EMANUELE SEVERINO sulla struttura e l’identità dell’ OCCIDENTE, lezione magistrale, Pistoia, 28 maggio 2010. Audio e Video (1 ora e 11 minuti)

Severino parla del mito come rimedio contro la morte e il dolore, e della nascita dell’ “Occidente”

Questa sua lezione è “fondante” perchè fa luce su tutto il nostro tempo storico.

E’ uno sguardo oltre il senso occidentale e planetario dell’identità, una riflessione sull’esser “cosa” e sull’identità dell’Occidente

Rimando anche ad una mia riflessione sul pensiero di Emanuele Severino: https://antemp.com/2012/05/17/conversare-attraverso-la-voce-di-emanuele-severino-incontro-con-paolo-ferrario-como-15-maggio-2012-ore-21/


AUDIO DELLA LEZIONE DI PISTOIA (un’ora e 11 secondi):


qui l’Audio in formato Mp3 scaricabile:

 Emanuele Severino, Identità occidentale. Mp3


VIDEO DELLA LEZIONE a  PISTOIA, il 28 maggio 2010   su youtube (

vai al sito DIALOGHI DI PISTOIA (edizione del 2010):

https://www.dialoghidipistoia.it/it/programma/2010/video


TRASCRIZIONE DELLA LEZIONE (in fase di correzione formale

Il titolo che vedete è l’identità occidentale, mentre avevamo concordato l’identità dell’occidente. E’ la stessa cosa.

Vorrei incominciare con un’osservazione di fondo relativa al  modo in cui questi festival vengono organizzati. L’impostazione di questi incontri è di carattere antropologico e infatti sono molti gli antropologi presenti nel programma. L’antropologia è una delle scienze specializzate. Accanto all’antropologia vi sono altre scienze specializzate intorno all’uomo. Scienze storiche, etnologiche e giuridiche, economiche.

Il pericolo di questa inevitabile situazione, e cioè il pericolo dell’approccio interdisciplinare, è che si lascia all’ascoltatore da solo a fare sintesi e capire. E’ più facile che lo specialista dica quelle che pensa e più difficile per chi ascolta sintetizzare la molteplicità dei punti di vista.

Esiste però da gran tempo un tipo di riflessione che da quando è nata si è assunta il compito di mettere in relazione i diversi punti di vista. Esiste da quando è nata e per l’inflazione del suo nome scorre via abbastanza indifferente rispetto a chi ascolta. Il nome è filosofia, che è un nome molto più denso di quanto non sembri a prima vista. Ma prescindendo dal nome, vorrei sottolineare che allora l’ascoltatore non è abbandonato a se stesso se ascolta la parola della filosofia, cioè se ascolta la parola del tentativo fatto da millenni di unificare i diversi punti di vista.

Immaginino l’uomo arcaico che si interessa di quello che ha vicino e invece quello  che chiamiamo filosofia porta all’attenzione più in là, ancora più in là fino alla totalità di ciò che è

E certamente più noi ci allontaniamo da quanto ci è vicino, tanto più restiamo delusi, perché a noi interessa quello che ci è più vicino e loro sanno che il più vicino a noi stessi siamo noi.

A me piace ricordare che la parola Io è una derivazione della parola, in latino, hic: “questo”. Il più questo dei questi sono io.

Siamo quindi interessati a noi stessi, allontanandoci da noi stessi seguendo il gesto della filosofia restiamo delusi perché ci portiamo al di là di ciò che immediatamente ci interessa. Allo struzzo interessa il buco che fa nella sabbia, dopo di che ci rimette le penne perché non vede il nemico che si avvicina e quindi è tolto di mezzo. La pericolosità dell’interesse per l’interesse per ciò che più è vicino.

