Il Cantico dei Cantici di Roberto Benigni , al festival di Sanremo 2020

https://www.raiplay.it/video/2020/02/sanremo-2020-roberto-benigni-il-cantico-dei-cantici-99002db8-7f1c-4266-88d6-489da47261a0.html

CARRIERE Jean-Claude, ECO Umberto, a cura di Jean-Pierre de Tonnac, NON SPERATE DI LIBERARVI DEI LIBRI, Bompiani, 2009. Indice del libro

ec335

BACKMAN Fredrik, L’uomo che metteva in ordine il mondo (2012), Mondadori, 2018. Incipit e prima pagina. Da questo romanzo è stato tratto il film: MR. OVE, di Hannes Holm, con Rolf Lassgard, Bahar Pars, I. Engvoli, 2015

schede sugli scritti di ALBERT CAMUS ( 1913 – 1960)

camu157camu158

QUANTE STORIE, dai libri alla realtà, a cura di Giorgio Zanchini, 2019/2020, Rai 3

Ogni giorno storie, personaggi e temi con l’intento di approfondire alcuni aspetti della complessità che ci circonda.

Dall’arte alla letteratura, dalla musica alla storia recente, dalla filosofia alla politica, Giorgio Zanchini e i suoi ospiti offrono spunti di riflessione per comprendere le mille facce di un paese meraviglioso e contraddittorio

vai all’indice delle puntate

https://www.raiplay.it/programmi/quantestorie

“La macchina tecnologicamente più efficiente che l’uomo abbia mai inventato è il LIBRO”, Northrop Frye

“La macchina tecnologicamente più efficiente che l’uomo abbia mai inventato è il LIBRO

Northrop Frye

citazione tratta da Guida tascabile per i maniaci dei libri, Edizioni Clichy

mi scrive SEBASTIANO DELL’ALBANI su Antologia del Tempo che resta … 4 dicembre 2019

Sebastiano Dell’Albani (da facebook)

Secondo il mio punto di vista e le letture che vado approfondendo si può filosofare in tanti modi.

Uno di questi modi è il tuo raccogliere documenti di filosofia, letteratura e poesia selezionando le parti più importanti di tutto ciò che è degno di nota. E’ un modo valido di contribuire alla “costruzione di quel meraviglioso edificio che è la filosofia“(E. Severino).

Le persone intelligenti e sensibili come te – non sono in molti – contribuiscono in maniera notevole a creare una comunità realmente colta e amante della filosofia, l’humus culturale formato da lettori colti, preparati e competenti da cui nascono le grandi idee e i grandi studiosi che a loro volta sono le sole persone che possono emettere un giudizio legittimo e fondato sulla validità delle nuove idee.

Ad ogni grande filosofo occorrono di necessità dei grandi lettori. “Essere buon lettore colto è altrettanto importante quanto essere filosofo“(Soren Aabye Kierkegaard).

Questo, secondo me, è il reale valore culturale della tua antologia.

Un caro saluto.


(ricordo qui gli obiettivi della Antologia del Tempo che resta:

https://antemp.com/about/ )

Borghi d’Europa (a cura di), ITALIA: borghi d’arte e di poesia, De Agostini, 2019. Indice del libro

BOR PèOE2552BOR PèOE2553

DICKINSON Emily, a cura di Silvio Raffo, Il giardino della mente, La Vita Felice editore, 2017

dick2510dick2511

GL’INFINITI SEMPRE CARO MI FU, variazioni su un tema di LEOPARDI, a cura di Gerardo Monizza, Nodo Libri, 2019

leo MON2365leo MON2368

leo MON2366leo MON2367

Vincenzo GUARRACINO, Guida alla lettura di LEOPARDI, Mondadori, 1987. Indice del libro

leo gua2360leo gua2361leo gua2362leo gua2363leo gua2364

ALDA MERINI, follia è poesia, di Maria Luisa Agnese, in sette.corriere.it, 1 novembre 2019

cerca in

https://www.corriere.it/sette/

Letture. POETI PER l’INFINITO, a cura di Vincenzo Guarracino, 2019

Avatar di Luca MartiniIDIOTWIND

Duecent’anni sono niente se comparati all’Infinito, soprattutto se è quello di Giacomo Leopardi: le stesure definitive datano 1818-1819.


View original post 317 altre parole

Mattia Feltri sul premio Nobel per la letteratura a Peter Handke, 15 ottobre 2019

La Stampa
Hanno ragione Pigi Battista e Giampiero Mughini quando, a proposito di Peter Handke, premio Nobel per la letteratura, dicono che uno scrittore va giudicato per la qualità dei libri e non per l’appoggio a dittatori e mascalzoni vari e alle loro porcherie, altrimenti dovremmo buttare molti dei migliori.
Ma di ragione ne ha tanta di più Gianni Riotta quando, sulla Stampa, ricorda che Handke fu al fianco di Slobodan Milošević e della sua macelleria bosniaca perché il premio Nobel, lo svalutatissimo premio Nobel, andrebbe aggiudicato a chi abbia messo l’arte al servizio del «massimo beneficio per l’umanità» e della «fraternità fra le nazioni».
La fraternità fra le nazioni, ad Handke, interessava al punto da sorvolare sull’orrida carneficina di Srebrenica, oltre ottomila musulmani bosniaci uccisi dai serbi di Milošević e Ratko Mladić.
Ma in fondo è giusto così, tutto torna. I caschi blu olandesi dell’Onu si girarono dall’altra parte e lasciarono che a Srebrenica la carneficina si compisse e uno di loro, sconvolto, scrisse su un muro “UN – united nothing”, Unito Niente al posto di Nazioni Unite. Per dire quanto importassero la fraternità e l’umanità all’Onu, all’Europa, a ognuno di noi che fremevamo per l’assedio di Sarajevo giusto il tempo di un servizio del tg.
Oggi quell’«united nothing» è la perfetta targa sull’Europa mentre premia i suoi figli più degni e mentre si sdilinquisce per i lager libici e per il tradimento criminale dei curdi, purché a distanza di sicurezza, e armata di un vocabolario pigro e imbelle, in attesa di incoronarne un altro con un vocabolario di qualche pagina in più.
Mattia Feltri

Mark Strand, LA FINE, in Tutte le poesie, Mondadori, collana Oscar Baobab, 2019

La fine

Non ogni uomo sa cosa canterà alla fine,
guardando il molo mentre la nave salpa, o cosa sentirà
quando sarà preso dal rombo del mare, immobile, là alla fine,
o cosa spererà una volta capito che non tornerà più.

