Un libro magico, che racconta un luogo magico, che esiste davvero. Una libreria microscopica in un paesino sperduto sulle colline toscane, ma portentosa come una scatola del tesoro. Dai bambini che entrano di corsa alle marmellate letterarie, da Emily Dickinson a Pia Pera, le giornate nella Libreria Sopra la Penna sono ricche di calore, di vite e storie, fili di parole che legano per sempre: una stanza piena di libri è l’infinito a portata di mano.
«Perché hai aperto una libreria in un paesino sconosciuto? Perché avevo bisogno di respirare, perché ero una bambina infelice, perché ero una bambina curiosa, per amore di mio padre, perché il mondo va a scatafascio, perché il lettore non va tradito, perché bisogna pensare ai piú piccoli, perché mi sono salvata».
Non è mai troppo tardi per realizzare un sogno. Nel dicembre 2019, Alba Donati decide…
Ecco 100 libri consigliati da leggere, anzi, consigliatissimi. Testi che vale la pena leggere tutti. Perché vi commuoveranno, stupiranno, esalteranno, spiazzeranno e turberanno, come tutti i libri belli.Abbiamo selezionato libri importanti: classici che hanno segnato un’epoca, che hanno fatto da precursori a nuovi generi letterari o cambiato per sempre l’immaginario. Abbiamo scelto romanzi che sorprendono: libri scritti centinaia di anni fa che risultano incredibilmente attuali.
«Innumerevoli sono gli scrittori che, nel corso del Novecento, sono sopravvissuti a terrore di Stato ed epurazioni, con tutte le ambivalenze morali e politiche che questo ha comportato. Ma come sono andate davvero le cose? Erano forse troppo saldi per capitolare di fronte al potere? Devono la sopravvivenza alla loro accortezza o piuttosto alla loro intelligenza, alle loro conoscenze o alla loro abilità tattica? Sono scampati alla prigione, al campo di concentramento o alla morte per via di fortunate coincidenze che rasentano il portentoso o grazie a strategie che spaziano dalla ruffianeria al camuffamento?»
” Nella politica italiana il ruolo dell’adolescenza inguaribile, incapace di evolvere verso la vita adulta, salvo rare e individuali eccezioni, è interpretato, sin dal tempo della sua nascita, dal M5S.
Questo movimento ha ereditato le caratteristiche personologiche e antropologiche del suo fondatore:
il disprezzo per le istituzioni,
la pratica costante dell’insulto e del dileggio degli avversari,
la denigrazione in toto del sistema dei partiti,
la barzelletta come narrazione,
una concezione purista e fondamentalista della propria identità, il rifiuto della politica come arte delle mediazione,
la predicazione populista di slogan retorici per fronteggiare problemi complessi,
l’assenza di identità e di memoria culturale,
l’arroganza che non conosce dubbi, la pretesa profetica di leggere il futuro,
l’incompetenza eletta a ideale,
la postura dell’anima bella che pretende di giudicare dall’alto del suo essere senza macchia il mondo marcescente della storia.
Tutti atteggiamenti che incontriamo nella nostra pratica clinica in ogni cristallizzazione patologica dell’adolescenza. “
Dire la poesia non avviene sempre. Eppure anche nel dire la poesia consiste, da sempre, la poesia. Lo sapeva Carmelo Bene con il suo personalissimo teatro della crudeltà, lo sapevano i Romantici e i Surrealisti, lo sapeva García Lorca, quando trovava il suo duende nella musica, nella danza e, appunto, nella poesia a viva voce (hablada), arti tutt’e tre, sosteneva, che hanno bisogno di un corpo vivo che le interpreti. Lo sa bene, benissimo, Mariangela Gualtieri, che da quarant’anni «dice la poesia in pubblico», avvolgendo chi la ascolta in un «mondo orale aurale» che non ha uguali. Sí perché «spesso», come dice Gualtieri, i professionisti, gli attori, leggono il verso puntando «sulla sua componente razionale e di significato, trascurando tutto il resto». Nella sua «arte di dire la poesia», Gualtieri ci parla invece solo del resto. E per farlo trova un linguaggio nuovo e sorprendente: non un discorso sul dire la poesia ma una scrittura con il dire la poesia. Non concetti astratti, ma figure, immagini, sensazioni fisiche, echi. E analogie, fino a costruire un libro di poesia saggistica, a opporre visione a discorso, a parlarci vicino e alto, lontani dalla chiacchiera. E cosí: «Formule magiche schiacciate nei libri – solo al pronunciarle si fanno efficaci. E formule mantriche, solo in voce trovano compimento. E spartiti di musica, tutti, chiedono fiato, gole, dita per farsi forma sonora. Cosí ogni verso. Ogni poesia implora un respiro che la dica. Essere detta. Detta per bene in sua ritmica e melodia e timbrica e interni silenzi».
Comincio a desiderare un linguaggio frugale come quello che usano gli amanti, parole rotte, parole spezzate, come lo sfiorare dei passi sulla strada, parole di una sillaba come quelle dei bambini quando entrano in una stanza nella quale la loro mamma sta cucendo e prendono da terra un filo di lana bianca, una piuma o uno scampolo di chintz. Ho bisogno di un urlo, un grido.
La poesia e lì, dice qualcuno, accanto a noi, basta saperla riconoscere. È quel segno rimasto nel guanciale dopo una notte d’amore con una sconosciuta. Il cenno di un manifesto nel metrò. Quell’uomo insignificante che spazza lucernari e parapetti solo per cortesia nei confronti del cielo. Quei pazzi che continuano imperterriti a cercare i loro mulini a vento nell’aria ammorbante della città. Lo sguardo assente di un ubriaco dopo la sbornia…
Proviamoci anche noi, a tempo perso. Proviamo a fare uscire i poeti dalla loro tana. Adottiamone uno a distanza, e portiamolo a vivere tra la gente. Trascriviamolo, traduciamolo, faxiamolo, incidiamolo; vandalizziamo i muri con la sua presenza, regaliamolo a qualcuno a cui vogliamo bene, a quelli con cui non vorremmo condividere nemmeno l’aria del pianeta; abbandoniamolo dal parrucchiere, dal medico, dal dentista; piazziamo una sua pagina tra i rotocalchi del giornalaio, i tanti Chi, Di Chi, Con Chi, (c’è il rischio di provocare uno shock anafilattico, ma dopo tutto nessuno vive in eterno) appendiamolo sulla porta della cabina, mentre ci cambiamo il costume, attacchiamolo sul muro nei bagni delle stazioni, tra le proposte d’incontro e la dimensione dei peni in offerta speciale, infiliamolo in una bottiglia e buttiamola nel cesso, indirizzata al mare; inseriamolo di soppiatto nell’urna elettorale… Non m’illudo. Lo so che la poesia non salverà il mondo. Non basterebbe l’acqua dell’universo per lavare tutta la sporcizia accumulata. Ma senza quell’acqua, il mondo sarebbe già morto di sete.(…)
quesiti pervenutici su temi legati al genere: uso dell’asterisco, dello schwa o di altri segni che “opacizzano” le desinenze maschili e femminili; possibilità per l’italiano di ricorrere a pronomi diversi da lui/lei o di “recuperare” il neutro per riferirsi a persone che si definiscono non binarie; genere grammaticale da utilizzare per transessuale e legittimità stessa di questa parola
Ci si può perdere senza il bisogno di sentirsi persi? Quanti significati assume, nel corso della vita, questo predicato verbale dalle infinite forme? Andrew Faber stravolge il concetto di fragilità, trasformandola in forza. Più che un libro di poesie, Ti passo a perdere è un manuale di resistenza in versi. Uno stradario dell’anima dove perdersi per poi ritrovarsi. Un viaggio verso la conoscenza di sé stessi e un invito alla scoperta dell’Amore, in tutte le sue forme.
A chi sta attraversando il suo buio
A chi sta attraversando il suo buio dico soltanto di non mollare. Ci siamo finiti tutti in quel posto maledetto dove il freddo ti morde le ossa e il silenzio ti piove nel cuore. A chi sta attraversando il suo buio dico soltanto di allontanarsi da chi dice di darsi una mossa di smettere di piangersi addosso. Quella gente vuole farvi del bene ma non sa cosa dice. Quella gente lì dove siamo finiti noi non c’è mai arrivata. A chi sta attraversando il suo buio dico soltanto di avere coraggio bisogna stringere i denti e aspettare che il sole riprenda a brillare. A chi sta attraversando il suo buio dico soltanto di credere nella poesia. Negli occhi di chi quella strada l’ha già ritrovata. C’è un cielo di qua che vi aspetta con un panorama di sogni da togliere il fiato.
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Perdersi
Ci ho messo un po’ a comprendere: non volevi essere abbracciata per paura di essere capita. Che essere capiti è la cosa più preziosa al mondo ma significa buttare giù le difese arrendersi consegnarsi. Significa non potersi più difendere per un istante non riuscire più a mentire. E la gente non sempre lo sa non sempre lo capisce cosa significa abbracciarsi dirsi tutto senza parlare. Perdersi. In quella terra di nessuno da qualche parte nel cuore.
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Le persone che amano stare da sole
Non giudicate le persone che amano stare da sole non fatelo mai. La loro non è cattiveria non è strafottenza ma vera e propria necessità bisogno d’essere, appartenenza. Abbiate sempre cura di aspettarle di rispettarle. Non mettetegli fretta se i loro tempi non sono i vostri lasciatele andare. Se avrete pazienza sapranno ricompensarvi perché la loro voce è una carezza scesa dalle labbra che si scioglie negli occhi. Perché il loro cuore è un posto caldo e silenzioso capace di accogliere e proteggere. Non giudicate le persone che amano stare da sole non avete la minima idea di quanto abbiano dovuto lottare di quale miracolo siano state capaci di compiere. La solitudine spaventa la solitudine è un patto di purissimo Amore con la propria anima che quasi mai nessuno ha il coraggio di fare ma loro sì, e ne sono felici. Loro ci sono riusciti. Loro ce l’hanno fatta.
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Chi rischia la felicità, non muore mai
Adesso ti passo a prendere e ti porto a mangiare un sacco di schifezze e se ti va balliamo un po’ davanti agli occhi increduli della gente seria. Ti passo a prendere e ti porto a non pensare che quando non si pensa si torna un po’ bambini. Ti porto a sognare quelle robe da imbecilli scalmanati che non si possono raccontare. Adesso ti passo a prendere e ti porto a ridere con me perché ho bisogno di sapere chi sei quando non hai bisogno di apparire quando non hai bisogno di essere. Ti porto a sbagliare a bruciare a impazzire. Come l’ultima volta che hai pianto e non sapevi perché ma ti sentivi viva. Ti porto a toccare la notte ti porto a respirare il silenzio delle parole rimaste in gola e che finiscono negli occhi e dentro ai baci dati di corsa. Ti porto a rischiare di essere felice perché non so se lo sai ma chi rischia la felicità vince sempre. Chi rischia la felicità, non muore mai.
