Per creare una mappa cognitiva del “testo narrativo” articolata in tre nodi fondamentali—ambiente, soggetti ed eventi—è utile sintetizzare e visualizzare le relazioni tra questi elementi chiave della narrazione.
Elementi del testo narrativo per la mappa
Ambiente: lo sfondo spazio-temporale della storia, comprensivo di luogo, tempo, atmosfera ed eventuali caratteristiche simboliche o emotive che influenzano la narrazione.
Soggetti (personaggi): i protagonisti, antagonisti e personaggi secondari che vivono, agiscono ed evolvono all’interno della storia. Ogni personaggio ha proprie caratteristiche e ruoli.
Eventi: la sequenza di avvenimenti che costituiscono la trama, organizzati in introduzione, sviluppo, climax e conclusione; ogni evento è connesso causale e temporale agli altri.
Struttura della mappa cognitiva proposta
Nodo centrale: “Testo Narrativo”
Ramificazioni principali:
Ambiente
Spazio (reale, immaginario, simbolico)
Tempo (momento storico, periodo della giornata, ecc.)
Lo “Tsundoku” è un termine giapponese che descrive la tendenza ad acquistare libri, accumularli in casa senza riuscire a leggerli tutti, lasciandoli spesso impilati su scaffali o comodini in attesa del momento giusto per la lettura136. La parola deriva da tre termini giapponesi:
tsunde (accumulare),
oku (mettere da parte)
e doku (leggere),
e si può tradurre come “accumulare libri per poi lasciarli da parte per un po’”38.
Questa pratica non è vista come un vizio, ma piuttosto come un’abitudine comune e una sorta di riserva emotiva: ogni libro accantonato può essere quello giusto da leggere in un momento futuro, magari durante un cambiamento di vita o un viaggio13. L’atto di comprare libri genera una gratificazione immediata, legata al piacere e alla motivazione, che spesso supera il desiderio effettivo di leggerli5.
Lo Tsundoku è diverso dalla bibliomania, che è un disturbo ossessivo compulsivo legato alla collezione di libri senza lettura; invece, chi pratica Tsundoku acquista libri per il piacere di possederli e conservarli, anche se poi non riesce a leggerli subito8. Non bisogna considerare un difetto accumulare libri, né un obbligo doverli leggere immediatamente: è piuttosto una forma di progettualità a lungo termine e di fiducia nel futuro13.
In sintesi, lo Tsundoku rappresenta un rapporto particolare con i libri, fatto di desiderio, curiosità e attesa, dove l’accumulo non è fine a sé stesso ma un modo per conservare mondi possibili da esplorare quando sarà il momento giusto137.
Dorrit Cohn, studiosa di letteratura comparata e narratologia, è nota per il suo contributo fondamentale allo studio della rappresentazione della coscienza nei testi narrativi. Il suo libro Transparent Minds: Narrative Modes for Presenting Consciousness in Fiction (1978) è un’opera centrale nel campo della narratologia, in cui esplora i modi in cui gli autori rendono “trasparenti” le menti dei personaggi attraverso diverse tecniche narrative13.
Presentazione di Riccardo Castellana Nota della traduttrice Prefazione Introduzione Parte prima La coscienza nei contesti di terza persona 1. La psiconarrazione L’iniziale diffidenza/Dissonanza e consonanza/Sommario ed espansione/Narrazioni di stati subverbali 2. Il monologo citato Modi della citazione/Il contesto narrativo/Implicazioni psicologiche/Tendenze stilistiche 3. Il monologo narrato Descrizione introduttiva/Prospettiva teorica e storica/Ironia e simpatia/Dimensioni e combinazioni Parte seconda La coscienza nei testi in prima persona 4. Le tecniche retrospettive L’autonarrazione dissonante/L’autonarrazione consonante/Il monologo autocitato/Il monologo autonarrato 5. Dalla narrazione al monologo Presentazioni problematiche/Cronologia e memoria/Discorso e monologo/Evocazione e sincronizzazione/Diario e continuità 6. Il monologo autonomo Penelope come paradigma/Variazioni della forma/Il monologo di memorie Epilogo: il rapporto con il dramma e la lirica Postfazione. Luoghi e concetti: tre parole per comprendere la narratologia di Dorrit Cohn di Gloria Scarfone Note Indice dei nomi e delle opere
Il concetto di “menti trasparenti”
Cohn analizza come la narrativa riesca a rappresentare i processi mentali dei personaggi, un’impresa che non è possibile nella vita reale. La “trasparenza” della mente è una costruzione narrativa che permette al lettore di accedere ai pensieri più intimi dei personaggi. Questo fenomeno si manifesta principalmente in due contesti narrativi:
Narratore in terza persona: Qui la coscienza dei personaggi viene presentata attraverso tre modalità principali:
Psico-narrazione: Il narratore descrive i pensieri del personaggio utilizzando il proprio linguaggio.
Monologo citato: I pensieri del personaggio vengono riportati direttamente, come se fossero citazioni.
Monologo narrato: Una tecnica intermedia che mescola il linguaggio del narratore con quello del personaggio, mantenendo la terza persona3.
Narratore in prima persona: In questo caso, Cohn esplora tecniche retrospettive, dove il narratore riflette sui propri pensieri passati, creando una separazione temporale tra il sé narrante e il sé narrato3.
Consonanza e dissonanza narrativa
Un aspetto chiave del lavoro di Cohn è la distinzione tra consonanza e dissonanza nella narrazione:
Consonanza: Il narratore si avvicina emotivamente al personaggio, condividendo la sua visione del mondo. Questo si riflette in un tono coinvolto e nell’uso di linguaggio figurativo per descrivere esperienze mentali2.
Dissonanza: Il narratore mantiene una distanza dal personaggio, assumendo una posizione cognitiva o morale superiore. Questo si manifesta attraverso commenti esplicativi, uso di termini astratti e un tono autoritario o ironico2.
Impatto teorico
Il lavoro di Cohn non solo ha influenzato la narratologia moderna ma ha anche aperto un dialogo con altri teorici come Gérard Genette e Franz Stanzel. La sua analisi delle modalità narrative ha contribuito a chiarire le differenze tra mente autoriale (il controllo del narratore) e mente figurale (la coscienza del personaggio)13.
In sintesi, Transparent Minds di Dorrit Cohn rimane una pietra miliare per comprendere come la narrativa renda accessibile l’inaccessibile: i pensieri e le emozioni interiori dei personaggi.
L’opera nasce da un articolo di Umberto Eco pubblicato sull’Espresso nel 1982, dove l’autore difendeva il riassunto come strumento pedagogico per sviluppare capacità critiche e sintesi156.
La sfida iniziale coinvolse undici scrittori del secondo Novecento, tra cui Italo Calvino, Alberto Arbasino e Piero Chiara, invitati a condensare in poche righe capolavori letterari come Robinson Crusoe, Madame Bovary o I promessi sposi37.
Struttura e contenuti
Il volume raccoglie questi esercizi di sintesi, accompagnati da disegni, acquerelli e acqueforti di Tullio Pericoli, che arricchiscono visivamente il testo13.
Ogni riassunto riflette non solo la trama dell’opera originale, ma anche l’interpretazione critica dell’autore che lo ha redatto. Eco sottolinea come il riassunto implichi una selezione attiva e un giudizio implicito, trasformandosi in un atto di lettura attiva56.
Edizioni Henry Beyle
La casa editrice milanese, attiva dal 2009, si distingue per tirature limitate su carte pregiate e collaborazioni con artisti. Elogio del riassunto rientra nella tradizione di pubblicazioni che uniscono testi letterari a elementi grafici, come dimostrano le illustrazioni di Pericoli23.
Criticità e riflessioni
Il riassunto mostra i suoi limiti nella poesia, dove forma e contenuto sono indissolubili1. Calvino, nel riassumere Robinson Crusoe, cercò di mimare lo stile di Defoe, mentre Raboni affrontò l’immane compito di sintetizzare La recherche di Proust5. Alcuni autori, come Arbasino, privilegiarono un tono personale, mentre Moravia inserì il riassunto in un mini-saggio5.
