generazione intera di italiani, uomini, donne, soldati, tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein. 
E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo. 
A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, un uomo solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.

Francesca Zuccato, La voce di Balavat, Triskell Edizioni, 2024

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un quadro che rappresenta il movimento letterario romantico: il VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA, di Caspar David Friedrich (1818)

LA STREGA CHE NON ERA. L’atroce caso di Caterina Medici, di e con MARCO BALLERINI, con la partecipazione del percussionista Francesco D’Auria, a Como, il 23 ottobre 2024

Thomas Schlesser, Gli occhi di Monna Lisa. Il grande romanzo sull’arte, Longanesi, 2024

scheda dell’editore:

https://www.longanesi.it/libri/thomas-schlesser-gli-occhi-di-monna-lisa-9788830461581/

Lisa ha dieci anni e vive a Parigi con i genitori quando un giorno, all’improvviso, i suoi occhi smettono di vedere. I primi accertamenti al pronto soccorso non rilevano nulla di anomalo e dopo qualche ora di angoscia la vista sembra tornata. L’oculista è convinto che la bambina necessiti di un consulto psichiatrico, ma il nonno di Lisa, Henry, un vecchio burbero e determinato, è di tutt’altro avviso: se la bambina rischia di perdere la vista, l’unica vera urgenza è mostrarle tutto ciò che di più bello l’uomo ha creato.
E così, ogni mercoledì, subito dopo la scuola, fingendo con i genitori di portarla dallo psichiatra, il nonno accompagna la nipote a visitare alcuni tra i più importanti musei del mondo: il Louvre, il Museo d’Orsay, il Beaubourg sono scrigni di meraviglie che si schiudono davanti allo sguardo di Lisa e della sua specialissima guida.

Osservando incantati le cinquantadue opere che scandiscono il romanzo, scoprendo la cifra stilistica di un artista, commovendosi davanti all’ineffabile spettacolo di un Leonardo o di un Degas, di un Botticelli o di un’installazione di Marina Abramovic, nonno e nipote compiono un viaggio nel mistero della bellezza, nell’enigmatica capacità dell’arte di mettere a nudo l’animo umano, che cambierà la vita di entrambi. E insieme anche la nostra.

Di Paolo Paolo, Rimembri ancora. Perchè amare da grandi le poesie studiate a scuola, il Mulino, 2024. Indice del libro

scheda dell’editore:

https://www.mulino.it/isbn/9788815390516

La nebbia agl’irti colli…
E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose.

Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C’è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all’improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un’occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po’ di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all’ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo ’900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani… Dimostra così che l’esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.

Paolo Di Paolo, finalista al Premio Strega 2024 con «Romanzo senza umani», è autore tra l’altro di «Mandami tanta vita» (2013, Premio Salerno Libro d’Europa, Premio Fiesole Narrativa e finalista Premio Strega), «Una storia quasi solo d’amore» (2016), «Lontano dagli occhi» (2019, Premio Viareggio Rèpaci), tutti editi da Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Scrive su «la Repubblica» e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte».

 

Per cominciare
I. Amare la poesia (da grandi)
«Che la dolcezza ancor dentro mi suona»
Ricordati di me!
Saper rileggere
Realtà aumentata
II. Care, vecchie antologie!
Quelli che non leggiamo più
Allenarsi alla virtù
«E le morte stagioni, e la presente e viva»
«Aprile trema»
Tempo curvo
III. Quando inseguivo i poeti
L’ape di Zanzotto
La tenace ganga che aggrega i vivi e i morti
IV. Celeste dote
Tra le braccia degli dei
Il vento che soffia nei Sepolcri
Dei Sepolcri, di Ugo Foscolo
V. Siccome immobile
Che romanzo!
«D’inestinguibil odio e d’indomato amor»
Il Cinque Maggio, di Alessandro Manzoni
VI. «E scrivo, e scrivo, e ho molte altre virtù»
Il coraggio della debolezza
La morte di un poeta
«Fedeli amici di un tempo migliore»
Davanti San Guido, di Giosue Carducci
VII. Amore scritto minuscolo
Alti e bassi
Nietzsche fa rima con camicie
Vita ruvida, concreta
Il personaggio «guidogozzano»
La signorina Felicita ovvero la felicità, di Guido Gozzano
VIII. Piccole cose, grandi misteri
Fanciullino dark
Una cosmogonia maligna
Lo stesso cielo
Eccetera!
X agosto, di Giovanni Pascoli
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, di Giacomo Leopardi
IX. Triste meraviglia
Contro-antologie
Dove eravate tutte
Attaccato alla vita
«Il mio sogno di te non è finito»
Soldati, di Giuseppe Ungaretti
Spesso il male di vivere ho incontrato, di Eugenio Montale
Essere vivi ora
Le poesie
Altre letture
Indice dei nomi

