Il libro di tutti i libri di Roberto Calasso (Adelphi).
Giorgio Montefoschi sul Corriere della Sera: «Israele – leggiamo all’inizio del Libro di tutti i libri, di Roberto Calasso (Adelphi) – voleva un re “visibile”, come lo avevano le altre nazioni. Samuele, il sacerdote, unse dunque Saul, ma a malincuore: il re visibile – pensava – è un male. A sua volta, Saul visse la regalità come una condanna: sentiva il peso della esecrazione di chi lo aveva unto, temeva di essere soppiantato da David, il pastore fulvo, giovane e bello, venuto da Betlemme. E lo stesso accadde a David: sentì l’odio di Saul (che pure lo amava, soprattutto quando suonava la cetra); sentì il peso delle ingiunzioni di Iahvè e quello dei suoi incomprensibili castighi; versò fiumi di sangue, sempre su ordine di Iahvè, e per questo gli fu impedito di edificare il Tempio.
“La sovranità regale – scrive Calasso in questo suo libro, emozionante e imperdibile, che accompagna tutti i nove che lo precedono, e in particolare L’ardore, dedicato ai Veda e al sacrificio nella religione induista – giunse a Israele come una fosca necessità dovuta al corso dei tempi. Qualcosa di torbido, convulso e opaco accompagnò quel potere nel suo primo manifestarsi in Saul e David. Qualsiasi cosa facessero tendeva a produrre conseguenze funeste… Come se una incessante tempesta di vento avvolgesse la vita dei due primi re che avevano ricevuto l’unzione”. Soltanto con Salomone, il re sapiente che, unto all’età di undici anni, poté finalmente edificare il tempio progettato da David, questa tempesta sembrò per qualche tempo placarsi. Ma Salomone aveva un cuore “vasto come la sabbia che sta in riva al mare”. Un cuore che capisce. Tutti chiedevano a Iahvè ricchezza, una vita lunga, vendetta. Lui, a Iahvè che gli diceva: “Chiedi ciò che devo donarti”, aveva risposto: “Dai al tuo servitore un cuore che capisce”»
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