Quando il tempo è passato di potare la rosa, coccolare il gatto,
quando il tramonto che infiamma il prato e la luna piena che lo gela
non compariranno più, non ogni uomo sa cosa scoprirà al loro posto.
Quando il peso del passato non si appoggia più a nulla, e il cielo

non è più che luce ricordata, e le storie di cirro
e cumulo giungono alla fine, e tutti gli uccelli stanno sospesi in volo,
non ogni uomo sa cosa lo attende, o cosa canterà
quando la nave su cui si trova scivola nel buio, là alla fine.

da  La fine – Interno Poesia


Not every man knows what he shall sing at the end,

Watching the pier as the ship sails away, or what it will seem like
When he’s held by the sea’s roar, motionless, there at the end,
Or what he shall hope for once it is clear that he’ll never go back.
When the time has passed to prune the rose or caress the cat,
When the sunset torching the lawn and the full moon icing it down
No longer appear, not every man knows what he’ll discover instead.
When the weight of the past leans against nothing, and the sky
Is no more than remembered light, and the stories of cirrus
And cumulus come to a close, and all the birds are suspended in flight,
Not every man knows what is waiting for him, or what he shall sing
When the ship he is on slips into darkness, there at the end.
“The End,” © 1990 by Mark Strand from The Continuous Life by Mark Strand.

DAL NOVECENTO A OGGI. I fatti attraverso i personaggi letterari del romanzo del Novecento, di Ciro RAIA, Mursia, 1987. Indice del libro

rai1816rai1817rai1818

CAPPAGLI ALICE, Niente caffè per Spinoza, Einaudi, 2019

dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre

cappa1812cappa1813cappa1814

Mark STRAND, Tutte le poesie, nella traduzione di Damiano Abeni, con Moira Egan, Mondadori edizione, 2019. Indice del libro

STRA1451STRA1452STRA1453STRA1454STRA1455STRA1456STRA1457STRA1458STRA1459STRA1460

Bertolt Brecht, breve biografia e opere, in Studiarapido

Bertolt Brecht, breve biografia e opere

 

Bertolt Brecht: breve biografia e opere

Bertolt Brecht: breve biografia e opere, riassunto Bertolt Brecht: breve biografia Nacque il 10 febbraio 1898 ad Augusta in Germania da una benestante famiglia borghese. A Monaco compì le prime esperienze teatrali, esibendosi come autore-attore. Nel 1928 raggiunse un grande successo con la rappresentazione dell’Opera da tre soldi, rifacimento di un dramma popolare inglese del […]

Bertolt Brecht, breve biografia e opere
Leggi tutto
      Google Plus One Button


 

Teatro epico di B. Brecht e lo straniamento

 

Il teatro epico di Bertolt Brecht e lo straniamento

Il teatro epico di Bertolt Brecht e l’effetto di straniamento spiegato semplice Ispirato dal marxismo, al quale aderisce, Bertolt Brecht elabora una sua ben precisa teoria drammaturgica. Egli considera come primo “destinatario” del suo teatro il proletariato, che deve, attraverso la riflessione sulle vicende rappresentate, educarsi alla critica storico-politica. Una volto postosi questo “scopo” essenziale, […]

Teatro epico di B. Brecht e lo straniamento
Leggi tutto
      Google Plus One Button


 

Vita di Galileo di Brecht: messaggio dell’opera

 

Vita di Galileo di Brecht, critica e messaggio dell'opera

Vita di Galileo di Bertolt Brecht: Sventurata la terra che ha bisogno di eroi! Vita di Galileo di Bertolt Brecht: la trama In quindici scene staccate, secondo il modulo del teatro epico, il dramma Vita di Galileo presenta episodi della vita di Galileo Galilei: dal 1609, quando, docente di matematica all’università di Padova, lo scienziato […]

Vita di Galileo di Brecht: messaggio dell’opera
Leggi tutto

Il gatto nero, di E. A. Poe, in Studiarapido

Il gatto nero, di E. A. Poe, riassunto e commento

 

Il gatto nero, di Edgar Allan Poe. Riassunto

Riassunto e commento del racconto Il gatto nero di Edgar Allan Poe. Riassunto di italiano Il gatto nero di Edgar Allan Poe: riassunto Il narratore, condannato a morte, decide di raccontare la sua storia. Dichiara subito che sa che non verrà creduto da nessuno ma deve togliersi il peso che porta sulla coscienza. Racconta di […]

Il gatto nero, di E. A. Poe, riassunto e commento
Leggi tutto
      Google Plus One Button


 

Il cuore rivelatore di E. A. Poe – Riassunto e commento

 

Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe, riassunto e commento

Riassunto, commento e analisi de Il cuore rivelatore, racconto di Edgar Allan Poe Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe: il riassunto Due uomini, uno giovane e l’altro anziano, condividevano un appartamento. L’uomo giovane era affezionato al suo anziano amico ma era ossessionato da uno dei suoi occhi, di un pallido azzurro, per lui simile […]

