Ecco le parole che aprono in “Essenza del nichilismo” il saggio “Ritornare a Parmenide”, parole inaudite e per molti versi sconcertanti, che però ben si inquadrano nel destino della verità:
“La storia della filosofia occidentale è la vicenda dell’alterazione e quindi della dimenticanza del senso dell’essere, inizialmente intravisto dal più antico pensiero dei Greci. E in questa vicenda la storia della metafisica è il luogo ove l’alterazione e la dimenticanza si fanno più difficili a scoprirsi: proprio perché la metafisica si propone esplicitamente di svelare l’autentico senso dell’essere, e quindi richiama ed esaurisce l’attenzione sulle plausibilità con cui il senso alterato si impone. La storia della filosofia non è per questo un seguito di insuccessi: si deve dire piuttosto che gli sviluppi e le conquiste più preziose del filosofare si muovono all’interno di una comprensione inautentica dell’essere”.
Non sfuggì allo sconcerto nemmeno Gustavo Bontadini, maestro di Emanuele Severino. Quando lesse queste parole. gli scrisse una lettera nella quale tra l’altro affermò quanto segue:
“Confesso che, quando lessi la prima volta le Tue pagine, non volli credere ai miei occhi, tanto che me li sfregai energicamente a più riprese, poi toccai gli oggetti solidi intorno a me, tanto temevo di sognare, finalmente cercai di comporre nella mia fantasia l’immagine di una dattilografa burlona, che avesse cambiato i caratteri sulla carta. Niente, Non mi rimase che arrendermi, non riuscendo a trovare altra lettura”.
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L’ha ribloggato su Il pensiero filosofico di Emanuele Severino.
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