Edizione 2025
Pubblicata il 19 febbraio 2025, la riedizione mantiene la struttura originale, con la premessa di Eco e i contributi degli undici autori37. Il formato in brossura (28,50 €) e le illustrazioni di Pericoli ne fanno un oggetto editoriale curato, adatto a chi apprezza sia la letteratura che l’arte grafica36.
Sembra la cosa più facile, invece è la più difficile: riassumere. A scuola, fin da piccoli, ci insegnano a condensare in poche parole ciò che abbiamo letto e studiato; è la prima verifica del nostro livello di comprensione. Ma come si fa un buon riassunto? Sfrondare, arrivare al cuore delle cose ovvero all’essenziale è un’arte che si può affinare, perfezionare e praticare per tutta la vita e in ambiti differenti. Aiuta a orientarsi nel mare della conoscenza, a individuare ciò che davvero conta e a trasmetterlo efficacemente. Un breviario utile agli aspiranti recensori e a chiunque sia interessato a eliminare il superfluo.
Filippo La Porta, critico e saggista, scrive su “la Repubblica” e insegna alla Scuola Holden e alla Accademia di scrittura Molly Bloom.
Tra le sue molte pubblicazioni: Roma è una bugia (Laterza, 2012), Pasolini (Il Mulino, 2012), Poesia come esperienza (Fazi, 2013), Come un raggio nell’acqua (Edizioni Salerno, 2021), Splendori e miserie dell’impegno (Castelvecchi, 2023).
Ecco ora una casa editrice che fa piccoli libri bellissimi a Milano, si chiama Henry Beyle, come il vero nome di Stendhal, e li vende in via Solferino a un passo dal Corriere, tira in cinquecento copie L’elogio del riassunto del mio maestro e i riassunti dei suoi amici scrittori. E li illustra con i disegni, acquarelli e acqueforti, di Tullio Pericoli, un altro grande amico di Umberto Eco
…
Ecco allora che c’è un altro piccolo libro, prezioso, un breviario utile agli aspiranti recensori e a chiunque sia interessato a eliminare il superfluo. È il libro che il critico Filippo La Porta ha dedicato a L’arte del riassunto. Come liberarsi del superfluo per Treccani. Saper riassumere, con precisione e chiarezza, idee, trame, ragionamenti, epoche storiche, articoli, racconti, favole, teorie scientifiche, filoni di pensiero, costituisce il primo passo. Riassumere bene, individuando l’essenziale e eliminando il superfluo è il test di comprensione, l’unica prova di avere capito ciò che si riassume.
Gianni Rodari e “C’era due volte il barone Lamberto”
Gianni Rodari è stato un famoso scrittore italiano, noto per le sue opere dedicate ai bambini e ragazzi. Tra i suoi lavori più celebri c’è “C’era due volte il barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio”, pubblicato nel 1978.
Descrizione del Libro
Il libro racconta la storia del barone Lamberto, un anziano signore ricco e malato che vive sull’isola di San Giulio, nel lago d’Orta. Il barone soffre di ventiquattro malattie diverse, ma grazie alla ripetizione costante del suo nome da parte di sei impiegati assunti a questo scopo, egli rimane in vita. Questa ripetizione è basata su una profezia che gli ha rivelato il potere magico del suo nome.
La trama si complica con l’introduzione dei personaggi antagonisti: Ottavio, nipote avido del barone che cerca di ucciderlo per ereditare le sue ricchezze, e una banda di banditi intenzionati a rapire il barone per chiedere un riscatto esorbitante[1][2][4].
Trama Principale
La Ripetizione Magica: Il nome “Lamberto” viene ripetuto continuamente dai sei impiegati (Delfina, Armando, Giacomini, Zanzi, Bergamini e Merlo) attraverso microfoni collegati ad altoparlanti sparsi nella villa. Questa pratica tiene in vita il barone.
I Piani degli Antagonisti: Ottavio tenta più volte di uccidere lo zio senza successo finché non riesce a far addormentare gli impiegati con un sonnifero nella loro cena. Senza la ripetizione magica del suo nome, il barone muore[2][4].
La Resurrezione: Durante il funerale del barone, quando tutti parlano della sua morte pronunciando nuovamente il suo nome in continuazione durante i discorsi commemorativi ed elogi funebri improvvisati dalla folla presente alla cerimonia funebre , egli resuscita miracolosamente[2]. Tuttavia questa volta torna indietro nel tempo diventando un tredicenne.
Tematiche
Il libro affronta tematiche come l’invecchiamento e la rinascita simbolica attraverso la trasformazione fisica ed emotiva dei personaggi principali. Inoltre incoraggia i lettori a pensare autonomamente sul finale lasciandolo aperto all’interpretazione personale[2].
“C’era due volte il Barone Lamberto” è stato tradotto in undici lingue ed ha ottenuto grande successo tra i giovani lettori grazie al suo stile umoristico e alle situazioni avventurose descritte[2].
Si leggono con grande piacere i pensieri che Alberto Manguel dedica qui alla costruzione delle figure del lettore ideale e della biblioteca ideale. Arguti o commoventi, stranianti o dritti al punto, grandi come il mondo intero o circoscritti all’esperienza personale. E tutti legati dal contrappunto degli acquerelli di Andrea Musso, delicati e ricchi di particolari da scoprire con gusto. Appositamente frammentati perché ognuno possa disegnarvi il proprio cammino, questi aforismi ritagliano un’idea di lettore come costruttore di mondi reali e di biblioteca come luogo accogliente, dove ogni libro è a distanza di braccio e da qualche parte c’è una riga che è stata scritta esclusivamente per noi. Due realtà, alla fine, per niente ‘ideali’ nel senso platonico, ma «abbastanza buone». Dove la chiave giusta sta in quell’«abbastanza».
Alberto Manguel, scrittore e critico letterario di origine argentina, ha pubblicato nel 2024 il libro “Il lettore ideale & La biblioteca ideale”, edito da Vita e Pensiero. Questo testo si propone come una riflessione sull’importanza della lettura e sulla costruzione di una biblioteca personale, un tema caro a Manguel, noto per la sua passione per i libri e la lettura.
Contenuti del Libro
Il volume raccoglie massime e aforismi che esplorano le tre dimensioni fondamentali della lettura: libri, spazio e tempo. Manguel utilizza il suo stile caratteristico, ricco di ironia e assertività, per guidare il lettore attraverso un viaggio intimo e culturale nel mondo della letteratura[1][5][7].
Le tematiche principali trattate in “Tutti gli indirizzi perduti” di Laura Imai Messina includono:
Ricerca dell’identità
La protagonista, Risa, intraprende un viaggio non solo fisico ma anche interiore, cercando di scoprire chi è realmente e il significato della sua vita. La sua esperienza all’Ufficio Postale alla Deriva, dove si occupa di lettere mai recapitate, diventa un mezzo per esplorare la propria identità e il proprio passato.
Legami umani e connessioni
Il romanzo esplora i legami invisibili che uniscono le persone, evidenziando come le esperienze condivise e le emozioni possano creare connessioni profonde. Le lettere rappresentano storie di amore, rimpianto e desiderio, sottolineando l’importanza delle relazioni interpersonali.
Memoria e rimpianto
Le lettere raccolte da Risa raccontano storie di persone che hanno perso qualcuno o qualcosa di significativo. Questo tema del rimpianto è centrale nel libro, poiché ogni lettera è un frammento di vita che riflette il dolore e la bellezza della memoria.
La scrittura come forma di cura
La scrittura delle lettere diventa un atto terapeutico, capace di accompagnare chi scrive nel processo di elaborazione del dolore e della perdita. Il gesto di scrivere assume un valore profondo, trasformando le emozioni in parole che possono portare conforto.
