Tra i nuovi progetti anche la trasformazione degli spazi di una delle due scale e dell’ascensore del museo in una installazione site-specific realizzata da Fallen Fruit, il duo californiano composto da David Allen Burns e Austin Young:
il progetto, intitolato “Conversazioni sacre”, fa immergere i visitatori in un mondo visionario di fiori, colori, rimandi, elementi e dettagli tratti dalle opere della Collezione e da diversi luoghi in città.
Come consuetudine nella pratica del duo artistico di Los Angeles, la maggior parte delle ispirazioni si riferisce a frutti, fiori, uccelli, piccoli animali, insetti, arricchendosi qui di dettagli pittorici, mani, gesti, sguardi, espressioni, immagini religiose, composti all’interno di una carta da rivestimento applicata alle pareti.
Dalla pittura di Tiziano alla fotografia di Tina Modotti, dai graffiti di Banksy alla Venere di Milo: è il nuovo viaggio di Neri Marcorè e “Art Night” che torna da mercoledì 14 dicembre alle 21.15 su Rai 5. Si comincia con Achille Castiglioni, in occasione dei 20 anni dalla scomparsa, che parla dalle semplici immagini di una telecamera digitale dell’anno 2000, con l’aria ironica e divertita che – come chi l’ha conosciuto conferma -ha avuto nell’arco di tutta la sua vita. Fotografie, disegni tecnici e prototipi, ma anche oggetti di uso quotidiano che Castiglioni raccoglieva in tutto il mondo per studiarli, utilizzarli, trasformarli in qualcos’altro. Li chiamava così: capolavori anonimi. Come una bobina senza pellicola, riadattata per renderla base dell’iconica lampada da tavolo Lampadina.
I PRELIBRI, un volume di culto ormai, è stato pubblicato per la prima volta da Danese nel 1980 e si presenta oggi con una copertina disegnata da Katsumi Komagata, importante graphic designer e progettista di libri giapponese, grande amante dell’opera di Bruno Munari, a cui tutt’oggi si ispira. Si tratta di una serie di 12 piccoli libri (10 x 10 cm) dedicati ai bambini che non hanno ancora imparato a leggere e scrivere, disegnati per adattarsi alle loro mani e assemblati usando diversi tipi di materiali, colori e rilegature.
Offrono una varietà di stimoli, sensazioni e emozioni, che nascono dall’accostamento di percezioni e immagini: “dovrebbero dare la sensazione che i libri siano effettivamente fatti in questo modo, e che contengano sorprese. La cultura deriva in effetti dalle sorprese, ossia cose prima sconosciute” (Bruno Munari).
Impressione, levar del sole (Impression, soleil levant) è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1872. Al dipinto si attribuisce l’origine stessa del movimento impressionista. L’opera è esposta al Musée Marmottan Monet di Parigi
MARIA LAI. Il tempo dell’incalcolabile2021-10-25 / 2022-04-03M77 presenta, da martedì 26 ottobre 2021, Il tempo dell’incalcolabile, progetto espositivo dedicato all’artista Maria Lai
…, ti avrei invitata a vedere una mostra particolare di Maria Lai, espressione dell’arte relazionale e dei libri cuciti.
Me l’aveva segnalata una mia amica innamorata di quest’artista sarda e così ieri sono andata con lei a milano a vedere un’inedito della Lai “Legarsi alle montagne” nonchè l’illustrazione cucita di una fiaba.
Poi, tornata a casa, sono andata a cercare altri particolari e ho trovato questo video su youtube (sono tre, ma io sono partita da quello di mezzo per completarlo con i mancanti successivamente):
Qual è l’attività spirituale che può riuscire a cogliere questa sintesi fra soggetto e oggetto verso la quale la Storia tende?
L’attività dello spirito che può cogliere questa sintesi di soggetto e oggetto non è la filosofia, ma è l’arte. È solo con l’arte che l’uomo può riuscire a cogliere l’assoluto.