Il cuore rivelatore di E. A. Poe – Riassunto e commento
Leggi tutto

Catullo: Carme 101, Carme 31, in Studiarapido

Carme 101 di Catullo – parafrasi letterale e commento

 

Carme 101 di Catullo, parafrasi e commento

Carme 101 di Catullo (Sulla tomba del fratello): riportiamo il testo originale latino, la parafrasi letterale e il commento Catullo, ritornando da un viaggio in Bitinia nella primavera del 56 a.c., passò per la Troade, dove era sepolto suo fratello, e rese omaggio alla sua tomba con offerte rituali. Questo componimento, il Carme 101, dal […]

Carme 101 di Catullo – parafrasi letterale e commento
Leggi tutto
      Google Plus One Button


 

Carme 31 di Catullo – traduzione e commento

 

Carme 31 di Catullo, traduzione e commento

Traduzione e commento del Carme 31 di Catullo Carme 31 di Catullo – traduzione Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate, con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento […]

Carme 31 di Catullo – traduzione e commento
Leggi tutto

Seneca: De brevitate vitae, capitolo 9, capitolo 3, capitolo 20, in Studiarapido

Seneca – De brevitate vitae capitolo 9 – Traduzione

 

Seneca - De brevitate vitae capitolo 9 - Traduzione

De brevitate vitae capitolo 9 – Traduzione completa del De brevitate vitae capitolo 9. L’opera De brevitate vitae fa parte dei Dialoghi di Seneca. Nel De brevitate vitae capitolo 9, in un suggestivo richiamo al carpe diem oraziano, Seneca afferma che è inutile programmare la propria esistenza, predisponendo ciò che è nelle mani della sorte. […]

Seneca – De brevitate vitae capitolo 9 – Traduzione
Leggi tutto
      Google Plus One Button


 

Seneca – De brevitate vitae c – Traduzione

 

Seneca - De brevitate vitae capitolo 3 - Traduzione

De brevitate vitae capitolo 3 – Traduzione completa del De brevitate vitae capitolo 3. L’opera De brevitate vitae fa parte dei Dialoghi di Seneca Nel De brevitate vitae capitolo 3, Seneca mette in rilievo una contraddizione nel modo di  vivere di tanti uomini: da un lato sono avidi di beni materiali, dall’altro generosissimi donatori del […]

Seneca – De brevitate vitae capitolo 3 – Traduzione
Leggi tutto

Seneca – De brevitate vitae capitolo 20 – Traduzione

 

Seneca - De brevitate vitae capitolo 20 - Traduzione

De brevitate vitae capitolo 20 – Traduzione completa del De brevitate vitae capitolo 20. De brevitate vitae è il decimo dei Dialoghi di Seneca. Seneca nell’ultimo capitolo del De brevitate vitae afferma che non bisogna provare invidia per gli uomini gratificati dal potere e dalla fama, perché tutto ciò si conquista a scapito della vita. […]

Seneca – De brevitate vitae capitolo 20 – Traduzione
Leggi tutto

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati , in Studiarapido

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

 

Il deserto dei Tartari, trama e commento

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, la trama e il commento. Il deserto dei Tartari (1940) è il romanzo più celebre di Dino Buzzati. Il protagonista è il tempo, vissuto come attesa in uno scenario di solitudine: Giovanni Drogo, tenente di prima nomina, è destinato alla Fortezza Bastiani, posta ai margini di una vasta […]

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

Emma, romanzo di Jane Austen, riassunto, in Studiarapido

Emma, romanzo di Jane Austen, riassunto

 

Emma, di Jane Austen. Riassunto

Emma (1815) e Orgoglio e pregiudizio (1813) sono i capolavori della scrittrice Jane Austen (1775-1817). Emma è diviso in tre parti: la prima e la seconda sono costituite da 18 capitoli, la terza da 19. I capitoli sono numerati e senza titolo. Nella prima parte (capitoli 1-18) Emma, la figlia ventunenne del benestante signor Woodhouse, […]

Emma, romanzo di Jane Austen, riassunto

Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, riassunto del romanzo e analisi, in Studiarapido

Orgoglio e pregiudizio. Riassunto e analisi

Orgoglio e pregiudizio (Pride and Prejudice), pubblicato il 28 gennaio 1813, ed Emma (1815) sono i capolavori della scrittrice Jane Austen (1775-1817). Orgoglio e pregiudizio: riassunto del romanzo Orgoglio e pregiudizio è la storia delle sorelle Bennet, nate in una famiglia di modeste condizioni sociali nella provincia inglese di fine Settecento. Una di loro, Jane, […]

TOMASO KEMENY, con VINCENZO GUARRACINO, ha presentato il libro BOOMERANG, edizioni del Verri. Al caffè Bistrot di Piazza Vittoria, Como, 30 marzo 2019. Con una videoscheda di Roberto Caracci

ATTALI JACQUES, L’essenziale. Cosa non ti puoi perdere se vuoi una vita bella, buona, felice, Piemme editore, 2019. Indice del libro

I COLORI DELLA LETTERATURA 3: dal secondo Ottocento a oggi, a cura di Roberto Carnero e Giuseppe Iannaccione, Giunti T.V.P. editori, Treccani, 2016

60802G

TRE AUTORI FONDAMENTALI PER LA COSTRUZIONE DELLA IDENTITA’ EUROPEA: DANTE ALIGHIERI, WILLIAM SHAKESPEARE, MIGUEL DE CERVANTES

eu1159

True Detective 3. The name of the story will be Time

Avatar di Fabio RadaelliStanze di Cinema

Siamo negli anni’80 ed il detective Wayne Hays è impegnato in una discarica a sparare alle volpi e ai topi quando, pochi giorni dopo Halloween, lui e il collega Roland West vengono chiamati ad indagare sulla scomparsa del piccolo Will e della sorella Julie Purcell. Dopo il ritrovamento del cadavere del bambino, le ricerche si concentrano su due filoni distinti: capire chi lo ha ucciso e se Julie è ancora viva. Will viene rinvenuto sul finire della prima puntata in una grotta che lascia molti sospetti sulla presenza di una setta o di qualche rituale: Wayne, che nell’esercito ha svolto il compito di esploratore, ha infatti raggiunto la grotta seguendo una serie di inquietanti bambole disseminate tra i monti Ozark dove la vicenda è ambientata.

