l’intervista di Armando Torno al filosofo Emanuele Severino: “«È comprensibile che gli americani e soprattutto i newyorkesi festeggino la morte di Osama Bin Laden. Ma è anche vero che questo comportamento è un retaggio dell’uomo primitivo. Al centro della festa arcaica, infatti, c’è il sacrificio, l’uccisione della vittima sacrificale ed espiatoria, che a volte è un essere umano, ritenuto colpevole, responsabile dei mali del gruppo sociale. In questo senso sono d’accordo con la dichiarazione della Chiesa che “di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai”» .
Dopo una breve pausa, Severino prosegue: «Ma non sono d’accordo con René Girard, per il quale il cristianesimo sarebbe estraneo alla logica sacrificale. Perché è vero che Gesù, a differenza delle altre vittime, è considerato, nel cristianesimo, innocente; ma è anche vero che, per il cristianesimo, Gesù ha preso su di sé tutti i peccati del mondo e quindi è diventato il sommamente colpevole, che viene sacrificato, dalla giustizia divina, proprio in quanto colpevole e non in quanto innocente. Nella Seconda Lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo dice: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccatore in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”(5,21). E la cristianità festeggia la morte di Gesù, ovviamente lontano in modo abissale dalle vittime per se stesse colpevoli. Siamo in piena logica sacrificale»”.
da: EDICOLA. Il (nuovo) mondo senza Bin Laden (03/05/2011) | Vita.it.