forma di argomentazione in cui si stabilisce un’alternativa fra due ipotesi (“i corni del dilemma”), da ciascuna delle quali deriva la conseguenza che si vuole dimostrare
alternativa tra due soluzioni contrastanti
“di”: due, doppio
” Lemma”: dal latino “lémma”, tema, argomento, premessa, assunto
L’oggetto di questi racconti sono i libri. Quattro azioni molto diverse che si possono fare con i libri, azioni che talvolta escludono le altre: non è detto, infatti, che chi è animato dalla smania di possedere libri sia un accanito lettore, e non sempre i grandi lettori sono anche bibliofili. Allo stesso modo vendere libri potrebbe tranquillamente non contemplare il fatto di leggerli, così come il desiderare di averne. Infine, bruciare libri – l’azione più estrema e delittuosa – potrebbe essere non soltanto l’oltraggio di chi teme la parola scritta, di chi l’ha in sospetto e la odia quando diffonde idee che avversa, ma anche l’atto supremo di un amore tanto esclusivo e assoluto da diventare perverso, omicida o forse liberatorio. I libri di mio padre ripercorre, tra tenerezza e strazio, l’eredità di un bibliofilo. Lettore di dattiloscritti e Le età dell’oro dell’editoria italiana raccolgono le riflessioni di chi ha dedicato la vita a una specie particolare di lettura, quella rivolta a testi destinati, nella maggior parte dei casi, a non veder mai la luce, a entrare nel limbo infinito delle opere non pubblicate: perché frutto di un narcisismo sterile, di ambizioni sbagliate, o di un talento non riconosciuto? Memorie di un venditore di libri apre la finestra, quasi sempre lasciata chiusa, su coloro che i libri li vendevano, e ancora li vendono, in un’Italia diversa e lontana, ma non così diversa e non così lontana. Bruciare, infine, è forse l’approdo fatale di chi, come chiunque abbia dedicato la vita a una passione esclusiva, all’improvviso si accorge che è tutto niente?
– Vorreste scoprire i punti deboli dei discorsi seducenti ma ingannevoli?
– Desiderate aiutare vostro figlio a esprimersi con proprietà di termini e argomenti adatti a risolvere i problemi in famiglia, nella scuola, nella vita?
– Siete insegnante e vi piacerebbe trasmettere ai vostri allievi la passione per il dialogo, e con essa la strategia e le tattiche utili a una discussione proficua?
– Scrivendo un testo importante (lettera, tema scolastico, relazione di lavoro, articolo, saggio, tesi di laurea), temete di non esprimervi al meglio?
– O avete abbozzato un racconto (forse un romanzo), ed esitate fra sogni e dubbi?
Proponendovi una sintesi originale dei contributi di linguistica e retorica moderna (R. Jakobson, Ch. Perelman) questo libro vi insegna in modo serio e gradevole a:
* sperimentare le varie “funzioni” della comunicazione orale e scritta (tramite racconti, esempi, esercizi, test a chiave che vi mostrano se avete capito);
* comprendere che cosa significa argomentare (nella sua differenza dal supporre e dal dimostrare) e a definire l’uditorio e i mezzi adatti allo scopo;
* distinguere fra buona e cattiva chiarezza, buona e cattiva oscurità di stile;
* creare testi man mano più precisi ed efficaci, qualunque siano l’uditorio, lo scopo, il contesto e la tesi con cui volete persuadere o convincere;
* comporre scritti in cui si senta non “il poetico”, bensì la Poesia;
* nutrire i vostri desideri (con bibliografia, glossario, ampi consigli di lettura).
Fondandosi sulla fiducia nel ragionamento e nella parola, la “nuova retorica” è la base necessaria per verificare ogni scelta che dobbiamo compiere nella vita. Questo libro sapiente e divertente, scritto con passione da un’esperta di letteratura e scienze sociali, vi offre una solida base teorica e tanti stimoli utili ad arricchire le scelte di stile, il rapporto con voi stessi e con gli altri, e quindi i progetti che vi stanno a cuore (soprattutto quelli di linguaggio e scrittura).
Cristina Pennavaja è nata a Roma nel 1947 e vi si è laureata in Filosofia. La passione per gli studi l’ha portata all’Università di Francoforte, dove ha insegnato; a Brema, dove ha conseguito il dottorato in Scienze economiche e sociali; a Cambridge e a Tilburgo, dove è stata ricercatrice. Ha tradotto e scritto importanti saggi di economia politica (Marx, Piero Sraffa, Claudio Napoleoni), psicoanalisi (Imre Hermann), letteratura (Alfred Polgar) e arte (Julio Paz).Docente di letteratura italiana, è narratrice. A Milano dal 1984, insegna a migliorare le abilità di comunicazione, lettura, scrittura argomentativa e creativa’.
Indice
1. Introduzione 1. Perché e per chi è stato scritto questo libro 2. Saper argomentare bene aiuta a vivere bene 3. Chi ci insegna ad argomentare con successo? 4. A che cosa serve la teoria dell’argomentazione 5. Struttura del testo e suggerimenti per una lettura proficua 6. Apostrofe al lettore incerto fra vita e letteratura Prima parte – II discorso parlato 2. Maniere e finalità della comunicazione umana 1. Si può comunicare anche senza le parole 2. Linguaggio verbale e linguaggi non verbali 3. Il linguaggio verbale è economico, preciso, creativo 4. Le sei funzioni fondamentali della comunicazione verbale 5. Che cosa significa argomentare? 