Umberto Galimberti su: MERCATO, TECNICA, PROGRESSO, SVILUPPO …

Steila Daniela, Morte, Corriere della Sera, collana le parole della filosofia, 2023

So di non sapere – Socrate – riassunto in Studia Rapido

So di non sapere – Socrate – riassunto

So di non sapere – Socrate – riassunto – Studia Rapido

Porru Matteo, Il dolore crea l’inverno, Garzanti, 2022

scheda dell’editore:

https://www.garzanti.it/libri/matteo-porru-il-dolore-crea-linverno-9788811003854/

Intorno c’è solo neve. E bianco. La neve copre le cose, le case, le persone. Anzi, alle persone la neve cade dentro e il freddo le circonda ma, soprattutto, si diffonde nelle ossa, negli occhi e nei pensieri.

Elia Legasov è nato in un paese circondato dal bianco, e da lì non è mai andato via. Il suo lavoro è spalare la neve, liberare strade su cui nessuno camminerà. La neve è sua amica, fino a quando non lo tradisce. Finché non fa emergere qualcosa dalle sue profondità. Qualcosa che ha a che fare con la sua famiglia e che doveva restare sepolto.

Da quel momento, nella mente di Elia si affollano ricordi che aveva soffocato. Parlano di un padre, scomparso tanti anni prima, e di una madre, partita per sempre. Sono parole dolci, gesti delicati, sorrisi sinceri. Ma anche duri come il ghiaccio. E dolorosi.

Elia capisce allora che quello che si dice dei membri della sua famiglia è vero: la neve non li protegge, ma li tenta, li provoca, per vedere se sono capaci di dimenticare, perché tutti dimenticano, ma i Legasov ricordano, sempre. Ora è venuto il suo turno di ricordare. Qualunque sia il prezzo. Qualunque cosa venga a galla. Perché è nelle case che il passato nidifica. È nelle famiglie che si riproduce, nei giorni bianchi e nei giorni neri. Perché il dolore crea l’inverno. Ma ogni inverno è diverso da quello precedente e da quello successivo.

A soli diciotto anni, Matteo Porru ha vinto il premio Campiello Giovani. Per la stampa è uno dei venticinque under-25 più promettenti al mondo. Ora arriva in libreria con un romanzo sospeso nel tempo e nello spazio che parla di legami familiari, rimpianti e vissuti indelebili. Un romanzo che ci ricorda che siamo tutti fatti di carne e neve.

MILONE Paolo, Astenersi principianti, Einaudi, 2023

scheda dell’editore:

Davanti alla fine, siamo tutti principianti: e siccome l’arte del distacco non la possiamo imparare, tanto vale affezionarsi a questa Signora acquattata nell’armadio, cercando le parole per farcela un po’ amica.

Ognuno procede a modo suo, ci mancherebbe, ma qui c’è un piccolo prontuario portatile: una cassetta degli attrezzi fatta di poesia, paura, favole, silenzio, coraggio, lacrime, sorrisi: «mille pozioni per uccidere la notte».

Paolo Milone accende il buio con le sue folgorazioni, e ha l’avventatezza di farlo persino con leggerezza. Perché non possiamo sapere quale, ma di queste strade, una sarà la nostra.

Gaddabolario. Duecentodiciannove parole dell’Ingegnere, a cura di Paola Italia – Carocci editore, 2023

scheda dell’editore

Gaddabolario – Carocci editore

Se avete in mano questo libro vuol dire che siete tra coloro che Gadda lo hanno solo sentito nominare (“l’Ingegnere della letteratura”, “il Joyce italiano”), ma finora non lo hanno mai letto (“Gadda è troppo difficile”, “Gadda bisogna tradurlo”). Oppure fate parte, come gli autori di questa impresa, della categoria degli “adepti”, ovvero di coloro che in un certo momento della vita hanno incontrato un libro di Gadda e, dopo lo smarrimento iniziale, hanno deciso che non lo avrebbero posato finché non ne avessero capito almeno una pagina. Perché leggere Gadda è un’avventura: un esercizio di conoscenza, un viaggio nella lingua italiana, un corso pratico di ironia. A volte si ride irrefrenabilmente, fino alle lacrime, altre volte è un riso amaro, sarcastico. Questo Gaddabolario, scritto dagli “adepti” per chi non lo è ancora, raccoglie e spiega duecentodiciannove parole gaddiane – un numero da cabala “ingravallesca”: via Merulana 219 è il centro in cui convergono tutti i delitti del Pasticciaccio – da abracadabrante a Zoluzzo. Uno strumento indispensabile per addentrarsi, di parola in parola, nei labirinti dell’Ingegnere e perdersi nel piacere della sua incomparabile prosa.

Paola Italia

Insegna Filologia italiana e Scholarly Editing all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Si è occupata di autori e temi dell’Ottocento (Leopardi e Manzoni) e del Novecento (Gadda, Bassani, Savinio, Tobino), con una particolare attenzione allo studio e all’edizione delle varianti d’autore. Da trent’anni studia le carte e l’opera di Carlo Emilio Gadda (Io sono un archiviòmane, Pistoia 2003 e Come lavorava Gadda, Carocci, 2017) e con Giorgio Pinotti e Claudio Vela è responsabile della nuova edizione Adelphi delle sue opere.

Menga Ferdinando G., Cura, in Corriere della Sera, 2023. Indice del libro

Stefano Ercolino, Massimo Fusillo, Empatia negativa. Il punto di vista del male, Bompiani, 2022

scheda :

https://www.bompiani.it/catalogo/empatia-negativa-9788830103153

La storia delle arti è ricca di personaggi, figure, performance, oggetti e spazi connotati negativamente con cui i fruitori stabiliscono un tipo di relazione empatica ambivalente e destabilizzante, fatta di attrazione e di repulsione: l’empatia negativa. Da Medea al carnefice di san Matteo dipinto da Caravaggio e dalla fotografia di Mapplethorpe, fino ai Sette Palazzi Celesti di Kiefer e al Joker folle e derelitto di Phillips, c’è qualcosa, nel punto di vista del male, che ci conquista e ci obbliga a interrogarci su noi stessi molto più di quanto siano in grado di fare espressioni artistiche edificanti. Questa ampia e affascinante ricerca, che spazia dalla letteratura al cinema, dal teatro alle arti figurative, indaga il cuore nero dell’empatia.

STEFANO ERCOLINO

È professore associato di Critica letteraria e Letterature comparate presso l’Università Ca’ Foscari Venezia. Per Bompiani ha pubblicato Il romanzo-saggio, 1884-1947 (2017), Il romanzo massimalista (2015) e, con Massimo Fusillo, Empatia negativa (2022).

alla radice delle parole: RASSEGNAZIONE, di Nunzio Galantino

Galimberti Umberto, Parole nomadi, Feltrinelli, 1994. Rielaborazione di articoli pubblicati sul supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore nel 1991/1992. Il libro è stato ripubblicato nel 2023 dalla Repubblica

Pagani Paolo, Citofonare Hegel. I filosofi del passato rispondono alle grandi domande del presente, Rizzoli, 2022. Video e indice del libro

scheda dell’editore: https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/citofonare-hegel/#:~:text=La%20filosofia%2C%20secondo%20Ludwig%20Wittgenstein,della%20vita%2C%20privata%20e%20pubblica.

La filosofia, secondo Ludwig Wittgenstein, serve a «far uscire la mosca dalla bottiglia». Ovvero a risolvere problemi e a liberare la mente dagli errori. Non è, quindi, una dottrina astratta, ma piuttosto un’attività pratica che getta chiarezza in ogni ambito della vita, privata e pubblica.

Partendo da questa idea, Paolo Pagani, filosofo di formazione da sempre appassionato alla materia, ci propone in questo libro un esperimento originale: rivolge a 19 grandi filosofi del passato, da Socrate a Heidegger, le domande più scottanti del nostro tempo.

Dalla guerra al gender,

dai vaccini alle fake news alla dignità del lavoro,

il pensiero scaturito da menti come Hegel, Spinoza, Husserl o Nietzsche può illuminarci anche oggi o, per lo meno, nutrire il ragionamento e sollevare dubbi fecondi.

Perché le loro riflessioni universali – quali sono i limiti della ragione? la Natura è “buona”? ci si può fidare dei sensi?… – si adattano perfettamente all’epoca che stiamo vivendo, e a contesti solo in apparenza diversi.Guest stars del volume sono

1 scrittore (Tolstoj)

e 7 personaggi letterari, ciascuno emblematico di un tema,

come Gulliver che rappresenta la diversità,

Fantozzi il lavoro offeso,

o Don Chisciotte la vita inautentica.

Citofonare Hegel accompagna il lettore in quell’esercizio pratico che è la filosofia, capace di aprire mondi e ribaltare l’ovvio, mentre stiamo comodamente seduti in poltrona, sorseggiando una tazza di tè. Un’attività entusiasmante, provare per credere.

A questo libro si affianca il podcast originale Spotify, una produzione Spotify Studios in collaborazione con Chora Media.

