Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 57-59
Autore: Tracce e Sentieri
Etica
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 57-59
Energia
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 53-56
Elezioni
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 50-52
Ecologia
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 47-49
Divertirsi
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 44-46
Denaro
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 40-43
Cultura
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 37-39
Cretino
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 34-36
Corpo
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 31-33
Consumo
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 27-30
Comunicazione
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 17-20
Bugia
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 21-23
Anima
Ugo Volli, Parole in gioco. Piccolo inventario delle idee correnti, Editrice Compositori, 2009
p. 17-20
La rivolta degli angeli di Anatole France, Edizioni Meridiano Zero
La rivolta degli angeli di Anatole France Pag. 320 – Euro 9,00 ED. TASCABILE ISBN 978-88-8237-200-2 Edizione a cura di ROBERTO SAVIANO |
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“IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA INCHIODA DIO ALLE SUE IRRIMEDIABILI COLPE. ” (Roberto Saviano)
“Il Dio vinto diventerà Satana, io, Satana, da vincitore diventerò Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l’inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po’ di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile.”
Su Parigi piovono angeli. Ogni giorno qualche puro spirito, disgustato dalla monotonia della beatitudine, abbandona il cielo, s’incarna e vive come un parigino di inizio ’900 (è questa l’epoca del romanzo). Non sono messaggeri divini, ma personaggi alla Wim Wenders: hanno deciso, come i suoi angeli sopra Berlino, che è più interessante cavarsela da soli sulla terra piuttosto che durare eternamente nella contemplazione divina.
Un avido banchiere, un musicista bohémien, un’anarchica affascinante: sono tutti angeli, anche se nessuno fra gli uomini lo sospetta. È una sorta di invasione degli ultracorpi, pacifica fino a quando Arcade, bellissimo angelo custode, non concepisce un folle progetto: rovesciare Dio, ripetere l’impresa tentata da Lucifero prima che il tempo avesse inizio. Sono stati i libri a perdere Arcade: ne ha divorati a migliaia nella biblioteca del suo custodito, il giovane aristocratico Maurice d’Esparvieu. Tanta scienza gli ha insegnato che il mondo non è la valle di lacrime descritta dai preti e ha suscitato in lui un’inestinguibile sete di vendetta contro il Dio uno e trino. Ma a Parigi è difficile pensare solo alla guerra: ci sono troppe belle donne disponibili ad avventure galanti; ci sono i loro innamorati da sfidare a duello; c’è la polizia da cui scappare, perché per un angelo è facile essere scambiato per un rivoluzionario…
In un’atmosfera molto francese di tranquilla amoralità, sotto l’impero della galanteria, France svolge una trama divertentissima, ma composta delle questioni più serie: la guerra in cielo è un trasparente riferimento al massacro del 1914; l’arrogante Dio della Bibbia è il simbolo della spietatezza di ogni potere. La rivolta degli angeli racconta, con linguaggio rapido e secco, “cose tali da far arrossire non solo un carrozziere, ciò che non è dir molto, ma persino una parigina!”.
La prefazione di Roberto Saviano e le illustrazioni originali di Carlègle del 1925 fanno del libro un autentico gioiello.
il mito della caduta degli angeli aveva narrato che erano stati gli angeli ribelli a insegnare all’uomo una pericolosa conoscenza delle scienze e delle arti, in Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Come il Creatore è un tutto, così la sua creatura, dunque suo figlio, dovrebbe essere un tutto. Nulla può diminuire il concetto della divina totalità; ma, sfuggendo alla coscienza, si verificò una frattura, in quella interezza, e ne derivarono un regno della luce e un regno delle tenebre. Questo risultato era chiaramente preparato già prima che apparisse Cristo, come si può rilevare, tra l’altro, nell’esperienza di Giobbe, o nel diffusissimo libro di Enoch, che appartiene ai tempi immediatamente precedenti all’epoca cristiana. Anche nel cristianesimo, evidentemente, si perpetuò questa scissione metafisica: Satana, che nel Vecchio Testamento apparteneva ancora all’immediato seguito di Jahweh, divenne ormai l’antitesi diametrale ed eterna del mondo divino, che non poteva essere sradicato. Non deve sorprendere perciò che già dal principio del secolo XI sorgesse la credenza che fosse stato il diavolo, e non Dio, a creare il mondo. Così si iniziò la seconda metà dell’eone cristiano, dopo che già il mito della caduta degli angeli aveva narrato che erano stati gli angeli ribelli a insegnare all’uomo una pericolosa conoscenza delle scienze e delle arti. Che avrebbero detto quegli antichi narratori alla vista di Hiroshima?
Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Angeli, in Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Nel Cristianesimo è notevole il fatto che nella sua dogmatica anticipa un processo di trasformazione della divinità, una evoluzione storica verso l’«altra parte». Questo si determina nella forma del nuovo mito di un dissidio nei cieli, cui si allude per la prima volta nel mito della creazione, nel quale appare un antagonista del Creatore in forma di serpente, che induce l’uomo alla disobbedienza con la promessa di una accresciuta consapevolezza (scientes bonum et malum). La seconda allusione è quella alla caduta degli angeli, una prematura invasione del mondo umano da parte di contenuti inconsci. Gli angeli sono geni singolari. Sono esattamente ciò che sono e non potrebbero essere nulla di diverso: in sé esseri senz’anima che non rappresentano altro che pensieri e intuizioni del loro Signore. Gli angeli che cadono, dunque, sono esclusivamente «cattivi» angeli. Questi scatenano la ben nota conseguenza dell’«inflazione», che possiamo osservare anche oggigiorno nella megalomania dei dittatori: gli angeli generano con gli uomini una razza di giganti, che alla fine minaccia di divorare l’umanità stessa, come è scritto nel libro di Enoch.
Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Il Male e il Bene, Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Nel Cristianesimo è notevole il fatto che nella sua dogmatica anticipa un processo di trasformazione della divinità, una evoluzione storica verso l’«altra parte». Questo si determina nella forma del nuovo mito di un dissidio nei cieli, cui si allude per la prima volta nel mito della creazione, nel quale appare un antagonista del Creatore in forma di serpente, che induce l’uomo alla disobbedienza con la promessa di una accresciuta consapevolezza (scientes bonum et malum). La seconda allusione è quella alla caduta degli angeli, una prematura invasione del mondo umano da parte di contenuti inconsci. Gli angeli sono geni singolari. Sono esattamente ciò che sono e non potrebbero essere nulla di diverso: in sé esseri senz’anima che non rappresentano altro che pensieri e intuizioni del loro Signore. Gli angeli che cadono, dunque, sono esclusivamente «cattivi» angeli. Questi scatenano la ben nota conseguenza dell’«inflazione», che possiamo osservare anche oggigiorno nella megalomania dei dittatori: gli angeli generano con gli uomini una razza di giganti, che alla fine minaccia di divorare l’umanità stessa, come è scritto nel libro di Enoch.
Il terzo e decisivo stadio del mito, comunque, è l’autorealizzazione di Dio in forma umana, in adempimento dell’idea del Vecchio Testamento delle nozze divine e delle sue conseguenze. Già nel cristianesimo primitivo l’idea dell’incarnazione era assurta alla concezione del «Christus in nobis». Così la totalità inconscia penetrò nel dominio psichico dell’esperienza interiore, e diede all’uomo un presagio della sua compiuta figura. Fu un evento decisivo, non solo per l’uomo, ma anche per il Creatore. Agli occhi di coloro che erano stati riscattati dall’oscurità si spogliò delle sue qualità oscure e divenne il Sumrnum Konum. Questo mito rimase vivo e immutato per un millennio, fino a che non cominciarono a manifestarsi i segni di un’ulteriore trasformazione della coscienza nel secolo XI. Da allora i sintomi d’inquietudine e del dubbio aumentarono, fino a che alla fine del secondo millennio cominciarono a delinearsi i tratti di una catastrofe universale, e cioè innanzi tutto di una minaccia per la coscienza. «Nulla è più grande dell’uomo e delle sue azioni.» La trascendenza del mito cristiano andò perduta, e con essa, la concezione cristiana della totalità raggiunta nell’altro mondo.
Alla luce segue l’ombra, l’altro lato del Creatore. Questa evoluzione giunge al suo culmine nel secolo XX. Il mondo cristiano è ora veramente messo a confronto col principio del Male, con l’ingiustizia palese, la tirannia, la menzogna, la schiavitù, la coercizione della coscienza. Tale manifestazione del Male senza maschera ha assunto apparentemente una forma stabile nella nazione russa, ma la sua prima violenta eruzione si ebbe in Germania, e rivelò fino a qual punto il cristianesimo del secolo XX fosse stato svuotato del suo contenuto. Di fronte a ciò, il Male non può essere più oltre minimizzato con l’eufemismo della privatio boni. Il Male è diventato una realtà determinante. Non può essere più eliminato dal mondo con una semplice circonlocuzione; dobbiamo imparare a trattare con esso, perché esso vuole la sua parte nella vita. Come questo sia possibile senza terribili conseguenze, per il momento non è prevedibile.