6. Suggerimenti ed esercizi 3. Gli elementi del discorso argomentativo 1. In che cosa consiste il gioco dell’argomentazione 2. Come riuscii a convincere un uditorio difficile 3. Analizziamo gli elementi della mia argomentazione 4. I tre gradi della critica 5. Un quadro d’insieme delle regole strategiche. L’esplorazione di tutte le idee, la selezione e l’ordine delle idee utili 6.Suggerimenti ed esercizi 4. Come dare all’argomentazione un’apparenza di dimostrazione: gli argomenti quasi-logici 1. Qualche esempio di argomentazione quasi-logica 2. La logica peculiare delle argomentazioni quasi- logiche. Le argomentazioni di somma e di divisione 3. Le argomentazioni di non-divisione. L’esclusione e il dilemma 4. Uso e abuso degli argomenti quasi-logici 5. Gli argomenti di reciprocità 6. Gli argomenti di transitività 7. Gli argomenti di inclusione 8. Gli argomenti di paragone, probabilità, sacrificio 9. Gli argomenti dello spreco, della direzione e della doppia gerarchia 10. Suggerimenti ed esercizi 5. Come dare energia, colore e ritmo alle nostre argomentazioni: lo stile 1. Quante figure di stile in una frase pronunciata di getto ! 2. Chi respinge gli espedienti di stile li usa senza saperlo 3. Altre figure di cui ci serviamo nel linguaggio orale 4. Approfondimento: le pratiche retoriche e la retorica come disciplina 5. “Buon divertimento, caro!”. Creatività e retorica nella prosa di Alfred Polgar 6. Suggerimenti ed esercizi Seconda parte – II discorso scritto 6. II discorso scritto è il prodotto di un artificio 1. Quattro consigli per scrivere bene 2. Alcuni testi scritti: lettere che chiedono sostegno finanziario 3.Gli effetti delle figure retoriche nel testo 4.Un’utile classificazione delle principali figure retoriche 5. Suggerimenti ed esercizi 7. Una lettera molto importante 1. La prima stesura 2. L’esplorazione di tutte le possibili idee 3. La selezione e l’ordine delle idee 4. La seconda stesura 8. Il tema in classe (lndicazioni su tesina scolastica e tesi di laurea) Prima parte – suggerimenti per chi lo propone 1. Il tema in classe, visto dagli allievi 2. Il tema in classe, visto dagli insegnanti 3. Come e perché proporre il tema in classe Seconda parte – suggerimenti per chi lo scrive 4. Una sfida positiva e un’occasione per arricchirsi 5. L’enunciato del tema può essere sottoposto a critica 6. Come prepararsi 7. Esempio: svolgimento di un tema scolastico 8. Non esistono testi assolutamente “oggettivi” e neutrali 9. L’importanza di una solida struttura argomentativa nella tesi di laurea 10. Suggerimenti ed esercizi 9. C’è buona e cattiva ambiguità, come c’è buona e cattiva chiarezza. Sapete distinguere? 1. La nota, il rapporto e la relazione di lavoro 2. Quattro voci diverse raccontano lo stesso episodio di cronaca 3. “Restituisca la dentiera allo Stato”. Una critica alla burocrazia 4. Uno scritto saggistico: Giuseppe Pontiggia ci parla della lettura 5. L’argomentazione nel testo poetico in versi. L’anguilla di Eugenio Montale 6. Suggerimenti ed esercizi
L’uomo sulla terrazza è antico quasi come la città che sta guardando. Il suo gatto Zibetto, piú nero di tutti i gatti neri, come lui conosce troppe storie. L’uomo è il conte Dracula. Ama la scienza, la fragilità degli esseri umani, e una donna dal viso sempre uguale. Nel 1897 la storia d’amore con Mina Harker non è finita: per chi non è piú legato allo scorrere del tempo, nulla può mai finire. Oggi lui sta a Roma, che è una città eterna, e lei vive a Venezia, che è una città immortale. L’eternità e l’immortalità sono due cose diverse, Dracula l’ha capito e Mina no. Sarà pur vero che l’odio è anche amore, ma dove l’amore cerca passione l’odio chiede vendetta.
Giacomo Koch è il nome del conte Dracula quando questa storia comincia. Mina Harker, la donna a causa della quale stava per essere ucciso, è sfuggita alla morte, ora si chiama Mina Monroy ed è lei stessa un vampiro. Il loro gatto Zibetto può arrampicarsi anche per dieci piani e porta alle zampe anteriori due vistosi anelli d’oro, per l’esattezza due fedi nuziali. Questa storia, ambientata oggi tra Roma e Venezia, attraversa i secoli e affonda le sue radici alla fine dell’Ottocento, quando il conte Dracula lascia la Transilvania per trasferirsi in Occidente. È allora che ha preso il nome di Giacomo Koch e ha cominciato a interessarsi alla professione medica, ed è oggi che lavora come anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli. Attraversando la grande stagione delle scienze, Giacomo ha capito molte cose. La prima è che tutto ciò che scorre è nutrimento, non solo il sangue, per quanto il sangue umano rappresenti ancora il suo cibo preferito. Ha capito che non si può vincere la nostalgia per i prodigiosi limiti dei viventi, e che grazie alla forza di gravità ogni uomo e ogni donna contengono l’universo; sa, soprattutto, che quando nei vampiri scorre il sangue essi diventano umani, e come gli umani sono vulnerabili, possono essere ammazzati. Mina, invece, non ha voluto capire altro che sé stessa, ha vissuto gli ultimi sessant’anni insieme a una donna che il Conte ha ucciso – come, in effetti, ha ucciso tutti gli amori della sua vita – e pensa, per punirlo, di dover distruggere l’unica vera grande passione di Dracula: gli esseri umani. Decide, nella Venezia dove tutto scorre, di aprire un salone di bellezza in cui il tempo non scorra piú. Dal salone di Mina chiunque entri uscirà uguale a sé stesso. Per sempre. Cosí per sempre.
Il racconto di una grande storia umana: la carriera di Ezio Bosso. Il maestro stesso si svela agli spettatori, per farci entrare nel suo mondo e nel suo immaginario, come in un diario. Con le testimonianze di tanti collaboratori e amici dell’artista, tra cui Gabriele Salvatores, Enzo Decaro, Paolo Fresu, Silvio Orlando.
Una confessione e un cantico, una collezione di tesori, di parole, di espressioni, esperienze e intuizioni che ha il profumo del bosco, dei funghi essiccati, dei fiori impaginati della quotidiana avventura che è la vita. Il nuovo canto di Peter Handke, pellegrino al muro del Tempo.