EMANUELE SEVERINO, Discussioni intorno al senso della verità, Edizioni ETS, Pisa 2009, p. 154. Indice del libro

Il “ciarlare”, in TEOFRASTO (371-287 a-c.), CARATTERI, a cura di Luigi Torraca, Garzanti, 1994

Dupont – Monod Clara, Adattarsi, Clichy editore, 2022. Scheda del libro

leggi anche

TartaRugosa ha letto e scritto di: Clara Dupont – Monod (2022), Adattarsi, Traduzione di Tommaso Gurrieri, Edizioni Clichy (FI)

Robertson Donald, A dieci passi dalla felicità. Le lezioni degli stoici per una vita saggia, Piemme, 2019. Indice del libro

scheda dell’editore:

https://www.edizpiemme.it/libri/a-dieci-passi-dalla-felicita

L’imperatore romano Marco Aurelio era un uomo fisicamente fragile, ma dotato di una disciplina e una volontà di ferro. Governò Roma all’apice della sua potenza, amato dai suoi soldati e dai cittadini dell’impero, superando prove apparentemente insormontabili. La sua forza? La filosofia stoica, di cui è considerato uno dei massimi esponenti. I suoi Colloqui con sé stesso sono uno dei classici della spiritualità, un manuale di autoaiuto tra i più letti e apprezzati della storia.
In questo libro, lo psicoterapeuta Donald Robertson racconta la vita e la filosofia di Marco Aurelio, distillandone gli insegnamenti senza tempo. Ancora oggi i principi dello stoicismo sono straordinariamente preziosi per vivere con serenità e saggezza: una fonte d’ispirazione per combattere depressione, stress e dipendenze o affrontare lutti, malattie e la paura della morte. Ma anche per perseguire al meglio i nostri obiettivi e prenderci sempre le nostre responsabilità, perché una vita più saggia è una vita più felice.
Sapiente ed equanime, Marco Aurelio non si perdeva in lamenti, evitava gli eccessi e la collera, si sforzava di essere giusto e di mantenere un sano distacco dalle cose. La psicologia moderna e la filosofia stoica sono concordi: è proprio questo distacco il segreto per raggiungere l’equilibrio con sé stessi, realizzarsi pienamente e sviluppare la resilienza emotiva necessaria per non farsi scoraggiare dalle difficoltà. Per diventare imperatori della propria vita.

Donald Robertson

Psicoterapeuta cognitivo e scrittore, è nato in Scozia e vive oggi in Canada. Autore di Build Your Resilience (2012) e Stoicism and the Art of Happiness (2013), da anni applica i principi dello stoicismo alla psicoterapia. È tra i fondatori dell’organizzazione Modern Stoicism e tiene corsi di coaching ispirati a questa dottrina.

leggi il primo capitolo: https://api2.edizpiemme.it/uploads/2019/09/INT_978885667237_a-dieci-passi-dalla.pdf

Montani Pietro, Bellezza, Corriere della Sera, serie Le parole della filosofia, 2022

Acotto Edoardo, Essere, Corriere della Sera/Le parole della filosofia, 2022. Prefazione di Corrado Del Bo, Simone Pollo, Paola Rumore. Bibliografia

Galimberti Umberto, Le cose dell’amore, La Repubblica, 2022. Indice del libro

uno dei tabù della nostra epoca: la MORTE, con Ines TESTONI e Edoardo CAMURRI, Video in Alla scoperta del ramo d’oro, Rai Storia, 2 novembre 2022

Nella puntata di oggi di Alla scoperta del ramo d’oro parleremo di uno dei tabù della nostra epoca: la morte. Lo faremo nel giorno che proprio al culto degli antenati è rivolto. Se è vero che morire è una drammatica legge di natura a cui nessun essere vivente può sottrarsi, è altrettanto vero che la preoccupazione per la morte e la preoccupazione per i morti nasce con l’essere umano, già nel paleolitico.

Con la professoressa Ines Testoni, docente di Psicologia applicata all’Università degli Studi di Padova, Edoardo Camurri proverà a raccontare cosa succede a livello psicologico quando un essere umano affronta un lutto e cosa significano i rituali funebri che accompagnano il passaggio del defunto dal mondo dei vivi all’al di là.

per rivedere e risentire vai a

https://www.raiplay.it/programmi/allascopertadelramodoro

alla data 2/11/2022

Dupont – Monod Clara, Adattarsi, Clichy editore, 2022

Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità

vai alla scheda dell’editore

Adattarsi è una storia di emozioni, di perdite, di miracolosi ritrovamenti, di paure, di smarrimenti, di rabbie, di speranze e di infinite dolcezze. Ed è anche una storia di montagne, di rocce, di acqua e di vento, di luoghi e solitudini.

La vicenda è abbastanza semplice, nella sua terribile realtà: in una famiglia della montagna francese nasce un bambino, è bello e sorride e tutti vengono a rendergli omaggio. Ma dopo poco tempo ci si accorge che è gravemente disabile: non vede, non può muoversi, non crescerà, morirà presto.

Questo sconvolge tutti gli equilibri della famiglia, ridefinendo per sempre il destino dei due fratelli, il maggiore e la minore, e dei suoi genitori. Perché questo bambino con gli occhi scuri che si perdono nel vuoto, è un neonato eterno, un bambino «inadatto», e traccia una frontiera invisibile tra la sua famiglia, gli altri e il…

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Federico Faggin, Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura – Mondadori , 2022. Indice del libro. Intervista e presentazione a Quante storie, raitre, 3 ottobre 2022

Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità

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Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura – Federico Faggin – Libro – Mondadori Store

Federico Faggin è il padre del microprocessore e di altre invenzioni che hanno rivoluzionato la tecnologia e il mondo in cui viviamo.

Con questo libro stravolge ancora una volta il nostro modo di vedere i computer, la vita e noi stessi.

Dopo anni di studi e ricerche avanzate ha concluso che c’è qualcosa di irriducibile nell’essere umano, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente. “Per anni ho inutilmente cercato di capire come la coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici, e ho constatato che, invariabilmente, i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o altre conseguenze fisiche come forza o movimento, ma mai sensazioni e sentimenti, che sono qualitativamente diversi… E la coscienza che capisce la situazione e che fa la differenza tra…

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Dionigi Ivano, Benedetta parola. La rivincita del tempo, Il Mulino, 2022

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https://www.mulino.it/isbn/9788815298355

La parola tende il filo ininterrotto del tempo che tiene insieme la memoria dei padri e il destino dei figli.

Creatura e creatrice, la parola custodisce e rivela l’assoluto che siamo.

Stupenda e tremenda, potente e fragile, gloriosa e infame, benedetta e maledetta, simbolica e diabolica, la parola è pharmakon, «medicina» e «veleno»: comunica e isola, consola e affanna, salva e uccide; edifica e distrugge le città, fa cessare e scoppiare le guerre, assolve e condanna innocenti e colpevoli. Per i classici è icona dell’anima, sede del pensiero, segno distintivo dell’uomo; per la sapienza biblica inaugura la creazione e fonda lo «scandalo» cristiano dell’incarnazione. Che ne è oggi della parola? Ridotta a chiacchiera, barattata come merce qualunque, preda dell’ignoranza e dell’ipocrisia, essa ci chiede di abbassare il volume, imboccare la strada del rigore, ricongiungersi alla cosa. Agostino direbbe che «noi blateriamo ma siamo muti». Costruttori di una quotidiana Babele e sempre più votati all’incomprensione reciproca, avvertiamo il bisogno di un’ecologia linguistica che restituisca alla parola il potere di svelare la verità. A noi il duplice compito: richiamare dall’esilio le parole dei padri e creare parole per nominare il novum del nostro tempo.

Ivano Dionigi è professore emerito di Lingua e Letteratura Latina dell’Università di Bologna, di cui è stato rettore dal 2009 al 2015. È presidente della Pontificia Accademia di Latinità e del Consorzio Interuniversitario Alma Laurea, e direttore del Centro Studi «La permanenza del classico». Tra i suoi libri: «Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi» (Laterza, 2018), «Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza» (Solferino, 2019), «Parole che allungano la vita. Pensieri per il nostro tempo» (Raffaello Cortina, 2020), «Segui il tuo demone. Quattro precetti più uno» (Laterza, 2020).

I. Il palazzo della memoria
Un’icona agostiniana.
Memoria e oblio.
Oralità e scrittura.
E ora?
II. La biblioteca
Luogo della memoria.
Tradizione.
Traduzione.
Un unicum.
Sapere e potere.
III. Il libro
Sopravvivenza.
Malasorte.
Libertà.
Vitalità.
Simbolo.
Salvezza.
Esibizionismo.
IV. La parola
Potere.
Tempo.
Politica.
Verità.
V. Contro il presente
Un lessico fondamentale.
Contestazione, fratello, Pentecoste.
Intelligere, interrogare, invenire.
Lentius, profundius, suavius.