Haruki Murakami, Le città e le sue mura incerte, Einaudi, 2014

VAI ALLA SCHEDA DELL’EDITORE:

Diciassette anni lui, sedici lei. Si sono conosciuti in occasione di un concorso letterario aperto alle scuole della circoscrizione. Lui ha sfidato la timidezza e le ha lasciato il suo indirizzo, proponendole di scambiarsi delle lettere. Non sopportava l’idea di non vederla piú. Vivono in città diverse e non hanno un posto per sé: ai loro sporadici incontri fa da sfondo il paesaggio urbano – i giardinetti, l’orto botanico, la stazione -, passeggiano in riva al mare o lungo il fiume, sospinti dalla promessa del futuro. È l’incanto del primo amore. Durante le interminabili chiacchierate, lei comincia a raccontargli di una città circondata da mura altissime, con un bel fiume, tre ponti di pietra, una torre di guardia, basse colline, un orologio senza lancette che sovrasta la piazza principale, unicorni dal mantello dorato, invisibili uccelli notturni. Qui le persone conducono un’esistenza frugale, ma senza privazioni. In realtà la vera lei è lí che vive, gli confida. Quella davanti a lui è soltanto un’immagine sbiadita, un’ombra, che ha preso il suo posto. Nella città dalle alte mura lei lavora in biblioteca: dalle cinque del pomeriggio fino alle dieci di sera aiuta il Lettore dei sogni. Sarà lui a ricoprire quel ruolo, gli dice, perché possiede i rari requisiti richiesti per la misteriosa funzione. Nei mesi in cui si frequentano, lui annota ogni dettaglio di quel luogo segreto che conoscono solo loro, e che vanno costruendo insieme. Poi, all’improvviso, la ragazza scompare. Per ritrovarla, lui dovrà spingersi oltre lo spazio e il tempo e sconfiggere le temibili barriere che li separano. Ma solo chi lo desidera con tutto il cuore può superare le alte mura ed entrare finalmente nella città. Mondi dalle sfumature oniriche, chimere intrise di malinconia, enigmatiche suggestioni che rapiscono e incantano: La città e le sue mura incerte è immerso nelle atmosfere ipnotiche e rarefatte che hanno reso celebre Murakami Haruki. Eppure si rivela anche un romanzo ben radicato nella realtà, una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sul rimpianto di ciò che abbiamo perduto, sugli sconfinamenti della verità, sul senso della nostra esistenza.

E.M. Cioran, Il crepuscolo dei pensieri, Adelphi

E.M. CioranIl crepuscolo dei pensieri

Il crepuscolo dei pensieri – E.M. Cioran

https://www.adelphi.it/libro/9788845939143

Le verità che Cioran consegnò al Crepuscolo dei pensieri contengono il germe delle esplorazioni future e al tempo stesso qualcosa che resiste persino all’organizzazione caotica e frammentaria dei Quaderni.

Al fondo di ciascuno degli aforismi qui radunati – che toccano i temi più cari a Cioran (dalla noia alla solitudine, all’insonnia, alla timidezza, al desiderio, all’oblio, al rimorso e al suicidio) – cogliamo la stessa affilata capacità di introspezione, l’estraneità di sempre a ogni filosofia, ma in una versione surriscaldata.

Un pensiero che non trova pace e attraversa le vaste distese del «non-luogo universale», lasciando dietro di sé una traccia bruciante nelle parole. «La mediocrità della filosofia si spiega col fatto che si può riflettere solo a bassa temperatura. Quando si controlla la propria febbre, si ordinano i pensieri come fossero marionette; si tirano le idee con il filo e il pubblico non si sottrae all’illusione.

Ma quando ogni sguardo su se stessi è un incendio o un naufragio, quando il paesaggio interiore diviene una sontuosa devastazione di fiamme che danzano sull’orizzonte dei mari – allora si dà libero sfogo ai pensieri: colonne tormentate dall’epilessia del fuoco interiore». Un fuoco che permette a Cioran di esserci amico – anche quando apparentemente vorrebbe infierire su di noi.

Pontiggia Giuseppe, a cura di Daniela Marcheschi, “Un libro che divorerei”: pareri di lettura, Palingenia editore, Venezia, 2024

scheda dell’editore:

Un Pontiggia inedito e ‘privato’, nella veste di impareggiabile consulente editoriale.