Questo perché l’assoluto, come abbiamo visto, è identità totale fra soggetto e oggetto; quindi ogni attività intellettuale che separi e distingua non può cogliere questa identità totale.
La filosofia può cogliere i due principi dell’assoluto come separati, ma non può cogliere l’assoluto come tale; questo perché il ragionamento filosofico per sua natura porta a separare, a distinguere, ad analizzare le diverse componenti dell’essere, quindi non è in grado di “vedere” l’assoluto come assoluto, può solo coglierlo dal punto di vista teoretico.
Ma questo punto di vista teoretico è un’attività intellettuale che è riservata solamente ai filosofi di mestiere e non può essere compresa dalla coscienza comune. L’arte invece può cogliere questa identità assoluta perché l’artista coglie, raggiunge, capisce l’assoluto non attraverso un’attività separante, distinguente, tipica di qualsiasi attività intellettuale e filosofica, ma attraverso un’intuizione immediata, totale, diretta, cioè un atto intellettuale che non ha gradini, né mediazioni.
Nella Storia questa intuizione artistica si realizza concretamente; il grande artista è sempre un grande interprete della sua epoca storica. Inoltre l’opera d’arte si rivolge in maniera più diretta e allargata al grande pubblico e rende possibile, dal punto di vista intellettuale, la contemplazione dell’assoluto da parte della coscienza collettiva. In questo senso l’arte diventa un organo della filosofia, anzi l’organo supremo della filosofia. Ma è nella stessa attività artistica, cioè nell’atto della creazione di un’opera d’arte, che esiste già questa unità assoluta di io e non-io. L’artista, nel suo operare creativo, crea in modo conscio e inconscio nello stesso tempo; conscio perché l’artista possiede una tecnica artistica, frutto di anni di studio, che egli applica in modo cosciente nell’atto creativo. Inconscia perché qualsiasi opera d’arte e qualsiasi artista non possono non essere condotti da una ispirazione (Schelling la chiama poesia), che fa sì che l’opera d’arte stessa non sia il freddo prodotto di una tecnica razionale portata avanti solamente con il raziocinio.
La poesia anima dall’interno il prodotto artistico, dotandolo di vitalità e di naturalità. Nell’arte, inoltre, si manifesta quell’identità di libertà e necessità che è il punto di arrivo di tutto il movimento dell’essere; questo avviene tramite la figura dell’artista e del suo operare artistico. La testimonianza stessa dei grandi artisti ci comunica come la genesi di una grande opera d’arte sia il frutto di un grande travaglio interiore al quale l’artista viene sottoposto. Egli si sente soggetto all’azione di forze e impulsi interiori contrastanti che lo spingono ora in una direzione ora in un’altra, anche contro la sua volontà. Mano a mano che l’opera d’arte cresce e si sviluppa concretamente, l’intenzione dell’artista da inconscia diventa sempre più conscia e in questo modo le due componenti dell’agire umano, libertà e necessità, vengono a coincidere.
La figura di Leonardo da Vinci è come un punto mobile, che continua a produrre nuove scoperte e connessioni con il progresso della tecnica. Il suo sapere procede attraverso l’osservazione e lo strumento del disegno. Leonardo è stato naturalmente anche un pittore e un artista straordinario. Nella sua opera bellezza e intelligenza del mondo si fondono, governate dalla sensibilità per la luce, che determina il colore e modella le forme, e dalla formidabile invenzione dello sfumato. Ma la dimensione del genio è legata anche ai progetti intrapresi e non conclusi, spesso per il desiderio di sperimentare nuove soluzioni, altre volte perché l’altezza e la profondità della visione avevano travalicato la sua epoca.
Artista simbolo per la Norvegia e per la sua capitale Oslo, in cui si è da poco inaugurato un grande e avveniristico museo che raccoglie la sua straordinaria collezione di opere, Edvard Much ha saputo come pochi altri esprimere nei suoi quadri le inquietudini della modernità, tanto che il suo L’urlo (1910) è considerato una sorta di profezia della tragedia delle guerre mondiali.