Lettura e memoria: ecco 9 trucchi pratici per ricordare ciò che si legge – ilLibraio.it

Spesso capita di leggere un libro, un testo o un brano e rendersi conto di non ricordare nulla (o quasi) di ciò che vi era scritto. Ecco quindi i “trucchi” per memorizzare meglio ciò che ci passa sotto gli occhi…

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Lettura e memoria: ecco 9 trucchi pratici per ricordare ciò che si legge – ilLibraio.it

Susanetti Davide (a cura di), La felicità degli antichi. Idee e immagini di una buona vita, Feltrinelli, 2018

MASSIMO RECALCATI fa l’analisi psicopatologica del grillismo in: M5S adolescenti inguaribili – la Repubblica 16 luglio 2022 – TRACCE e SENTIERI

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MASSIMO RECALCATI fa l’analisi psicopatologica del grillismo in: M5S adolescenti inguaribili – la Repubblica 16 luglio 2022 – TRACCE e SENTIERI

” Nella politica italiana il ruolo dell’adolescenza inguaribile, incapace di evolvere verso la vita adulta, salvo rare e individuali eccezioni, è interpretato, sin dal tempo della sua nascita, dal M5S.

Questo movimento ha ereditato le caratteristiche personologiche e antropologiche del suo fondatore:

il disprezzo per le istituzioni,

la pratica costante dell’insulto e del dileggio degli avversari,

la denigrazione in toto del sistema dei partiti,

la barzelletta come narrazione,

una concezione purista e fondamentalista della propria identità, il rifiuto della politica come arte delle mediazione,

la predicazione populista di slogan retorici per fronteggiare problemi complessi,

l’assenza di identità e di memoria culturale,

l’arroganza che non conosce dubbi, la pretesa profetica di leggere il futuro,

l’incompetenza eletta a ideale,

la postura dell’anima bella che pretende di giudicare dall’alto del suo essere senza macchia il mondo marcescente della storia.

Tutti atteggiamenti che incontriamo nella nostra pratica clinica in ogni cristallizzazione patologica dell’adolescenza. “

temi legati al GENERE : uso dell’asterisco, dello schwa o di altri segni che “opacizzano” le desinenze maschili e femminili – di Paolo D’Achille in Accademia della Crusca

quesiti pervenutici su temi legati al genere: uso dell’asterisco, dello schwa o di altri segni che “opacizzano” le desinenze maschili e femminili; possibilità per l’italiano di ricorrere a pronomi diversi da lui/lei o di “recuperare” il neutro per riferirsi a persone che si definiscono non binarie; genere grammaticale da utilizzare per transessuale e legittimità stessa di questa parola

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Un asterisco sul genere – Consulenza Linguistica – Accademia della Crusca

Faber Andrew, Ti passo a perdere, Interno Poesia, 2022

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Ci si può perdere senza il bisogno di sentirsi persi? Quanti significati assume, nel corso della vita, questo predicato verbale dalle infinite forme? Andrew Faber stravolge il concetto di fragilità, trasformandola in forza. Più che un libro di poesie, Ti passo a perdere è un manuale di resistenza in versi. Uno stradario dell’anima dove perdersi per poi ritrovarsi. Un viaggio verso la conoscenza di sé stessi e un invito alla scoperta dell’Amore, in tutte le sue forme.

 

A chi sta attraversando il suo buio

A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di non mollare.
Ci siamo finiti tutti
in quel posto maledetto
dove il freddo ti morde le ossa
e il silenzio ti piove nel cuore.
A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di allontanarsi
da chi dice di darsi una mossa
di smettere di piangersi addosso.
Quella gente vuole farvi del bene
ma non sa cosa dice.
Quella gente lì dove siamo finiti noi
non c’è mai arrivata.
A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di avere coraggio
bisogna stringere i denti
e aspettare che il sole riprenda a brillare.
A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di credere
nella poesia.
Negli occhi di chi
quella strada l’ha già ritrovata.
C’è un cielo
di qua che vi aspetta
con un panorama di sogni
da togliere il fiato.

 

*

 

Perdersi

Ci ho messo un po’ a comprendere:
non volevi essere abbracciata
per paura di essere capita.
Che essere capiti
è la cosa più preziosa al mondo
ma significa
buttare giù le difese
arrendersi
consegnarsi.
Significa non potersi più difendere
per un istante
non riuscire più a mentire.
E la gente non sempre lo sa
non sempre lo capisce
cosa significa abbracciarsi
dirsi tutto senza parlare.
Perdersi.
In quella terra di nessuno
da qualche parte nel cuore.

 

*

 

Le persone che amano stare da sole

Non giudicate
le persone che amano stare da sole
non fatelo mai.
La loro non è cattiveria
non è strafottenza
ma vera e propria necessità
bisogno d’essere, appartenenza.
Abbiate sempre cura di aspettarle
di rispettarle.
Non mettetegli fretta
se i loro tempi non sono i vostri
lasciatele andare.
Se avrete pazienza
sapranno ricompensarvi
perché la loro voce
è una carezza scesa dalle labbra
che si scioglie negli occhi.
Perché il loro cuore
è un posto caldo e silenzioso
capace di accogliere e proteggere.
Non giudicate
le persone che amano stare da sole
non avete la minima idea
di quanto abbiano dovuto lottare
di quale miracolo siano state capaci
di compiere.
La solitudine spaventa
la solitudine è un patto
di purissimo Amore
con la propria anima
che quasi mai nessuno
ha il coraggio di fare
ma loro sì, e ne sono felici.
Loro ci sono riusciti.
Loro ce l’hanno fatta.

 

*

 

Chi rischia la felicità, non muore mai

Adesso ti passo a prendere
e ti porto a mangiare
un sacco di schifezze
e se ti va
balliamo un po’
davanti agli occhi increduli
della gente seria.
Ti passo a prendere
e ti porto a non pensare
che quando non si pensa
si torna un po’ bambini.
Ti porto a sognare
quelle robe da imbecilli scalmanati
che non si possono raccontare.
Adesso ti passo a prendere
e ti porto a ridere con me
perché ho bisogno di sapere chi sei
quando non hai bisogno di apparire
quando non hai bisogno di essere.
Ti porto a sbagliare
a bruciare
a impazzire.
Come l’ultima volta che hai pianto
e non sapevi perché
ma ti sentivi viva.
Ti porto a toccare la notte
ti porto a respirare il silenzio
delle parole rimaste in gola
e che finiscono negli occhi
e dentro ai baci
dati di corsa.
Ti porto a rischiare di essere felice
perché non so se lo sai
ma chi rischia la felicità vince sempre.
Chi rischia la felicità, non muore mai.

“Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande” , Charlie Brown

NAIPUL V. S., Dolore, Adelphi editore

archètipo

Primo esemplare, modello

vai a:

archètipo in Vocabolario – Treccani

Handke Peter, Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi, edizioni Settecolori, 2022

vai alla scheda dell’editore:

Una confessione e un cantico, una collezione di tesori, di parole, di espressioni, esperienze e intuizioni che ha il profumo del bosco, dei funghi essiccati, dei fiori impaginati della quotidiana avventura che è la vita. Il nuovo canto di Peter Handke, pellegrino al muro del Tempo.

 

Questi taccuini originali, scritti a mano con matita,
pennarello o biro di diversi colori, ornati di disegni
– e segnati dalle tracce del vento, delle intemperie
e delle bestiole selvatiche, – sono per me i diari
più belli e preziosi dell’ultimo secolo,
anche per la bellezza indomita e selvaggia
delle forme che prende la scrittura.
Hans Höller, Der Standard

Nel tempo prolungato e sospeso che si confà alla durata e alle ore della sera, Peter Handke raccoglie frammenti di pensieri che brillano come pagliuzze d’oro e generano la luce magica più adatta ad animare gli arabeschi delle ombre. Scrive d’amore, “in cui ci si può solo perdere”, scrive di quel sentimento che nasce dalla comunione di amore e di volontà, l’entusiasmo, “che si può solo condividere”. Scrive anche delle “nefandezze della fretta”, dell’impazienza e dell’altro tempo, il tempo della natura, quello che ha a che fare con il vorticare delle foglie, l’oscillare dell’erba, il tremolio della rugiada, soglie più precise dell’alternarsi delle stagioni… Scrive infine del ritmo dell’anima (“sta lì la durata”)…
Sono note che hanno il carattere della confessione, della rivelazione e i tratti, le vibrazioni della preghiera propria di un asceta laico. Note che Handke accompagna, intervalla, incastona con disegni (qui riprodotti e che fanno del volume un piccolo libro d’arte), diorama che sono danze di luce e pittura su vetro.
Diario di uno scrittore autentico, preso di sorpresa, di notte, nell’ombra, taccuino di un cronista della durata, di un uomo che abita nella durata, che ha stretto amicizia con il tempo e si dice: “Smettila di immaginarti di essere giovane – Perché?”.
Proprio la semplicità, la chiarezza, il nitore costituiscono la cifra stilistica di questi appunti che fanno sussultare il cuore ad ogni passo. Un libro che andrebbe imparato a memoria riga per riga.

De Angelis Milo, DE RERUM NATURA di LUCREZIO, Mondadori, 2022

vai alla scheda dell’editore

https://www.mondadoristore.it/De-rerum-natura-di-Lucrezio-Milo-De-Angelis/eai978880474777/

Sonia Scarpante, Pensa scrivi vivi. Il potere della scrittura terapeutica, prefazione di Eugenio Borgna, TS Edizioni, 2022

il concetto del TUTTO in filosofia

vai ad alcune fonti informative:

https://tinyurl.com/2p8ue78u

Incontro: Inseguivo frammenti di passato …, nel blog LeScritteriate

lescritteriate

Inseguivo frammenti di passato

e tu eri celato, nel labirinto del tempo,

da una coltre di fiori.