Lettore appassionato, vorace e onnivoro, pertinace bibliomane, Giuseppe Pontiggia era come fatalmente predestinato a quell’invisibile ruolo di consulente editoriale che, per decenni, affiancò alla pubblica attività di scrittore. Ma anche il «parere di lettura» assurge, in Pontiggia, al rango di vero e proprio genere letterario. Lo dimostra questo libro, dove per la prima volta si offre ampia testimonianza di una parte tutt’altro che secondaria della sua  opera, relegata finora all’interno di fondi e archivi editoriali.
Un Pontiggia inedito e ‘privato’ nel quale ritroveremo però tutti i suoi inconfondibili tratti: la scrittura sapientemente calibrata e la perentoria precisione di giudizio («Sono libri decorosamente didascalici, ma una pagina di Singer basta a cancellarli»); la contagiosa passione letteraria («… si impone senza enfasi e sottolineature, con la naturalezza serenamente sconvolgente dei classici»); la soave spietatezza di fronte a certi compiaciuti manierismi («È un grande scrittore mancato, un ectoplasma di Broch»); le personali, irriducibili inclinazioni («Il tema esercita su di me una seduzione erotica cui mi è difficile resistere e non mi sento sicuro nel giudizio»). Infine, la prodigiosa duttilità, che gli permette di spaziare con disinvoltura, e con la medesima competenza, dalla narrativa ai classici, dalla poesia alla saggistica. E, soprattutto, un rigore che non cede mai al dogmatismo: «La bellezza della scrittura sta nell’assenza delle regole».


Da Italo Calvino a Anna Maria Ortese, da Giorgio Manganelli a Dino Buzzati, da Vasilij Grossman a Irène Némirovsky, da Marguerite Yourcenar a Orhan Pamuk: nei magistrali pareri di lettura di Pontiggia, gemme letterarie nascoste, il suo lavoro dietro le quinte del mondo editoriale.

«Confesso non senza imbarazzo una mia deplorevole simpatia per un’opera come questa e provo una irresistibile tentazione a proporla».

«È uno di quei romanzi in cui l’influenza di Kafka si sovrappone a quella di Borges, producendo una miscela non tanto esplosiva quanto emolliente».

Lo stupore dei sentimenti tra i fiori di Guarracino, articolo di Renato Minore in Il Messaggero 22 settembre 2024

la nuova sede del gruppo FELTRINELLI, a Milano in via Quadrio

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Che forma prenderà questo polo?
«Accoglierà al lavoro 360 persone, con modalità molto aperte e fluide, un head quarter al quale faranno riferimento le nostre 121 librerie fisiche e le 3 online, le nostre attività di editoria e produzione di contenuti per media tradizionali e nuovi, la formazione con la scuola Holden. E infine uno spazio al quarto piano dedicato agli autori: per lavoro, incontri, frequentazioni»

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vai alla fonte informativa:

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/24_settembre_12/alessandra-carra-la-nuova-sede-feltrinelli-in-via-quadrio-sara-un-distretto-della-cultura-questa-e-la-radice-di-milano-50986ba4-2661-4bff-be98-04fdda0cfxlk.shtml

osservazioni, nel blog lescritteriate

Odio e amo (Il romanzo di Catullo) – Daniele Coluzzi

Etimologia: “étymos”, “lógos”

Etimologia deriva da due parole greche:

  • ἔτυμος (étymos): significa “intimo significato della parola”, “vero significato”, “origine”. Si riferisce al significato originario e profondo di un termine.
  • λόγος (lógos): significa “discorso”, “studio”, “ragione”. Indica l’atto di studiare, indagare e comprendere.

Quindi, etimologia significa letteralmente “studio dell’origine delle parole”

Francesca Manfredi, Il periodo del silenzio, La Nave di Teseo, 2024

scheda del libro:

https://lanavediteseo.eu/portfolio/il-periodo-del-silenzio/

Cristina Martino ha ventotto anni, è laureata in Archeologia e lavora, precaria, in una biblioteca di dipartimento all’università di Torino. Ha una vita piuttosto monotona, una famiglia ordinaria, nessun trauma. Ha avuto qualche relazione di breve durata – una, in particolare, che le è rimasta dentro con una forma di dolenza irrisolta – ha un flirt con Daniele, conosciuto da poco, e un’amica, Silvia, che sembra il suo opposto; ogni cosa in lei tende all’evasione dalla norma, al rumore, all’eccesso di vita.

Una sera, presa da un impulso, Cristina decide di eliminare i suoi profili social. Un gesto senza motivazione apparente, non insolito, di certo non rivoluzionario: eppure, questa sarà la prima tappa del suo percorso verso il silenzio, perché, gradualmente, Cristina smette di comunicare. Pur continuando la sua vita quotidiana, smette di parlare alle persone in biblioteca, a sua sorella, ai suoi genitori, smette di parlare a Silvia, persino a Daniele. Mantiene dapprima un contatto minimo, attraverso biglietti e messaggi essenziali e, infine, elimina anche quello.

Cristina scivola sempre più in una forma di rarefazione, di invisibilità fisica, in cui il silenzio diventa la scelta di una sparizione dal mondo. Quando un articolo sulla sua storia diventa virale, in tanti cominciano a emularla, attribuendo al suo silenzio significati universali e necessari, mentre nessuno sembra più sapere dove Cristina si trovi davvero, e se tornerà.