Da oggi in edicola con Repubblica una nuova iniziativa editoriale diretta da Vittorino Andreoli rivolta a chi ama l’arte e a chi si occupa dei disturbi della mente, ma anche a chiunque voglia avere una visione dell’uomo nella complessità che lo caratterizza: una complessità che tiene insieme polarità estreme a cui appartengono il genio e la follia. Che, appunto, è il titolo della collana di volumi in vendita a 14,90 euro oltre al quotidiano. La collana è in vendita anche con Mind.
Primo Volume, Van Gogh, è ritenuto oggi tra i massimi artisti dell’Ottocento e il valore (anche economico) delle sue opere – in tutto, circa novecento dipinti – batte record anche rispetto ad altri grandissimi pittori. Sul versante della follia, non vi è alcun dubbio sulla gravità che i comportamenti hanno evidenziato. Non ultimo, il suicidio. Emerge che la condizione del folle è espressione di una difficoltà del vivere, ma nello stesso tempo mostra come la creatività e l’arte appartengono sia all’uomo, sia all’uomo folle.
Il direttore della collana, Vittorino Andreoli, è uno dei protagonisti del cammino che ci ha condotto ad ascoltare le potenzialità aperte dalla malattia psichica. Andreoli ha contribuito a forgiare gli strumenti per indagare le relazioni possibili tra arte e disturbo psichiatrico. Da questo punto di vista la collana è illuminante. È un gioco di riflessioni che si rinnova e che trasforma la collana in un patchwork. Ogni volume, corredato da un profilo artistico, è autosufficiente eppure interagisce con tutti gli altri testi.
Ecco le uscite previste ogni mese – Van Gogh (29 ottobre 2021), Caravaggio (22 novembre 2021), Munch (23 dicembre 2021), Leonardo da Vinci (25 gennaio 2022), Goya (22 febbraio 2022), S chiele (22 marzo 2022), Ligabue (22 aprile 2022), Dalì (20 maggio 2022), Kahlo (22 giugno 2022), Arcimboldo (20 luglio 2022), Mondrian (23 agosto 2022), Baquiat (20 settembre 2022).
La mostra “La forma dell’Infinito” intende dare al visitatore la percezione d’essere il destinatario di una rivelazione suggestiva, con opere che facciano sfiorare l’infinito. Basti pensare alle firme dei cinquanta capolavori, molte delle quali appartengono ai più importanti protagonisti dell’arte negli ultimi due secoli: Claude Monet, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Henri Matisse, Dante Gabriele Rossetti, Michail Nesterov, František Kupka, Vasilij Kandinskij, Aristarch Lentulov, Natal’ja Gonarova, Odilon Redon, Maurice Denis, Jacek Malczewski, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Rerich, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Ernst Fuchs, Hans Hartung e altri ancora
“credo nella co-essenza di tutto ciò che esiste. Materia, energia, vita e coscienza, informazione sono un’unica entità, in-creata ed eterna, in perpetua relazione tra ogni sua parte. La nostra visione dualistica della realtà riduce ogni cosa negli opposti, ma ciò è il frutto della nostra limitata percezione. Tra i due opposti, che in realtà sono un’unica inscindibile entità, esistono infinite gradazioni. Tutto è un’unica energia, vibrante e modulata su infinite frequenze. Di queste lunghezze d’onda noi percepiamo solo una piccolissima porzione, lo spettro della luce visibile che si estende tra il rosso, il colore con la frequenza più bassa, e il violetto, che possiede la frequenza più alta tra quelle percepibili dai nostri occhi. ” …
Jorge Méndez Blake, artista messicano, nelle sue opere cerca di connettere le arti visive e la letteratura. E in un suo lavoro ispirato a Kafka evidenzia metaforicamente l’impatto che può avere un solo libro…
