quesiti pervenutici su temi legati al genere: uso dell’asterisco, dello schwa o di altri segni che “opacizzano” le desinenze maschili e femminili; possibilità per l’italiano di ricorrere a pronomi diversi da lui/lei o di “recuperare” il neutro per riferirsi a persone che si definiscono non binarie; genere grammaticale da utilizzare per transessuale e legittimità stessa di questa parola
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Un asterisco sul genere – Consulenza Linguistica – Accademia della Crusca
Categoria: linguaggio
Dario Pisano, Parla come Dante. Come e perché usare i versi del sommo poeta nella vita quotidiana – Newton Compton Editori, 2021
A molti di noi è capitato spesso di esclamare, in qualità di invito a non perdere tempo con persone che non meritano la nostra attenzione, «Non ti curar di lor, ma guarda e passa!» (prima curiosità: la citazione è sbagliata! Dante scrive: «Non ragioniam di lor…»). E chi non conosce il verso «Amor ch’a nullo amato amar perdona», che tanta fortuna ha avuto nella musica italiana? Ma cosa significa? E quante volte abbiamo detto a un amico – pieno di guai fino al collo – «stai fresco»? Che cosa hanno in comune queste espressioni e le tante altre raccolte nel libro? La medesima paternità. Nascono tutte dalla penna di Dante Alighieri, il massimo genio linguistico della storia, il quale – con la sua Divina Commedia – ha incrementato vertiginosamente il patrimonio lessicale dell’italiano. Parla come Dante ospita una ricognizione dei più famosi ma anche dei meno noti versi di Dante entrati nella lingua quotidiana, per lo più usati da chi parla senza la consapevolezza della loro provenienza. L’ampia documentazione offerta in queste pagine è la prova del fatto che, se anche noi ignoriamo Dante, Dante non ignora noi, ed è sempre sulle nostre labbra, in ogni momento della «nostra vita»! Quante volte, parlando, citiamo Dante senza saperlo? E siamo certi di citarlo bene? Un libro che svela la presenza nascosta ma costante del sommo poeta nella nostra vita quotidiana
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Parla come Dante – Newton Compton Editori

“Giovanni Semerano e la dicotomia indoeuropeisti-semitisti” di Giuseppe Ieropoli | Letture.org
Dott. Giuseppe Ieropoli, Lei è autore del libro Giovanni Semerano e la dicotomia indoeuropeisti-semitisti pubblicato da La Finestra Editrice: quale importanza riveste la prospettiva storico-linguistica indicata da Giovanni Semerano?
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“Giovanni Semerano e la dicotomia indoeuropeisti-semitisti” di Giuseppe Ieropoli | Letture.org
alle origini della parola FESTA, partendo da Emanuele Severino e passando attraverso Emile Benveniste, Franco Rendich, Giovanni Semerano
Sono partito da questo estratto da una lezione di Emanuele Severino sulla parola FESTA:
- Ascolta nell’audio le connessioni linguistiche individuate da Severino
Il dizionario etimologico dice “giorno di riposo“, dal latino FESTUS, alla cui radice sentiamo FES
Ma Severino ci indica di ricercare “gruppi di significati”.
Seguiamoli.
1. le radici DHE o anche DHES che portano a “luce”
Emile Benveniste nel suo VOCABOLARIO DELLE ISTITUZIONI INDOEUROPEE (Einaudi 1976, prima edizione francese 1969) ritiene che le radici originarie indoeuropee siano:
DHA (S) e BHAS
che rimandano alla “luce divina”
Franco Rendich ci dice che la consonante d significava “luce” e che
dalla radice di
da intendere come “moto continuo” [i] della luce [d],
derivò il corrispondente sanscrito di, didyati “brillare”, “splendere)
DHA significava “portare il fuoco”
“parola divina” rappresentano lo stesso evento mistico anche secondo la Qabbalah ebraica”
Le sequenze di significati trovati da Rendich sono:
dal sanscrito BHAS, “splendere, essere luminoso”
al greco PHAS, da cui PHAOS, “luce”
al latino FAS, che “mostra la luce” e che porta a FESTUS
2. Ancora sulla radice DHA che attraverso DHE, arriva a felix, felice
Secondo Rendich (ripreso da Severino)
DHA è anche “che porta energia”, “poppare”, “succhiare”
DHA diventa DHE
poi THE in greco
da cui il greco Thele, “capezzolo”, “mammella”
fino al latino fe, che porta a felix, “che ha avuto un buon rapporto con il seno materno”, “felice”
3. arrivando a THEORIA
Il sanscrito DHI diventa in greco THE che dà origine a parole come:
THEOS
THESPHATOS, “enunciato da un dio”, “fissato da una decisione divina”, “stabilito dagli dei”
THEORIA, come “contemplazione, meditazione” e, nella lezione di severino, “contemplazione festiva”
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Bibliografia:
- Emanuele Severino, il comandamento “ricordati di santificare le FESTE”, Modena 2010
- Benveniste Emile, Vocabolario delle istituzioni indoeuropee, volume primo: Economia, parentela, società; volume secondo: Potere, diritto, religione, Einaudi, 1976 (prima edizione francese: 1969)
-
Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee (Sanscrito, Greco, Latino), di Franco Rendich
-
L’ETIMOLOGICO vocabolario della lingua italiana, di Alberto Nocentini con Alessandro Parenti, Le Monnier, 2010
-
DELI Dizionario etimologico della lingua italiana di Manlio Cortellazi e Paolo Zolli, Zanichelli, 1999
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