Hai forse chiamato, con voce priva di suono;

forse i tuoi occhi spenti hanno visto.

E il ricordo si fa lieve.

Quell’attimo privo di importanza,

un dolce sguardo benevolo,

conquista così l’immortalità.

L’incontro era solo sospeso, ora ti ho ritrovato.

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UNO in filosofia – scheda in Wikiwand

VAI A:

Uno (filosofia) – Wikiwand

TartaRugosa ha letto e scritto di: Duccio Demetrio (2021), All’antica. Una maniera di esistere, Raffaello Cortina, Milano

TARTARUGOSA

Da questo libro è bene si astengano coloro che fanno della velocità il loro mito, che ritengono il passato qualcosa di cui è meglio liberarsi, che sono assaliti dal desiderio di sbarazzarsi dalle cianfrusaglie collezionate negli anni della vita, che considerano Gozzano leader indiscusso delle cose di pessimo gusto, che leggono nel carpe diem unicamente la voluttà edonistica e il bel vivere, che dileggiano e deridono una modalità di esistere all’antica, come il titolo cita.

Perché in queste pagine, nell’antico, si vagola carezzando autobiografia, sociologia, etnografia, filosofia, poesia, iconografia, tutto ciò che “ci spinge ad amare e cercare il volto poetico delle cose, delle persone, dei paesi, delle ore e degli stati di grazia che la memoria, a nostra insaputa, ha saputo invece difendere per noi. Per fortuna senza chiederci il permesso”.

E poiché il rievocare trova sì supporto incoraggiante nelle parole, ma anche nelle immagini, ecco che…

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Sconfiggere l’ansia: libri da leggere contro le emozioni negative – in ilLibraio.it

Sconfiggere l’ansia: libri da leggere contro le emozioni negative

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Sconfiggere l’ansia: libri da leggere contro le emozioni negative – ilLibraio.it

Carlo Rivolta interpreta: Platone, Apologia di Socrate 

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Carlo Rivolta interpreta: Platone, Apologia di Socrate 

Il significato della morte

Consideriamo anche da questo lato il fatto che c’è molta speranza che il morire sia un bene. In effetti, una di queste due cose è il morire: o è come un non essere nulla e chi è morto non ha più alcuna sensazione di nulla; oppure, stando ad alcune cose che si tramandano, è un mutamento e una migrazione dell’anima da questo luo­go che è quaggiù ad un altro luogo . Ora, se la morte è il non aver più alcuna sensazione, ma è come un sonno che si ha quando nel dormire non si vede più nulla neppure in so­gno, allora la morte sarebbe un gua­dagno meraviglioso. Infatti, io riten­go che se uno, dopo aver scelto questa notte in cui avesse dormito così bene da non vedere nemmeno un sogno, e, dopo aver messo a confronto con questa le altre notti e gli altri giorni della sua vita, dovesse fare un esame e dirci quanti giorni e quante notti ab­bia vissuto in modo più felice e più piacevole di quella notte durante tut­ta la sua vita; ebbene, io credo che costui, anche se non fosse non solo un qualche privato cittadino, ma il Gran Re, troverebbe lui pure che que­sti giorni e queste notti sono pochi da contare rispetto agli altri giorni e alle altre notti. Se, dunque, la morte è qualcosa di tal genere, io dico che è un guadagno. Infatti, tutto quanto il tempo della morte non sembra essere altro che un’unica notte.

Invece, se la morte è come un partire di qui per andare in un altro luogo, e sono vere le cose che si raccontano, ossia che in quel luogo ci sono tutti i morti, quale bene, o giudici, ci potrebbe essere più grande di questo? Infatti, se uno,giunto al­l’Ade, liberatosi di quelli che qui da noi si dicono giudici, ne troverà di veri, quelli che si dice che là pronun­ciano sentenza: Minosse, Radamante, Eaco, Trittolemo e quanti altri dei se­midei sono stati giusti nella loro vita”; ebbene, in tal caso, questo passare nell’aldilà sarebbe forse una cosa da poco?

E poi, quanto non sarebbe dispo­sto a pagare ciascuno di voi, per stare insieme con Orfeo e con Museo, con Omero e con Esiodo?

Per quello che mi riguarda, sono disposto a morire molte volte, se questo è vero. Infatti, per me, sarebbe straordinario tra­scorrere il mio tempo, allorché mi incontrassi con Palamede, con Aiace figlio di Telamonio e con qualche altro degli antichi che sono morti a causa di un ingiusto giudizio, metten­do a confronto i miei casi con i loro ! E io credo che questo non sarebbe davvero spiacevole.

Ma la cosa per me più bella sarebbe sottoporre ad esame quelli che stanno di là, interrogandoli come facevo con questi che stanno qui, per vedere chi è sapiente e chi ritiene di essere tale, ma non lo è.

Quanto sarebbe disposto a pagare uno di voi, o giudici, per esaminare chi ha portato a Troia  il grande esercito, oppure Odisseo o Sisifo e altre innumerevoli persone che si possono menzionare, sia uomini che donne?

E il discutere e lo stare là insieme con loro e interrogarli, non sarebbe davvero il colmo della felicità?

E certamente, per questo, quelli di là non condannano nessuno a morte. Infatti, quelli di là, oltre ad essere più felici di quelli di qua, sono altresì per tutto il tempo immortali, se sono vere le cose che si dicono.

Messaggio conclusivo di Socrate e commiato

Ebbene, anche voi, o giudici, biso­gna che abbiate buone speranze da­vanti alla morte, e dovete pensare che una cosa è vera in modo particolare, che ad un uomo buono non può capitare nessun male, né in vita né in morte. Le cose che lo riguardano non vengono trascurate dagli dèi.

E anche le cose che ora mi riguar­dano non sono successe per caso; ma per me è evidente questo, che ormai morire e liberarmi degli affanni era meglio per me.

Per questo motivo il segno divino non mi ha mai deviato dalla via seguita.

Perciò io non ho un grande rancore contro coloro che hanno votato per la mia condanna, né contro i miei accu­satori, anche se mi hanno condannato e mi hanno accusato non certo con tale proposito, bensì nella convinzio­ne di farmi del male.E in ciò meritano biasimo.

Però io vi prego proprio di questo. Quando i miei figli saranno diventati adulti, puniteli, o cittadini, procuran­do a loro quegli stessi dolori che io ho procurato a voi, se vi sembreranno prendersi cura delle ricchezze o di qualche altra cosa prima che della virtù.

E se si daranno arie di valere qual­che cosa, mentre non valgono nulla, rimproverateli così come io ho rim­proverato voi, perché non si danno cura di ciò di cui dovrebbero darsi cura, e perché credono di valere qual­che cosa, mentre in realtà non valgo­no niente.]

Se farete questo, avrò ricevuto da voi quello che è giusto: io e i miei figli.

Ma è ormai venuta l’ora di andare: io a morire, e voi, invece, a vivere.

Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti, tranne che al dio.

Platone, Apologia di Socrate


In: Platone, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi, 1991, p. 44-46

Biografia di DINO CAMPANA, Audio in Mangiafuoco sono io, Radio 1, 27 febbraio 2022

VAI A:

https://www.raiplaysound.it/audio/2022/02/Mangiafuoco-sono-io-del-27022022-be81b5ae-c7b0-45cd-910d-2f773c79f087.html

Byung – CHUL HAN, con 24 illustrazioni di Isabella Gresser, Elogio della TERRA. Un viaggio in GIARDINO, Nottetempo edizioni, 2022. Indice del libro

alle radici della parola RICORDARE: recŏrdari, re-, cordis «cuore»

TRACCE e SENTIERI

ricordare v. tr. [lat. recŏrdari, der., col pref. re-, di cor cordis «cuore», perché il cuore era ritenuto la sede della memoria]

VAI ALLA SCHEDA ETIMOLOGICA IN:

https://www.treccani.it/vocabolario/ricordare/

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LOGOS, di Leone TONDELLI – Goffredo COPPOLA – Guido CALOGERO – Leone TONDELLI – in Enciclopedia Italiana

Voce greca, λόγος, il cui significato oscilla tra

“ragione”,

“discorso” (interiore ed esteriore)

e “parola”

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LOGOS, di Leone TONDELLI – Goffredo COPPOLA – Guido CALOGERO – Leone TONDELLI – in Enciclopedia Italiana (1934) – Il pensiero di Emanuele Severino nella sua “regale solitudine” rispetto all’intero pensiero contemporaneo

il “PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’ “, Hans Jonas

Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità

“Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza di un’autentica vita umana sulla terra.“

Fonte: https://le-citazioni.it/frasi/173942-hans-jonas-agisci-in-modo-che-le-conseguenze-della-tua-azione/

Il principio responsabilità è un libro di Hans Jonas del 1979, da cui prende il nome il principio cardine di un’etica razionalista applicata in particolare ai temi dell’ecologia e della bioetica.Wikipedia Prima pubblicazione:1979

ogni gesto dell’uomo che “deve” prendere in considerazione le conseguenze future delle sue scelte edeisuoi atti

Laresponsabilitàci obbliga ad essere responsabili e a fare in modo che se ne garantisca la permanenza della sua presenza nel mondo. L’essere-così, l’essere-in un determinato modo è, dunque, la capacitàdiessere responsabili,diessere capacidiesercitare laresponsabilità.