Alberto Longatti – Fabio Cani, I Plinii sul Duomo di Como. Episodi di storia della cultura, NodoLibri, 2024

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NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Milano e Roma

Lauree Triennali

La vita si divide in tre tempi: passato, presente e futuro. Di questi il presente è breve, il futuro incerto, il passato sicuro …, SENECA, De brevitate vitae

La vita si divide in tre tempi: passato, presente e futuro. Di questi il presente è breve, il futuro incerto, il passato sicuro. Solo su quest’ultimo, infatti, la fortuna ha perso la sua autorità, perché non può essere ridotto in potere di nessuno. Questo perdono gli affaccendati: infatti non hanno il tempo di guardare il passato e, se lo avessero, sarebbe sgradevole il ricordo di un fatto di cui pentirsi. Malvolentieri pertanto rivolgono l’animo a momenti mal vissuti e non osano riesaminare cose, i cui vizi si manifestano ripensandole, anche quelli che vengono nascosti con qualche artificio del piacere presente.

Seneca – I tre tempi della vita

https://www.libriantichionline.com/divagazioni/seneca_vita_tre_tempi

La vita umana sarà sempre chiusa in uno spazio ben limitato … , Seneca, in DE BREVITATE VITAE- Sulla brevità della vita

La vita umana,
anche ammesso che superi i mille anni,
sarà sempre chiusa in uno spazio ben limitato…
ma questo spazio di tempo
che per legge di natura scorre velocemente,
anche se la ragione vorrebbe prolungarlo,
è inevitabile che vi sfugga subito:
siete voi che non sapete afferrare e trattenere
o anche solo frenare
questa che è la più veloce di tutte le cose;
ma ve la lasciate scappar di mano
come se fosse un accessorio qualsiasi
che si può sostituire.

http://web.tiscali.it/pierluigipennati/letteratura/seneca/iltempo.htm

“Non potevo né leggere né scrivere ma Ricordare”, post su JORGE LUIS BORGES nel blog il Tempo Circolare

Mescalina.it, Fard Rock e Premio LaMiaTerra sono i vincitori della XII edizione della TARGA MEI MUSICLETTER – fonte informativa in musicletter.it

Letture, cinema, musica sul sito mescalina.it

vai a:

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Mescalina.it Pensieri Liberi e Creativi

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FUORILINEA: Rubrica culturale del TG3 dedicata all’attualità di cinema, musica e arte

CREATURA DI SABBIA – TAHAR BEN JELLOUN, in NonSoloProust

Alfred Polgar, Piccole storie senza morale, traduzione di Cristina Pennavaja, prefazione di Siegfried Melchinger, con due saggi di Walter Benjamin e Robert Musil, Adelphi, prima edizione ottobre 1994, seconda edizione maggio 2010

scheda dell’editore:

https://www.adelphi.it/libro/9788845910715

C’è un grande scrittore viennese – dopo Joseph Roth, Schnitzler, Kraus, Altenberg – che aspetta ancora di essere conosciuto e riconosciuto fuori dai Paesi di lingua tedesca: Alfred Polgar. Forse nessuno come lui apparteneva così intimamente alla fisiologia di quella città, al suo ritmo, al suo respiro. Il fraseggio di Polgar è un incanto che si può intendere, apprezzare, soprattutto camminando tra il Graben e la Hofburg. Polgar parla di uno spettacolo teatrale o racconta una breve storia o divaga in margine a temi disparati o disegna un ritratto o esamina un libro, senza mai far pesare ciò che dice. Sulle effimere colonne dei giornali, accanto ai fatti di cronaca, egli si sente più a suo agio che sulle pagine delle più nobili riviste letterarie. Eppure le sue parole sono il risultato di una prodigiosa «riduzione delle cento righe in dieci righe». Come disse una volta Franz Kafka, in Polgar «sotto il guanto glacé della forma si nasconde una volontà forte e intrepida».
Lo avvertirono subito i più diversi e i più grandi fra gli scrittori di lingua tedesca suoi contemporanei, da Joseph Roth a Benjamin, da Broch a Musil. E oggi è maturo il tempo perché si torni a capire quanta novità si nasconde nelle pagine di Polgar, quanto prezioso sia il suo understatement, quanto elegante il suo passo. E forse si potrà anche contare su una grata comprensione della sua poetica, che si compendiava tutta in una frase: «La vita è troppo breve per la forma letteraria lunga, è troppo fuggevole perché lo scrittore possa indugiare in descrizioni e commenti, è troppo psicopatica per la psicologia, troppo romanzesca per il romanzo; la vita fermenta e si decompone troppo rapidamente per poterla conservare a lungo in libri ampi e lunghi».
Questo volume, il primo di Polgar pubblicato in Italia, contiene scritti provenienti da una folta serie di libri, apparsi fra il 1922 e il 1959 presso vari editori.