In ogni caso ci occorre un nuovo orientamento. Avendo a che fare col Male si corre il grave rischio di soggiacergli. Non dobbiamo perciò più soggiacere a nulla, nemmeno al bene. Un cosiddetto bene, al quale si soccombe, perde il carattere etico. Non che diventi cattivo in sé, ma è il fatto di esserne succubi che può avere cattive conseguenze. Ogni forma di intossicazione è un male, non importa se si tratti di alcool o morfina o idealismo. Dobbiamo guardarci dal considerare il male e il bene come due opposti.
Il criterio dell’azione morale non può consistere più nella semplice concezione che il bene ha la forza di un imperativo categorico, e che il cosiddetto male può essere assolutamente evitato. Il riconoscimento della realtà del male necessariamente relativizza sia il bene che il male, tramutandoli entrambi nelle metà di un contrasto, i cui termini formano un tutto paradossale.
Praticamente, ciò significa che il bene e il male perdono il loro carattere assoluto, e noi siamo costretti a riconoscere che ciascuno di essi rappresenta un giudizio.
Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung
Angeli, Riflessioni.it
TESTI – i brani pubblicate nel sito, estratti da opere
TESTI – i brani pubblicate nel sito, estratti da opere
Legge del 22 aprile 1941 n° 633Quindi se nel realizzare delle pagine web all’interno di un’opera originale l’autore inserisce a scopo di discussione, di critica, di informazione culturale, parti di opere, brevi estratti o citazioni (mai l’opera integrale) menzionando chiaramente il nome dell’autore e la fonte, non incorre in problemi di copyright.
In questi casi infatti l’autore delle opere non verrà danneggiato nei suoi diritti anzi potrebbe acquistare più notorietà.
diritti d’autore copyright su internet
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EPICURO, Lettera sulla felicità (a Meneceo)
Meneceo,
122 Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla.
123 Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice. Prima di tutto considera l’essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità. Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità.
124 Tali giudizi, che non ascoltano le nozioni ancestrali, innate, sono opinioni false. A seconda di come si pensa che gli dei siano, possono venire da loro le più grandi sofferenze come i beni più splendidi. Ma noi sappiamo che essi sono perfettamente felici, riconoscono i loro simili, e chi non è tale lo considerano estraneo. Poi abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. L’esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l’inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell’immortalità.
125 Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c’è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo 4 farà soffrire, ma in quanto l’affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive.
126 Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce. Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c’è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita bella e di una bella morte. Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere mal nato, ma, nato, al più presto varcare la soglia della morte.
127 Se è così convinto perché non se ne va da questo mondo? Nessuno glielo vieta se è veramente il suo desiderio. Invece se lo dice così per dire fa meglio a cambiare argomento. Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s’avveri, né allo stesso modo disperare del contrario. Così pure teniamo presente che per quanto riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere fisico, altri per la stessa vita.
128 Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall’ansia. Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per il bene dell’animo e del corpo. Infatti proviamo bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo bisogno.
129 Per questo noi riteniamo il piacere principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per ogni atto di scelta o di rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore. E’ bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo. Ogni piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire. 5
130 Bisogna giudicare gli uni e gli altri in base alla considerazione degli utili e dei danni. Certe volte sperimentiamo che il bene si rivela per noi un male, invece il male un bene. Consideriamo inoltre una gran cosa l’indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l’abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo. In fondo ciò che veramente serve non è difficile a trovarsi, l’inutile è difficile.
131 I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l’acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca. Saper vivere di poco non solo porta salute e ci fa privi d’apprensione verso i bisogni della vita ma anche, quando ad intervalli ci capita di menare un’esistenza ricca, ci fa apprezzare meglio questa condizione e indifferenti verso gli scherzi della sorte. Quando dunque diciamo che il bene è il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male, ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l’animo a essere sereno.
132 Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l’animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è l’intelligenza delle cose, perciò tale genere di intelligenza è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, né vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili.