Siamo negli anni ’90 e le strade dei due detective hanno preso percorsi diversi: Wayne (Mahershala Ali, tra l’altro Remy Danton in House of cards

View original post 1.774 altre parole

ORESTEA/ AL CENTRO DEL VORTICE. Per i festeggiamenti in onore dei 90 anni di Emanuele Severino l’ASES – Associazione di Studi “Emanuele Severino” e il Centro Teatrale Bresciano organizzano una mattinata di studio e teatro dedicata al filosofo bresciano, sabato 2 marzo 2019 al Teatro Sociale di BRESCIA (L’ingresso è libero con prenotazione del posto a partire dal 5 febbraio: comunicare che siete soci dell’ASES)

Avatar di Paolo FerrarioIl pensiero di EMANUELE SEVERINO, a cura di Vasco Ursini (1936 - 2023)

QUI la locandina dell’evento in formato word scaricabile:

1_CS_Orestea Al centro del vortice def

2019-02-05_103839

Brescia, 4 febbraio 2019

COMUNICATO STAMPA

Orestea / Al centro del vortice.

Per i festeggiamenti in onore dei 90 anni di Emanuele Severino

l’ASES Associazione di Studi “Emanuele Severino” e il Centro Teatrale Bresciano

organizzano una mattinata di studio e teatro dedicata al filosofo bresciano

Per i festeggiamenti in onore dei 90 anni di Emanuele Severino l’Associazione di Studi “Emanuele Severino” e il Centro Teatrale Bresciano organizzano una mattinata dedicata al filosofo bresciano, pensatore e intellettuale tra i più rilevanti del panorama italiano ed europeo: “Orestea / Al centro del vortice”. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Brescia.

L’evento, aperto alla cittadinanza, alle Scuole e alle Università, si svolgerà sabato2 marzo al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20), dalle ore 10, eavrà come fulcro di riflessione l’Orestea di…

View original post 553 altre parole

i sei amici che mi hanno insegnato tutto quello che so: CHI? CHE COSA? DOVE? QUANDO? COME? PERCHE’, Rudyard Kipling, in Storie sempre così, Mursia editore

Moby Dick o l’ossessione del male” – Con Barbara Spinelli e Gabriella Caramore – Rai Radio 3 – RaiPlay Radio, 2008, 2009

VAI A:

“Moby Dick o l’ossessione del male”

Trasmesso dal 2 al 23 novembre 2008

Aggiornata il 26 Luglio
  1. “Moby DIck o l’ossessione del male”

    “Il pensiero dominante”

    Rai Radio 3

  2. “Moby DIck o l’ossessione del male”

    “Il bianco sudario del mare”

    Rai Radio 3

  3. “Moby DIck o l’ossessione del male”

    “Profezia e malinconia”

    Rai Radio 3

  4. “Moby DIck o l’ossessione del male”

    “Eroi sconfitti”

Mark Strand, Edward Hopper. Un poeta legge un pittore. Traduzioni di Damiano Abeni e Moira Egan, Donzelli editore, 2016

Mark Strand

Edward Hopper

Un poeta legge un pittore

Nuova edizione con uno scritto inedito dell’autore. Traduzioni di Damiano Abeni e Moira Egan

via Edward Hopper

FERRANTE ELENA, L’AMICA GENIALE, 4 volumi, edizioni E/O, 2011/2014

ALIGHIERI DANTE, commentato da Franco Nembrini, illustrato da Gabriele Dell’Otto, prefazione di Alessandro D’Avenia, Mondadori, 2018

INFERNO010INFERNO011INFERNO012

INFERNO014.jpg

 

Georges RODITI, Lo spirito di perfezione, a cura di Rolando Damiani, Bompiani, 1985. Indice del libro

RODITI004RODITI005

NUCCIO ORDINE, Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere | La Nave di Teseo, 2018

Gli uomini non sono isole

“ Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell’oceano. Se una zolla di terra viene portata via dal mare, l’Europa ne è diminuita […]; la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché sono preso nell’umanità, e perciò non mandar mai a chiedere per chi suona la campana; essa suona per te.” – John Donne
Prendendo le mosse dalla commovente meditazione di John Donne (1624) a cui si ispira il titolo del volume, Nuccio Ordine arricchisce la sua “biblioteca ideale” invitandoci a leggere (e a rileggere) altre meravigliose pagine della letteratura mondiale. Convinto che una brillante citazione possa sollecitare la curiosità dei lettori e incoraggiarli a impossessarsi dell’opera intera, Ordine prosegue la sua battaglia a favore dei classici, mostrando come la letteratura sia fondamentale per rendere l’umanità più solidale e più umana.
In un’epoca segnata da brutali egoismi, dalla ripresa dei razzismi e dell’antisemitismo, dalle terribili disuguaglianze economiche e sociali, dalla paura dello “straniero”, queste pagine invitano a capire che “vivere per gli altri” è un’opportunità per dare un senso forte alla nostra vita. Sulla scia di L’utilità dell’inutile (tradotto in 32 Paesi) e di Classici per la vita (tradotto in 6 lingue), questo nuovo volume è un inno a ciò che nella nostra società viene considerato ingiustamente “inutile” perché non produce

vai a

Gli uomini non sono isole | La Nave di Teseo

gli-uomini-non-sono-isole

ERACLITO, di Jorge Luis Borges

 

