“Manifestarsi, operare, in qualsiasi ambito, è cosa da fanatico più o meno camuffato. Se non ci si ritiene investiti di una missione, esistere è difficile; agire, impossibile.
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Davanti a una tomba le parole gioco, impostura, scherzo, sogno si impongono. Impossibile pensare che esistere sia un fenomeno serio. Certezza di un raggiro in partenza, alla base. Sui frontoni dei cimiteri si dovrebbe incidere. “Niente è tragico. Tutto è irreale”.
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Lo stesso sentimento di estraneità, di gioco inutile, ovunque io vada: fingo di interessarmi a ciò che mi è indifferente, mi dimeno per automatismo o per carità, senza essere mai partecipe, senza essere mai da nessuna parte. Ciò che mi attira è altrove, e questo altrove non so cosa sia.
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Quando mi capita di essere occupato, non penso un solo istante al “senso” di alcunché, e ancora meno, è chiaro, di quello che sto facendo. È la prova che…
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