Hans Jonas cerca in questo lavoro di andare alle radici filosofiche del problema della responsabilità, che non concerne soltanto la sopravvivenza, ma l’unità della specie e la dignità della sua esistenza. Tra…

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La MEMORIA è elaborazione del RICORDO, Lia Levi alla trasmissione Radio1/Vittoria, 23 gen 22

Il sistema della COMUNICAZIONE e la SCRITTURA ARGOMENTATIVA, schede didattiche e dispensa di Paolo Ferrario

Le ideologie ritengono che una sola idea basti a spiegare ogni cosa … Hannah Arendt, in Le origini del totalitarismo

Recalcati: “A Cacciari e Agamben dico: la filosofia può rendere ciechi” | HuffPost Italia Life

Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità

… “La filosofia può rendere ciechi. Pensa a come Heidegger ha letto l’avvento terrificante del nazismo. Perché ha potuto commettere un errore simile? Perché la filosofia rischia sempre di cadere nell’ideologia, se per ideologia intendiamo, come ricorda Arendt, far prevalere l’Idea sulla realtà. È quello che è accaduto a Heidegger: l’idea del destino nichilistico dell’Occidente, della storia come oblio dell’essere, ha voluto vedere nel nazismo una possibilità di ritornare a pensare gli dei, la verità come aletheia, la resistenza di fronte al narcisismo umanistico dell’Occidente. Un delirio ideologico. Lo stesso che ha accecato pensatori di grande spessore, come Agamben e Cacciari. Con il riferimento ideologico alla biopolitica, al biopotere, allo stato di eccezione, eccetera, hanno piegato la realtà agli interessi dell’ideologia.

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Recalcati: “A Cacciari e Agamben dico: la filosofia può rendere ciechi” | HuffPost Italia Life

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Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri (2003), Nottetempo editore, 2021

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Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, Nottetempo editore, 2021 – Mappeser.com: Mappe nel sistema dei Servizi

Migliaresi Andreoli Laura, Rocca Antonio, EDVARD MUNCH, Mind/La Repubblica, 2021

vai alla scheda dell’editore

https://www.repubblica.it/cultura/2021/12/23/news/pittura_e_solitudine_edvard_munch_nel_nuovo_volume_di_genio_e_follia_-331108482/

Artista simbolo per la Norvegia e per la sua capitale Oslo, in cui si è da poco inaugurato un grande e avveniristico museo che raccoglie la sua straordinaria collezione di opere, Edvard Much ha saputo come pochi altri esprimere nei suoi quadri le inquietudini della modernità, tanto che il suo L’urlo (1910) è considerato una sorta di profezia della tragedia delle guerre mondiali.

Elisabeth Hardwick, Notti insonni, Prefazione di Joan Didion, traduzione di Claudia Durastanti, Blackie editore, 2021

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Ubriachi, attori, giocatori d’azzardo, «amore e alcol e tutti i vestiti sul pavimento». La musica di Billie Holiday nei night club, gli incontri erotici e le feste, le delusioni, le amicizie e «le persone che ho sepolto». Da un alberghetto bohémien di Manhattan, una giovane donna scappata dalla casa d’infanzia nel Kentucky osserva New York e il mondo, iniziando a diventare sé stessa attraverso i ricordi, le esperienze, gli incontri che gettano luce sul razzismo, il sessismo, le miserie e le grandezze dell’epoca.
Quella giovane donna sarebbe diventata la più influente critica letteraria americana, un’intellettuale capace di plasmare la cultura del suo tempo. Notti insonni, pubblicato per la prima volta nel 1979, è la storia della sua vita e la storia di un secolo, il Novecento. Un collage unico di romanzo, memoir, saggio, lettera, poesia e sogno. Un linguaggio in cui perdersi e, infine, ritrovarsi.

Salvador Dalì, La PERSISTENZA della MEMORIA

THOMPSON Jonny, Filosofia in breve. 150 grandi idee in poche parole, Corbaccio, 2021. Indice del libro

“Ogni esser “uomo” è un ricordare . E quindi in ogni uomo il suo ricordare è il suo ricordo eterno degli eterni – dove eterni sono, appunto, sia le cose ricordate, sia il ricordante”, in Emanuele Severino, Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Rizzoli, 2011, pagine 136/137

in https://antemp.com/2011/05/11/il-mio-ricordo-degli-eterni-emanuele-severino-rizzoli/

SCHOLE’: alle origini del significato nella lingua dei greci

RACCONTARE STORIE, citazione da Yuval Noah Harari

LOGOS, etimologia, significato

da “Le braci” – Sàndor Màrai

lescritteriate

“Ma in fondo all’animo nascondevi un impulso spasmodico: il desiderio di essere diverso da quello che eri. E’ il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l’unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci ad essere ciò che siamo ai nostri occhi e a quelli del mondo. Dobbiamo accontentarci di essere fatti in un certo modo e sapere che, una volta accettata questa realtà, la vita non ci loderà per la nostra saggezza, nessuno ci conferirà una medaglia al merito solo perché ci siamo rassegnati a essere vanitosi o egoisti, o calvi e panciuti – no, in cambio di questa presa di coscienza non otterremo né premi né lodi. Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il…

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La morte e l’eterno: intervista a Ines Testoni, 22 marzo 2018

LA MORTE E L’ETERNO: INTERVISTA A INES TESTONI

La morte e l’eterno: intervista a Ines Testoni

L’Occidente ha un problema ingravescente con la morte. Non perché stia scendendo l’aspettativa di vita, che anzi, è piuttosto alta rispetto a tutto il resto del mondo. A partire dal ‘900 è cominciato il processo di estraniamento della morte dalla nostra quotidianità, mentre fino a prima essa è sempre stata, per quanto fenomeno individuale, un evento di comunità. I riti attorno all’ultimo passaggio hanno permeato tutte le culture fin tanto che l’unico antidoto contro la paura della morte sono state la solidarietà, la vicinanza, la relazione con i prossimi più cari. Questa storia di accompagnamento è stata improvvisamente interrotta dall’intromissione della tecnica medica, grazie al progresso della scienza. Abbiamo dovuto abbandonare le buone pratiche di accompagnamento al fine vita per mandare i malati a curarsi, fino alla morte, in luoghi protetti, specializzati, governati da professionisti determinati a lottare contro la malattia, ma che del malato spesso conoscono ben poco. Il luogo di cura per eccellenza, l’ospedale, è anche il luogo dell’occultamento della morte.

Attraverso il nichilismo, la filosofia ha già fatto i conti con la caduta dei valori, ma è forse necessario indagare come la morte, spesso definita come l’implosione di ogni valore, possa essere essa stessa un valore da salvaguardare.

Può la morte essere un orizzonte che, una volta riconsiderato sotto un’altra ottica, dona un nuovo senso al nostro rapporto con l’eternità? Per fare luce su questa possibilità e sulle questioni di fine vita che stanno cambiando la nostra società, abbiamo interpellato una grande esperta: Ines Testoni, professoressa di Psicologia delle relazioni di fine-vita, perdita e morte, nonché direttrice e fondatrice del master Death Studies & the End of Life dell’Università degli Studi di Padova.

vai alla intera intervista:

La morte e l’eterno: intervista a Ines Testoni

i DISCHI DI VINILE, in Massimo Mantellini, Dieci splendidi oggetti morti, Einaudi , 2020, pagine 84/85

dai GIORNALI CARTACEI ai social network, in Massimo Mantellini, Dieci splendidi oggetti morti, Einaudi , 2020, pagine 79/80

n Massimo Mantellini, Dieci splendidi oggetti morti, Einaudi , 2020, pagine 79/80

Che significa morire?, Emanuele Severino in La strada, Rizzoli, Milano, 1983, pagg. 101-107

L’incertezza piú profonda continua ad avvolgere ogni risposta dei mortali a questa domanda.

Non avvolge soltanto le teorie attorno alla morte, ma lo stesso tentativo di cogliere e di esprimere il fenomeno che tali teorie vorrebbero spiegare – il fenomeno della morte, ossia (stando all’etimo di “fenomeno”) ciò che della morte appare, sta dinanzi visibile e constatabile.

Come se, assistendo a una corsa di cavalli, non solo non si sapesse quale sarà il vincente, ma non si sapesse nemmeno (pur illudendosi di saperlo) quali sono, tra le varie figure visibili, i cavalli.

Una teoria può spiegare un evento solo se esso, innanzitutto, appare. Ma quello che sembrerebbe il piú facile dei compiti – cogliere ed esprimere ciò che appare – è invece tra i piú difficili.