Eraclito cammina per la sera
di Efeso. La sera lo ha lasciato,
senza che la sua volontà lo decidesse,
sulla riva di un fiume silenzioso
il cui destino e il cui nome ignora.
C’è un Giano di pietra e qualche pioppo.
Si guarda nello specchio fuggitivo
e scopre ed elabora la sentenza
che le generazioni degli uomini
non lasceranno cadere. La sua voce dichiara:
Nessuno scende due volte nelle acque
dello stesso fiume. Si sofferma. Sente
con lo stupore di un orrore sacro
di essere anche lui un fiume e una fuga.
Vuole recuperare quel mattino
e la sua notte e la sua vigilia. Non può.
Ripete la sentenza. La vede stampata
in futuri e chiari caratteri
in una delle pagine di Burnet.
Eraclito non sa il greco. Giano,
dio delle porte, è un dio latino.
Eraclito non ha ieri né adesso.
E’ soltanto un artificio che ha sognato
un uomo grigio sulle rive del Red Cedar,
un uomo che intesse endecasillabi
per non pensare tanto a Buenos Aires
e ai visi amati. Ne manca uno.

FONTE

http://paroleincammino.blogspot.com/2009/05/eraclito.html

MERINI ALDA, Il suono dell’ombra. Poesie e prose 1953-2009, a cura di Ambrogio Borsani, Mondadori, 2018

MERINI3599MERINI3600MERINI3601

ATKINSON JOHN (creatore di Wrong Hands), Classici in pillole, Herper Collis editore, 2018. INDICE delle opere disegnate e sintetizzate e alcuni assaggi (in inglese) presi dalla rete

atkingson3548atkingson3549atkingson3550atkingson3551atkingson3552

qui alcuni assaggi (in inglese) presi dalla rete

abridged-classics-books-shortened-comics-wrong-hands-john-atkinson-1abridged-classics-books-shortened-comics-wrong-hands-john-atkinson-1-1abridged-classics-books-shortened-comics-wrong-hands-john-atkinson-fb__700-pngdownloadlibri-delitto-e-castigolibri-don-chisciotte

ATKINSON474ATKINSON475

Wrong Hands | Cartoons by John Atkinson. ©John Atkinson, Wrong Hands

x400

vai a

Wrong Hands | Cartoons by John Atkinson. ©John Atkinson, Wrong Hands

Leggere Alice Munro, dal sito Ai confini dello sguardo di Gabriele De Ritis

vai a

Leggere Alice Munro : Ai confini dello sguardo

la prima pagina di: POSTORINO ROSELLA, Le assaggiatrici, Feltrinelli, 2018

assaggiatrici3486assaggiatrici3487assaggiatrici3488assaggiatrici3489

Tenere insieme le cose – Mark Strand

Avatar di tittidelucaPoesia in rete

In un campo
io sono l’assenza
del campo.
È
sempre così.
Ovunque io sia
io sono ciò che manca.

Quando cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria rifluisce
a riempire gli spazi
in cui era stato il mio corpo.

Abbiamo tutti motivi
per muoverci.
Io mi muovo
per tenere insieme le cose.

Mark Strand

(Traduzione di Damiano Abeni)

da “Dormendo con un occhio aperto”, 1964, in “L’uomo che cammina un passo avanti al buio”, Mondadori, Milano, 2011

∗∗∗

Keeping Things Whole

In a field
I am the absence
of field.
This is
always the case.
Wherever I am
I am what is missing.

When I walk
I part the air
and always
the air moves in
to fill the spaces
where my body’s been.

We all have reasons
for moving.
I move
to keep things whole.

Mark Strand

da “Sleeping with One Eye Open” (1964), in “Collected Poems”, New York, Alfred A. Knopf/…

View original post 3 altre parole

GIACOMO LEOPARDI, riassunti in Studia Rapido

Zibaldone, di Giacomo Leopardi. Riassunto

Zibaldone di Giacomo Leopardi: cos’è e perché si chiama così. In generale, il termine Zibaldone indica una “mescolanza confusa e senza criterio”, in riferimento a oggetti, persone, cibi, idee, ecc. In riferimento allo Zibaldone di Giacomo Leopardi, si tratta di una sorta di vasto e articolato diario cui il poeta, dal 1817 al 1832, affidò […]

Zibaldone di Giacomo Leopardi, riassunto

via Zibaldone di Giacomo Leopardi, riassunto – Studia Rapido

Pessimismo leopardiano

Pessimismo leopardiano: individuale, storico, cosmico. Riassunto di Letteratura italiana Nell’opera poetica di Giacomo Leopardi emerge la sua pessimistica concezione della vita, dominata dal dolore e dall’infelicità. La gioia è solo momentanea, è cessazione del dolore e al di là del dolore c’è la «noia» che spegne nel cuore il desiderio di vivere. Al centro della […]

Pessimismo leopardiano: individuale, storico, cosmico
Leggi tutto

La ginestra di Giacomo Leopardi, analisi e commento

 

La ginestra di Giacomo Leopardi, analisi e commento

La ginestra o fiore del deserto fu composta da Giacomo Leopardi nella primavera del 1836 e occupa il trentaquattresimo posto nell’edizione definitiva dei Canti. È un componimento in sette strofe di varia lunghezza e 317 versi, endecasillabi e settenari. È l’opera più importante dell’ultimo Leopardi, il testamento poetico e spirituale del poeta, morto l’anno dopo, […]

