“La lettura e la scrittura come antidoto all’angoscia di morte, l’autobiografia come riflessione sui limiti della condizione umana e comunicazione: questa la strategia per vivere meglio che spinse Michel Eyquem de Montaigne, tra il 1570 e il 1580, a scrivere un’opera di straordinaria modernità.
Aveva trentasette anni, faceva con poca gioia il magistrato al parlamento di Bordeaux ed era appena scampato a unincidente mortale.
Iniziato come un esercizio in cui osservare e «saggiare» se stesso con grande sincerità, «con i difetti al vivo», per lasciare un suo ritratto veritiero a parenti e amici, quel diario quotidiano lo aiutò a salvaguardare il piacere di vivere in un periodo flagellato dalle guerre di religione e dalla peste.
In effetti, destinata alla posterità, l’opera non ha smesso di essere considerata un breviario di saggezza e laicità.
tutto l’articolo qui Biblioteca di Garlasco: Montaigne, l’arte di vivere.