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mi scrive Cristina Pennavaja:

Caro, splendido Paolo,

ho ritrovato in ‘Antologia del tempo che resta’ il libro di Alfred Polgar Piccole storie senza morale (il titolo fu creato da Renata Colorni, che curava – diciamo così, ma potrei dire altrimenti – la mia traduzione).

Sa perché Polgar, a parte il libro di Adelphi, è sconosciuto in Italia?

Claudio Magris nella sua tesi di laurea parlò di Polgar come di un gaio conversatore del Café Central di Vienna, un superficiale, nostalgico cronista dei passati fasti austroungarici.

La tesi di laurea diventò poi il libro Il mito absburgico nella letteratura tedesca moderna, che è un testo importante.

La sottovalutazione fatta da Magris è stata ripresa come un mantra in varie enciclopedie, che io consultai nella biblioteca Sormani.

Ora, Polgar fu lodato, celebrato, amato da un Musil, un Karl Kraus, un Walter Benjamin, un Tucholsky, un Peter Altenberg, altri che non ricordo per quanti e quali sono.

Ma vogliamo scherzare?

Il nostro eminente tuttologo Magris mai più è tornato a parlare di Polgar.

A una mia lettera, purtroppo tarda, non ha risposto.

Un caldo saluto, e sempre grazie!

sua amica Cristina


SCHEDA INFORMATIVA rintracciata attraverso AI intelligenza artificiale:

Alfred Polgar è stato un importante scrittore e critico austriaco, nato a Vienna nel 1873 e morto nel 1955. È noto per il suo stile incisivo e per la sua capacità di condensare pensieri complessi in forme brevi e incisive. Polgar ha vissuto in un periodo di grande fermento culturale e politico, attraversando diverse città europee, tra cui Berlino, prima di emigrare negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Biografia

  • Origini e formazione: Polgar nacque a Vienna in una famiglia ebrea. La sua carriera letteraria iniziò nei primi anni del Novecento, quando cominciò a collaborare con importanti riviste e giornali.
  • Attività letteraria: È stato un prolifico scrittore di racconti e saggi, con un particolare focus sul teatro. La sua opera più nota è “Piccole storie senza morale”, pubblicata in Italia nel 1994, che raccoglie scritti dal 1922 al 1959. In questo lavoro, Polgar esplora temi vari con uno stile che combina ironia e profondità[1][2].
  • Vita durante il regime nazista: Con l’ascesa del nazismo, Polgar, essendo ebreo, fu costretto a lasciare la Germania. Dopo aver vissuto in Svizzera e Francia, si rifugiò negli Stati Uniti nel 1940[2][3]. Durante questo periodo, collaborò con la Metro-Goldwyn-Mayer come sceneggiatore[2].

Stile e temi

Polgar è spesso descritto come un maestro dell’understatement, capace di esprimere sentimenti complessi con una prosa elegante e concisa. Una delle sue citazioni più celebri riassume la sua filosofia letteraria: “La vita è troppo breve per la forma letteraria lunga”[1]. Questo approccio si riflette nelle sue opere, dove preferisce la brevità alla prolissità.

Influenza e riconoscimenti

Nonostante il suo talento fosse riconosciuto dai contemporanei come Joseph Roth e Walter Benjamin, Polgar è rimasto relativamente sconosciuto al pubblico al di fuori dei paesi di lingua tedesca fino a tempi recenti[1][2]. La sua opera continua a essere riscoperta e studiata per la sua rilevanza culturale e stilistica.

In sintesi, Alfred Polgar rappresenta una figura fondamentale della letteratura austriaca del XX secolo, il cui lavoro merita una maggiore attenzione sia per la sua qualità artistica che per il contesto storico in cui è stato prodotto.

Citations:
[1] https://www.adelphi.it/libro/9788845910715
[2] https://birdmenmagazine.com/2024/01/23/marlene-dietrich-alfred-polgar-adelphi-recensione/
[3] https://www.ibs.it/libri/autori/alfred-polgar
[4] https://storygenius.it/2022/03/20/le-pagine-piu-belle-il-gradino-di-alfred-polgar/
[5] https://www.adelphi.it/catalogo/autore/824/alfred-polgar
[6] https://www.lapoesiaelospirito.it/2007/10/17/polgar-il-mio-nome/
[7] https://antemp.com/2024/07/26/alfred-polgar-piccole-storie-senza-morale-traduzione-di-cristina-pennavaja-prefazione-di-siegfried-melchinger-con-due-saggi-di-walter-benjamin-e-robert-musil-adelphi-prima-edizione-ottobre-199/
[8] https://it.wikiquote.org/wiki/Alfred_Polgar

L’AMICA GENIALE di Elena Ferrante è “il libro del secolo” secondo il New York Times, 13 luglio 2024

Il concetto di “rêverie” nel pensiero di Bachelard

 

Nella filosofia di Gaston Bachelard, la rêverie, tradotta in italiano come “fantasticheria” o “sogno ad occhi aperti”, assume un ruolo centrale nell’epistemologia e nell’estetica. Essa rappresenta uno stato mentale intermedio tra la veglia e il sonno, caratterizzato da una sospensione del pensiero razionale e dall’emergere di immagini e ricordi inconsci.

