CHESIL BEACH
Ian McEwan (2007), Einaudi
TRAMA
Sono i tempi in cui nell’ingessata e puritana Inghilterra non si è ancora preannunciato il rinnovamento culturale che di lì a poco avrebbe soffiato venti di libertà in materia di sesso e mode.
Florence ed Edward sono entrambi molto giovani.
La prima, appassionata musicista di violino, appartiene ad una famiglia agiata ma affettivamente assente.
Edward, invece, sogna di diventare biografo di personaggi vissuti ai margini dei grandi eventi storici e scopre solo in età adolescenziale che le stranezze della madre sono state causate da una lesione cerebrale nascosta a tutti, ma da tutti accettata e accolta come comportamento naturale.
Edward e Florence, nonostante le diversità di ceto e cultura, scoprono di essere attratti l’uno dall’altra e di amarsi.
Solo a parole, però. In quei primi anni Sessanta è solo il matrimonio ad autorizzare conoscenze più intime. Florence, inoltre, vagheggia un amore platonico, resiste ad oltranza a qualsiasi contatto più spinto e cede solo a lievi carezze, o abbracci e baci innocenti.
Ambedue limitano le loro pulsioni e credono di trovare nel precoce matrimonio la strada per conquistare l’autonomia e la liberazione dai legami familiari.
Finalmente quando il giorno della cerimonia arriva, la notte che segue sarà inevitabilmente portatrice delle inquietudini che la coppia comprime dentro sé. Florence, aggrappata all’dea di un amore intellettuale, scopre di essere totalmente impreparata a donarsi anche all’amore fisico.
Edward, da sempre dedito a masturbazioni solitarie, è sopraffatto dalle anse da prestazione, ora che il corpo desiderato è a sua disposizione.
Al termine di una cena infinita servita presso la suite nuziale affacciata su Chesil Beach, paure e passione bisticciano fra loro e, gesto dopo gesto, la resa dei conti su quel letto dalla sovraccoperta bianca ben tesa si avvicina sempre di più.
Nell’universo delle parole non dette, Florence cerca affannosamente il momento giusto per riuscire ad esprimere il suo disgusto verso l’intimità carnale ed Edward, per contro, frena a stento la sua impazienza di fronte al ripresentarsi di una rigida compostezza da brava ragazza che sperava il matrimonio avesse definitivamente cancellato.
E così “nelle rispettive personalità unite al passato, a ignoranza e paura, timidezza, pruderie, mancanza di fiducia in se stessi, esperienza e disinvoltura, più qualche strascico di divieto religioso, l’educazione britannica e l’appartenenza di classe”, in tutte queste cosucce di non poco conto, in quella notte tutto accade.
Impegnata a non deludere le aspettative dello sposo e a preservare la sua stessa carne, Florence, atterrita al manifestarsi della sua eiaculazione precoce, non riesce a frenare la sua repulsione.
Edward, invece, assiste alla fuga precipitosa della moglie con un senso di smarrimento che viene immediatamente travolto da una crescente rabbia per l’umiliazione subita.
Nello sforzo di un reciproco chiarimento, sulla spiaggia di Chesil Beach volano le accuse più inaudite e spregevoli, sorprendenti anche per chi le pronuncia oltre per chi le ascolta.
I giuramenti di un amore eterno appartengono a un passato molto remoto: nel presente di quella notte si dilegua ogni promessa di fedeltà e l’imminente alba futura cederà all’orgoglio ferito la facoltà di non saper perdonare immaturità e paure.
NUOVO FINALE
Il ritorno a casa di Florence è deludente.
In particolare la madre inveisce contro la sua dedizione al violino e biasima la mancanza della volontà di formarsi una famiglia rispettabile e apprezzata agli occhi di tutti
(“Cosa dirà adesso la gente? Che figura, che figura … un matrimonio durato nemmeno un giorno. Ora bisognerà restituire i regali”).
Florence riflette sulla possibilità di intraprendere un percorso di analisi per verificare se la sua innegabile frigidità derivi dall’imitazione del comportamento materno, ma la concentrazione sui preparativi del prossimo concerto la fa desistere.
L’Ennismore Quartet e la musica di Mozart diventano il suo unico scopo di vita, visto che come donna si sente completamente fallita.
Ma il ricordo di Edward è sempre fisso nella sua mente. Rivede ogni momento di quella fatidica notte e si rimprovera senza pietà di non aver saputo, come già accaduto tante altre volte, dare forma a parole di confessione, di scuse, di comprensione e intercessione nei suoi confronti.
Ha capito che la sublimazione nella musica non le è sufficiente per vivere serena.
Tornano in continuazione le immagini dell’ovale di Edward, il ricordo della sua pacatezza e l’interesse per la natura, la sua conoscenza del nome degli uccelli e dei fiori di campo, persino la passione per il jazz e il rock’n’roll così diversi dalla sua musica: tutto questo le manca terribilmente.
A distanza di un anno da quella che avrebbe dovuto diventare la sua nuova vita, arriva il momento della prima esibizione dell’Ennismore Quartet al Wigmore Hall.
Edward in quell’anno non l’ha mai cercata. Però sa del concerto perché le aveva fatto una promessa: “Giuro che quel giorno, a qualunque costo, io ci sarò. Sarò lì nella terza fila centrale seduto nella poltrona 9c”. Le promesse non possono dissolversi.
Il debutto è trionfale ma la poltrona 9c è vuota.
Florence disdegna i festeggiamenti e in lacrime esce dal teatro, prende l’auto e guida fino alla costa del Dorset.
Ritrova il vecchio albero caduto col tronco levigato dall’acqua di mare. Ricorda quel comodo angolo formato dal ramo che l’aveva accolta come in un dolce riparo dopo la sua fuga dall’hotel.
E’ di nuovo luglio e i ciottoli di Chesil Beach risuonano sotto i suoi passi.
Il giorno dopo il quotidiano locale annuncia la scoperta di un nuovo prodigio musicale, l’entusiasmo del pubblico, gli onori della critica, il talento sublime della violinista che però, nella sua riservatezza, si è voluta sottrarre alla luce dei riflettori.
Sulla spiaggia di Chesil Beach un paio di scarpe azzurre col tacco basso abbracciate dal ramo di un tronco attendono la risacca.
L’ha ribloggato su TRACCE e SENTIERI.
"Mi piace""Mi piace"