133 Chi suscita più ammirazione di colui che ha un’opinione corretta e reverente riguardo agli dei, nessun timore della morte, chiara coscienza del senso della natura, che tutti i beni che realmente servono sono facilmente procacciabili, che i mali se affliggono duramente affliggono per poco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si possono sopportare ? Questo genere d’uomo sa anche che è vana opinione credere il fato padrone di tutto, come fanno alcuni, perché le cose accadono o per necessità, o per arbitrio della fortuna, o per arbitrio nostro. La necessità è irresponsabile, la fortuna instabile, invece il nostro arbitrio è libero, per questo può meritarsi biasimo o lode.
134 Piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell’atroce, inflessibile necessità. La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa – la divinità non fa nulla a caso – e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l’avvio a grandi beni o mali.
135 Però è meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. 6 Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive fra beni immortali.
La morte Da Epicuro, “Il piacere è il bene più alto”
La morte
Da Epicuro, “Il piacere è il bene più alto”, Jubal editore
La morte non è niente per noi.
Infatti ciò che si è dissolto non ha più sensibilità e ciò che non ha più sensibilità non è niente per noi.
(sentenze vaticane II)Da ogni altra cosa è possibile mettersi al riparo, ma rispetto alla morte noi tutti abitiamo in una città senza mura.
(sentenze vaticane XXXVIII)Ridicolo è ricorrere alla morte per noia della vita, quando è proprio per il genere di vita che ti sei scelto che devi ricorrere alla morte. Sono così imprevidenti, anzi dementi, gli esseri umani che, alcuni, sono spinti alla morte per timore della morte. Può esserci cosa più ridicola che cercare la morte, quando è lo stesso timore della morte che ti rende impossibile la vita?
(Epicuro citato da Seneca)[…] Quindi se si capisce bene che la morte è niente, per noi allora la vita mortale diventa felice, ma non perché questo aggiunga infinto tempo alla vita, bensì perché toglie il desiderio dell’immortalità. Infatti, non c’è nulla da temere nella vita se si è convinti che non c’è niente da temere nel non vivere più. Ed è sciocco anche temere la morte, in quanto sarebbe doloroso attenderla, anche se poi dolore non porta. La morte non ci darà dolore quando arriverà ed è quindi davvero sciocco lasciare che essa ci porti dolore mentre l’attendiamo. Quindi il più temibile dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte e quando c’è la morte non ci siamo noi. La morte quindi è niente, per i vivi come per i morti: perché per i vivi essa non c’è, mentre per quanto riguarda i morti sono loro a non esserci. La maggior parte delle persone, però, fugge la morte considerandola come il peggiore dei mali, oppure la cerca come liberazione dai mali della vita. Il saggio, invece, non rifiuta la vita e non ha paura della morte, perché non è contro la vita ed allo stesso tempo non considera un male il non vivere più. Il saggio, così come non cerca i cibi più abbondanti ma i migliori, non cerca il tempo più lungo, ma cerca di godere del tempo che ha. Ed è da stupidi esortare i giovani a vivere bene ed i vecchi a morire bene, perché nella vita stessa c’è del piacere ed una sola è l’arte del ben vivere e del ben morire. Ma ancora peggio è chi dice che sarebbe meglio non essere mai nati, oppure essere morti subito. Se chi dice così è davvero convinto di ciò che dice, perché non abbandona la vita? È in suo potere farlo, sempre che egli parli seriamente e che questa sia la sua opinione. Se invece scherza, parla da stolto e lo fa riguardo a cose su cui non c’è proprio da scherzare.
(lettera a Meneceo)In questo bellissimo giorno, che è anche l’ultimo della mia vita, ti scrivo questa lettera. I dolori della vescica e dell’intestino non potrebbero essere più terribili di questi, eppure la gioia del mio animo riesce a contrapporsi a loro per il dolce ricordo del nostro filosofare insieme.
(lettera a Idomeneo, citata da Diogene Laerzio)
Epicuro Il piacere è il bene più alto
Tasse
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
291-295
Scontro di culture
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
265-270
Riforma
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
252-255
Ricambio generazionale
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
248-251
Regime
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
248-242
Radici cristiane
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
238-242
Pubblico e privato
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
231-238
Passione
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
216-220
Populismo
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
220-224
Laicità
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
178-196
Identità della sinistra
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
166-170
Federalismo
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
151-153
Fannulloni
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
146-150
Eutanasia
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
139-145
Etica e diritto
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
125-129
Embrione
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
112-116
Democrazia e rappresentanza
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
101-103
Centro
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
81-86
Bene comune
Alternanza
Paolo Prodi, Lessico per un’Italia civile, Diabasis, 2008
65-69
Fahrenheit Vocabolario
MITICO ANGIOLETTO
MITICO ANGIOLETTO
Mi hanno detto che in un posto, a metà tra il cuore e il cielo,
c'è il mio angelo custode, ma chissà, chissà com'è?