Cultura giapponese e quotidianità
Il romanzo è ambientato in Giappone, e attraverso la narrazione si percepisce l’influenza della cultura giapponese sulla vita dei personaggi. La quotidianità giapponese viene descritta con sensibilità, creando un contesto ricco e affascinante.
Queste tematiche si intrecciano per dare vita a una narrazione profonda e toccante, che invita il lettore a riflettere sulla propria vita e sulle proprie relazioni.
Leggere grandi romanzi e racconti in compagnia di Amos Oz è un’esperienza unica.
In questa raccolta Oz invita a soffermarsi su alcuni incipit, seguendo un filo conduttore tanto affascinante quanto ricco di sorprese. Secondo lo scrittore, infatti, le prime righe di un libro stabiliscono un “contratto” con il lettore, in cui l’autore in parte svela e in parte nasconde il proprio intento. Solo così la lettura si trasforma in un’esperienza di scoperta, prima dell’opera e poi di se stessi. L’incipit dà vita a un’avventura che si ripete ogni volta, sempre diversa e straordinaria.
“Amos Oz rende visibile l’essenza della letteratura.”
Jakob Hessing “Frankfurter Allgemeine Zeitung”
“Questa raccolta di Amos Oz è una gioia da leggere… Sono pezzi brevi e scattanti, venati di umorismo e scritti magnificamente.”
la ringrazio molto per aver ancora parlato del mio libro nel suo blog. Mi ha onorato accostandomi ad Altan e perfino a Bachelard!
Su una cosa sono perplessa: lei dice che il mio libro è difficile a leggersi. In verità il racconto è piuttosto lineare e per certi versi molto piano: la storia di una donna che vive un matrimonio pieno di problemi da risolvere, deve scegliere fra il marito e l’amante e infine sceglie il marito. (Questa scelta porrebbe il mio racconto sotto una luce “istruttiva”; termine che io non amo. A parte il fatto che non ho mai deciso di far fare a Marina alcune scelte: il personaggio le trova da sé. E la donna di un racconto alla moda di oggi, il marito lo lascia).
Certo, io stessa nel saggio – là dove mi riferisco al mio racconto – scrivo che lo si può leggere con intensità diversa di comprensione. Però secondo me un buon testo non dovrebbe insegnare direttamente nulla. Se ha qualcosa da comunicare lo comunica; chi legge sarà influenzato dallo scritto non direttamente dal testo, bensì soprattutto dalle circostanze in cui si trova nella sua esistenza materiale e nella sua esperienza spirituale.
Mi pare poi di aver facilitato la comprensione – meglio dire: la lettura del racconto – in ciò che rivelo nel saggio. Ci sono righe perfino troppo esplicite circa le modalità della composizione, le mie predilezioni, le mie scelte di linguaggio. Infine: il saggio in sé stesso.
Lei lo trova difficile? Io l’ho diviso in tanti blocchi dalla A alla Z, e da A’ a Z’ (questa scansione precisa è stata una sorpresa per me, non l’avevo calcolata). In ognuna di queste parti mi dedico a un argomento o a un autore. Ho deciso di fare la scansione in blocchi da A a Z perché proporre capitoli avrebbe reso tutto più pesante. Io nel testo avverto che, grazie alla divisione in blocchi, il lettore può ben saltare una parte che non gli piace o non gli interessa (questo semplifica le cose, anche se – inevitabilmente – io torno più volte su un problema di cui ho già parlato).
Più che difficile, il saggio mi sembra denso di elementi vari e diversi per natura. Alcune parti – interessanti – potrebbero risultare pesanti per un lettore frettoloso (le pagine sull’esordio di “La metamorfosi”, in cui devo citare l’originale. Qui ho proposto ben due mie traduzioni dell’esordio, non a caso. La prima è letterale, la seconda è più libera, e migliore). Penso che un valore aggiunto del mio libro sta in questo incipit di Kafka, finalmente tradotto come dio comanda. (Kafka viene letto secondo i vari “kafkismi”. Sono rimasta molto perplessa nel sapere che si è appena tenuto un convegno sul tema del kafkismo. Può ben darsi che il convegno abbia messo in rilievo aspetti importanti a livello sociale. Però a me sta a cuore leggere questo genio della letteratura per ciò che ha scritto: Ungeziefer non significa insetto; Urteil non significa condanna ecc.
La fatica di questo libro (stampato in tre versioni diverse; su internet si trovano i vari titoli) mi ha tolto per un po’ la voglia di scrivere. Tanto più che pochissimi mi conoscono, mi leggono e mi apprezzano. Poi, come sempre avviene, mi è tornato il bisogno imperioso di passare a un prossimo testo. (Reagisco alle sofferenze scrivendo.
Anche il canto nel coro Cantosospeso mi aiuta molto, con la mindfulness). E pensi un po, caro Paolo: ho trovato fra le mie carte un altro vecchio racconto, anch’esso composto circa vent’anni fa. E’ ben scritto, ma troppo incentrato sul tema del rapporto d’amore fra un bambino e sua madre. (Naturalmente, autobiografia filtrata: il bambino Carlo – la cui madre è pianista, sposata con un ebreo che diventa folle e infine morirà – è un misto di me e di mio figlio. La casa in campagna che viene rappresentata è quella in cui, a dio piacendo, potremo andare fra poco: un’antica casa nel Montefeltro. Bene. Siccome la storia mi sembrava troppo psicologistica e anche poco attraente oggigiorno, la realtà delle mie vicende recenti mi ha offerto una possibile integrazione. Un anno fa ho ospitato una bambina camerunense e suo padre (migranti, perseguitati, lui jellato come pochi al mondo). Ho deposto a favore dell’uomo nel Tribunale di Milano, difendendolo dalla moglie italiana che cerca di distruggere la vita di lui e quella della bambina, che si chiama Princesse. Forse nel racconto Princesse s’innamorerà del bambino Carlo, che nella mia storia perde sia il padre sia la madre tanto amata. (A sua volta, Princesse ha perduto REALMENTE nel Camerun sua mamma e le sorelline, trucidate dal gruppo terrorista Boko Haram).
Non sarà facile integrare tutte queste parti diverse, queste voci lontane. Spero di riuscirci. (Nel frattempo un professore che mi ha stracitato per le mie analisi su Karl Marx mi chiede di aiutarlo. Intende riproporre in due libri distinti alcuni testi che io scrissi moltissimi anni fa. Dovrò quindi rileggerli, correggerli; e leggere una strana traduzione italiana che hanno fatto di un mio testo tedesco (lo composi a Francoforte). E’ anche necessario leggere i libri di questo professore. E rileggere gran parte dei testi di Marx. Che gran lavoro! Spero di sopravvivere, io che purtroppo non riesco a lavorare in modo superficiale. Quasi sicuro è che il 18 settembre mi aspettano a Montecitorio (ci sarà un convegno sui 100 anni dalla nascita di Claudio Napoleoni: illustre economista, mio relatore alla laurea, ho curato un suo libro importante a Francoforte). E con queste parole mi congedo per oggi, dopo la mia lamentazione che si è ahimé accodata al ringraziamento.
Stia bene! Tanti auguri per le sue vacanze. Grazie!
Uno scrittore, reduce da un periodo di crisi, s’incammina per la città dopo un pomeriggio di lavoro. Attraversa strade e piazze, giunge alla periferia e rientra a casa quando l’oscurità è già calata.
Che accada poco, in queste pagine, è pura apparenza: si tratta del resoconto di un viaggio attraverso il mondo intero.
Lo scrittore racconta del suo scrivere e del prezzo che per questo deve pagare, della sua vita e del poco tempo che gli rimane dopo i momenti di più intenso lavoro: una leggera pigrizia, il piacere di girovagare, la distaccata percezione delle cose quotidiane e dei particolari più insignificanti.
