cerca informazioni in rete:





Una nuova versione del celebre “Manuale”, già tradotto da Giacomo Leopardi (1825), riadattata al linguaggio e all’immaginario collettivo del XXI secolo per la pratica filosofica.
Introduzione
Con l’affidare alle inquiete onde della rete questa versione del Manuale di Epitteto non mi propongo alcun fine scientifico o filologico. Non mi interessa e non ne sarei comunque all’altezza, dato che la mia competenza di traduttore va poco oltre quella liceale. Questo lavoro obbedisce piuttosto a specifiche esigenze di carattere personale e pratico-filosofico. Ho fatto una piccola scommessa con me stesso: provare a restituire al Manuale la sua funzione originaria, adattandolo alla sensibilità e all’immaginario collettivo dei nostri tempi. Ovvero, l’ho “riscritto” per me.
Redatto da Arriano di Nicomedia verso la fine del I sec. d. C. sulla scorta degli insegnamenti orali del grande filosofo stoico, esso aveva una funzione eminentemente pratica.
View original post 10.328 altre parole
Audiolibro – Encheirìdion – Il Manuale di Epitteto
– Il principio fondante: la distinzione tra ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi (paragrafi 1-6)
– Insegnamenti riguardanti la disciplina del desiderio: come bisogna rapportarsi con le cose della natura e con gli eventi (paragrafi 7-11)
– Consigli al filosofo principiante: la scelta di vita che predilige i beni interiori è incompatibile con la cura delle cose esteriori (paragrafi 12-13)
– Altri insegnamenti intorno alla disciplina del desiderio: bisogna imparare a controllare le rappresentazioni (paragrafi 14-21)
– Consigli al filosofo principiante: come comportarsi con i non-filosofi e quale ruolo incarnare nella società civile (paragrafi 22-25)
– Ancora sulla disciplina del desiderio: come relazionarsi alle cose della vita nella prospettiva del Tutto (paragrafi 26-28)
– Insegnamenti riguardanti la disciplina dell’azione: cosa è conveniente e cosa è disdicevole fare nei confronti degli altri, degli dèi e di se stessi (paragrafi 29-41)
– Esercizi di esortazione verso se stessi: formule da mandare a memoria per il “pronto impiego” morale (paragrafi 42-45)
– Ultimi consigli al filosofo principiante: filosofia è stile di vita, pratica quotidiana, non retorica (paragrafi 46-53)
Traduzione e lettura di Francesco Dipalo (tutti i diritti riservati)
Testo: https://francescodipalo.wordpress.com.
Non accogliere il sonno sui delicati occhi prima di aver riflettuto su ciascuna delle azioni compiute durante la giornata.
“In che cosa ho errato” Che cosa ho fatto? A quale dovere ho mancato?”
Comincia da lì e prosegui l’esame; e poi
biasima quello che hai fatto di basso
e gioisci per ciò che hai fatto di buono
Epitteto, DIATRIBE, III, 10, 2-3
SENECA:
Seneca, De ira, III, 36, 1-4
Nella conversazione evita di esagerare ricordando continuamente quello che hai fatto, i pericoli che hai corso: perché se a te fa piacere parlare di quello che hai rischiato, non altrettanto piacere fa agli altri ascoltare le tue avventure
Epitteto, Manuale, XXXIII/14
Se uno ti riferisce che il tale parla male di te, invece di difenderti dalle critiche che ti vengono riportate, rispondi:
«sicuramente ignorava gli altri miei difetti, perché altrimenti non avrebbe parlato solo di questi»
Epitteto, Manuale , XXXIII/9
VIDEO 1
VIDEO 2
VIDEO 3
VIDEO 4
Il termine “stoico” deriva da stoà, in greco portico. Si narra infatti che sotto il Portico dipinto o Stoà Pecìle nell’agorà di Atene Zenone di Cizio (333 – 263 a.C.) avrebbe installato la sua scuola verso la fine del IV secolo a.C. La scelta di tenere lezione sotto il portico, splendidamente affrescato dal pittore Micone assieme a Polignoto di Taso, fu determinata da questioni “burocratiche”. A differenza di Epicuro, Zenone, fenicio proveniente da Cipro, non possedeva la cittadinanza ateniese e non poteva acquistare immobili in città.
View original post 34.256 altre parole
Evita di banchettare con persone comuni ed estranee alla filosofia; e se qualche volta l’occasione ti porterà a farlo, concentrati con impegno per non scivolare nel comportamento della gente comune.