La ginestra di Giacomo Leopardi, analisi e commento
Leggi tutto

Le LETTURE dei CLASSICI, Università degli Studi di BERGAMO-dipartimento di lingue, letterature e culture straniere, dal 18 gennaio al 31 maggio 2018

programma letture v6.2-p1

ODISSEA di OMERO, regia di Franco Rossi, con Bekim Fehmiu e Irene Papas, RaiCom e Centauria, 2018

odessea2798odessea2799odessea2800odessea2801odissea 22833odissea 22834odissea 22835odissea 22836

EMANUELE SEVERINO parla di GIACOMO LEOPARDI, al Teatro Franco Parenti di MILANO: LAVIA dice Leopardi, SEVERINO lo pensa |domenica 25 marzo 2018, ore 19,30-20,30 e 21-22,30

Eventi di BOOKCITY MILANO, 2017

VAI a

Eventi | BOOKCITY MILANO

qui l’intero programma 2017 in formto pdf

programma-2017

22770037_945869598901186_8334747838692262366_o

Vincenzo Guarracino, Un poeta della scienza: ALESSANDRO VOLTA, ottobre 2017

Un poeta della scienza

Alessandro Volta 

Poeta “lucreziano”, poeta cioè che celebra le conquiste del pensiero e della Scienza, in accordo con lo spirito dell’epoca, Alessandro Volta (Como, 1745 – 1827), uno dei più famosi fisici della storia, il cui nome è legato all’elettricità, la cui unità di misura, il volt (V), prende proprio da  il suo nome?

A giudicare da certe superstiti prove giovanili, sì. Versi composti all’età di poco meno di vent’anni, nel 1764, e pubblicati postumi e mai realmente apprezzati nella loro specificità, relegati come sono al ruolo di “presagi” di un genio precoce, rivelando comunque, fin dall’argomento trattato, il mondo dei fenomeni naturali che sarà il campo degli interessi e studi dell’età matura del giovane autore.

Si tratta di un poemetto didascalico in latino, comprendente 500 esametri di non spregevole fattura e dedicato all’esposizione delle recenti scoperte dell’”oro tonante”, della polvere pirica e dei fuochi fatui, in cui il giovane autore mette a frutto non solo un bagaglio letterario disinvoltamente padroneggiato ma anche precise competenze in materia, con la coscienza di chi sa di assolvere una missione di civiltà in nome della scienza, dispiegando il tutto nel linguaggio della poesia, in una interessante miscela di immaginazione e riflessione, a riprova di una curiositas nutrita in giusta dose di entusiasmo e ragione, non diversamente da un altro poemetto perduto, anch’esso in latino, Stagioni, composto addirittura di 800 versi, ricordato dal coetaneo e amico, il canonico Giulio Cesare Gattoni.

Pubblicata per la prima volta nel 1899 dal pronipote Zanino Volta, scopritore del manoscritto leopardiano Appressamento della morte, che ne fece anche una traduzione in versi sciolti, l’opera è apparsa ai suoi non molti studiosi per quel che è, e cioè poco più di una scolastica esercitazione, intrisa di entusiastica ammirazione per il trionfo di Sofia, la “Scienza”, a testimonianza di un faticoso processo di chiarificazione delle ragioni esistenziali e morali da parte di un giovane alla scoperta del suo futuro, che, pur senza rivelare “veri lampi di genio”, come onestamente rileverà più tardi lo storico Giuseppe Brambilla, dimostra la volontà di mettere a frutto i suoi studi in direzione di un mondo di interessi sicuramente poco da altri contemporanei frequentato.

Nel segno della poesia, che qui reclama il suo diritto a spaziare sublimiori, uberiorique campo, “liberamente in campo più sublime ed ubertoso”, si celebra, in verità, come nota Francesco Lo Moro, “il congedo della Musa”, l’abbandono delle illusioni poetiche adolescenziali, delle larve di gloria e degli allori del Parnaso arcadico di tanti oziosi contemporanei, per accingersi ai ben più seri impegni della ricerca scientifica: “Il culto della scienza, in quanto sentimento vissuto intimamente, diventa nell’intelletto pensiero coerente. D’ora in poi, la sintesi logica si fa sempre più forte. L’animo è caldo, ma la riflessione disperde il nucleo sentimentale. Nello stesso tempo, la potenzialità poetica, l’immaginazione, non si annullano, ma, subordinandosi, si apprestano a rendere alla scienza e allo scienziato insigni servigi”.

Che la poesia non sia poi scomparsa del tutto dall’orizzonte morale dello scienziato, lo testimoniano 14 componimenti (11 sonetti, un’anacreontica, un poemetto e un “capitolo bernesco”), per lo più d’occasione, sia in italiano che in francese.

Di questi, la maggior parte rivelano chiaramente la loro destinazione di scritti su commissione, secondo un uso diffuso nella società dell’epoca. Si tratta infatti di composizioni dedicate a monacazioni e nozze, in cui religiosità e pastorellerie alla moda si mescolano con grande disinvoltura, in uno stile spesso enfatico e solenne, che solo a tratti si riscatta da una greve convenzionalità, come per la vestizione  religiosa della nobile Maria Antonia Gaggi, avvenuta nel Monastero della SS.Trinità di Como, 1769, per la quale compone sia un sonetto in italiano che uno in francese. In esso, giocato sull’allegoria fanciulla-fiore, prende vita un tenero quadretto naturalistico, la cui leggerezza e fluidità espressiva è arricchita dall’eco di celebri modelli letterari (Catullo, Ariosto) e alla cui bellezza contribuisce non poco anche la leggerezza e fluidità espressiva, come si può rilevare e apprezzare dai versi della prima terzina, in cui invita la “Vergin” a rispondere con entusiastico abbandono alla chiamata divina: “Ah, non t’arresta: / La voce sua non è fragor di tuono; / Voce è d’amor, ch’ogni durezza spetra”.