E tutto rientra nello scrivere: assieme a un dubbio costante, nei confronti di se stesso e degli altri. Sotto il sole pomeridiano, alla luce del crepuscolo e poi dell’oscurità notturna, Peter Handke percorre una lunga strada attraverso la città e attraverso se stesso, offrendo al lettore una profonda riflessione su una letteratura che si alimenta nel concreto rapporto con la realtà
Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesie che si impenna – questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio – tanto è frugale il carro dell’anima.
La sera è il mio libro. Risplende nella rilegatura di damasco rosso. Sfiorando l’oro delle cuciture la apro con le mani, adagio. E leggo la sua prima pagina: felice di trovare un tono calmo leggo più sottovoce la seconda, e la terza già la sogno.
La sera è il mio libroLa sera è il mio libro. Risplendenella rilegatura di damasco rosso.Sfiorando l’oro delle cuciturela apro con le mani, adagio.E leggo la sua prima pagina:felice di trovare un tono calmoleggo più sottovoce la seconda,e la terza già la sogno.
«Non c’è nulla al mondo più forte di una buona storia. Niente può fermarla, nessun nemico può sconfiggerla»: in questo volume – miglior libro di saggistica del 2022 secondo “New York Magazine” – Peter Brooks s’interroga sul ruolo che hanno acquisito negli ultimi anni le narrazioni, diffuse in ogni campo, da quello politico a quello pubblicitario, fin nelle aule dei tribunali, e, da semplice racconto, diventate strumento di spiegazione e convincimento. Perché tra i poteri del racconto – ci ammonisce Brooks – c’è anche quello di ingannare…
È professore emerito di Letteratura comparata alla Yale University e fra i più importanti critici letterari viventi, ha fondato il Whitney Humanities Center di Yale. Tra i suoi libri sono disponibili in italiano: L’immaginazione melodrammatica (Pratiche, 1985),Trame. Intenzionalità e progetto nel discorso narrativo (Einaudi, 1995) .
indice:
Prefazione 1. Le storie abbondano: il mondo sopraffatto dai racconti 2. L’epistemologia della narrativa. Ovvero in che modo il narratore conosce il narrato? 3. Il narratore, il narrato, la differenza tra i due 4. Il fascino degli esseri immaginari 5. Come agisce 6. Ulteriori riflessioni. Le storie nel e del diritto Ringraziamenti Note Indice dei nomi e delle opere
142 lettori daranno vita ad una “caccia al capitolo” nel Parco di Villa del Grumello (Como) domenica 8 ottobre. La maratona ideata da Gerardo Monizza che ha ri-editato I Promessi Sposi secondo i criteri dell’editoria moderna.
citato nel libro: Vincenzo Guarracino, Legge e commenta Federico Roncoroni, New Press 2023, pagina 67:
Paolo Ferrario: “Nella mia esperienza è la più bella e utile antologia che sia stata pubblicata, perchè la sua struttura ed i suoi contenuti si prestano anche a comprendere e valorizzare la “scrittura professionale” che si esprime nei servizi alla persona“
«C’era una volta», «Narrami o Musa», «In principio era il Verbo». Le fondamenta stesse della nostra civiltà affondano spesso nella parola, nella narrazione. Miti, fiabe, opere letterarie, storiografie, testi sacri, lettere e diari, frammenti di papiro ritrovati nella sabbia del deserto… Siamo fatti sì di carne, ma anche delle parole con cui raccontiamo la realtà circostante e noi stessi, scritte o pronunciate che siano; parole che ci mettono in viaggio verso mondi immaginari e tempi remoti. Ma che cosa raccontiamo, e perché? In questa antologia sette autori indagano la narrazione nelle sue molteplici sfumature:
James Clifford analizza lo stretto legame tra l’antropologia e il racconto, svelando come la parola sia un ponte imprescindibile tra culture diverse;
Stefano Bartezzaghi ci illustra l’essenza e le con- traddizioni dello storytelling, arte persuasiva che interessa la fiction quanto la politica e il giornalismo;
Maurizio Bettini ripercorre il “narrare” partendo…
Ecco una domanda filosofica che mi assale mentre attendo l’arrivo del risveglio dal sonno invernale: assaporiamo con gli occhi, col palato, col naso o con l’insieme dei tre sensi?
Come l’opera di Proust insegna, quel gusto della madeleine bagnata nell’infuso di tè o di tiglio, scatena emozioni che fanno risalire alle immagini di un lontano episodio dell’infanzia (Così ora tutti i fiori del nostro giardino e quelli del parco di Swann, e le ninfee della Vivonne, e la buona gente del villaggio e le loro casette e la chiesa e tutta Combray e dintorni, tutto quello che vien prendendo forma e solidità, è sorto, città e giardini, dalla mia tazza di tè”).
A significare quindi che la fabbricazione della memoria necessita di agganci forniti dai canali percettivi: più agganci possiedi, più sensi utilizzi, più dettagli consideri, maggiore sarà la possibilità di raggiungere un ricordo sopito.
Unico nel suo genere, questo libro contiene due testi.
Il primo è la storia di Marina e Carlo, trascurati da bambini e innamorati per bisogno, che per divergenze di carattere faticano a vivere in serenità. Quando lui si ammala, affrontano tante ansie; lei s’innamora del giovane Nino… L’affetto e la stima per Carlo, la ricerca di consapevolezza basteranno a risolvere i problemi? Scorrevole e vivace (anche per i vividi personaggi del tenero fi glio Andrea e della dolce zia-mamma Clara), ora sommesso ora esilarante, il racconto svela i suoi sensi pian piano, lungo i capitoli e le sequenze che si alternano musicalmente come una buona sonata per l’anima. Forse un thriller psicologico, Pennavaja l’ha scritto per tutti: tutti abbiamo sogni, desideri, utopie; e il bisogno di pacificarci con noi stessi, con il nostro passato e il nostro destino.
Il racconto dell’autrice (da 40 anni scrittrice in Germania, Olanda, Italia, docente nella sua “Casa della scrittura”) è autobiografia “filtrata”: frutto di esercizio intenso e appassionato in uno stile che nutre ed emoziona.
Il secondo, prezioso testo è un saggio che, analizzando brani di narrativa europea (Kafka, V. Woolf, Alfred Polgar, Giuseppe Pontiggia, Silvio D’Arzo, Carlo Coccioli, Ivan Della Mea, Susanna Tamaro, Cristina Pennavaja, altri), insegna a evitare le trappole dell’autobiografi a diretta e spontanea. L’autrice, traduttrice esperta di musica, dà le regole fondamentali per non cadere negli errori di un linguaggio sciatto, “rumoroso” anziché musicale; mostrando esempi di uno stile semplice ma ricco, che produce scritti buoni per l’oggi e per il domani. Nello stesso tempo svela i segreti del suo tradurre e narrare, e spiega come è riuscita a costruire racconti sapienti e avvincenti (lodati da Pontiggia, Giovanni Raboni, Giovanni Mariotti, Meeten Nasr, più volte premiati). Fornisce anche qualche variante, che è tanto utile per penetrare nel laboratorio creativo di uno scrittore nonché incoraggiante.
Questo saggio critico e didattico è rivolto anche a chi scrive per diletto; sarà di grande aiuto per chi (magari tastando a lungo nel buio) vuole creare un racconto o un romanzo davvero artistico.
Cristina Pennavaja è nata a Roma nel 1947. Ha vissuto in Germania e in Olanda, anche come ricercatrice universitaria; a Cambridge (Inghilterra) e ad Alessandria d’Egitto. Dopo studi di filosofi a e di marxismo, da 40 anni si dedica con passione a scrivere bene. Allieva di Giuseppe Pontiggia, ha poi dato vita alla “Casa della scrittura” tenendo per quasi vent’anni lezioni su retorica e stile nella narrativa. Traduttrice dal tedesco per Adelphi, scrittrice ormai esperta, ha pubblicato racconti e saggi in Germania, Olanda e Italia presso numerosi editori. Vive a Milano. Canta in un coro, cura le sue amiche piante, insegna a bambini immigrati. Ha avuto tre gatte, amate e longeve. Cerca di praticare la mindfulness buddhista. Ha una gemella e un figlio padre di due gemellini.