Il nome filosofia è molto più denso di quanto immediatamente non dica la parola, che viene tradotta male: amore della sapienza. No. Tanto chilo in greco vuol dire qualcosa di più ampio e profondo che non amore, vuol dire cura, attenzione, per sopra è una parola che è costruita cu sa face e nell’antico greco saphes vuol dire chiaro, luminoso, non in ombra. Per capire la forza di questo non essere in ombra si pensi alla definizione che dà l’apostolo Paolo a proposito della fede: dice nella fede che è argomento non apparentium, e l’argomento delle cose che non appaiono e che la fede dice Dio si è fatto uomo. Ora che dio si sia fatto uomo, è qualcosa che non è di per sé visibile ed evidente. E la fede è l’argomento che trasforma in certezza ciò che di per sé è dubbio e la fede, cioè, si muove in una direzione opposta a quella in cui si muove la filosofia la quale invece è cura per ciò che è chiaro, ciò che è  in luce. Ci serviranno queste annotazioni preliminari per quanto dirò a proposito dell’identità dell’Occidente. Anche qui identità dell’occidente vuol dire la struttura che è in grado di dirci che cosa noi occidentali siamo ed è in grado dircelo raccogliendo una massa sterminata di dati di notizie, di eventi , di situazioni . ciò che noi siamo, che noi occidentali siamo. Si tratterà di capire in che senso l’occidente rafforzi al massimo la preistoria dell’occidente e nello stesso tempo se ne distacchi radicalmente. Nulla di difficile per un pubblico variegato, nulla di straordinario perché mi sto riferendo a ciò che più ci interessa e dicevo prima siamo noi, ma non noi in astratto, ma il nostro patire , il nostro soffrire, il nostro essere il luogo del patimento e della morte possibile, questo ciò è che innanzi tutto ci interessa se no perché Gesù avrebbe detto ama il tuo prossimo tuo come te stesso, perché anche lui sa che il nostro amore primario è per noi stessi. E’ amore per volontà di uscire dal patimento . tutti noi il dolore, il patimento, l’angoscia, lo conosciamo. I giovani sono in una situazione particolare perché imparano a patire. Per introdurre la parola filosofia: è come appunto amore della sapienza. Prima abbiamo detto cura per ciò che è chiaro. Straordinaria sapienza del linguaggio anche in questo caso perché mostra la densità delle parole che è sbiadita nelle traduzioni correnti: cura per ciò che è chiaro. C’è un altro decadimento quando si interpreta la parola filosofia come ciò che nasce dalla meraviglia. E’ un orribile traduzione della parola filosofia perché quando Platone, Aristotele usano ciò che noi traduciamo con la parola meraviglia, usano nella loro lingua, la greca, …. Thauma Che primariamente non vuol dire meraviglia, bensì l’angosciato terrore per la vita.. La filosofia nasce dal terrore per la vita e cos’è la vita: è il luogo del patimento, del dolore, della morte e non per la meraviglia che si può provare se si seguono certi testi aristotelici la diagonale non è commensurabile al lato si meraviglia.

Ci mancherebbe che fosse questo stupore di un intellettuale tranquillo nel suo laboratorio culturale.

