scheda dell’editore:
https://www.mulino.it/isbn/9788815390516
La nebbia agl’irti colli…
E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose.
Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C’è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all’improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un’occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po’ di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all’ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo ’900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani… Dimostra così che l’esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
Paolo Di Paolo, finalista al Premio Strega 2024 con «Romanzo senza umani», è autore tra l’altro di «Mandami tanta vita» (2013, Premio Salerno Libro d’Europa, Premio Fiesole Narrativa e finalista Premio Strega), «Una storia quasi solo d’amore» (2016), «Lontano dagli occhi» (2019, Premio Viareggio Rèpaci), tutti editi da Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Scrive su «la Repubblica» e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte».
- Per cominciare
- I. Amare la poesia (da grandi)
- «Che la dolcezza ancor dentro mi suona»
- Ricordati di me!
- Saper rileggere
- Realtà aumentata
- II. Care, vecchie antologie!
- Quelli che non leggiamo più
- Allenarsi alla virtù
- «E le morte stagioni, e la presente e viva»
- «Aprile trema»
- Tempo curvo
- III. Quando inseguivo i poeti
- L’ape di Zanzotto
- La tenace ganga che aggrega i vivi e i morti
- IV. Celeste dote
- Tra le braccia degli dei
- Il vento che soffia nei Sepolcri
- Dei Sepolcri, di Ugo Foscolo
- V. Siccome immobile
- Che romanzo!
- «D’inestinguibil odio e d’indomato amor»
- Il Cinque Maggio, di Alessandro Manzoni
- VI. «E scrivo, e scrivo, e ho molte altre virtù»
- Il coraggio della debolezza
- La morte di un poeta
- «Fedeli amici di un tempo migliore»
- Davanti San Guido, di Giosue Carducci
- VII. Amore scritto minuscolo
- Alti e bassi
- Nietzsche fa rima con camicie
- Vita ruvida, concreta
- Il personaggio «guidogozzano»
- La signorina Felicita ovvero la felicità, di Guido Gozzano
- VIII. Piccole cose, grandi misteri
- Fanciullino dark
- Una cosmogonia maligna
- Lo stesso cielo
- Eccetera!
- X agosto, di Giovanni Pascoli
- Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, di Giacomo Leopardi
- IX. Triste meraviglia
- Contro-antologie
- Dove eravate tutte
- Attaccato alla vita
- «Il mio sogno di te non è finito»
- Soldati, di Giuseppe Ungaretti
- Spesso il male di vivere ho incontrato, di Eugenio Montale
- Essere vivi ora
- Le poesie
- Altre letture
- Indice dei nomi