Particolarmente interessante, perché aggiunge una nota davvero diversa all’immagine dello scrittore, è anche il “capitolo bernesco” in endecasillabi a rima alternata, in cui in tono amabilmente caricaturale viene tratteggiata una figura tipica del costume settecentesco, quella del “galante”, dell’altrimenti detto “cavalier servente”, che diventa pretesto per una satira a tratti anche amara dei vuoti riti di mondanità e galanteria di una società non soltanto comasca dell’epoca, quella per intenderci  che vede il trionfo del “lombardo Sardanapalo” di pariniana memoria. Bastino alcuni versi, non tutti in verità di specchiata fattura, in cui si descrive il suo gran darsi da fare per soddisfare le tante donne che lo fanno oggetto delle loro attenzioni: “Quante volte non sa trarsi d’impaccio / il pover’uomo! E scende, e vola, e sale / per dar a questa e a quella ognor il braccio; // Va, corre che neppur vede le scale, / di qua, di là, veloce sì che appena / tanto correr potria chi avesse l’ale; // Qualor poi una a braccio o due ne mena / è proprio a pasto, e innanzi restar privo / di servimento starìa senza cena”.

Di intento celebrativo è invece il poemetto Omaggio al sig.di Sossure, in terzine, composto nel 1787, per salutare la scalata del Monte Bianco effettuata dall’amico scienziato Orazio Benedetto De Saussure. Privo com’è di calore ed eccessivamente lungo (ben 199 grevi endecasillabi), il poemetto raramente si riscatta col suo stile paludato dallo stanco ossequio ad una moda, quella della poesia d’occasione, che il Volta dopo quella data abbandonerà definitivamente.

VINCENZO GUARRACINO

parola chiave: STORYTELLING. ALESSANDRO BARICCO, Alessandro Magno. SULLA NARRAZIONE, registrazione AUDIO a Mantova Lectures, 2016

Avatar di Paolo FerrarioTRACCE e SENTIERI

STORYTELLING:

“Sfila via i fatti dalla realtà.

Quello che resta è STORYTELLING”



2017-01-16_132612

View original post

FERNANDO PESSOA, Poesie scelte, a cura di Luigi Panarese, prefazione di Marzio Breda, Passigli editore, 1993/2016

pessoa4592

pessoa4598

ALBERTO BERETTA ANGUISSOLA, Il lettore innamorato, Carocci editore, 2016

Il lettore innamorato

Alberto Beretta Anguissola

Il lettore innamorato

EDIZIONE: 2016

Sorgente: Carocci editore – Il lettore innamorato

EUGENIO CAU, Il libro è morto ma è risorto: perchè gli ebook non riescono ancora a soppiantare i volumi di carta? Una questione di tecnologia – articolo a partire dal libro THE BOOK di Keith Houston,  in Il Foglio 31 ottobre 2016

per capire l’apparente invincibilità del libro cartaceo in questa guerra con il digitale, la cosa più utile è iniziare a considerare il dato più materiale del libro, il suo essere un pezzo di tecnologia prima ancora che un vettore di cultura. Il libro, infatti, è uno dei più antichi oggetti tecnologici ancora in uso, se non il più antico di tutti, e la sua permanenza millenaria, sebbene in forme differenti, è il frutto di un’evoluzione lunghissima che lo ha reso un pezzo di tecnologia sorprendentemente raffinato.

Qui entra in gioco Keith Houston, citato all’inizio di questo articolo. Houston è l’autore di “The Book”,

In “The Book”, Houston racconta la storia dell’oggetto-libro trattando una a una le parti che lo compongono: la pagina, il testo, le illustrazioni, la forma. Ciascuna di esse è il frutto di millenni di evoluzione e di invenzioni perfezionate nei secoli, di trovate geniali misconosciute e riscoperte, e soprattutto di un lavoro portato avanti in parallelo da grandi civiltà in tutti gli angoli del globo, dalla Cina imperiale al mondo ellenistico, dai regni mesoamericani all’Inghilterra della rivoluzione industriale. L’impressione che ne deriva è che non solo il libro è forse la più antica tecnologia ancora in uso, ma che nessun’altra tecnologia abbia mai ricevuto l’attenzione e lo studio continuato di uomini d’ingegno per un periodo di tempo altrettanto lungo (millenni). Al confronto, la tecnologia ancora incerta degli ebook non regge.

Sorgente: Il libro è morto ma è risorto – Il Foglio

schermata2016-10-31a13_39_45

THE BOOK by Keith Houston | Kirkus Reviews

“Chiunque abbia mai letto un libro beneficerà il modo in cui Keith Houston esplora la più potente oggetto del nostro tempo. E tutti coloro che hanno letto sarà d’accordo che i rapporti della morte del libro sono stati enormemente esagerati. “- Erik Spiekermann, tipografo Possiamo amare i libri, ma sappiamo cosa c’è dietro di loro?

Nel libro, Keith Houston rivela che la carta, l’inchiostro, filo, colla e bordo da cui si ricava un libro raccontano come ricco di storia come le parole sulle sue pagine-di civiltà, imperi, l’ingegno umano, e la follia. In una storia invitante tattile di questo 2000 anni di media, Houston segue lo sviluppo della scrittura, la stampa, l’arte di illustrazioni, e vincolante per mostrare come siamo passati da tavolette cuneiformi e rotoli di papiro alle rigide e tascabili di oggi. Certo per deliziare gli amanti dei libri di tutte le bande con le sue lussureggianti, illustrazioni a colori, il libro ci dà la storia importante e sorprendente dietro la tecnologia più importante e universale-informazione dell’umanità.