Bachelard distingue la rêverie dal sogno notturno: mentre quest’ultimo è dominato da una logica onirica caotica e incontrollabile, la rêverie conserva una parziale coscienza e permette al soggetto di plasmare attivamente le proprie immagini mentali.

Secondo Bachelard, la rêverie è la materia prima della creazione poetica e scientifica. Essa fornisce al poeta le immagini e i simboli che arricchiscono la sua opera, mentre allo scienziato offre spunti intuitivi e nuove prospettive per la ricerca.

Le caratteristiche principali della rêverie bachelardiana sono:

  • Passività e attività: la rêverie è un’esperienza che inizialmente si presenta come passiva, con l’emergere spontaneo di immagini e ricordi. Tuttavia, il soggetto diviene ben presto attivo, selezionando e plasmando le immagini mentali secondo i propri desideri e interessi.
  • Immagine e simbolo: la rêverie si esprime attraverso immagini e simboli, che possiedono un forte potere evocativo e comunicativo. Questi elementi non sono mere rappresentazioni della realtà, ma piuttosto condensati di esperienze e significati personali.
  • Dinamismo e fluidità: la rêverie è uno stato dinamico e fluido, in continua evoluzione. Le immagini mentali si susseguono e si intrecciano, creando una sorta di flusso di coscienza.
  • Carattere archetipico: le immagini della rêverie spesso richiamano archetipi universali, ovvero simboli che possiedono un significato profondo e condiviso da tutta l’umanità.

La rêverie ha diverse funzioni nel pensiero di Bachelard:

  • Funzione conoscitiva: la rêverie permette di accedere a una conoscenza intuitiva e non razionale, che può integrare e arricchire la conoscenza scientifica.
  • Funzione poetica: la rêverie è alla base della creazione poetica, fornendo al poeta le immagini e i simboli che alimentano la sua ispirazione.
  • Funzione terapeutica: la rêverie può avere una funzione terapeutica, permettendo al soggetto di elaborare traumi ed esperienze negative.
  • Funzione euristica: la rêverie può stimolare la creatività e generare nuove idee.

Bachelard individua anche diverse tipologie di rêverie, legate a specifici elementi naturali:

  • Rêverie terrestre: connessa all’elemento terra, evoca immagini di solidità, stabilità e intimità.
  • Rêverie acquatica: connessa all’elemento acqua, evoca immagini di fluidità, trasformazione e inconscio.
  • Rêverie aerea: connessa all’elemento aria, evoca immagini di libertà, leggerezza e spiritualità.
  • Rêverie ignea: connessa all’elemento fuoco, evoca immagini di energia, passione e trasmutazione.

Il concetto di rêverie ha avuto un’influenza significativa in diversi campi del sapere, tra cui la filosofia, la letteratura, la psicologia e la pedagogia. Esso ha contribuito a valorizzare l’importanza dell’immaginazione e dell’inconscio nei processi creativi e conoscitivi.

Per approfondire il concetto di rêverie nel pensiero di Bachelard, si possono consultare le seguenti opere:

  • La poétique de la rêverie (1960)
  • L’imagination de la matière (1940)
  • La psychanalyse du feu (1938)

VAI AD ALTRI POST DEDICATI A GASTON BACHELARD:

https://antemp.com/category/autori/bachelard-gaston/

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Tracce di un sogno/reverie attivato dalla lettura del libro: CRISTINA PENNAVAJA, Danzare fra il buio e la luce. Una cura dell’anima (racconto). I segreti della narrativa: il romanzo e il racconto (saggio), Youcanprint, 2024, 281 pagine. Indice del libro e scheda dell’editore. Appunti del sogno e audio, 13 luglio 2024

Punti chiave di un sogno/reverie attivato dalla lettura del libro, notte del 13 luglio 2024

  • la mappa cognitiva di Carlo Tullio Altan

  • libro che racconta una vita

  • diviso in due parti

  • la prima parte:

    • un racconto narrativo (riscritto più volte negli scorsi anni)

  • la seconda parte:

    • metodi di lettura e scrittura dei testi narrativi.

    • alterna l’analisi dei testi ai ricordi biografici

  • è un libro centrato sul percorso di vita personale e di studiosa

  • straordinario esempio di come mettere assieme, attraversi i ricordi, sia la scrittura narrativa, sia il percorso di tutta una vita

                                                      SCHEDA DEL LIBRO:

AUDIO: 

mi scrive Cristina Pennavaja il 13 luglio 2024:

la ringrazio molto per aver ancora parlato del mio libro nel suo blog. Mi ha onorato accostandomi ad Altan e perfino a Bachelard!