Questa mattina, a Milano Bicocca, ho acquistato questo folgorante libro che era ben esposto sul tavolo della Libreria Cortina:
Ella Berthoud, Susan Elderlin, CURARSI CON I LIBRI: rimedi letterari per ogni malanno, edizione italiana a cura di Fabio Stassi, Sellerio editore, Palermo, 2013
Di ritorno, sul treno, l’ho sfogliato ed ho letto alcune schede di miei e nostri autori prediletti.
So che questo libro avrà un posto stabile e duraturo nelle nostre vite.
Vi si sentono le biografie delle autrici e del curatore italiano. Loro hanno saputo trasmettere, in schede talvolta perfette per equilibrio di linguaggio e capacità di riassunto, il distillato della creazione letterarie degli autori e delle autrici.
Mi viene meglio parlarne in due audio, proprio per catturare all’istante questa sensazione di avere in mano qualcosa di prezioso…
Narratore, saggista, traduttore, poeta, regista: tante sono le facce di Gianni Celati, uno dei maggiori scrittori italiani del XX e del XXI secolo. Ora se ne aggiunge un’altra, quella del parlatore. Sempre disponibile nei confronti dell’avvenimento fortuito, dell’incontro estemporaneo, Celati si intratteneva indifferentemente con studiosi affermati e con perfetti sconosciuti, con estimatori della sua opera e con quanti di lui non avevano mai sentito parlare. Le pagine di questo volume di conversazioni e interviste danno modo di riascoltare la sua voce inconfondibile. Sono sessantasette incontri apparsi su giornali, riviste, libri o registrati nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive. Con lucidità non comune, talvolta occultata in toni bonari e divaganti, Celati espone le sue idee sul lavoro dello scrittore, sulla letteratura, su autori del presente e del passato, sull’arte, sul cinema, sulla musica rock, sulla filosofia e su tanto altro. L’autore più antiletterario della nostra tradizione e insieme il più appassionato cultore della nostra letteratura traccia così la sua rotta all’interno di quella attività artistica che è lo scrivere, da lui concepito come atto artigianale, ricerca senza posa di forme e pensieri imprevisti al riparo da ogni dogma e parola d’ordine. Sempre pronto a rimettere in discussione la sua idea del raccontare, e lontanissimo dal ruolo dell’autoritario dispensatore d’indicazioni e istruzioni, Celati si conferma un autentico maestro segreto, di stile e di vita.
INDICE
Il disponibile quotidiano, di Marco Belpoliti
Nota dei curatori
Il transito mite delle parole. Conversazioni e interviste 1974-2014
Cinque domande a Gianni Celati (1974)
Avanguardie e falsa alternativa (1977)
Beatles & filosofia (1979)
Intervista sull’arte affettuosa (1979)
Dissenso a tempo di rock (1980)
La scrittura italiana oggi (1982)
L’incertezza dello sguardo (1982)
L’avventura non deve finire (1982)
Padania-Texas (1985)
Racconto la gente che ho ascoltato (1985)
Forme di finzione, rifugi contro la mediocrità (1985)
L’esitazione del pensiero (1985)
Corpi nello spazio (1985)
Per lo scrivere non c’è rifugio (1986)
Scrivere è come fare yoga (1988)
Delegati alla rappresentazione (1988)
Scuola aperta. A colloquio con gli scrittori (1989)
Il transito mite delle parole. Narrare è artigianato e cerimoniale (1989)
Le virgole di Celati (1989)
La novella e il nuovo paesaggio italiano (1990)
La fuga dello straniero (1990)
Non fatti, ma parole! (1991)
Narratore delle pianure (1991)
Il sentimento dello spazio (1991)
Il narrare come attività pratica (1992)
Scrivere è un viaggio nella paura, con le cose che ci chiamano… (1993)
Ferrara (1994)
Celati, parole dalle riserve (1995)
«Un lavoro dedicato ai luoghi e ai momenti». Gianni Celati sul lavoro con Luigi Ghirri (1995)
La lettura dei classici come terapia (1995)
I sonetti di Vecchiatto (1997)
All’altezza del simulacro (1998)
In viaggio verso il niente (1998)
Latitudine Celati (1999)
Elogio della novella (1999)
Teatro come incantamento (2000)
L’assoluto della prosa (2002)
Documentari imprevedibili come i sogni (2003)
Qualche idea sui luoghi e il lavoro con Luigi Ghirri (2003)
La realtà e la storia sono dei miti (2003)
Mondo senza mondo (2005)
La lingua dei gamuna (2005)
Celati, ovvero la scrittura come visione (2005)
Parola con vista (2006)
Intervista per la pubblicazione basca di Parlamenti buffi (2006)
Guardare è un fatto di immaginazione (2006)
Letteratura come accumulo di roba sparsa (2007)
Riscrivere, riraccontare, tradurre (2007)
Memoria su certe letture (2007)
Celati, scrittore e regista (2008)
A passeggio con un rabdomante (2008)
Celati a Zurigo (2009)
Vecchie e nuove Comiche (2009)
Su Jonathan Swift e lo sviluppo degli alieni (2010)
Sulla Fantasia, il Badalucco e la Contentezza (2005-2010)
Diol Kadd (2010)
Dialogo sulla comicità (2010)
Da «il Caffè» di Vicari a Ghirri (2011)
Il disponibile quotidiano (2011)
Gianni Celati sul suo cinema (2011)
La valle del Po vista con gli occhi di Gianni Celati (2011)
Le opere e i giorni di un ultimo sapiente (2011)
Camminare, scrivere e Robert Walser (2012)
Le fatiche di Ulisse (2012)
Il grande scrittore si racconta (2013)
«Eccesso di serietà, limite per la scrittura» (2013)
«La storia vale solo se sfugge dalle mani» (2014)
Bibliografia delle interviste
Indice dei nomi
L’AUTORE
GIANNI CELATI
Di Gianni Celati (Sondrio 1937 – Brighton 2022) Quodlibet ha pubblicato Conversazioni del vento volatore (2011), Comiche (2012, già Einaudi, 1971), La banda dei sospiri (2015, già Einaudi, 1976), Studi d’affezione per amici e altri (2016), Quattro novelle sulle apparenze (2016, già Feltrinelli, 1987), Narrative in fuga (2019), Costumi degli italiani (2020). Presso altri editori sono stati pubblicati Le avventure di Guizzardi (Einaudi, 1972), Lunario del paradiso (Einaudi, 1978), Narratori delle pianure (Feltrinelli, 1985), Verso la foce (Feltrinelli, 1988), Recita dell’attore Attilio Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto (Feltrinelli, 1996), Avventure in Africa (Feltrinelli, 1998), Cinema naturale (Feltrinelli, 2001), Fata Morgana (Feltrinelli, 2005), Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna (Feltrinelli, 2010), Passar la vita a Diol Kadd. Diari 2003-2006 (Feltrinelli, 2011), Romanzi, cronache e racconti («I Meridiani», Mondadori, 2016). Gianni Celati ha tradotto, tra gli altri, Swift, Melville, Conrad, Stendhal, Céline; nel 2013 presso Einaudi è uscita la sua versione dell’Ulisse di James Joyce. Parte dei suoi primi saggi è raccolta in Finzioni occidentali (Einaudi, 1975), di prossima riedizione presso Quodlibet.
La parola tende il filo ininterrotto del tempo che tiene insieme la memoria dei padri e il destino dei figli.
Creatura e creatrice, la parola custodisce e rivela l’assoluto che siamo.