Qualche filo… vuol dire amante del mito, anche il filo.. è in qualche modo filosofo e lo dice quando chiarisce Thauma  e allora non possiamo pensare che colui che ha cura per il mito abbia cura per il mito perché si meravigli, secondo quella atmosfera rarefatta della quiete intellettuale dove la diagonale non è commensura al lato. L’uomo del lutto  è quello che impara per la prima volta cosa vuol dire morire, soffrire, cosa vuol dire il calare del sole. Se lo immaginano l’uomo primitivo che per la prima volta quando apre gli occhi verso il cielo  vede che a  notte sparisce tutto. E’ una morte più terribile di quella che oggi siamo imparati a conoscere quando ci raccontiamo la morte di qualche conoscente che sia lontano dai ns affetti immediati. L’uomo primitivo che per la prima volta vede vicino a sé un corpo che si ferma, che non parla più, che imputridisce? Sono esperienze radicali che segnano il modo in cui uno vive e il modo in cui uno pensa. Siamo entrati nell’argomento che ci interessa perché identità dell’occidente vuol dire da un lato il differenziarsi massimo rispetto a ciò che avevo chiamato re occidente e che ora chiamiamo esistenza mitica, il mito. Dall’altro un’accentuazione estrema di questa stessa esistenza. Provo a farmi capire: l’uomo ha fdi fronte il pericolo e rispetto al pericolo cerca di difendersi. Il pericolo è appunto il dolore, la morte. E come cerca di difendersi l’uomo mitico, quindi non ancora l’uomo occidentale? O impadronendosi della potenza oppure alleandosi alla potenza Che cos’è la potenza? E ‘ quella che appare tale di fronte alle convinzioni dell’uomo arcaico, che vede le potenze negli animali, negli antenati morti, nel demonico, nel divino. Vede la potenza nel Dio e allora ci sono due atteggiamenti : uno ripeto è quello di impadronirsi della potenza che sta dinanzi a lui, all’uomo. L’altro, ripeto, è quello di allearsi con essa e se loro tengono presente il racconto del Genesi e lo collegano col nuovo testamento vedono la successione, la scansione di questi 2 atteggiamenti: Primo impadronirsi, secondo allearsi alla potenza. Dice il serpente ad Adamo  Eritis sicut dii … sarete come Dio. Se mangerete il frutto della conoscenza del bene e del male diventerete come Dio. Essere come Dio vuol dire detronizzare Dio. Mangiando questo frutto io diventerò Dio, mangiando vuol dire togliere Dio dal suo trono e mettermici io. Ma poi vuol dire anche che mangiare del frutto proibito è mangiare Dio, e la connessione è lampante: se mangiando il frutto sono come Dio è perché nel frutto c’è la potenza che inizialmente e originariamente è rinchiusa nel divino . e Adamo tenta appunto di fare questo: mangiare e distruggere Dio e questo atteggiamento dell’uccidere Dio si rispecchia in altri atteggiamenti. Mangiare , uccidere, ma anche l’accoppiamento sessuale. L’accoppiamento è un modo di togliere le distanze tra l’amante e l’amato in modo da poter realizzare una maggior potenza in entrambi. Questi gesti fondamentali: mangiare, uccidere, ricordiamo l’importanza dell’uccisione dell’animale, del nemico nell’esistenza non solo arcaica, purtroppo, anche dei nostri tempi. Qualcuno sopravvive solo perché uccide. In questi gesti fondamentali si cela il segreto che svela il tratto comune tra la preistoria dell’occidente e l’occidente. Che cosa vuol dire diventare Dio e quindi detronizzarlo, mangiarlo, identificarsi a lui? Userò una formula astratta che appartiene al novero di quelle cose che immediatamente non ci interessano e che quindi lasciano delusi, ma sono quelle cose che come dicevo prima intervengono da ultimo in chi  (bambini) in questi gesti  terribilmente familiari uccidere, mangiare unione sessuale, c’è un tratto comune che è astratto, ma che poi si rivela concretissimo e pensino a come è astratta la matematica. Ma se un’azienda volesse funzionare prescindendo dalle regole della matematica fallirebbe nel giro di qualche ora. Il massimamente astratto bisogna imparare a vederlo come il più potente e anche perché essendo astratto raccoglie sotto di sé una infinità di casi concreti E’ in grado di indicare tutti. Lo nomino: è l’uomo che uccide Dio per diventare eredis sit … sarete come Dio. L’uomo che tenta di uccidere Dio che cosa fa. Vuole diventare Dio, cioè ecco la formula astratta, vuole diventare altro: Lui vuole diventare Altro. Questo accade nel mangiare, nell’unione sessuale, ma accade in ogni istante della nostra vita, perché se faccio così, se la luce è eccessiva se metto la mano davanti al viso sono diventato altro da quello che ero quando non mi proponevo di ripararmi dalla luce eccessiva. Diventare Altro. Il diventare Altro è il modo in cui l’uomo si difende rispetto a quel diventare Altro che la morte , che il dolore come avvisaglia della morte, che poi è la morte. Allora si difende dalla morte diventando Altro. Noi usiamo qs espressione nel modo più tranquillo, ma arriveranno i tempi in cui le espressioni più tranquille e pacifiche, più apparentemente evidenti si mostreranno come enormi covi di vipere. Siamo abituati a pensare diventare Altro come ovvietà, chi è costui che ci parla di qs ovvietà, eppure è in qs dati astratti che viene raccolto  e resa reale tutta quell’infinità di situazioni concrete che noi crediamo essere il veramente interessante. SE tiriamo via il diventare altro che cosa diventa ogni momento della ns vita quotidiana interessante. Non c’è più perché ripeto basta spostare il braccio per ottenere un qualcosa, basta operare qs spostamento perché noi siamo voluti diventare altro da ciò che eravamo. Pacifico il concetto, così tranquillo o non c’è piuttosto da pensare in qs concetto l’idea di uno squartamento per cui noi siamo strappati da noi stessi per diventare altro. Cioè scissione da noi stessi, ma lo squartamento e il separarsi da noi stessi non è forse la caratteristica della morte. E allora stiamo cominciando a ire, l’uomo del mito vuole difendersi dalla morte, ciò dalla forma che per lui era più radicale del diventare altro, diventando altro nella prima delle 2 maniere che avevo nominato, cioè quella dell’impadronirsi della potenza divina, demonica degli antenati ecc