E un bel giorno, andando a scuola, ho incontrato un ragazzino,
un tipetto tutto pepe e, fin qui, niente di strano,
ma nell'intervallo a un tratto, indovina cosa ha fatto,
gli è partito un colpo d'ali, ragazzi, che shock!
E' un mitico angioletto che ti segue ovunque vai,
arriverebbe fino in capo al mondo,
se credi di esser fritto
lui ti toglierà dai guai,
ci mette circa un quarto di secondo.
E' un mitico angioletto e se ti scappa una bugia
lui subito ti marca stretto stretto,
è un mito perché è un bimbo come me
ma abbiamo fatto un patto, anche da grande starà sempre insieme a me.
E' un mitico angioletto che ti segue ovunque vai,
arriverebbe fino in capo al mondo,
e quando vado a letto alle quattro è ancora su
che tenero angioletto, resta sveglio finché non ce la fa più.
Io credevo si trattasse di un amico più tranquillo,
che sta dentro le preghiere, e, si sa, non è un monello.
Ma quest'angelo moderno che mi gira sempre intorno
e non riesce a stare fermo fa proprio per me.
E' un mitico angioletto che ti segue ovunque vai,
arriverebbe fino in capo al mondo,
se credi di esser fritto
lui ti toglierà dai guai,
ci mette circa un quarto di secondo.
E' un mitico angioletto e se ti scappa una bugia
lui subito ti marca stretto stretto,
ma adesso dov'è? Fidatevi che c'è,
magari è un po' agitato, quando canto si emoziona più di me.
PIU DI TE!
Un mitico angioletto ce l'abbiamo pure noi,
lo incontri quando meno te lo aspetti,
ti guida dappertutto e tu magari non lo sai,
un angelo così fa gola a tutti!
E' un mitico angioletto, è veramente un tipo OK,
l'amico più invisibile del mondo,
è un mito perché, simpatico com'è,
se fa qualche scherzetto sotto sotto, ci scommetto,
non è mica un diavoletto, è soltanto un piccoletto come me.
Come te!
Memoria sensoriale
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 331-333
Memoria semantica
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 330-331
Memoria prospettica
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 329-330
Memoria procedurale
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 328-329
Memoria iconica
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 325-326
Memoria episodica
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 323-324
Memoria dichiarativa
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 321-322
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 321-322
Memoria di lavoro
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 319-321
Memoria culturale
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 316-317
Memoria collettiva
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 314-315
Memoria autobiografica
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 312-314
Memoria a lungo termine
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 311-312
Meme
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 306-307
Memento Mori
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 307-308
Malinconia
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 298-299
Lutto
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 293-296
Internet
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 267-270
Inconscio
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 252-255
Identità
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 243-247
Fotografia
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 212-214
Film
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 198-200
Esperienza
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 175-176
Emozione
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 163-164
Dolore
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 151-153
Cultura
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 129-130
Cimitero
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 86-87
Autobiografia
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 48-51
Archetipo
Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria, Bruno Mondadori, 2002
p. 33-35
Angelo: in quale forma vive e si manifesta nell’uomo d’oggi
bisogna individuare secondo la nostra personale esperienza, ricerca o studio, in quale forma vive e si manifesta nell’uomo d’oggi, il tragitto evolutivo o involutivo compiuto da quel tipo di angelo che abbiamo scelto di trattare
Angeli: loro possibile estinzione nello spirito del tempo
Nel tempo (domanda): aspetti angelici mutano in rapporto allo spirito del tempo (codice dei valori socioculturali o immaginario sociale o altro ancora) possono anche estinguersi?
Angelo in rapporto con l’altro e con l’oltre
è in rapporto con l’altro e con l’oltre
Angelo come realtà trascendente le coordinate ordinarie del nostro egoriferimento
realtà trascendente le coordinate ordinarie del nostro egoriferimento (=Io)
Angelo Realtà umano-divina, animico-spirituale, archetipica, metafora poetica, simbolica ma anche realtà concreta e vivente
Realtà umano-divina, animico-spirituale, archetipica, metafora poetica, simbolica ma anche realtà concreta e vivente (emozionale e intellettiva) in cui natura e cultura sono sintetizzate e insieme trascese
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