Stupenda e tremenda, potente e fragile, gloriosa e infame, benedetta e maledetta, simbolica e diabolica, la parola è pharmakon, «medicina» e «veleno»: comunica e isola, consola e affanna, salva e uccide; edifica e distrugge le città, fa cessare e scoppiare le guerre, assolve e condanna innocenti e colpevoli. Per i classici è icona dell’anima, sede del pensiero, segno distintivo dell’uomo; per la sapienza biblica inaugura la creazione e fonda lo «scandalo» cristiano dell’incarnazione. Che ne è oggi della parola? Ridotta a chiacchiera, barattata come merce qualunque, preda dell’ignoranza e dell’ipocrisia, essa ci chiede di abbassare il volume, imboccare la strada del rigore, ricongiungersi alla cosa. Agostino direbbe che «noi blateriamo ma siamo muti». Costruttori di una quotidiana Babele e sempre più votati all’incomprensione reciproca, avvertiamo il bisogno di un’ecologia linguistica che restituisca alla parola il potere di svelare la verità. A noi il duplice compito: richiamare dall’esilio le parole dei padri e creare parole per nominare il novum del nostro tempo.
Ivano Dionigi è professore emerito di Lingua e Letteratura Latina dell’Università di Bologna, di cui è stato rettore dal 2009 al 2015. È presidente della Pontificia Accademia di Latinità e del Consorzio Interuniversitario Alma Laurea, e direttore del Centro Studi «La permanenza del classico». Tra i suoi libri: «Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi» (Laterza, 2018), «Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza» (Solferino, 2019), «Parole che allungano la vita. Pensieri per il nostro tempo» (Raffaello Cortina, 2020), «Segui il tuo demone. Quattro precetti più uno» (Laterza, 2020).
Quando scriviamo, la gioia di esprimerci sembra più pura: cogliamo un pensiero, afferriamo un’immagine e cerchiamo di fermarli per sempre -netti, definitivi. Sappiamo bene che la gioia maggiore non è nella precisione: ma nella voce lontana, che parla in noi, nel remoto vento che ci trascina, giungendo da chissà dove. E ci obbliga a dire cose che non sapevamo.
Quando scriviamo, la gioia di esprimerci sembra più pura: cogliamo un pensiero, afferriamo un’immagine e cerchiamo di fermarli per sempre -netti, definitivi. Sappiamo bene che la gioia maggiore non è nella precisione: ma nella voce lontana, che parla in noi, nel remoto vento che ci trascina, giungendo da chissà dove. E ci obbliga a dire cose che non sapevamo.
Spesso capita di leggere un libro, un testo o un brano e rendersi conto di non ricordare nulla (o quasi) di ciò che vi era scritto. Ecco quindi i “trucchi” per memorizzare meglio ciò che ci passa sotto gli occhi…
Ecco 100 libri consigliati da leggere, anzi, consigliatissimi. Testi che vale la pena leggere tutti. Perché vi commuoveranno, stupiranno, esalteranno, spiazzeranno e turberanno, come tutti i libri belli.Abbiamo selezionato libri importanti: classici che hanno segnato un’epoca, che hanno fatto da precursori a nuovi generi letterari o cambiato per sempre l’immaginario. Abbiamo scelto romanzi che sorprendono: libri scritti centinaia di anni fa che risultano incredibilmente attuali.
L’oggetto di questi racconti sono i libri. Quattro azioni molto diverse che si possono fare con i libri, azioni che talvolta escludono le altre: non è detto, infatti, che chi è animato dalla smania di possedere libri sia un accanito lettore, e non sempre i grandi lettori sono anche bibliofili. Allo stesso modo vendere libri potrebbe tranquillamente non contemplare il fatto di leggerli, così come il desiderare di averne. Infine, bruciare libri – l’azione più estrema e delittuosa – potrebbe essere non soltanto l’oltraggio di chi teme la parola scritta, di chi l’ha in sospetto e la odia quando diffonde idee che avversa, ma anche l’atto supremo di un amore tanto esclusivo e assoluto da diventare perverso, omicida o forse liberatorio. I libri di mio padre ripercorre, tra tenerezza e strazio, l’eredità di un bibliofilo. Lettore di dattiloscritti e Le età dell’oro dell’editoria italiana raccolgono le riflessioni di chi ha dedicato la vita a una specie particolare di lettura, quella rivolta a testi destinati, nella maggior parte dei casi, a non veder mai la luce, a entrare nel limbo infinito delle opere non pubblicate: perché frutto di un narcisismo sterile, di ambizioni sbagliate, o di un talento non riconosciuto? Memorie di un venditore di libri apre la finestra, quasi sempre lasciata chiusa, su coloro che i libri li vendevano, e ancora li vendono, in un’Italia diversa e lontana, ma non così diversa e non così lontana. Bruciare, infine, è forse l’approdo fatale di chi, come chiunque abbia dedicato la vita a una passione esclusiva, all’improvviso si accorge che è tutto niente?
– Vorreste scoprire i punti deboli dei discorsi seducenti ma ingannevoli?
– Desiderate aiutare vostro figlio a esprimersi con proprietà di termini e argomenti adatti a risolvere i problemi in famiglia, nella scuola, nella vita?
– Siete insegnante e vi piacerebbe trasmettere ai vostri allievi la passione per il dialogo, e con essa la strategia e le tattiche utili a una discussione proficua?
– Scrivendo un testo importante (lettera, tema scolastico, relazione di lavoro, articolo, saggio, tesi di laurea), temete di non esprimervi al meglio?
– O avete abbozzato un racconto (forse un romanzo), ed esitate fra sogni e dubbi?
Proponendovi una sintesi originale dei contributi di linguistica e retorica moderna (R. Jakobson, Ch. Perelman) questo libro vi insegna in modo serio e gradevole a:
* sperimentare le varie “funzioni” della comunicazione orale e scritta (tramite racconti, esempi, esercizi, test a chiave che vi mostrano se avete capito);
* comprendere che cosa significa argomentare (nella sua differenza dal supporre e dal dimostrare) e a definire l’uditorio e i mezzi adatti allo scopo;
* distinguere fra buona e cattiva chiarezza, buona e cattiva oscurità di stile;
* creare testi man mano più precisi ed efficaci, qualunque siano l’uditorio, lo scopo, il contesto e la tesi con cui volete persuadere o convincere;
* comporre scritti in cui si senta non “il poetico”, bensì la Poesia;
* nutrire i vostri desideri (con bibliografia, glossario, ampi consigli di lettura).
Fondandosi sulla fiducia nel ragionamento e nella parola, la “nuova retorica” è la base necessaria per verificare ogni scelta che dobbiamo compiere nella vita. Questo libro sapiente e divertente, scritto con passione da un’esperta di letteratura e scienze sociali, vi offre una solida base teorica e tanti stimoli utili ad arricchire le scelte di stile, il rapporto con voi stessi e con gli altri, e quindi i progetti che vi stanno a cuore (soprattutto quelli di linguaggio e scrittura).
Cristina Pennavaja è nata a Roma nel 1947 e vi si è laureata in Filosofia. La passione per gli studi l’ha portata all’Università di Francoforte, dove ha insegnato; a Brema, dove ha conseguito il dottorato in Scienze economiche e sociali; a Cambridge e a Tilburgo, dove è stata ricercatrice. Ha tradotto e scritto importanti saggi di economia politica (Marx, Piero Sraffa, Claudio Napoleoni), psicoanalisi (Imre Hermann), letteratura (Alfred Polgar) e arte (Julio Paz).Docente di letteratura italiana, è narratrice. A Milano dal 1984, insegna a migliorare le abilità di comunicazione, lettura, scrittura argomentativa e creativa’.