Giacché la difficoltà non è dovuta a un’incapacità psicologica che potrebbe esser superata mediante una concentrazione mentale piú rigorosa e piú intensa, o una trasformazione che renda piú razionale il contesto sociale dove si forma l’osservazione di ciò che appare: appartiene al destino dei mortali l’incapacità di cogliere e di esprimere ciò che appare, quindi ciò che della morte appare, il fenomeno della morte.

Eppure, la “nostra” cultura non ha dubbi sulla capacità di cogliere ed esprimere i tratti che la morte mostra apparendo e il loro significato essenziale: la morte – essa dice – è annientamento; l’annientamento di ciò che muore è il fenomeno della morte; la morte appare come annientamento.

Ormai si ritiene che tutte le cose siano mortali e che di tutte possa quindi apparire il loro annientarsi (e uscire dal niente).

Anche il cristianesimo, che pure è ben lontano dall’abbandonare tutto alla morte e afferma l’immortalità dell’anima, pensa che, con la morte, il corpo in nihilum cedit (cosí scrive Tommaso d’Aquino): se ne va nel niente.

Ma non siamo forse tutti convinti, anche senza fare appello alle varie forme della cultura e basandoci semplicemente sulla nostra esperienza, che l’annientarsi delle cose è quanto di piú visibile esiste tra i visibili? e che l’angoscia e il dramma della vita hanno proprio qui la loro radice, nel constatare ogni giorno e ogni momento che noi e tutto ciò che appartiene al nostro mondo ce ne andiamo nel niente?

La legna sta bruciando. Dapprima se ne distinguono i contorni nella luce del fuoco. Poi le forme scure del legno si fanno sempre piú incandescenti, la fiamma si riduce e i tizzoni diventano braci. Queste, infine, impallidiscono e diventano cenere.

L’incenerirsi di un corpo è la forma piú radicale di ciò che per i mortali è l’annientamento della morte. Qui, in breve tempo e sotto lo sguardo di tutti, il corpo che brucia perde ogni sua qualità. Di esso rimane soltanto la cenere; tutto il resto è diventato niente.

La maggior esattezza con cui la scienza descrive il fenomeno della combustione non muta la sostanza del discorso, perché se, per il primo principio della termodinamica, con l’incenerirsi di un corpo e addirittura di tutto il nostro pianeta, la quantità totale di energia dell’universo non varia, tuttavia quel principio afferma semplicemente la conservazione dell’energia, ma non delle forme in cui di volta in volta l’energia si realizza.

Le forme – figure, aspetti, volumi, suoni, colori e ogni altra qualità dei corpi – tutto questo, anche per quel principio della fisica, non si conserva e diventa niente quando un corpo viene bruciato. La cenere (col calore, il fumo) è appunto la nuova forma in cui esiste l’energia contenuta nel corpo inceneritosi; ma la forma che lo costituiva e per la quale esso era, ad esempio, legna, e non un animale, questa forma, anche per la scienza, con l’incenerirsi del corpo diventa niente.

Cosí, dunque, parlano i mortali, descrivendo il fenomeno della morte, quale si presenta nell’incenerirsi di un corpo.

Ma – nonostante sembri quella del buon senso – è la voce della follia.

Quando si dice che qualcosa è divenuto niente, si intende forse affermare che esso, pur essendo diventato niente, continui tuttavia ad apparire? Ad esempio, che l’esser legna della legna trasformatasi in cenere sia diventato niente e che esso continui ciò nonostante ad apparire (cioè ad essere visibile, constatabile, cosí come lo era prima di diventar niente)?

Daccapo: forse che una cosa può diventar niente e tuttavia continuare a manifestarsi nel suo essere quella cosa che essa era?

“No” risponderanno tutti: ciò che si annienta scompare nella misura in cui si annienta. In questa misura, esso esce dal novero delle cose che appaiono.

(A mezza voce, alcuni riconosceranno anche questo: che nella memoria rimane sí la traccia della legna – che in questo senso continua ad apparire anche quando è diventata cenere –, ma questa traccia, proprio perché rimane, non è la legna che è diventata un niente. La legna è morta, la sua traccia è viva. Non ci può essere memoria dei morti, cioè degli annientati.) Ma se il processo dell’annientarsi è inseparabilmente legato a quello dello scomparire – se cioè una cosa, annientandosi, esce, insieme, dal cerchio dell’apparire (ossia dal luogo luminoso in cui stanno tutte le cose che appaiono) – allora, per sapere che sorte è toccata a ciò che è uscito da quel cerchio, potremo forse rivolgerci alle cose che a tale cerchio appartengono? l’apparire di queste cose potrà forse informarci di ciò che è accaduto a quelle altre che non stanno piú in loro compagnia?

Una analogia ci consente di chiarire il senso di questa domanda.

Quando il sole tramonta, esce dalla volta del cielo e scompare allo sguardo. Che ne è di esso? che sorte gli tocca quando, sprofondando nel mare o nella terra o dietro i monti, non è piú visibile?

Queste domande ci lasciano oggi del tutto indifferenti, anche perché la teoria copernicana assicura che il moto del sole è apparente e che quindi il sole continua a esistere anche quando non è visibile.

Ma se volessimo rispondere a quella domanda unicamente sulla base di ciò che appare nella volta del cielo quando essa è stata abbandonata dal sole, che potremmo dire della sorte del sole resosi invisibile? Che potrebbe dirci, che potrebbe attestare l’apparire della notte, della luna, delle stelle e dei loro moti, intorno a ciò che è accaduto dell’astro che non abita piú con loro la volta del cielo?

Nulla!

Abbandonata dal sole, la volta del cielo tace della sorte di esso, non attesta alcunché intorno a esso.

In senso rigoroso e al di fuori di ogni metafora, le pallide luci del crepuscolo sono la cenere del tramonto del sole.

Come il crepuscolo e gli astri notturni del cielo non mostrano quale sorte sia toccata al sole che li ha abbandonati, cosí la cenere e tutto ciò che appartiene al luogo in cui è avvenuto l’incenerirsi della legna tacciono e non attestano alcunché intorno alla sorte della legna che, se si è annientata, è dovuta anche scomparire, ha dovuto cioè abbandonare la volta dell’apparire abitata da tutte le cose che appaiono.

E come per conoscere la sorte del sole dopo il tramonto occorrono delle teorie, che interpretino ciò che appare e gli attribuiscano quindi proprietà che non appaiono, cosí per conoscere la sorte della legna, che incenerendosi è uscita dall’apparire, occorrono delle teorie, che interpretino il fenomeno dell’incenerirsi e dello scomparire e lo inseriscano in categorie che aggiungono, a ciò che appare, un senso che non è attinto da ciò che appare.

Di queste teorie è supremamente dominante, presso i mortali, quella che afferma che, incenerendosi, la legna è diventata niente.

Si tratta di una teoria, e non della descrizione di un fenomeno, perché se la legna, annientandosi, esce dall’apparire – se, diventata niente, essa non appare nemmeno piú –, allora, che essa sia diventata niente non è qualcosa che possa essere attestato dall’apparire da cui la legna, incenerendosi, è uscita.

Non è il fenomeno dell’incenerirsi, non è l’apparire delle cose ad attestare che cosa abbia avuto in sorte la legna scomparendo: è la teoria suprema dei mortali che, interpretando l’incenerirsi della legna, afferma che essa è diventata niente, le dà in sorte il niente.

È questa suprema teoria a intendere il fenomeno della morte come annientamento. Ed è ancora essa a non riconoscersi come teoria e a presentare il proprio contenuto come qualcosa che appare, cioè come osservabile, constatabile, manifesto, cioè come fenomeno.

La legna sta bruciando. Dapprima appaiono i suoi contorni nella luce del fuoco; poi essi scompaiono e appare l’incandescenza delle braci; a sua volta, poi, questa incandescenza scompare e appare la cenere.

La legna spenta, la legna accesa, le braci, la cenere e il vento che la disperde si sono avvicendati nel cerchio luminoso dell’apparire. Al subentrare di ognuno di questi eventi, il precedente esce dall’apparire. Il cerchio dell’apparire non attesta che la legna si trasforma in cenere: appunto perché non attesta che la legna si annienta come legna. Per “trasformarsi”, o “diventare” cenere è infatti necessario che la legna si annienti come legna. Ma se l’annientamento della legna non appare, non può apparire nemmeno il suo “diventare” cenere.

All’interno di quel cerchio, la cenere non è la sorte toccata alla legna; essa non grida, ma tace la sorte della legna. In quel cerchio, la legna non diventa cenere, cosí come gli uomini non diventano polvere: la cenere è il successore della legna; la polvere dell’uomo. Ma l’annientamento di ciò che muore non appare.

Alle teorie resta dunque affidato il compito di stabilire a quale sorte va incontro ciò che esce dal cerchio delle cose che appaiono.

Questo risultato è decisivo.

Nei miei scritti si mostra – e ne hanno dato un cenno anche le pagine precedenti – che la follia essenziale si esprime nella persuasione che le cose escono e ritornano nel niente. Il mortale è appunto questa volontà che le cose siano un oscillare tra l’essere e il niente.

Al di fuori della follia essenziale, di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte – dalle piú umili e umbratili alle piú nobili e grandi – tutte sono eterne. Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto a esse.

