Cos’è la poesia? Futile passatempo, tempo sprecato, sottratto alla vita, alle cose essenziali, suppongono molti, sulla scorta anche dell’amara autoiroinia di Flaubert del Dizionario dei luoghi comuni, deplorando quei poeti che si esaltano di tutto e che aspirano all’incenso, appagati dall’“euforia” di una condizione di risibile privilegio, dimentichi di essere alla mercé del “vento della transitorietà”.
Bisogna, a mio parere, partire da questa considerazione nell’atto di presumere di poter parlare di “poesia”, oggi soprattutto: ricavandola da Flaubert e da Montale e da qui muovendosi più alla radice, da Leopardi (e “per li rami”, da Dante).
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Poesia, poesia! Chi vuole poesia…?
Grazie!
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