Su una cosa sono perplessa: lei dice che il mio libro è difficile a leggersi. In verità il racconto è piuttosto lineare e per certi versi molto piano: la storia di una donna che vive un matrimonio pieno di problemi da risolvere, deve scegliere fra il marito e l’amante e infine sceglie il marito. (Questa scelta porrebbe il mio racconto sotto una luce “istruttiva”; termine che io non amo. A parte il fatto che non ho mai deciso di far fare a Marina alcune scelte: il personaggio le trova da sé. E la donna di un racconto alla moda di oggi, il marito lo lascia).

Certo, io stessa nel saggio – là dove mi riferisco al mio racconto – scrivo che lo si può leggere con intensità diversa di comprensione. Però secondo me un buon testo non dovrebbe insegnare direttamente nulla. Se ha qualcosa da comunicare lo comunica; chi legge sarà influenzato dallo scritto non direttamente dal testo, bensì soprattutto dalle circostanze in cui si trova nella sua esistenza materiale e nella sua esperienza spirituale.

Mi pare poi di aver facilitato la comprensione – meglio dire: la lettura del racconto – in ciò che rivelo nel saggio. Ci sono righe perfino troppo esplicite circa le modalità della composizione, le mie predilezioni, le mie scelte di linguaggio. Infine: il saggio in sé stesso.

Lei lo trova difficile? Io l’ho diviso in tanti blocchi dalla A alla Z, e da A’ a Z’ (questa scansione precisa è stata una sorpresa per me, non l’avevo calcolata). In ognuna di queste parti mi dedico a un argomento o a un autore. Ho deciso di fare la scansione in blocchi da A a Z perché proporre capitoli avrebbe reso tutto più pesante. Io nel testo avverto che, grazie alla divisione in blocchi, il lettore può ben saltare una parte che non gli piace o non gli interessa (questo semplifica le cose, anche se – inevitabilmente – io torno più volte su un problema di cui ho già parlato).

Più che difficile, il saggio mi sembra denso di elementi vari e diversi per natura. Alcune parti – interessanti – potrebbero risultare pesanti per un lettore frettoloso (le pagine sull’esordio di “La metamorfosi”, in cui devo citare l’originale. Qui ho proposto ben due mie traduzioni dell’esordio, non a caso. La prima è letterale, la seconda è più libera, e migliore). Penso che un valore aggiunto del mio libro sta in questo incipit di Kafka, finalmente tradotto come dio comanda. (Kafka viene letto secondo i vari “kafkismi”. Sono rimasta molto perplessa nel sapere che si è appena tenuto un convegno sul tema del kafkismo. Può ben darsi che il convegno abbia messo in rilievo aspetti importanti a livello sociale. Però a me sta a cuore leggere questo genio della letteratura per ciò che ha scritto: Ungeziefer non significa insetto; Urteil non significa condanna ecc.

La fatica di questo libro (stampato in tre versioni diverse; su internet si trovano i vari titoli) mi ha tolto per un po’ la voglia di scrivere. Tanto più che pochissimi mi conoscono, mi leggono e mi apprezzano. Poi, come sempre avviene, mi è tornato il bisogno imperioso di passare a un prossimo testo. (Reagisco alle sofferenze scrivendo.

Anche il canto nel coro Cantosospeso mi aiuta molto, con la mindfulness). E pensi un po, caro Paolo: ho trovato fra le mie carte un altro vecchio racconto, anch’esso composto circa vent’anni fa. E’ ben scritto, ma troppo incentrato sul tema del rapporto d’amore fra un bambino e sua madre. (Naturalmente, autobiografia filtrata: il bambino Carlo – la cui madre è pianista, sposata con un ebreo che diventa folle e infine morirà – è un misto di me e di mio figlio. La casa in campagna che viene rappresentata è quella in cui, a dio piacendo, potremo andare fra poco: un’antica casa nel Montefeltro. Bene. Siccome la storia mi sembrava troppo psicologistica e anche poco attraente oggigiorno, la realtà delle mie vicende recenti mi ha offerto una possibile integrazione. Un anno fa ho ospitato una bambina camerunense e suo padre (migranti, perseguitati, lui jellato come pochi al mondo). Ho deposto a favore dell’uomo nel Tribunale di Milano, difendendolo dalla moglie italiana che cerca di distruggere la vita di lui e quella della bambina, che si chiama Princesse. Forse nel racconto Princesse s’innamorerà del bambino Carlo, che nella mia storia perde sia il padre sia la madre tanto amata. (A sua volta, Princesse ha perduto REALMENTE nel Camerun sua mamma e le sorelline, trucidate dal gruppo terrorista Boko Haram).