Se questo discorso viene equivocato oltre un certo limite, si può allora pensare che il vero folle è chi questo discorso propone, giacché esso sembra smentito nel modo piú perentorio dal divenire del mondo.

Ebbene, proprio questo si è qui incominciato a chiarire: che se il divenire del mondo è inteso come l’annientamento delle cose, allora il divenire non appare: l’apparire del mondo (l’“esperienza”) non smentisce il discorso affermante l’eternità del tutto; e dunque se in questa affermazione si volesse per forza trovare la follia, essa andrebbe cercata altrove che nella presunta contraddizione tra questa affermazione e ciò che resta attestato dall’apparire del mondo.

Intanto, se il divenire non appare come annientamento, ma come l’entrare e l’uscire delle cose dal cerchio dell’apparire, allora l’affermazione dell’eternità del tutto stabilisce la sorte di ciò che scompare: esso continua a esistere, eterno, come un sole dopo il tramonto.

Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che la disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che, “nella valle ove fresca era la fonte / ed il giovane verde dei cespugli / giocava al fianco delle calme rocce / e l’etere tra i rami traluceva / e quando intorno i fiori traboccavano” (Hölderlin), hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco.

Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dell’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente.

Appunto per questo essi – tutti – possono ritornare.

Severino,La strada, Rizzoli, Milano, 1983, pagg. 101-107

Umberto Galimberti, A proposito di no vax: se avessimo studiato filosofia e frequentato un po’ di cultura scientifica non rifiuteremmo il vaccino, In D – La Repubblica 18 settembre 2021

“L’universo speculativo di Severino mi ha sempre evocato una biforcazione visionaria alle origini della cultura occidentale …, in Giuseppe Pontiggia, L’isola volante, Mondadori, 1996, pag. 231

L’universo speculativo di Severino mi ha sempre evocato una biforcazione visionaria alle origini della cultura occidentale: da un lato la direzione della nostra storia, dominata dalla follia del nichilismo, che identifica l’essere con il divenire, e asservita al trionfo della tecnica, che si esprime come volontà di potenza sul mondo; dall’altro una direzione ipotetica, percorribile solo attraverso il ripudio della tradizione e il ritorno a Parmenide che affermava l’immutabilità eterna dell’essere e l’apparenza del divenire.

In Giuseppe Pontiggia, L’isola volante, Mondadori, 1996, pag. 231

EUGENIO MONTALE, La verità

La verità è nei rosicchiamenti

delle tarme e dei topi,

nella polvere ch’esce da cassettoni ammuffiti

e nelle croste dei “grana” stagionati.

La verità è la sedimentazione, il ristagno,

non la logorrea schifa dei dialettici.

È una tela di ragno, può durare,

non distruggetela con la scopa.

È beffa di scoliasti l’idea che tutto si muova,

l’idea che dopo un prima viene un dopo

fa acqua da tutte le parti. Salutiamo

gli inetti che non s’imbarcano. Si starà meglio

senza di loro, si starà anche peggio

ma si tirerà il fiato.

EUGENIO MONTALE, Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

… La Natura non è cieca e caotica: è ordinata e bella, con i suoi ritmi e disegni … citazione da John SELLARS, Sette brevi lezioni sullo stoicismo, Einaudi, 2021 , pagina 48

… c’è un principio razionale nella Natura, cui si deve il suo essere ordinata e animata …

La Natura non è cieca e caotica:

è ordinata e bella, con i suoi ritmi e disegni.

Non è composta di materia inerte:

è un singolo organismo vivente di cui tutti siamo parte”

in John SELLARS, Sette brevi lezioni sullo stoicismo, Einaudi, 2021 , pagina 48

Doriam Battaglia: “credo nella co-essenza di tutto ciò che esiste. Materia, energia, vita e coscienza, informazione sono un’unica entità, in-creata ed eterna, in perpetua relazione tra ogni sua parte …

“credo nella co-essenza di tutto ciò che esiste. Materia, energia, vita e coscienza, informazione sono un’unica entità, in-creata ed eterna, in perpetua relazione tra ogni sua parte. La nostra visione dualistica della realtà riduce ogni cosa negli opposti, ma ciò è il frutto della nostra limitata percezione. Tra i due opposti, che in realtà sono un’unica inscindibile entità, esistono infinite gradazioni. Tutto è un’unica energia, vibrante e modulata su infinite frequenze. Di queste lunghezze d’onda noi percepiamo solo una piccolissima porzione, lo spettro della luce visibile che si estende tra il rosso, il colore con la frequenza più bassa, e il violetto, che possiede la frequenza più alta tra quelle percepibili dai nostri occhi. ” …

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ONE, from red to blu, from blu to red. – Doriam Battaglia

“Ciò che viene ricordato vive”, citazione nel film: NOMADLAND, di Chloé Zhao, con Frances McDormand, 2020

Emanuele Severino, Oltre la cenere. L’albero, la legna , il fuoco: eternità delle cose, in Corriere della Sera, 14 agosto, 1980

Emanuele Severino, Oltre la cenere. L’albero, la legna , il fuoco: eternità delle cose, in Corriere della Sera, 14 agosto, 1980

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Emanuele Severino, Oltre la cenere. L’albero, la legna , il fuoco: eternità delle cose, in Corriere della Sera, 14 agosto, 1980 – Il pensiero di Emanuele Severino nella sua “regale solitudine” rispetto all’intero pensiero contemporaneo

THAUMA: l’analisi etimologica di EMANUELE SEVERINO

FONTI DI STUDIO:

Emanuele Severino, Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Adelphi, 1989

La BELLEZZA , vaccino contro la reclusione, di Agostino CLERICI, in Corriere di Como 9 febbraio 2021

ANTONELLI Giuseppe, Il mondo visto dalle parole. Un viaggio nell’italiano di oggi, Solferino, 2020

DEMETRIO Duccio, All’antica. Una maniera di esistere, Raffaello Cortina editore, 2021. Indice del libro. Recensione di Francesca Nodari, in Domenica Sole 24 Ore

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http://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/duccio-demetrio/allantica-9788832852929-3435.html

Emanuele Severino, I miei morti, video

PIETRINI Daniela, presentazione di Giuseppe Antonelli, La lingua infetta. L’italiano della pandemia, Treccani, 2021 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI

anche in

PIETRINI Daniela, presentazione di Giuseppe Antonelli, La lingua infetta. L’italiano della pandemia, Treccani, 2021 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI

da La Lettura (Corriere della Sera):

«Fin dall’inizio della crisi sanitaria le mascherine hanno conquistato un posto di rilievo nel discorso sul coronavirus.

È quindi proprio su maschera e sul derivato mascherina, dall’etimologia della parola agli usi più recenti, che si concentra questo capitolo. L’etimologia del termine maschera è incerta e tutt’altro che pacifica. L’ipotesi più accreditata è quella del prestito germanico medioevale: seguendo la ricostruzione di Nocentini (2010, s.v.), maschera deriverebbe dal germanico *maska “spettro, essere demoniaco e spaventoso”, attestato – come equivalente del latino striga “strega” – dapprima nell’Editto di Rotari (prima raccolta scritta delle leggi dei Longobardi, promulgato nel 643 d.C.) nella forma latina masca e più tardi nella forma latina medioevale mascara (cfr. anche Antonelli, 2020, pp. 60-62). Questo primo significato, molto lontano da quello odierno, è confermato dall’occitano masca “strega” (sec. XIV) e si ritrova anche nei dialetti ligure e piemontese, ma non nei testi in volgare del XIV secolo.

In tutto il Duecento e il Trecento infatti, a parte alcuni commenti danteschi in cui è glossa di “larva”, maschera significa solo “oggetto che ricopre del tutto o parzialmente il viso e la testa”, che rappresenta generalmente un volto antropomorfo o zoomorfo e si indossa per trasformare il proprio aspetto, durante una festa o, in riferimento ai tempi antichi, durante una rappresentazione teatrale (cfr. Tlio, s.v.).

La prima attestazione del termine non è, come riportato erroneamente da diversi dizionari etimologici, il Decameron di Boccaccio (“e, messagli una catena in gola e una maschera in capo […]”), ma un commento anonimo ai Rimedi d’amore di Ovidio (volgarizzamento B): “Erano i teatri i luoghi dove i poeti ricetavano dinanzi al populo loro libri con maschere e drappi ric[c]hissimi ornati, sì come inanzi è scritto nel capitolo de’ poeti”. Dalla maschera facciale o che nasconde completamente la testa si passa, per estensione, al travestimento di tutta la persona e quindi al valore semantico di “persona mascherata” (Castiglione, 1529: “Io mi piglio piacer, quando son maschera, di burlar frati”).

Quanto all’accezione originaria del termine, solo a partire dal Quattrocento si trova qualche attestazione di maschera nel senso di “apparizione maligna, ossessionante, che turba e sconvolge l’animo; strega, fantasma, spirito maligno” (cfr. Gdli s.v.), per esempio in Leon Battista Alberti (“per asuefarli a non temere né credere le maschere e favole delle vecchie”) o in Pietro Aretino (“che in coscienza fariano paura a le maschere”)».

Linea intera, linea spezzata di Milo De Angelis (Mondadori).

Linea intera, linea spezzata di Milo De Angelis (Mondadori).

