L’autrice racconta, o meglio fa raccontare in prima persona, ad Adriano la propria vita e ne raccoglie le impressioni,
quando l’imperatore e’ ormai prossimo alla morte e scrive al figlio adottivo Marco Aurelio.
L’imperatore esprime i suoi pensieri piu’ intimi, le sue citazioni sui riti religiosi (rimase particolarmente colpito e
influenzato dal culto del dio Mitra), e rivive la sua giovinezza lontano da Roma, al seguito degli eserciti Romani.
Adriano sa di dover morire ed aspetta questo evento, pronto a riceverlo. La lettera che egli scrive al figlio adottivo e’
lo sfogo (comprensibile) di un uomo che non puo’ piu’ seguire gli affari dell’Impero, ormai svuotato di ogni energia, e
traspare nell’imperatore , nell’uomo, la sofferenza di un malato che libera i ricordi.
Adriano rivisita i momenti importanti e significativi del suo lungo regno (21 anni), partendo dai rapporti e dalla
confidenza che lo legava alla amica-madre Plotinia, proseguendo con il racconto delle sue campagne militari, dei
viaggi, dei luogi visitati e che lo colpirono particolarmente (Asia minore, Bitinia, la citta’ di Nicomedia, ect.).
Esprime pensieri e giudizi sulla sua famiglia, sui libri, sullo “sport” allora piu’ in voga: la caccia. Ci parla delle sue
dissertazioni filosofiche, dei suoi amori, dei rapporti con l’imperatore (e padre adottivo) Traiano, del suo matrimonio
non felice.
La Yourcenar fa raccontare la suo protagonista la sua esperienza umana, ricchissima, di un uomo che facendo
tesoro di ogni esperienza vissuta nei sui 21 anni di regno diventa uno statista, arricchito dall’emergere della verita’
interiore che l’imperatore aveva conquistato.
La scrittrice in questo romanzo che puo’ sembrare solo epistolare, rida’ vita a poco a poco alla personalita’ di
Adriano, alla sua grandezza, all’ambiente nel quale visse piu’ di 2000 anni fa’.
L’imperatore negli ultimi giorni di vita esamina le debolezze del suo spirito, fa considerazioni sulla sua esistenza, ed
esprime sentimenti di gratitudine per le poche persone che gli sono sempre state vicine e che non l’abbandonano
nemmeno negli ultimi dolorosi e disperati momenti della sua vita.
Chiudo questa recensione ricordando i versi composti dall’imperatore Adriano poco prima di morire:
“Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora ti appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e
spogli, ove non avrai piu’ gli svaghi consueti.
Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai piu’… cerchiamo di
entrare nella morte ad occhi aperti…”
(Marguerite Yourcenar – Memorie di Adriano – Ed. Einaudi)
Ottimo! Grazie Vincenzo
"Mi piace""Mi piace"