Non sarà facile integrare tutte queste parti diverse, queste voci lontane. Spero di riuscirci. (Nel frattempo un professore che mi ha stracitato per le mie analisi su Karl Marx mi chiede di aiutarlo. Intende riproporre in due libri distinti alcuni testi che io scrissi moltissimi anni fa. Dovrò quindi rileggerli, correggerli; e leggere una strana traduzione italiana che hanno fatto di un mio testo tedesco (lo composi a Francoforte). E’ anche necessario leggere i libri di questo professore. E rileggere gran parte dei testi di Marx. Che gran lavoro! Spero di sopravvivere, io che purtroppo non riesco a lavorare in modo superficiale. Quasi sicuro è che il 18 settembre mi aspettano a Montecitorio (ci sarà un convegno sui 100 anni dalla nascita di Claudio Napoleoni: illustre economista, mio relatore alla laurea, ho curato un suo libro importante a Francoforte). E con queste parole mi congedo per oggi, dopo la mia lamentazione che si è ahimé accodata al ringraziamento.

Stia bene! Tanti auguri per le sue vacanze. Grazie!

Cristina PENNAVAJA, Felicità. Racconti, Prefazione di Luciano Della Mea, Piero Manni editore, 2000. Indice del libro

Vercellese Michele, Bianchi Claudia, Tutta la filosofia. I programma completo, Vallardi, 1996/2024

la figlia di Alice Munro: “Il patrigno mi molestava e violentava, mia madre lo sapeva e non diceva niente”, luglio 2024. Articolo di Letizia Pezzali in Domani 14 luglio 2024

GUARRACINO Vincenzo, prefazione di Gilberto Isella, Oroscopi e altri versi, La Valle del Tempo editore, Napoli, 2024. Indice del libro

scheda dell’editore:

https://www.lavalledeltempo.com/oroscopi-ed-altri-versi/

L’ambizione di questi versi di Vincenzo Guarracino è quella di poter “amalgamare nel messaggio poetico – lucrezianamente e leopardianamente – immaginazione e pensiero”, come rileva il poeta e prefatore Gilberto Isella, in un dire che nella scena dell’oggi non nasconde “l’intento di investigare i fondamenti perduti, o meglio oggi travisati, dell’essere-al-mondo, in breve l’archè… (in) una lingua che, interpellando l’ethos ai primordi, approfitti per mettere in luce le proprie valenze spirituali”.

Doriam Battaglia, DALLA MATERIA ALLA FORMA, Mostra dal 21 giugno al 17 luglio 2024, alla CUVEE, Via Marco Polo, 6, Milano. Con testi di Doriam Battaglia e di Vincenzo Guarracino e fotografie di Carlo Pozzoni

Guida ai podcast sui libri da ascoltare, in illibraio.it

Guida ai podcast sui libri da ascoltare

Guida ai podcast sui libri da ascoltare – ilLibraio.it

https://www.illibraio.it/news/ebook-e-digitale/guida-podcast-sui-libri-1441241/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR31bUaqWPY_K9kGrrC-CujhsdQuk0ZYrIPjDSIR9jrVf4BFSUVtf9qpLJo_aem_VVh6ipCtbwm0izJ5J0qt7w

Matteo Bussola, La neve in fondo al mare, Einaudi, 2024

scheda dell’editore:

– Scoprire la profondità della tristezza di un figlio, a neanche sedici anni, è come trovare qualcosa in un posto in cui non te lo saresti mai aspettato. In cui proprio non dovrebbe esserci.
– Che vuoi dire?
– Tipo, non so. Come trovare la neve in fondo al mare.

Matteo Bussola racconta un nodo del nostro tempo: la fragilità adolescenziale. Scrive una storia toccante, piena di grazia, sul tradimento che implica diventare sé stessi. E ci mostra, con onestà e delicatezza, quel che si prova davanti al dolore di un figlio, ma anche la luce dell’essere genitori, che pure nel buio continua a brillare. Perché è difficile accogliere la verità di chi amiamo, soprattutto se lo abbiamo messo al mondo. Ma l’amore porta sempre con sé una rinascita.

Un padre e un figlio, dentro una stanza. L’uno di fronte all’altro, come mai sono stati. Ciascuno lo specchio dell’altro. Loro due, insieme, in un reparto di neuropsichiatria infantile. Ci sono altri genitori, in quel reparto, altri figli. Adolescenti che rifiutano il cibo o che si fanno del male, che vivono l’estenuante fatica di crescere, dentro famiglie incapaci di dare un nome al loro tormento. E madri e padri spaesati, che condividono la stessa ferita, l’intollerabile sensazione di non essere piú all’altezza del proprio compito. Con la voce calda, intima, di un padre smarrito, Matteo Bussola fotografa l’istante spaventoso in cui genitori e figli smettono di riconoscersi, e parlarsi diventa impossibile. Attraverso un pugno di personaggi strazianti e bellissimi, ci ricorda che ogni essere umano è un mistero, anche quando siamo noi ad averlo generato.