Questi taccuini originali, scritti a mano con matita, pennarello o biro di diversi colori, ornati di disegni – e segnati dalle tracce del vento, delle intemperie e delle bestiole selvatiche, – sono per me i diari più belli e preziosi dell’ultimo secolo, anche per la bellezza indomita e selvaggia delle forme che prende la scrittura. Hans Höller, Der Standard
Nel tempo prolungato e sospeso che si confà alla durata e alle ore della sera, Peter Handke raccoglie frammenti di pensieri che brillano come pagliuzze d’oro e generano la luce magica più adatta ad animare gli arabeschi delle ombre. Scrive d’amore, “in cui ci si può solo perdere”, scrive di quel sentimento che nasce dalla comunione di amore e di volontà, l’entusiasmo, “che si può solo condividere”. Scrive anche delle “nefandezze della fretta”, dell’impazienza e dell’altro tempo, il tempo della natura, quello che ha a che fare con il vorticare delle foglie, l’oscillare dell’erba, il tremolio della rugiada, soglie più precise dell’alternarsi delle stagioni… Scrive infine del ritmo dell’anima (“sta lì la durata”)… Sono note che hanno il carattere della confessione, della rivelazione e i tratti, le vibrazioni della preghiera propria di un asceta laico. Note che Handke accompagna, intervalla, incastona con disegni (qui riprodotti e che fanno del volume un piccolo libro d’arte), diorama che sono danze di luce e pittura su vetro. Diario di uno scrittore autentico, preso di sorpresa, di notte, nell’ombra, taccuino di un cronista della durata, di un uomo che abita nella durata, che ha stretto amicizia con il tempo e si dice: “Smettila di immaginarti di essere giovane – Perché?”. Proprio la semplicità, la chiarezza, il nitore costituiscono la cifra stilistica di questi appunti che fanno sussultare il cuore ad ogni passo. Un libro che andrebbe imparato a memoria riga per riga.
La vita è breve, la filosofia è lunga: lunga una, due, cento vite.
In questi libri si fa breve per avvicinare ai grandi pensatori chi non li ha ancora incontrati e vuole conoscerli meglio e vuole ascoltare parole distillate, parole di sapienza che arrivano da lontano.
«Ed allora poniamo mente a ciò che ci può procurare la felicità, dato che quando la possediamo nulla ci manca e, per contro, in sua assenza mettiamo in atto tutto quel che è necessario per ottenerla.»
Per Epicuro, la felicità è da ricercare nella dimensione privata del “vivere nascostamente”: l’uomo “basta a se stesso”, non necessita delle divinità o dello Stato per sperimentarla. La felicità si realizza nel piacere al quale conduce la ragione che ha dominato le passioni.
A partire dalla Lettera a Meneceo, Maggi compie un excursus dalla filosofia classica ai giorni nostri e sottolinea il legame tra etica e felicità nella storia del pensiero, osservando come nel corso del tempo «l’uomo abbia barattato un po’ della sua felicità per un po’ di sicurezza» fino a fare della prima una questione politico-sociale.
Un ritorno alla filosofia del Giardino è allora da intendere come ripresa della dimensione privata e interiore della felicità quale ars vivendi: capacità di plasmare e dare forma alla propria vita.
Un libro non è un video. Un video vive da solo, è un’entità completa, funzionante. Un libro è un oggetto silenzioso e inerte, invece, incapace di funzionare senza la collaborazione del lettore. Un libro, dunque, è ciò che nasce dal lavoro di chi scrive e di chi legge. Leggere comporta più sforzo rispetto a guardare un video, e questo non significa che guardare un film sia un’attività inferiore, meno arricchente, anche perché l’arricchimento dipenderà dal libro, dal film, dalla qualità dell’opera.
Significa che per leggere siamo costretti a pagare un prezzo più alto in termini di accesso, una specie di pedaggio. Dobbiamo, appunto, collaborare in modo significativo. Dobbiamo metterci del nostro.
Impressione, levar del sole (Impression, soleil levant) è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1872. Al dipinto si attribuisce l’origine stessa del movimento impressionista. L’opera è esposta al Musée Marmottan Monet di Parigi
«Ed allora poniamo mente a ciò che ci può procurare la felicità, dato che quando la possediamo nulla ci manca e, per contro, in sua assenza mettiamo in atto tutto quel che è necessario per ottenerla.» Per Epicuro, la felicità è da ricercare nella dimensione privata del “vivere nascostamente”: l’uomo “basta a se stesso”, non necessita delle divinità o dello Stato per sperimentarla. La felicità si realizza nel piacere al quale conduce la ragione che ha dominato le passioni.
A partire dalla Lettera a Meneceo, Maggi compie un excursus dalla filosofia classica ai giorni nostri e sottolinea il legame tra etica e felicità nella storia del pensiero, osservando come nel corso del tempo «l’uomo abbia barattato un po’ della sua felicità per un po’ di sicurezza» fino a fare della prima una questione politico-sociale.
Un ritorno alla filosofia del Giardino è allora da intendere come ripresa della dimensione privata e interiore della felicità quale ars vivendi: capacità di plasmare e dare forma alla propria vita.
Emanuele Severino, in questa intervista ampliata con nuovi testi, mostra come il modello classico di educazione – la volontà di trasformare l’altro – riproduca la radice del nichilismo e quindi della civiltà della tecnica: credere che il divenire sia un venire dal e un trapassare nel nulla. Di qui l’andamento teso delle domande e delle risposte, dove i principali concetti – scuola, verità, vita, fede, linguaggio, memoria – che sembravano rassicuranti mostrano il loro aspetto inatteso: nichilistico. All’orizzonte si profila un’altra esperienza di educazione: educare al pensiero per risvegliare il senso profondo delle cose, un senso che ne svela, a chi pensi con rettitudine, il volto eterno. Un libro che è la più chiara introduzione al pensiero di Severino.