Restando al vecchio testamento il tentativo di Adamo fallisce e allora c’è una seconda fase dell’uomo se vogliamo utilizzare Q8 grande mito che ha dei corrispettivi in tutte le grandi religioni del mondo. C’è un secondo atteggiamento n cui l’uomo rendendosi conto della follia di lui fallito, e mortale di diventare Dio allora pensa di potersi difendere dalla morte e dal dolore alleandosi alla potenza, non volendo impadronirsene, ma alleandosi, L’alleanza con Dio è una delle parole fondamentali di tutta la religiosità. Avevo iniziato a  dire che l’occidente da un lato rafforza all’estremo l’atteggiamento mitico, dall’altro lato ne prende le distanze estreme. Lo conferma in modo radicale e lo smentisce in modo altrettanto radicale, perché? Il mito ci rassicura perché è il rimedio contro il dolore, Nel momento in cui Adamo si illude di poter essere con dio e  diventare Dio… questo è il momento transeunte del tentativo di Adamo di vincere la morte. Ma anche il momento dell’alleanza è il momento in cui Adamo pensa di vincere la morte solo che la morte è troppo importante perché sia affidata al mito. Il mito rassicura, ma gli dei, gli antenati, il demonico, il mondo col quale l’uomo si  rapporta o ostilmente o positivamente questo  modo che consistenza ha, questo  rimedio contro la morte che consistenza ha? Come resistere al dubbio che va sempre più montando che il rimedio sia fallace e non credo di esagerare dicendo che rispetto a tutti i problemi economici e politici che oggi abbiamo davanti quello del rimedio contro la morte è il più importante, anche per il modo in cui oggi la morte si presenta come scelta del terrorista, rispetto al quale i modi di dissuasione dell’uomo occidentale falliscono. La morte è assolutamente imprevedibile ed è il massimo dei mali. Quindi troppo debole il rimedio perché possa tranquillizzare l’uomo, troppo alta la posta perché il rimedio mitico possa soddisfare. Nasce a questo  punto il dubbio interno al mito e nasce  a questo punto l’occidente. Nasce il dubbio non intorno a qualche dimensione culturale ma nasce il dubbio intorno a quello in cui  per millenni e millenni l’uomo è vissuto. Dire che nasce il dubbio intorno al mito non vuol dire citare un capitolo della storia della cultura vuol dire citare la radice dell’intera civiltà occidentale, la radice della cultura, delle opere, delle situazioni, dell’ impero romano, della chiesa dello stato moderno, il dubbio intorno al mito, la volontà di vederci chiaro, la cura per ciò che è chiaro, la filo-sofia la cura per il saphes, e questo allora non è un discorso della filosofia, di storia della cultura, è il discorso che vede la radice di tutta la concretezza della storia dell’occidente. Il dubbio, può essere esercitato soltanto se non si è nel dubbio. Noi siamo abituati  a sentire in questa espressione: l’Europa nasce dallo spirito critico e lo spirito critico scandisce tutta una serie di epoche in cui lo spirito critico va via via modellandosi.  I greci pensando per la prima volta il dubbio, ma dunque rapportandosi allo thauma, al terrore della vita, e volendosi salvarsi veramente da questo terrore  , ecco ho usato l’avverbio cruciale e non possono che pensare che alla verità che il rimedio è un rimedio che non sia vero. Dio, gli dei, l’amore, la ricchezza, tutto possiamo accumulare qui davanti per cercare di erigere il monumento del rimedio, ma se tutto quanto usiamo non è vero, cioè è instabile, caduco, dubitabile, mito, invenzione, fantasia, e allora il rimedio con la morte è vacillante, non può restare l’uomo che appena guarda, appena spara gli occhi davanti al mondo, non può restare nel mito. Nasce la volontà di verità e quindi voltando radicalmente le spalle al mito. Ma insieme stiamo dicendo, confermando  nel modo più  radicale il mito. Che cosa vuol dire Q8 seconda affermazione? La filosofia, perché della filosofia si tratta quando s parla di questa volontà di verità, che poi diventerà volontà di verità, politica, economica, religiosa, giuridica. Che cosa accade con Q8 volontà di verità? E che cosa accade se questa volontà è conferma insieme del mito? All’inizio dell’occidente si inizia a pensare anche se parole erano già disponibili, si inizia a pensare il senso del nulla e anche questa è una parola che noi pronunciamo continuamente. Sono quelle parole terribili quanto più ci prestiamo attenzione e quando le usiamo con la convinzione di non imbatterci in qualcosa di pericoloso, e invece la parola non essere nel repente nelle lingue pre filosofiche da  sempre, ma è con la filosofia che si inizia a pensare a quel nulla radicale che è entrato nel nostro comune modo di pensare ma che in un certo momento nella storia dell’uomo si è fatto avanti sì quando esistevano le parole essere e nulla, ma non esisteva il loro senso radicale. Si …. A morire davanti al nulla. Q8 è ciò che accade quando la filosofia nasce. Oggi se facessimo una statistica soprattutto nei paesi occidentali, meno in America, ma nella sapiente Europa vedremmo che la maggior parte dei nomi o restano in dubbio o si dichiarano convinti che con la morte non c’è più nulla. Nulla vuol dire non un luogo da cui si fa ritorno come si pensa invece nell’esistenza mitica, quando il mito dice gli uomini muoiono e vanno in un luogo che può essere raggiunto e da cui possono ritornare. I riti di propiziazione dei popoli arcaici rispetto ai defunti. I defunti non sono gli annullati: sono trattati adeguatamente, sono i pericolosi, i temibili, bisogna offrire sacrifici per rabbonirli. E’ un’altra forma