Ravasi Bellocchio Lella, La fiaba siamo noi. Storie che ci possono salvare, Raffaello Cortina, 2022. Indice del libro

scheda dell’editore:

https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/lella-ravasi-bellocchio/la-fiaba-siamo-noi-9788832854879-3834.html

Come diceva Italo Calvino, le fiabe sono vere. E così La regina delle nevi, Cenerentola, Il pifferaio magico e altre storie dei fratelli Grimm ricalcano i passaggi fondamentali dell’esistenza, mostrano dove andare e come procedere, addestrano alla vita. Dunque, parlano di noi, ognuno ha dentro di sé un racconto che gli assomiglia.
Orchi e fate, iniziazione e paura, abisso e speranza; come le storie di analisi, le fiabe si intrecciano nel farsi della vita e ci forniscono ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno: parole che ci possono salvare.
Effetti terapeutici si possono trarre anche dalle favole dei nostri giorni, raccontate nell’immaginario poetico e cinematografico di Emily Dickinson, Federico Fellini e altri. La creatività diventa cura, in cui tutto è movimento, e le narrazioni passano dall’inconscio personale a quello collettivo, alla speranza di un lieto fine.
Così oggi La fiaba siamo noi dà un senso alla riscoperta di una possibile salvezza. Come scrive Hillman: “Le parole sono come cuscini, disposte nel modo giusto alleviano il dolore”.

Biografia dell’autore

Lella Ravasi Bellocchio

Lella Ravasi Bellocchio, analista junghiana, è membro dell’International Association for Analytical Psychology. Nelle nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, Sogni senza sbarre. Storie di donne in carcere (2005), Di madre in figlia (2010) e La fiaba siamo noi (2022).

archètipo

Primo esemplare, modello

vai a:

archètipo in Vocabolario – Treccani

La cura di Hillman, Un bel tuffo nella mitologia greca. Articolo di Daniela Mambretti pubblicato su “La Provincia” di Como, 3 gennaio 2019

La cura di Hillman
Un bel tuffo nella mitologia greca
Articolo di Daniela Mambretti pubblicato su
“La Provincia” di Como, 3 gennaio 2019
Salute. La “psicologia archetipica” del filosofo Usa spiegata dall’antropologa Selene Calloni Williams: «Affrontare la malattia ritrovando fede nell’invisibile»

Una psicologia che mette al centro della scena il mondo delle immagini e l’ani-ma che vuole essere riconosciuta, superando sterili dati, analisi cliniche e statistiche. Questo l’approccio di James Hillman psicoanalista, saggi-sta e filosofo statunitense che ha sviluppato una psicologia definita come archetipica o immaginale, perché parte dal-la realtà cosciente e la riconduce alla sua immagine originale.

Natura immaginale

«Il pensiero di Hillman presuppone la capacità di vedere la vita come sogno, come una grande imago che non ha nulla di sostanziale e di oggettivo» spiega Selene Calloni Williams, antropologa, viaggiatrice, documentarista e autrice di “James Hillman – Il cammino del fare anima e dell’ecologia profonda” (Edizioni Mediterranee). Ricondurre la realtà alla sua natura immaginale significa, per Hillman, “fare anima”, vale a dire riportare ogni oggetto, persona, evento o luogo alla sua natura originaria che è immagine e appartiene alla dimensione universale. Quando dimentichiamo questo aspetto immateriale, quando non ci rendiamo conto che la nostra anima fa parte di questo mondo sottile e oscuro che, però, ha bisogno di essere visto e considerato, insorgono disturbi e patologie. «Quando si affronta una malattia è necessario affidarsi, ritrovare fede nell’invisibile. Il curarsi, l’agire è necessario e costituisce l’aspetto rituale della tera-pia, ma, contemporaneamente, è necessario ritrovare il contatto con il mistero»sotto-linea l’esperta. Pertanto, per stare bene bisogna ristabilire l’equilibrio universale tra noi e il mondo invisibile, tra noi e la natura, in una sorta di scambio, di “darsi” continuo: nella visione immaginale, la malattia non è altro che la voce del-l’anima che chiede la ricostituzione di quell’armonia primeva e di quella propensione al darsi, esattamente come la natura si dà, si offre, incessantemente.

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO (pdf)

La cura di James Hillman, un bel tuffo nella mitologia greca, ce ne parla Selene Calloni Williams

via La cura di Hillman e il Mantra Madre (Mother Mantra)

i due aspetti (opposti) dell’ARCHETIPO DEL SENEX ~ da Informazione Consapevole

TRACCE e SENTIERI

Soffermandoci per un momento sul Senex, vale ricordare che anch’esso è duplice, e che nella sua duplicità/polarità – costitutiva anche del Puer –  questo archetipo è sì freddo, lento e pesante, ma va detto che, nel contempo, questa pesantezza gli fornisce anche densità e stabilità; la sua lentezza è certo tristezza e melanconia, ma anche quiete e riflessione; è la notte che annuncia il giorno. Come il Puer è sessualmente potente (ma ricordiamo che lo è tendenzialmente fuori dalla relazione amorosa),

così il Senex è arido e impotente; ma  poiché appartiene a Saturno è contemporaneamente anche dio della terra e della fertilità; è colui che raccoglie  i frutti, ma che anche ne fa anche incetta;  che tende a conservare le cose, ma sovente soltanto per sé; e tende a farle durare per sempre. E’ vero che batte moneta ed è signore della ricchezza, ma è anche avaro e rapace; e poiché è divoratore…

View original post 115 altre parole

Archetipo

Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 33-35

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: