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La nostra psiche ha bisogno di affidarsi a una rinnovata nascita, all’illusione che dal confronto di una situazione passata con quella presente sia possibile fare emergere una nuova condizione esistenziale. Ecco perché l’angelo diventa una figura così presente in questo momento di accompagnamento.
Recentemente lo psicanalista milanese Baldo Lami ha curato l’antologia Angelicamente, Il senso dell’angelo nel nostro tempo(Zephyro edizioni) per dimostrare come, anche in tempi sempre più distanti da una dimensione strettamente spirituale, vi sia la necessità psicologica di trovare significati in immagini/simboli non legati alla concretezza materiale della vita quotidiana.
Grazie al contributo plurale dei vari autori, in questo libro si intersecano sia la dimensione spirituale-religiosa di matrice monoteista, sia quella più legata al funzionamento della nostra psiche.
Eliana Briante nel suo saggio Gli angeli nella bibbia e nella riforma ripercorre episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento in cui gli angeli (dalla parola greca “anghelos”, nunzio) compaiono come messaggeri e come figure protettive dei poveri e dei bisognosi: Gabriele annuncia a Elisabetta e Maria la nascita dei loro figli, schiere angeliche annunciano ai pastori la nascita di Gesù, un angelo annuncia la resurrezione alle donne, due angeli spiegano il senso dell’Ascensione ai discepoli. E’ sicuramente da questa rappresentazione, tuttora diffusissima nel senso comune popolare, che deriva l’immagine molto bella e poetica dell’angelo custode.
L’idea di una creatura celeste continuamente al nostro fianco rimanda a un concetto di angelo dotato di possibilità simili a quelle dell’essere umano a livello di relazione interpersonale.
Un pensiero originale sull’angelo umano ci è tramandato dallo scienziato mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772) che con la sua Conversazione con gli angeli avrà un grosso impatto sull’immaginario ottocentesco
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