Indice
1. Introduzione 1. Perché e per chi è stato scritto questo libro 2. Saper argomentare bene aiuta a vivere bene 3. Chi ci insegna ad argomentare con successo? 4. A che cosa serve la teoria dell’argomentazione 5. Struttura del testo e suggerimenti per una lettura proficua 6. Apostrofe al lettore incerto fra vita e letteratura Prima parte – II discorso parlato 2. Maniere e finalità della comunicazione umana 1. Si può comunicare anche senza le parole 2. Linguaggio verbale e linguaggi non verbali 3. Il linguaggio verbale è economico, preciso, creativo 4. Le sei funzioni fondamentali della comunicazione verbale 5. Che cosa significa argomentare? 6. Suggerimenti ed esercizi 3. Gli elementi del discorso argomentativo 1. In che cosa consiste il gioco dell’argomentazione 2. Come riuscii a convincere un uditorio difficile 3. Analizziamo gli elementi della mia argomentazione 4. I tre gradi della critica 5. Un quadro d’insieme delle regole strategiche. L’esplorazione di tutte le idee, la selezione e l’ordine delle idee utili 6.Suggerimenti ed esercizi 4. Come dare all’argomentazione un’apparenza di dimostrazione: gli argomenti quasi-logici 1. Qualche esempio di argomentazione quasi-logica 2. La logica peculiare delle argomentazioni quasi- logiche. Le argomentazioni di somma e di divisione 3. Le argomentazioni di non-divisione. L’esclusione e il dilemma 4. Uso e abuso degli argomenti quasi-logici 5. Gli argomenti di reciprocità 6. Gli argomenti di transitività 7. Gli argomenti di inclusione 8. Gli argomenti di paragone, probabilità, sacrificio 9. Gli argomenti dello spreco, della direzione e della doppia gerarchia 10. Suggerimenti ed esercizi 5. Come dare energia, colore e ritmo alle nostre argomentazioni: lo stile 1. Quante figure di stile in una frase pronunciata di getto ! 2. Chi respinge gli espedienti di stile li usa senza saperlo 3. Altre figure di cui ci serviamo nel linguaggio orale 4. Approfondimento: le pratiche retoriche e la retorica come disciplina 5. “Buon divertimento, caro!”. Creatività e retorica nella prosa di Alfred Polgar 6. Suggerimenti ed esercizi Seconda parte – II discorso scritto 6. II discorso scritto è il prodotto di un artificio 1. Quattro consigli per scrivere bene 2. Alcuni testi scritti: lettere che chiedono sostegno finanziario 3.Gli effetti delle figure retoriche nel testo 4.Un’utile classificazione delle principali figure retoriche 5. Suggerimenti ed esercizi 7. Una lettera molto importante 1. La prima stesura 2. L’esplorazione di tutte le possibili idee 3. La selezione e l’ordine delle idee 4. La seconda stesura 8. Il tema in classe (lndicazioni su tesina scolastica e tesi di laurea) Prima parte – suggerimenti per chi lo propone 1. Il tema in classe, visto dagli allievi 2. Il tema in classe, visto dagli insegnanti 3. Come e perché proporre il tema in classe Seconda parte – suggerimenti per chi lo scrive 4. Una sfida positiva e un’occasione per arricchirsi 5. L’enunciato del tema può essere sottoposto a critica 6. Come prepararsi 7. Esempio: svolgimento di un tema scolastico 8. Non esistono testi assolutamente “oggettivi” e neutrali 9. L’importanza di una solida struttura argomentativa nella tesi di laurea 10. Suggerimenti ed esercizi 9. C’è buona e cattiva ambiguità, come c’è buona e cattiva chiarezza. Sapete distinguere? 1. La nota, il rapporto e la relazione di lavoro 2. Quattro voci diverse raccontano lo stesso episodio di cronaca 3. “Restituisca la dentiera allo Stato”. Una critica alla burocrazia 4. Uno scritto saggistico: Giuseppe Pontiggia ci parla della lettura 5. L’argomentazione nel testo poetico in versi. L’anguilla di Eugenio Montale 6. Suggerimenti ed esercizi
Un libro non è un video. Un video vive da solo, è un’entità completa, funzionante. Un libro è un oggetto silenzioso e inerte, invece, incapace di funzionare senza la collaborazione del lettore. Un libro, dunque, è ciò che nasce dal lavoro di chi scrive e di chi legge. Leggere comporta più sforzo rispetto a guardare un video, e questo non significa che guardare un film sia un’attività inferiore, meno arricchente, anche perché l’arricchimento dipenderà dal libro, dal film, dalla qualità dell’opera.
Significa che per leggere siamo costretti a pagare un prezzo più alto in termini di accesso, una specie di pedaggio. Dobbiamo, appunto, collaborare in modo significativo. Dobbiamo metterci del nostro.
La scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di chiunque di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne; accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e si manifesta di sua propria volontà.
Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno.
Non è l’incipit del libro di Trevi, ma trovo queste frasi potentemente suggestive per descrivere il desiderio dell’autore di far riemergere…
Siamo oggi sottoposti a un inarrestabile flusso di informazioni, di testi, di immagini. Interrogarsi criticamente sul senso dei discorsi e sulla loro intenzione è decisivo per comprenderli ed essere davvero liberi. Usando con accortezza le parole è infatti possibile non solo interpretare ma anche deformare e manipolare i dati di realtà fino a costruire e sostenere tesi diametralmente opposte. Annamaria Testa smonta e rimonta gli elementi di base della comunicazione, e lo fa con rigore e immaginazione. Dalle prime pagine della stampa internazionale al visual journalism, dai social media ai format televisivi, dalle scelte cromatiche dei maggiori brand alle infografiche, questo libro ci svela i meccanismi permanenti che tengono insieme informazione, narrazione ed emozione. Ci offre gli strumenti teorici e pratici per produrre comunicazione, per capirla e per orientarci nell’universo iperconnesso a cui tutti apparteniamo. Il punto di partenza è una frase elementare: Bella giornata oggi. Attorno a questo frammento irrisorio Annamaria Testa costruisce un sorprendente esercizio di stile. Ci mostra che ogni testo può dire qualcosa di meno, o di più, o di diverso da quel che sembra. E che la nostra ricerca di senso va sempre oltre le parole.
Hai fatto il tifo per Rossella O’Hara e Rhett Butler in Via col Vento? Hai pianto per la triste sorte di Heathcliff e Catherine in Cime Tempestose? Lasciati coinvolgere dalle scintillanti feste del Grande Gatsby, dagli incontri segreti tra Romeo e Giulietta, dalla rocambolesca fuga dei Promessi Sposi: i più famosi classici della letteratura raccontati in un modo sorprendente e ironico, dalla matita affilata di Soledad Bravi.
n un’era in cui lo spoiler è visto come uno dei peggiori mali, non è facile ammettere di leggere il finale ancora prima di iniziare un libro. Tuttavia, non è un’abitudine poi così sbagliata…
Perché molti lettori sottolineano i libri, ci scribacchiano sopra, fanno le orecchie ai bordi delle pagine, mentre altri guardano con orrore al piú lieve maltrattamento? E quali segreti custodiscono gli scaffali delle biblioteche domestiche? Se i volumi sono disposti in file doppie, cosa si nasconde nelle retrovie? Una ricognizione ricca e spiazzante di quelle perversioni che rendono erotico e nevrotico il nostro rapporto con i libri.
A molti di noi è capitato spesso di esclamare, in qualità di invito a non perdere tempo con persone che non meritano la nostra attenzione, «Non ti curar di lor, ma guarda e passa!» (prima curiosità: la citazione è sbagliata! Dante scrive: «Non ragioniam di lor…»). E chi non conosce il verso «Amor ch’a nullo amato amar perdona», che tanta fortuna ha avuto nella musica italiana? Ma cosa significa? E quante volte abbiamo detto a un amico – pieno di guai fino al collo – «stai fresco»? Che cosa hanno in comune queste espressioni e le tante altre raccolte nel libro? La medesima paternità. Nascono tutte dalla penna di Dante Alighieri, il massimo genio linguistico della storia, il quale – con la sua Divina Commedia – ha incrementato vertiginosamente il patrimonio lessicale dell’italiano. Parla come Dante ospita una ricognizione dei più famosi ma anche dei meno noti versi di Dante entrati nella lingua quotidiana, per lo più usati da chi parla senza la consapevolezza della loro provenienza. L’ampia documentazione offerta in queste pagine è la prova del fatto che, se anche noi ignoriamo Dante, Dante non ignora noi, ed è sempre sulle nostre labbra, in ogni momento della «nostra vita»! Quante volte, parlando, citiamo Dante senza saperlo? E siamo certi di citarlo bene? Un libro che svela la presenza nascosta ma costante del sommo poeta nella nostra vita quotidiana
Viviamo in un mondo affollato di parole; vogliamo davvero impiegarle senza gustarcele? Non sarebbe piú soddisfacente pensare alla lingua come al territorio delle infinite possibilità?