di alleanza con la potenza. Si comincia a morire davanti al nulla, è un modo nuovo di morire. Prima non si muore, prima del pensiero greco e poi anche per coloro che circondavano i primi pensatori del nulla, non morivano in questo modo. Si muore e si soffre in relazione a ciò che si credi di essere. Se si crede di essere degli annullabili si muore diversamente da come si muore come quando questo pensiero del nulla non è apparso all’orizzonte. L’occidente ha sviluppato nel modo più radicale Q8 pensiero del nulla, ma se è appunto così radicale e prima non pensato, non è forse insieme la radicalizzazione di quel modo di morire che prima avevamo definito come il diventar Altro? Ma certamente si diventa così Altro che da essenti, da esistenti, si diventa l’assolutamente non esistente, si diventa Nulla. Ecco perché dico che c’è un trait-d’union tra l’esistenza mitica che c’entra la propria sopravvivenza sulla convinzione di diventar altro delle cose e dell’uomo stesso, col paradosso per cui si vuole vincere il diventar altro della morte col diventar altro dell’impadronirsi e dell’allearsi con la potenza suprema, ecco perché dico che c’è un trait d’union tra il senso mitico del diventar altro e il senso nuovo , occidentale, greco e ormai planetario del diventar altro in cui l’altro è il nulla. Non abbiam imparato sin da bambini al catechismo che dio crea l’uomo e il mondo dal nulla? Ma se ci pensiamo bene per molti degli uomini che oggi vivono in occidente le cose più alte le hanno imparato da bambini al catechismo, hanno pensato al mondo , alla creazione e poi vanno finire in buona parte al montaggio dove il pensiero che li guida è di ripetere all’infinito lo stesso gesto che mantiene in vita il lavoro, ma che potenze interpretative  rispetto al mondo è ben poca cosa rispetto a quello che hanno imparato a catechismo di tutto il mondo creata da dio dal mondo. Dove pensiamo che il cristianesimo abbia pescato la parola nulla e il suo senso se non dal pensiero greco? E’ il pensiero greco che per primo ha portato alla luce il nulla e ciò che non è nulla. Le cose del mondo per un po’ di tempo si mantengono nell’esistenza e poi tramontano nel nulla , Il rimedio rispetto a questo pericolo estremo, il nuovo rimedio è la verità evocata dal pensiero filosofico che permane fino al secolo scorso, fino a Questi due grandi nomi Hegel, … prima e Einstein dopo.  Anche per questo  dato si pensa Dio da un lato in modo del tutto diverso da come prima Dio era pensato e perché non si vuol più un Dio evocato miticamente, ma si vuole un Dio vero. Dall’altro lato si conferma il rapporto con l’alleanza e possibilmente con la distruzione della potenza divina, soltanto che da ora in poi il processo sarà inverso. Dapprima ci si alleerà al divino e poi e arriviamo ai ns giorni si distruggerà il divino. Intanto dedichiamo qualche battuta alla tradizione dell’occidente e cioè al tentativo di vincere la morte evocando la verità ed evocando il Dio vero di cui molti di loro avranno fatto l’esperienza quando l’uomo cristiano qualsiasi cosa mi capiti sono nelle mani di dio, queste  parole semplici hanno una profonda saggezza. Essere nelle mani di dio non è un pensiero propriamente cristiano, è innanzitutto un pensiero filosofico essere cioè all’interno di un ordine universale , guidato da una potenza non smentibile e sperata da un sapere non smentibile. Io credo che si faranno pochi passi per ciò che riguarda i problemi del mondo fintanto che non si saprà che cos’è la verità       questa  distruzione    .. ma intanto tentiamo di capire che la morte può essere vinta respingendo il mito e soltanto se la potenza è posta con un sapere che non possa essere smentita. Cioè con un sapere vero, incontrovertibile, spesso si pensa alla filosofia come qualcosa di superfetazione al pensiero scientifico. La scienza fa i passi concreti e poi arriva la filosofia che tira le somme, ma fa cose inutili. Se filosofia fosse questo  sarebbe da lasciare da parte , invece il pensiero filosofico io posso vincere la morte se ciò che so di me e del mondo non è un’opinione, un racconto mitico, poesia, non è qualcosa prodotto dalla mia fantasia ma è un qualcosa che si riesca a raggiungere in modo innegabile. Qui sta tutta la densità e difficoltà del sapere filosofico il quale rispetto al sapere scientifico non è una superfetazione, è più radicale. Oggi la scienza, e concluderò, riconosce la propria controvertibilità ma direi che si perde il senso fondamentale dell’intera tradizione occidentale se non si guarda al senso dell’incontrovertibile. C’è una parola greca che questo senso lo restituisce con potenza: noi oggi parliamo di epistemologia, vuol dire riflessione sulla scienza, ma in questa parola sentiamo la parola episteme, che è una parola greca  e viene tradotta male quando in vocabolario vediamo episteme uguale a scienza. No. Anche qui il linguaggio è molto più potente di quanto non possa sembrare. Episteme : è ciò che sta ciò che non si smuove, ciò che non è abbattibile, non può essere divelto o messo in questione. Episteme sostantivizzazione del verbo stare che in greco è … = sto. Episteme è ciò che sta, che riesce a stare.  Che cosa è ciò che sta? Ci basti in questa sede richiamare la volontà di verità del pensiero filosofico, ma non un’astratta volontà culturale di verità, ma una volontà di verità per vincere la morte, per supportare la morte, per vincerla nel senso di sopportarla. Quando il cristianesimo dice che la fede è argomento delle cose non visibili, il cristianesimo 46,23

