«Se pensi che la tua anima personale sia distinta dal corpo e che consapevolezza e coscienza morale siano localizzate in quell’anima (e non nel mondo esterno) e che perfino il gene egoista sia individualizzato nella tua persona, allora, psicologicamente, sei platonico. Se la tua prima reazione a un sogno, a una notizia, a un’idea è di operare immediatamente una divisione tra bene e male morali, allora psicologicamente sei platonico. Se associ il peccato alla carne e ai suoi impulsi, ancora una volta, psicologicamente, sei platonico. […] E sei platonico quando credi che alla fine del tunnel delle umane disgrazie ci attenda la giustizia divina sotto forma di ricompensa o punizione, invece che la tragedia irrimediabile o il caso o la sfortuna» (pp. 192-193).