Emanuele Severino (1929-2020) è stato uno dei maggiori filosofi contemporanei. Nel catalogo Morcelliana ricordiamo: Democrazia, tecnica, capitalismo (2010); Piazza della Loggia. Una strage politica (2015); Istituzioni di filosofia (2020, II…
Lucia nasce a Trieste nel 1907. Secondogenita di James e Nora Joyce, vive la sua infanzia con i genitori e il fratello Giorgio in precarie condizioni economiche. Dopo Trieste inizia un peregrinare continuo tra Parigi, la Svizzera – soprattutto Zurigo – e qualche breve ritorno in Irlanda. È a Parigi che Joyce entra in contatto con scrittori, artisti, esponenti dell’alta borghesia e generose benefattrici. In questo contesto – un tenore di vita al di sopra delle reali possibilità dello scrittore, un successo che stenta a decollare ma un fervente interesse per la sua opera da parte di alcuni estimatori di eccezione, una routine familiare delirante – Lucia e Giorgio crescono in uno strano rapporto di simbiosi. Così il matrimonio di Giorgio è vissuto come un abbandono da Lucia, che viene anche rifiutata da tre uomini nel giro di breve tempo (tra cui Beckett e lo scultore Calder). L’unico ambito in cui riesce a esprimere se stessa è la danza: frequenta corsi teatrali e coreutici, stringe amicizie femminili che le sono di ispirazione e si inserisce in ambienti artistici molto lontani da quelli del padre. Il primo crollo psichico segna per lei l’inizio di un calvario che, tra cliniche e manicomi, terapie sperimentali, psicanalisi junghiana, diagnosi contraddittorie e mai verificate, durerà tutta la sua vita. Scoprire il segreto dell’oscura malattia mentale di Lucia, della quale Joyce continuerà sempre a sentirsi colpevole, diverrà per l’autore dell’Ulysses una vera ossessione, che non gli darà mai tregua e rischierà di distruggerlo.
recensione di Federica Manzon in La Stampa/TuttoLibri 16 apr 2022
La follia rubata alla figlia fece grande l’arte di Joyce
« Capita alle persone veramente sapienti quello che capita alle spighe di grano: si levano e alzano la testa dritta e fiera finché sono vuote, ma quando sono piene di chicchi cominciano a umiliarsi e ad abbassare il capo. »
Quando Pëtr Vavilov, un giorno del 1942, vede la giovane postina attraversare la strada con un foglio in mano, puntando dritto verso casa sua, sente una stretta al cuore. Sa che l’esercito sta richiamando i riservisti. Il 29 aprile, a Salisburgo, nel loro ennesimo incontro Hitler e Mussolini lo hanno stabilito: il colpo da infliggere alla Russia dev’essere “immane, tremendo e definitivo». Vavilov guarda già con rimpianto alla sua isba e alla sua vita, pur durissima, e con angoscia al distacco dalla moglie e dai figli: «…sentì, non con la mente né col pensiero, ma con gli occhi, la pelle e le ossa, tutta la forza malvagia di un gorgo crudele cui nulla importava di lui, di ciò che amava e voleva. Provò l’orrore che deve provare un pezzo di legno quando di colpo capisce che non sta scivolando lungo rive più o meno alte e frondose per sua volontà, ma perché spinto dalla forza impetuosa e inarginabile dell’acqua». È il fiume della Storia, che sta per esondare e che travolgerà tutto e tutti: lui, Vavilov, la sua famiglia, e la famiglia degli Šapošnikov – raccolta in un appartamento a Stalingrado per quella che potrebbe essere la loro «ultima riunione» –, e gli altri indimenticabili personaggi di questo romanzo sconfinato, dove si respira l’aria delle grandi epopee. Un fiume che investirà anche i lettori, attraverso pagine che si imprimeranno in loro per sempre. E se Grossman è stato definito «il Tolstoj dell’Unione Sovietica», ora possiamo finalmente aggiungere che Stalingrado, insieme a Vita e destino, è il suo Guerra e pace.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
Qui su l’arida schiena
del formidabil monte
sterminator Vesevo,
la qual null’altro allegra arbor nè fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata ginestra,
contenta dei deserti. Anco ti vidi
de’ tuoi steli abbellir l’erme contrade
che cingon la cittade
la qual fu donna de’ mortali un tempo,
e del perduto impero
par che col grave e taciturno aspetto
faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
lochi e dal mondo abbandonati amante,
e d’afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
di ceneri infeconde, e ricoperti
dell’impietrata lava,
che sotto i passi al peregrin risona;
dove s’annida e si contorce al sole
la serpe, e dove al noto
cavernoso covil torna il coniglio; fur liete ville e…
sto allestendo un DIZIONARIO LEOPARDIANO, al quale invito a partecipare quanti amano Leopardi, che siano specialisti o semplici appassionati della sua poesia e della sua “avventura” intellettuale.
Chi vorrà partecipare, può farlo scegliendo dall’elenco allegato una “voce” da definire in prosa, in un massimo di 2000 battute, da spedirmi entro la fine di APRILE.
Chiedo comunque che preventivamente mi si informi della disponibilità e che si alleghi, all’eventuale voce realizzata, una essenziale scheda bio-bibliografica.
Con cordiali saluti e l’augurio di una serena primavera.
proponiamo una selezione ricca di spunti di lettura di varie epoche e di vari generi: dai racconti di fantascienza a quelli dell’orrore, da quelli brevi a quelli brevissimi, passando naturalmente per i grandi classici e per quelli contemporanei…
Serata Pasolini, (a 100 anni dalla nascita), Martedì 29 marzo, ore 20.45. proiezione del documentario Cinema in forma di mito – miti e mitologie nell’opera di PPP el regista Mario Bianchi che dialogherà con Davide Fent. The Art Company Como, Via Borgovico 163 (cortile interno)
Posti limitati, prenotazione necessaria al numero 335.8095646
L’intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione, di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza – alzare la mia sola puerile voce – non ha…
“E alla fine si è dovuto accorgere che in realtà la ragione non vale niente, perché gli istinti sono più forti. La collera è più potente della ragione. E quando la collera ha la tecnica a portata di mano se ne infischiano della ragione. E allora la collera e la tecnica si lanciano in una danza assurda e selvaggia.