Guardiamoci intorno: quante sono le persone che intervengono nelle discussioni senza alcuna competenza specifica pensando di averla? Quanti criticano gli esperti con un «Io non credo che sia cosí» dall’alto di incrollabili certezze?
Ci siamo abituati un po’ troppo a parlare e a scrivere senza fermarci prima un attimo a pensare, e rischiamo cosí di far sempre piú danni. Perché le parole non sono mai solo parole, si portano dietro visioni differenti della realtà, tutte le nostre aspirazioni e le nostre certezze: ovvio che possano generare conflitti e fare male.
Ma possono anche generare empatia e fare del bene, se impariamo a usarle meglio.
Vera Gheno indaga i meccanismi della nostra meravigliosa lingua, e lo fa con la leggerezza calviniana di chi ammira il linguaggio senza peso perché conosce il peso del linguaggio. E in queste pagine, lievi ma dense, distilla un «metodo» per ricordarci la responsabilità che ognuno di noi ha in quanto parlante.
Un metodo che si fonda innanzitutto sui dubbi, che ci devono sempre venire prima di esprimerci: potremmo, nella fretta, non aver compreso di cosa si sta davvero parlando, capita a tutti, anche ai piú «intelligenti».
Poi sulla riflessione, che deve accompagnarci ogni volta che formuliamo un concetto. E infine sul silenzio, perché talvolta può anche succedere, dopo aver dubitato e meditato, che si decida saggiamente di non avere nulla da dire.
La scrittura come aiuto per riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, restando sensibili alle opportunità che offre
Vincitori e migliori opere della III edizione
Premio Letterario Associazione Antonio e Luigi Palma
Como, 23 marzo 2021 – L’Associazione Antonio e Luigi Palma presenta la pubblicazione “Resistere e ripartire guardando al domani” che raccoglie i vincitori e le migliori opere della terza edizione del Premio Letterario Antonio e Luigi Palma.
Lanciato nel mese di giugno dello scorso anno con l’obiettivo di promuovere il valore e la funzione della scrittura e della lettura anche nella difficoltà, il concorso (a iscrizione gratuita) è stato un successo che ha contato 358 elaborati pervenutida tutta Italia e suddivisi in 147 racconti, 195 poesie; 10 racconti e 6 poesie per la sezione giovani. All’interno del volume, oltre ai premiati, sono pubblicati i 20 migliori racconti e le 20 migliori poesie decretate da una giuria di professionisti composta da: Maria Grazia Gispi (Presidente giuria, giornalista e responsabile ufficio stampa Centro Servizi per il Volontariato dell’Insubria), Paolo Ferrario (sociologo), Mauro Fogliaresi (scrittore e poeta), Antonella Grignola (docente di italiano e latino, Liceo Teresa Ciceri di Como), Claudia Rancati (docente di lettere presso il Liceo Scientifico “P. Carcano” di Como).
“Il messaggio dato dall’Associazione – dichiara Angelo Palma, Presidente dell’Associazione Palma – in sintonia con le sue finalità statutarie e con l’esperienza derivante dall’attività svolta a contatto con persone in stato di bisogno, ha voluto stimolare ed esprimere negli scritti, anche in momenti di difficoltà o dolorosi, la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria identità. È parso molto chiaro – anche per questa edizione – quanto sia forte il desiderio comune di trasmettere e condividere attraverso la scrittura messaggi forti di speranza. E proprio in questo messaggio c’è l’assonanza con la missione dell’Associazione, che si propone, non solo di seguire il paziente in situazione di fragilità con una attenta e premurosa assistenza clinica, ma anche di essere vicino a Lui e ai suoi famigliari con calore e passione”.
Il volume non è in commercio e il ricavato verrà interamente devoluto all’Associazione.
L’Associazione Antonio e Luigi Palma si ispira ai principi della solidarietà e del volontariato in ogni sua forma ed espressione e non ha fini di lucro. È nata a Como nel 1992 per perpetuare la memoria di due benemeriti professionisti, il dottor Antonio Palma e l’avvocato Luigi Palma.
L’Associazione offre assistenza e cura gratuita a persone fragili presso il loro domicilio. Più in particolare l’Associazione assiste a domicilio gratuitamente pazienti fragili, a supporto e integrazione delle prestazioni del medico di medicina generale, attraverso una equipe multidisciplinare composta da infermiere e operatrici sociosanitarie e, se necessario, da medici specialisti.
Questo volume raccoglie quindici discorsi (di cui sei inediti) tenuti da Kurt Vonnegut fra il 1978 e il 2004 e si propone come una piccola summa del pensiero di un maestro geniale e irriverente della letteratura del Novecento. Fra aforismi, ricordi, aneddoti, riflessioni, i discorsi di Vonnegut brillano dello stesso spirito vivace e irriverente che anima la sua narrativa: mai predicatorio, mai consolatorio, ma capace di sferrare attacchi frontali allo status quo, cantare inni alla libertà e alla creatività dell’essere umano, spiazzare e divertire con il suo humour dissacrante, Kurt Vonnegut ci parla ancora, a qualche anno dalla morte, con una voce modernissima e utile a leggere il mondo in maniera critica e potenzialmente rivoluzionaria.
” Non ci perderemo mai veramente fino a quando terremo dei libri in mano.
Non tanto per quello che raccontano. No. Per come sono fatti. Non hanno link. Sono lenti. Sono silenziosi . Sono lineari, procedono da sinistra a destra, dall’alto in basso. Non danno un punteggio . Iniziano e finiscono. Finchè sapremo usarli saremo umani ancora. “
Per reagire all’ondata di violenza e di sciatta volgarità che ha invaso la lingua italiana, gli autori hanno scelto, come strumento di redazione, le parole che valgono, accompagnando il lettore a scoprirle in testi pieni di sorprese.
Dalle diciassette parole usate in una famosa sentenza medievale a quelle di una canzone d’amore in una pergamena del XII secolo; da quelle di san Francesco, Dante, Leonardo e Ludovico Ariosto a quelle raccolte nel Vocabolario della Crusca; da quelle di Cesare Beccaria contro la tortura e la pena di morte a quelle struggenti di Bella ciao, fino alle parole di due grandi presidenti della Repubblica, Einaudi e Ciampi
[…] E come l’imenottero studiato da Fabre, la vespa scarificatrice, che per assicurare ai piccoli, dopo la sua morte, della carne fresca da mangiare, chiama l’anatomia in aiuto della crudeltà e, catturato qualche ragno o punteruolo, gli trafigge con una sapienza e un’abilità meravigliosa il centro nervoso da cui dipende il movimento delle zampe, ma non le altre funzioni vitali, in modo che l’insetto paralizzato, accanto al quale depone le proprie uova, fornisca alle larve, quando si schiuderanno, una preda docile, inoffensiva, incapace di fuga o di resistenza, ma non ancora frollata, Franҫoise escogitava, per assecondare la sua pervicace volontà di rendere la casa insostenibile da parte di qualsiasi domestico, degli accorgimenti così sottili e così spietati che, parecchi anni dopo scoprimmo che se quell’estate avevamo mangiato asparagi quasi quotidianamente, era stato perché il loro odore provocava alla povera sguattera incaricata di pulirli delle crisi d’asma d’una violenza tale che, alla fine fu, costretta ad andarsene.
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