Mary B. Tolusso su Tuttolibri (La Stampa): «“Mi hanno sempre attratto in modo irresistibile gli scrittori del Contrasto. Forse ho amato solo quelli, da Empedocle a Lucrezio, Tasso, Leopardi, Pavese. Sono autori che non si limitano a rappresentare un ‘ossimoro’ – termine troppo tecnico –, ma vivono con se stessi e con il mondo uno scontro frontale, sanguinoso, assetato di vita”.  Milo De Angelis, uno dei maestri della poesia contemporanea, è sempre stato un autore concentrico, pochi temi ma potenti, che ritornano in un affresco di varianti e perfetti contrasti, l’adolescenza e il declino, l’eternità spezzata, l’infinito nel poco, gli istanti perpetui. In fondo le contraddizioni stesse sono una contraddizione: tragedia ma anche motore dell’umano. Tanto più in un poeta che ce le restituisce nella pienezza della ricerca di un senso. Quest’anno compirà settant’anni, un’età importante, quando alle spalle hai un’opera ma hai anche esperito quell’eccezionalità che ci rende unici, quegli istanti esclusivi che l’artista sa rendere collettivi; e De Angelis ha attraversato l’esistenza al servizio della poesia. […] Iniziamo dalla fine, dal suo ultimo libro, Linea intera, linea spezzata. Cosa significa? “È un’espressione presente nell’I Ching che mi ha subito colpito. Mi ha colpito questo modo semplicissimo e lampante di definire la vita umana. Una linea, una pura linea che prosegue fino all’attimo in cui si spezza e interrompe il suo cammino. E la sezione finale del libro è una passerella di creature che scelgono di recidere la linea della propria vita, raccontando gli ultimi istanti della mente e del respiro”. In giugno compirà settant’anni. Lei crede in un’età anagrafica? “Diciamo che stasera ci credo. Vedo che i foglietti del calendario appeso in cucina cadono per terra uno alla volta con un volo demoniaco, dettano le leggi di ogni vita e la rinchiudono in un segmento, la riducono alla verità matematica del suo inizio e della sua fine”. […] In quest’ultimo libro scrive: “la poesia non sta dalla nostra parte”. Dove, allora? “La poesia ci parla da un luogo sconosciuto e, ascoltandola, ci accorgiamo di non conoscere più nemmeno il nostro. D’altra parte sono fatte così le parole poetiche, non si lasciano osservare in santa pace, come diceva Karl Kraus: più noi le guardiamo da vicino, più loro ci guardano da lontano”».

Amore, eternità, errore, morte nella scena finale del film LA CORRISPONDENZA, di Giuseppe Tornatore, con Olga Kurylenko, Jeromy Irons, 2015 – Tracce e Sentieri

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Amore, eternità, errore, morte nella scena finale del film LA CORRISPONDENZA, di Giuseppe Tornatore, con Olga Kurylenko, Jeromy Irons, 2015 – Tracce e Sentieri

«Possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele». Come la lunga corrispondenza che permette a una stella di continuare a vivere grazie allo sguardo dell’osservatore, l’amore di Ed e di Amy è un legame che sconvolge le leggi del tempo e della presenza.
Ed Phoerum è un astrofisico di fama internazionale di età matura, con una famiglia e due figli. Amy Ryan, una studentessa di fisica che si mantiene con un riuscito lavoro di stuntwoman. Da controfigura, lei imita la morte, e nel suo stesso passato c’è una tragica fine che non riesce ad accettare e a raccontare per il senso di colpa lacerante. I doveri pubblici e privati dello scienziato gli impediscono di vivere alla luce del sole la relazione con la giovane amante. I loro incontri sono rari e clandestini, vissuti soprattutto nell’intima magia di una casa su un’isola. Invece, la quotidianità fortissima del loro amore è retta da una serie di rapporti virtuali. Questa rete a poco a poco li invade, li prende del tutto e trascina il loro amore oltre le porte della realtà ordinaria.
Tra il mistero di una scomparsa inspiegabile che non rompe però i segnali della comunicazione e la domanda su quale tipo di sentimento sia quello che lega a una presenza solo virtuale, il primo romanzo di Giuseppe Tornatore racconta della lotta di un amore contro la sua fine nell’età di internet. Il libro esce contemporaneamente al film. Ma, scrive il regista nella Nota al volume: «Di solito è il secondo a nascere dal primo. Non in questo caso. Ciò che vi accingete a leggere è il romanzo La corrispondenza, tratto dall’omonimo film. Un’originale e formidabile opportunità per restituire alla parola scritta la supremazia usurpata dall’immagine. Una ragionevole occasione per riscattare tutto ciò che lo schermo cinematografico deve o preferisce sottintendere».

vai alla scheda del libro:

https://sellerio.it/it/catalogo/Corrispondenza/Tornatore/8612

PIEVANI Telmo, Finitudine. Un romanzo filosofico su fragilità e libertà, Raffaello Cortina, 2020

Lo scrittore Albert Camus non è morto nell’incidente del 4 gennaio 1960. Un suo grande amico, il genetista Jacques Monod, va a trovarlo in ospedale. Stanno scrivendo un libro insieme. Leggono le bozze, ricordano le avventure durante la Resistenza a Parigi. Nel segno del disincanto, prende forma una visione del mondo. La scienza ha svelato la finitudine di tutte le cose: dell’universo, della Terra, delle specie, di ognuno di noi. Come trovare un senso all’esistenza accettando la nostra finitezza? In un gioco raffinato di fatti e finzioni, Finitudine è la storia della vera amicizia tra due premi Nobel, un dialogo avvincente, un libro dentro un libro. Dopo il successo di Imperfezione, Telmo Pievani torna con un testo sorprendente che affronta con poesia un tema filosofico e scientifico che ci tocca tutti.

vai alla scheda dell’editore

http://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/telmo-pievani/finitudine-9788832852172-3383.html

vai a una recensione:

https://www.scienzainrete.it/articolo/rivoltiamoci-contro-finitudine/pietro-greco/2020-11-17

conversazione con Margherita sul libro: TASSINARI Simonetta, Instant filosofia. Il corso per capire in modo facile idee, concetti e personaggi, dagli esordi a oggi, Gribaudo editore, 2020

riporto qui una conversazione che si è presentificata su facebook, dove avevo rilanciato la scheda del libro:

mi scrive Margherita

Sembra interessante. Lo stile e l’approccio didattico è come nel precedente testo dell’autrice (Il filosofo che c’è in te), finalizzato a fornire della filosofia un’ immagine semplificata e, perché no?, un mezzo per capire il mondo e se stessi. È il manuale scolastico che tenta di rispondere alla tormentata domanda “A che serve la filosofia?” Il fatto è che la filosofia, a mio parere, non “serve”, nel senso che non dà risposte. La filosofia è ricerca, una corsa agli ostacoli che sono singoli traguardi che si susseguono l’uno dietro l’altro, un confine che si sposta ininterrottamente.

rispondo

grazie !!! hai del tutto ragione: le tue parole chiariscono benissimo i contenuti di questo libro. Io non ho, purtroppo , avuto una cultura filosofica. Da studente di un istituto tecnico (perito edile alla magistri cumacini) invidiavo miei amici del liceo classico. Ma ora con questo libro riesco davvero a capire cosa è la filosofia e come essa ci aiuta nel nostro vivere con occhi attenti dentro il nostro tempo. saluti cordialissimi e ancor GRAZIE !!!

risponde Margherita

Faccio fatica a non pensarti come filosofo. Tutto il tuo lavoro e il tuo impegno i “Coatesa sul Lario” , compresa la foto recente di Gin e Noirette al computer dicono il contrario. Tu ci offri una vasta gamma di ambiti di interesse – poesia, arte, musica, flora fauna, politica, foto …e tanto altro. E ci fai pensare, esprimere. Come Vincenzo Guarracino, ci offri spunti e opportunità di esprimerci. Filosofia è questo. Spinta a cercare senza sosta. Quando insegnavo al Giovio filosofia s storia ho scoperto che i miei studenti preferiti non erano quelli che ripetavono le mie parole e quelle dei testi, ma quelli che contestavano contenuti ed esprimevano punti di vista. Nulla da eccepire per la Tassinari, ma non credo che possa darti di più di quello che già possiedi in abbondanza. Dico questo perché lo penso per davvero. Ciao

rispondo

carissima: mi hai commosso. Davvero. E mi hai fatto capire che “filosofia” è anche uno sguardo su tanti aspetti del vivere. e trovo bellissimo sentirti dire che sono filosofia anche i nostri nuovi gatti Gin e Noirette (che vanno verso gli otto mesi). mi permetto di segnalarti un mio blog che ho chiamato “antologia del tempo che resta” https://antemp.com/ dove pubblicherò questa nostra per me importante conversazione (in forma del tutto anonima , a meno che tu mi autorizzi a citare il tuo nome) GRAZIE infinite

vai alla scheda del libro:

https://antemp.com/2020/11/09/tassinari-simonetta-instant-filosofia-il-corso-per-capire-in-modo-facile-idee-concetti-e-personaggi-dagli-esordi-a-oggi-gribaudo-editore-2020/

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