Ecco perché non si aspettava più nulla dalle parole. Non credeva più che le parole messe l’una dietro l’altra in maniera razionale potessero ancora aiutare il mondo e le persone. Ed è proprio vero, al giorno d’oggi le parole sono state talmente deformate… persino le più semplici, quelle che anche noi adesso stiamo usando per parlare. Sono diventate inutili, come i monumenti. Si sono trasformate in brusio… il loro suono si è distorto, come quando vengono urlate e gracchiate dagli altoparlanti.
Non credeva più nelle parole… ma continuava ad amarle, le…
MARIA LAI. Il tempo dell’incalcolabile2021-10-25 / 2022-04-03M77 presenta, da martedì 26 ottobre 2021, Il tempo dell’incalcolabile, progetto espositivo dedicato all’artista Maria Lai
…, ti avrei invitata a vedere una mostra particolare di Maria Lai, espressione dell’arte relazionale e dei libri cuciti.
Me l’aveva segnalata una mia amica innamorata di quest’artista sarda e così ieri sono andata con lei a milano a vedere un’inedito della Lai “Legarsi alle montagne” nonchè l’illustrazione cucita di una fiaba.
Poi, tornata a casa, sono andata a cercare altri particolari e ho trovato questo video su youtube (sono tre, ma io sono partita da quello di mezzo per completarlo con i mancanti successivamente):
Da questo libro è bene si astengano coloro che fanno della velocità il loro mito, che ritengono il passato qualcosa di cui è meglio liberarsi, che sono assaliti dal desiderio di sbarazzarsi dalle cianfrusaglie collezionate negli anni della vita, che considerano Gozzano leader indiscusso delle cose di pessimo gusto, che leggono nel carpe diem unicamente la voluttà edonistica e il bel vivere, che dileggiano e deridono una modalità di esistere all’antica, come il titolo cita.
Perché in queste pagine, nell’antico, si vagola carezzando autobiografia, sociologia, etnografia, filosofia, poesia, iconografia, tutto ciò che “ci spinge ad amare e cercare il volto poetico delle cose, delle persone, dei paesi, delle ore e degli stati di grazia che la memoria, a nostra insaputa, ha saputo invece difendere per noi. Per fortuna senza chiederci il permesso”.
E poiché il rievocare trova sì supporto incoraggiante nelle parole, ma anche nelle immagini, ecco che…
Essendo io appassionata di filosofia, dopo aver scoperto l’esistenza di questo libro non ho potuto fare a meno di leggerlo. Come far capire alla gente che la filosofia non è inutile e noiosa? Ci viene incontro Matteo Saudino:
La filosofia è un atto di ribellione rispetto all’opacità e alla noia di un presente in cui tutto è letto ed interpretato all’interno della legge del profitto e delle mercificazione. […] La bellezza della filosofia risiede proprio nella sua irriducibile inutilità rispetto a un approccio produttivo e utilitaristico alla vita. […] Pungente, ribelle e inutile come un’ortica, la filosofia oggi non è una barba, anzi gode di ottima ed effervescente salute.
Dall’introduzione del libro La filosofia non è una barba
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d’estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte.
«Atene libera fu la madre delle scienze e dell’arti della più colta umanità e vi cominciarono i filosofi da Solone, principe de’ sette sappienti di Grecia, che ordinò la libertà ateniese con le sue leggi e lasciò quel motto, pieno di tanta civile utilità: Gnothi seauton, “Nosce te ipsum”, che fu scritto sugli architravi de’ templi, proposto come una vera divinità». Giambattista Vico
Per caratterizzare l’identità dell’Occidente si è soliti chiamare in causa tradizioni diverse: la democrazia greca, il diritto romano, il cristianesimo, la rivoluzione scientifica e così via.
A volte si evocano anche la filosofia e la scienza greca, un’idea caratteristica non soltanto di filosofi come Husserl, Heidegger o Popper, ma anche di scrittori come Jorge Luis Borges. Studioso da sempre attento al tema dell’incontro e del contatto fra culture, l’autore scruta oltre duemila anni di storia del pensiero per mettere in dubbio che la Grecia sia sempre stata considerata terra di origine della filosofia e che quest’ultima sia una sua esclusività, fatta poi propria dall’Europa e dall’Occidente come segno identitario.
Si tratta piuttosto di una costruzione storica, dell’«invenzione di una tradizione». L’identità europea è infatti l’esito di una vicenda complessa, è un’identità plurima in continuo movimento, tutt’altro che monolitica e uniforme. E forse proprio questa è la sua peculiarità, forse anche il suo pregio.
Giuseppe Cambiano ha insegnato Storia della filosofia antica nell’Università di Torino e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Con il Mulino ha pubblicato «Perché leggere i classici» (2011); «I filosofi in Grecia e a Roma» (2013); «I moderni e la politica degli antichi» (2018) e «Sette ragioni per amare la filosofia» (2019).