Celebrazioni virtuali per il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1520) (guarda qui). Laura Larcan su Il Messaggero: «Morì a 37 anni, all’improvviso, dopo notti di febbre e spasmi. Accadde il 6 aprile del 1520. […] L’anniversario dei 500 anni dalla scomparsa di Raffaello sarà una festa virtuale ma emotiva, a porte chiuse (per il lockdown da coronavirus) ma ricca di immagini e voci. Il Mibact in prima linea ne firma la regia. Si comincia alle 11 del mattino, quando sul canale YouTube del ministero sarà pubblicato un documentario corale con studiosi di fama ed esperti che racconteranno l’amore per Raffaello, da Claudio Strinati ad Antonio Forcellino, dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta a Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle pietre dure, che ha curato nella sua carriera 15 capolavori del Divin Pittore. Fino a Melania Mazzucco. Le Scuderie del Quirinale guidate da Mario De Simoni danno il loro contributo con il tour virtuale della bella mostra (oggi monitorata da un’équipe di tecnici). E gli Uffizi di Eike Schmidt lanciano […] un tour virtuale dei capolavori di Raffaello sulla pagina Facebook (un video al giorno fino a mercoledì). Tanti gli appuntamenti televisivi in programma tra canali Rai e Sky Arte. E […] chi sa che non spunti una rosa sulla sua tomba al Pantheon».
Ogni giorno storie, personaggi e temi con l’intento di approfondire alcuni aspetti della complessità che ci circonda.
Dall’arte alla letteratura, dalla musica alla storia recente, dalla filosofia alla politica, Giorgio Zanchini e i suoi ospiti offrono spunti di riflessione per comprendere le mille facce di un paese meraviglioso e contraddittorio
LA PRIMA “PERSONALE” A 92 ANNI:
LA SUA PITTURA ACCOMPAGNAVA CON DISCREZIONE L’ARTE DEL MARITO
“ENZA CORATOLO RIVA: SINFONIA DI COLORI – OPERE 1958-1982”
Enza Coratolo (classe 1927) ha vissuto d’arte insieme al marito scultore, il comasco Eli Riva, accompagnandolo nella vita ma anche come coscienza critica della sua carriera artistica.
Ha dipinto per 30 anni, ma non ha mai realizzato una mostra personale, proprio “per non disturbarlo, perché in casa l’artista era lui…”. In occasione del suo 92simo compleanno, il Comune di Casnate con Bernate (CO) organizza la prima esposizione antologica della sua pittura: con il titolo “ENZA CORATOLO RIVA: SINFONIA DI COLORI – opere 1958-1982” la mostra si terrà al Salone Cà di Fraà dal 20 febbraio al 3 marzo. Ha chiuso la cassetta dei colori per l’ultima volta nel 1990. E non ha lavato i pennelli, dicendo : “Non dipingo più. Mi…
In Vincent Van Gogh la relazione tra esistenza e opera, tra malattia mentale e creazione ha fornito materia a una lunga tradizione interpretativa, soprattutto psicoanalitica. Nessuno però ha saputo, al pari di Massimo Recalcati, mettere in rapporto malinconia e dipinti senza cedere a tentazioni patografiche, nel rispetto pieno dell’autonomia dell’arte. Per nessi illuminanti Recalcati procede dalle radici familiari della sofferenza psicotica di Vincent – venuto al mondo nel primo anniversario della morte del fratellino del quale gli fu imposto il nome – alla scelta di vivere da sradicato la propria indegnità di figlio vicario, alla spinta mistica verso la parola evangelica, fino all’estrema devozione alla pittura. Le maschere del Cristo e del «giapponese» servono a Van Gogh per darsi un’identità di cui si sente privo. I suoi quadri costituiscono lo sforzo estremo di attingere, attraverso la luce e il colore, direttamente all’assoluto, alla Cosa stessa. Ma la consacrazione all’arte, che all’inizio lo aveva salvato dalla malinconia originaria, si rivela ciò che lo fa precipitare negli abissi della follia. Il suo movimento pittorico e biografico dal Nord al Sud lo avvicina troppo al calore incandescente della Luce e in questa prossimità, come nel mito di Icaro, egli finisce per consumarsi.