10 pensieri riguardo “EMANUELE SEVERINO sulla struttura e l’identità dell’ OCCIDENTE, lezione magistrale, Pistoia, 28 maggio 2010. Audio e Video (1 ora e 11 minuti)

  1. da una email:
    Caro Paolo, sola in casa, ho appena finito di ascoltare e guardare Severino. E tutto il resto è scomparso, orecchie e occhi fermi a guardare e ascoltare, attenta a non perdere nulla di quello che una mente così fervida e prodigiosa mi sta regalando.
    Ti rendi conto del regalo che anche tu ci fai ogni volta?
    Un abbraccio a te e Luciana

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    1. mia cara …
      ecco una di quelle lettere che mi aprono il cuore !!
      vedere che in te (e spero in altri) il pensiero davvero straordinario di emanuele severino apre una breccia nella mente e nella personalità è di grande soddisfazione
      avevamo solo l’audio di questa superlativa lezione. ma ora con il video si riescono a vedere le sue mani quando raccontano i concetti. perfino le sue mani parlano la voce della filosofia
      sono felice che tu l’abbia sentita (e vista)
      ti assicuro che questa è LA PORTA a tutto il suo sistema concettuale.

      noi stiamo cominciando a stare il più possibile a coatesa (per ora da sabato a lunedì). ma piano piano ci stabiliremo qui in pianta stabile (con una scorta di audio e video di severino e fogli su cui prendere appunti)

      spero proprio che troverai una giornata per venire di nuovo a coatesa.
      basta che tu ci proponga il giorno e ti daremo tutte le istruzioni per arrivare qui
      un caro saluto e un affettuoso abbraccio da
      paolo e luciana

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