Introduzione
I. Greci e Romani, Ebrei e cristiani
1. Solo Greci o anche barbari?
2. L’ampliamento di tempi e spazi: le sapienze barbare
3. Lo sguardo da fuori: Roma e Lucrezio
4. Lo sguardo da fuori: Cicerone e Seneca
5. I Greci nell’impero e l’eredità filosofica
6. Il trionfo delle teologie orientali
7. Incontri ebraici con la filosofia greca
8. Filone: Sacra Scrittura e filosofia greca
9. San Paolo di fronte alla filosofia greca
10. Filosofia greca e storia della rivelazione
11. Clemente: la filosofia greca come furto e propedeutica
12. Conflitti tra pagani e cristiani: filosofia greca o sapienza giudaico-cristiana?
13. Cristiani di Occidente: Atene o Gerusalemme?
14. Le ambivalenze di Agostino
II. Bisanzio, islam e Occidente latino
1. Bisanzio: eclissi e riprese
2. Psello e Teodoro Metochite tra sapienze barbare e sapere greco
3. Storie di traduzioni: dalla Siria a Baghdad
4. In terre islamiche: Aristotele ovvero il filosofo
5. Perfezionare o rifiutare Aristotele?
6. Averroè e la filosofia greca nell’Occidente arabo
7. Ebrei in terre islamiche e la filosofia greca
8. Le sopravvivenze di Philosophia
9. Abelardo: la filosofia di fronte alle religioni
10. Ruggero Bacone: sapienza antica e progresso filosofico
11. Aristotele, ovvero la filosofia
12. Dannazione o salvezza del filosofo?
III. Crisi religiose e teologie antiche tra Italia ed Europa
1. Gemisto Pletone fra Platone e Zoroastro
2. Bizantini in Italia: Platone o Aristotele?
3. Cusano: unità filosofica e unità religiosa
4. Ficino: filosofia greca e prisca theologia
5. Pico e le controversie sulla prisca theologia
6. Intermezzo figurativo
7. Filosofia greca o vita cristiana?
8. La lingua della filosofia
9. Nel clima della Controriforma
10. Giordano Bruno e l’antichità senza autorità
11. La filologia e i primi scricchiolii
IV. Scienza moderna e sapere antico
1. Francesco Bacone: l’identità negativa dell’Europa
2. La nuova astronomia e il sapere degli antichi
3. Il congedo dai filosofi antichi
4. I ritorni di Mosè e l’atomismo
5. Inghilterra: la nuova scienza e gli antichi
6. La filosofia greca ha una storia
7. Filosofi cinesi e filosofi greci tra gesuiti, libertini e giansenisti
8. Leibniz: filosofia greca e pensiero cinese
9. La querelle degli antichi e dei moderni
V. La Grecia culla della filosofia?
1. Tra liberi pensatori e ortodossi: nuove prospettive?
2. Vico e la fine del diffusionismo
3. Vico: perché la filosofia nasce in Grecia?
4. Heumann: solo in Grecia poteva nascere la filosofia
5. Brucker e l’origine greca della filosofia
6. I filosofi greci: libertà e pubblicità, pluralismo e tolleranza
7. Limiti metodici delle filosofie antiche
8. Modelli etici degli antichi
9. Nuove luci da Oriente
VI. La filosofia nel mondo della bellezza
1. La bella giovinezza greca: da Winckelmann a Herder
2. Wilhelm von Humboldt: idealizzazione e confronto
3. Hölderlin e Schelling: la filosofia figlia della bellezza e della mitologia
4. Friedrich Schlegel: filosofia greca e letteratura europea
5. Friedrich Schlegel e il passaggio in India
6. Identità nazionali e lingue della filosofia
7. Alternative storiografiche in Germania
8. Hegel: filosofia greca e identità europea
9. Hegel: la filosofia e la polis
VII. Nazioni e rivoluzioni
1. Dopo la Rivoluzione: la filosofia greca fattore di progresso o decadenza?
2. Cousin: esclusività greca e apertura all’India
3. Comte: filosofia e scienza in Grecia
4. Comte: la filosofia greca tra scienza e religione
5. Miracolo greco e razze umane tra Renan e Gobineau
6. Inghilterra: la filosofia greca tra bellezza e utilità
7. Mill e Grote: filosofia e democrazia greca
8. Lewes: la filosofia cede il passo alla scienza
9. Jowett e Frazer: pro o contro Platone
10. Sguardi da Occidente: Stati Uniti
11. Sguardi da Oriente: Russia
12. Nazioni nuove ed eredità antiche: Grecia e Italia
VIII. Da Hegel a Nietzsche
1. Quale filosofia dopo Hegel?
2. Feuerbach e Marx: l’individualità storica dei filosofi
3. Kierkegaard: Socrate, il singolo contro il sistema
4. Schopenhauer e la filosofia a Occidente e a Oriente
5. Zeller e il trionfo delle storie della filosofia
6. Burckhardt: la filosofia greca, l’agonale e la polis
7. Nietzsche: lo spartiacque Socrate
8. Nietzsche: la filosofia o i filosofi?
9. Nietzsche:
10. Nietzsche: filosofia greca e alternative etiche
Dopo la morte prematura della madre, il traumatico naufragio del suo matrimonio, una giovinezza disordinata e difficile, Cheryl a soli ventisei anni si ritrova con la vita sconvolta.
Alla ricerca di sé oltre che di un senso, decide di attraversare a piedi l’America selvaggia tra montagne, foreste, animali selvatici, rocce impervie, torrenti impetuosi, caldo torrido e freddo estremo.
Una storia di avventura e formazione, di fuga e rinascita, di paura e coraggio. Una scrittura intensa come la vicenda che racconta, da cui emergono con forza il fascino degli spazi incontaminati e la fragilità della condizione umana di fronte a una natura grandiosa e potente
Il rapporto complesso con suo padre e con le figure paterne in generale, tipo lo Stato. L’amore per i giovani, che voleva salvare dal consumismo, a cui continua a insegnare il valore della libertà. L’importanza di essere sé stessi. L’odio per la piccola borghesia: si schierava o dalla parte del popolo o degli intellettuali. La letteratura e il cinema. Le sue frasi famose: «La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza». E anche: «I maestri sono fatti per essere mangiati», che dà il titolo alla serata evento del 5 marzo a Casarsa, il suo paese d’origine, nel giorno del centenario della sua nascita.
C’è tutto Pier Paolo Pasolini nel graphic novel Pasolini di Davide Toffolo, artista, fumettista, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Il libro, pubblicato da Rizzoli Lizard, arriverà anche in edicola giovedì 3 marzo con Repubblica per un mese a 13,90 euro più il prezzo del quotidiano. Presentazione alle 21 al Teatro Pasolini con Toffolo e con il poeta e scrittore Gian Mario Villalta in un incontro organizzato dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini con la Fondazione Pordenonelegge.
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