Le Penseur
Auguste Rodin (1840 -1917)
Créé dès 1880 dans sa taille d’origine, environ 70 cm, pour orner le tympan de La Porte de l’Enfer, Le Penseur était alors intitulé Le Poète : il représentait Dante, l’auteur de La Divine Comédie qui avait inspiré La Porte, penché en avant pour observer les cercles de l’Enfer en méditant sur son œuvre. Le Penseur était donc initialement à la fois un être au corps torturé, presque un damné, et un homme à l’esprit libre, décidé à transcender sa souffrance par la poésie. Pour sa pose, cette figure doit beaucoup à l’Ugolin de Jean-Baptiste Carpeaux (1861, musée d’Orsay, Paris) et au portrait assis de Laurent de Médicis sculpté par Michel-Ange (1526-1531, Chapelle des Médicis, Église San Lorenzo, Florence).
Tout en gardant sa place dans l’ensemble monumental de La Porte, Le Penseur fut exposé isolément dès 1888 et devint ainsi une œuvre autonome. Agrandi en 1904, il prit une dimension monumentale qui accrut encore sa popularité : cette image d’un homme plongé dans ses réflexions, mais dont le corps puissant suggère une grande capacité d’action, est devenue l’une des sculptures les plus célèbres qui soient.
“Nel corso della mia attività concertistica, mi è capitato di suonare in alcuni spazi che emananavano un’energia speciale, in alcuni casi il luogo sprigionava una tale forza che mi ha spinto a modificare radicalmente il concerto, a creare qualcosa che vibrasse insieme allo spazio. Così è stato il 10 febbraio del 2005 quando suonai all’Hangar della Bicocca attorniato da “I Sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer.
Due giorni prima del concerto feci le prove, era come suonare dentro un’immensa cattedrale, il suono viaggiava verso l’alto, non finiva mai, le “sette torri” evocavano una potenza misteriosa con cui non si poteva non dialogare. Decisi di fare qualcosa di completamente diverso da quello che avevo pensato, avevo solo un giorno a disposizione per prepararmi, e buttai giù una serie di schizzi, decidendo che mi sarei lanciato a improvvisare intorno alle nuove idee che avevo…
Tutto questo è rappresentato in uno spazio di 7000 metri quadrati decorati come un’immensa navata blu sulla quale si stagliano sette monumentali torri di cemento armato: Sefirot,
Melancolia,
Ararat,
Linee di campo magnetico,
JH&WH,
Torre dei quadri cadenti.
Sono alte tutte dai 14 ai 18 metri ed hanno la forma di contaniners per il trasporto delle merci; per Kiefer sono l’espressione e simbolo dei sette livelli della spiritualità, del cammino che deve intraprendere colui che intende arrivare al cospetto di Dio.
La torre più imponente dell’intera installazione è “Linee di campo magnetico”: misura 18 metri di altezza. Essa è caratterizzata da una pellicola di piombo che la percorre interamente fino a depositarsi ai piedi dell’edificio, dove si trova una bobina cinematografica e di una cinepresa. La scelta del piombo, in quanto materiale che non può essere attraversato dalle radiazioni luminose e non permette quindi la produzione di alcuna immagine, si presta a diverse interpretazioni: dal tentativo nazista di cancellare la cultura ebraica e le minoranze etniche, alla lotta iconoclasta che percorre periodicamente la cultura occidentale dall’epoca bizantina fino all’epoca luterana, alla concezione, più volte enunciata da Kiefer, che “ogni opera d’arte cancella la precedente”.