Sappi, infatti, che se il compagno è sporco, anche chi gli sta a stretto contatto, inevitabilmente, si insudicia, per pulito che possa essere
Epitteto, Manuale, XXXIII/6
Per lo più mantieni il silenzio, usa la parola per lo stretto necessario, e concisamente.
Parla solo di rado, quando le circostanze lo richiedono, ma mai di argomenti banali: i giochi dei gladiatori, le corse dei cavalli, gli atleti, cibi, bevande, le solite cose di cui si parla ogni volta;
e, soprattutto, non parlare della gente, per biasimare, elogiare, confrontare.
Epitteto, Manuale, XXXIII, 2
A offendere, ricordalo, non è chi insulta o percuote, ma il giudizio che queste azioni siano offensive.
Perciò, quando uno ti irrita, sappi che è la tua opinione che ti ha irritato. Come prima cosa, quindi, cerca di non lasciarti trascinare subito dalla rappresentazione:
una volta che avrai guadagnato un po’ di tempo per riflettere, potrai dominarti più facilmente
Epitteto, Manuale, XX
A ogni singola cosa che incontri, ricorda di rivolgerti a te stesso per cercare di quale facoltà tu disponga in relazione a essa.
Se vedi un bel giovane o una bella donna, troverai che in questo caso la facoltà da applicare è il dominio di sé;
posto di fronte a una fatica, troverai la resistenza;
a un’ingiuria, la pazienza.
Se ti abitui così, le rappresentazioni non ti travolgeranno
Epitteto, Manuale, X
Ogni volta che ti accingi a un’azione, ricorda a te stesso quale sia la sua vera natura.
Se esci per recarti al bagno pubblico, predisponiti mentalmente a quello che succede in questi ambienti: la gente che ti spruzza, ti urta, ti insulta, ti deruba. E così, se inizierai col dire: «voglio fare un bagno e mantenere la mia scelta morale conforme a natura», ti disporrai ad agire con più sicurezza.
E fai altrettanto per ogni altra azione. Perché in questo modo, se qualcosa dovesse impedirti il bagno, potrai dire prontamente: «non volevo soltanto lavarmi, ma anche mantenere la mia scelta morale conforme a natura: e non ci riuscirò, se mi infastidisco per quel che succede»
Epitteto, Manuale, IV
A proposito di ciascuna delle cose che ti attraggono o che ti recano utilità o che ami, ricorda di dire a te stesso, cominciando dalle cose più piccole:
qual’è la sua natura?
Comincia dalle cose di poco valore.
Se ti piace una pentola, ricorda di dire: mi piace una pentola; perchè se si rompe , non ne proverai turbamento.
Se baci tuo figlio o tua moglie, ricorda che baci un essere umano; perchè, se muore, non ne sarai turbato
Epitteto, Manuale, III
il chiarimento di PIGLIUCCI Massimo, in Come essere stoici, Garzanti, 2017:
La realtà si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere.
In nostro potere sono il giudizio, l’impulso, il desiderio, l’avversione e, in una parola, ogni attività che sia propriamente nostra;
non sono in nostro potere il corpo, il patrimonio, la reputazione, le cariche pubbliche e, in una parola, ogni attività che non sia nostra. [2]
E ciò che rientra in nostro potere è per natura libero, immune da inibizioni, ostacoli, mentre quanto non vi rientra è debole, schiavo, coercibile, estraneo.
[3] Ricorda, allora, che se considererai libere le cose che per natura sono schiave, e tuo personale ciò che è estraneo, sarai impedito, soffrirai, sarai turbato, ti lamenterai degli dèi e degli uomini;
se invece riterrai tuo solo ciò che è tuo, ed estraneo, come in effetti è, ciò che è estraneo, nessuno ti potrà mai coartare, nessuno ti impedirà, non ti lamenterai di nessuno, non accuserai nessuno, non ci sarà cosa che dovrai compiere contro voglia, nessuno ti danneggerà, non avrai nemici, perché non potrai patire alcun danno
Epitteto, Manuale, 1/5
“esercitati fin d’ora a dire a ogni rappresentazione che ti colpisca per la sua asprezza: «sei soltanto una rappresentazione, non sei affatto ciò che sembri in apparenza».
Poi analizzala e sottoponila alla valutazione degli strumenti in tuo possesso, accertando — il primo e il più importante esame —
se essa sia relativa a cose che ricadono in nostro potere ovvero a quelle che non vi rientrano;
e in questo secondo caso abbi già pronta la conclusione: «per me non è nulla»”
Epitteto, Manuale, 1/5
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.