Questa molteplicità di lettura è connaturata all’opera stessa nel suo complesso che vuole essere insieme interpretazione della religione ebraica, ma anche rappresentazione delle macerie dell’Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale, e proiezione in un futuro possibile – al quale l’artista ci invita a guardare a partire dall’oggi, dal nostro presente rovinoso. Come qualcuno ha scritto, quest’opera è “il ritratto di una catastrofe avvenuta, la rappresentazione di un pianeta disabitato e ridotto in macerie, rappresentazione di un pianeta disabitato, ridotto a maceria”.
IL CORPO E IL DOLORE ATTRAVERSO I SECOLIMag – Marsiglione Arts Gallery, via Vitani 31, ore 18.30, ingresso libero
Anteprima nazionale del progetto artistico ideato e organizzato dal direttore della Mag, SalvatoreMarsiglione, con Giancarlo Marcali, artista milanese che dal 2007 espone le sue opere in Italia e all’estero, riscuotendo notevole successo di pubblico e critica. Una mostra personale che, nell’accostamento e nel confronto delle opere eseguite dall’artista appositamente per l’occasione, con alcune opere d’arte classica, attraversa i secoli e propone allo spettatore un approccio inedito con il linguaggio e i contenuti dell’arte di Marcali. Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica in un percorso di indagine dell’attimo doloroso. Quanti tipi di dolore lacerano l’essere umano? Infiniti, quanto l’abisso dell’anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostre diversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù della nostra comune essenza, per la materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi abbiamo un’origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere espresso. È un dolore composto che non cerca il momento drammatico. È l’enfasi liberatoria di un uomo non più prigioniero di paure sue e altrui che si apre con fiducia al suo prossimo, mostrando anche le ferite dell’anima. Finalmente, ha imparato che un dolore condiviso viene dimezzato. La società è uno specchio della cultura; il corpo, l’epifania della sua civiltà. La mostra sarà visibile fino al 27 ottobre, da martedì a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.30.
Koon vive in un’altra epoca: gli anni ’80 della new economy delle banche e dei broker: era un broker che finanzierà così le sue opere
economia delle PROMESSE DI DESIDERIO
dalla economia fordista (produzione di oggetti concreti da vendere) alla economia post – fordista (oggetti immateriali di cui non hai bisogno, me che nel momento in cui vengono offerti non puoi farne a meno)
pitture e sculture di Koon sono centrate sul DESIDERIO DELLE COSE. Innesca dinamiche del desiderio
oggetti sui quali conta di più la pubblicità e l’immagine che essi offrono al compratore
ricerca artistica attorno alle cose che non servono a niente. si interessa al cattivo gusto che genera desiderio ed economia
da qui l’attenzione alla INFANZIA: vulnerabilità dei bambini rispetto al desiderio; economia molto basata sui consumi per l’infanzia
le ASPIRAPOLVERI: icone del desiderio
J. Koon all’incrocio fra cultura americane della East Cost (la pop art) e la west coast (cultura che guarda verso il giappone e lo zen)
i PALLONI DA BASKET come immagini delle possibilità di risalita sociale negli anni ’80
le CERAMICHE: materiali della cultura popolare
il gusto in rapporto a queste opere. Il gusto è una combinazione fra giudizi personali e contesti storici di informazione
le grandi sculture come SPLIT ROCKER (metafora dell’effimero): uso dei fiori perchè fragili, temporanei, vulnerabili. I fiori richiedono cure sproporzionate, sono dentro il TEMPO e sussistono solo con cure infinite
percorso artistico di Jeff Koon: sguardo cinico ed intelligente sugli aspetti economici del nostro tempo; diventare esso stesso brand (marchi0): da qui li matrimonio con la pornostar Ilona Staller; culto di se stesso come artista; agenzie che producono le sue immagini e le vendono; acquistare il NOME e gli OGGETTI IMMATERIALI (la “fiction economy)
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