Sorgente: THE BOOK by Keith Houston | Kirkus Reviews

Alberto Beretta Anguissola, Il lettore innamorato, Carocci editore

Leggendo alcuni grandi capolavori della letteratura, può capitare di chiedersi: “Perché queste pagine mi piacciono tanto? Perché non riesco a staccarmene e resto a leggere fino a notte fonda? Perché mi sono così affezionato a questo personaggio? Quali sono i trucchi usati dall’autore per ottenere questi risultati?”. Non è facile rispondere. Possiamo comunque constatare che, per “sedurre” il lettore, anche i più grandi scrittori hanno spesso fatto ricorso agli espedienti che utilizzano i  professionisti della pubblicità quando inseriscono nelle réclame signorine alquanto svestite o robusti toraci di giovanotti palestrati. Come quei bravi “pubblicitari”, dall’antichità al primo Novecento, essi hanno fatto ricorso alla bellezza dei personaggi per farci innamorare delle loro opere.

Sorgente: Carocci editore – Il lettore innamorato

Nel ricordo dell’aria – Alfonso Gatto

In morte di Fernanda Pivano: declino e morte del mito americano fra gli intellettuali di sinistra, 19 agosto 2009

 

 

Fernanda Pivano ha vissuto la sua vita in modo creativo ed intenso: fortunata lei e bravo il suo angelo custode.

In una giornata piena di elogi per la sua opera, individuo una traccia minore che parla della unilateralità delle culture ideologiche e dei cicli letterari del “mito dell’America”.

Fernando Pivano negli anni Quaranta,  aiutata da Cesare Pavese, contribuì a tradurre e diffondere in Italia gli scrittori americani, che vennero usati in chiave antifascista.

Tuttavia questa fiammata, carica di soffi ispirati alla libertà individuale, durò poco. Già negli anni Cinquanta la sinistra italiana tornò al mito comunista e a collocarsi sul contraddittorio confine del totalitarismo stalinista e post-stalinista.

 

DECLINO E MORTE DEL MITO AMERICANO

 

Il mito non si presenta come un blocco compatto, ma con vette, cupole, pianure: una cupola negli anni 1930- 1935 (i grandi articoli di Pavese); una pianura fra il 1934 e il 1940, con due depressioni più accentuate, nel 1936 e nel 1938; una vetta, il punto culminante, nel 1941-42 (Americana di Vittorini); poi, una lunga esten­sione declinante in dolce pendio, interrotta qua e là da alture, quali la montagna di traduzioni nell’Italia libe­rata (1944-46), e il vulcano in eruzione del «Politecni­co» (1945-47). Dopo, è il declino irrimediabile, fino al livello dello zero raggiunto nel 1950.

[ …]

L’illusione americana, nell’euforia della Liberazione, dura ancora uno o due anni. Nel 1947, nessuno dubita che essa sia tramontata, nello stesso modo in cui ha fatto cilecca l’alleanza fra il partito cattolico e i socialisti e i comunisti. Pavese non trova più romanzi americani degni di essere introdotti in Italia … Nello stesso 1947, Vittorini inter­rompe il suo secondo discorso sull’America, quella Bre­ve storia della letteratura americana rimasta ferma al­l’epoca dei pionieri. Il fatto è che egli si persuase allora, come confesserà in seguito, che la « nuova leggenda », celebrata con tanto entusiasmo nel commento ad Ame­ricana, era morta, ed era morta bambina. « Contavo su William Saroyan; e Saroyan non ha fatto che ride­scrivere continuamente gli stessi gesti fino a renderli in poco tempo privi di ogni incentivo per chiunque, e mec­canici, vuoti. Contavo su Erskine Caldwell; e Caldwell… oggi si confonde coi più estemporanei produttori di let­teratura industrializzata ». Stessa delusione a proposito dei giovani dell’anteguerra, John Fante, Richard Wright, e dei giovani del dopoguerra, Nelson Algren, Norman Mailer, Saul Bellow, Truman Capote, Wright Morris, Flannery O’Connors.

Né Pavese né Vittorini continuano ad occuparsi di letteratura americana, dopo il 1947, se non per esprime­re i loro dubbi e i loro pentimenti. Le cause di questo di­sincanto possono essere divise in tre categorie.

 

  1. – Cause politiche

Sono le più evidenti. Il mito dell’America poggia fin dagli inizi su un paradosso: se conseguente con se stes­sa, mai la sinistra intellettuale italiana avrebbe scelto gli Stati Uniti capitalisti come terra di esilio. Li ha scelti per solidarietà sentimentale con gli emigrati di Sicilia

e per reazione contro le ingiurie rivolte dalla propaganda fascista all’indirizzo della giudeo-plutocra­zia di New York. All’indomani della Liberazione, è nor­male che la contraddizione esploda: la sinistra marxista ritrova la sua vera patria, la Russia sovietica, e gli Stati Uniti si rivelano per quello che sono: una potenza eco­nomico-finanziaria con fini imperialisti. L’inizio della guerra fredda, il calare del sipario di ferro mostrano ad ognuno che si deve scegliere tra Est ed Ovest: e siccome in quegli anni il cuore è ad Est, si ha la ten­denza a denigrare l’Occidente. ….  Pavese constatando il declino della cul­tura americana, si pone il problema sulle colonne del-YUnità, il giornale del Partito comunista italiano. « Ci pare che la cultura americana abbia perduto il magiste­ro, quel suo ingenuo e sagace furore che la metteva al­l’avanguardia del nostro mondo intellettuale. Né si può non notare che ciò coincide con la fine, o sospensione, della sua lotta antifascista… Senza un fascismo a cui op­porsi, … senza un pensiero e senza lotta progressiva, rischierà anzi [l’America] di darsi essa stessa a un fa­scismo, e sia pure nel nome delle sue tradizioni mi­gliori ».”

Notiamo il tono moderato: Pavese esprime delle per­plessità più che delle certezze. Non si assiste a una pa­linodia. Pavese è sì comunista, adesso, ma non dà certo alle fiamme ciò che ha adorato. Allo stesso modo Vit­torini, comunista anche lui, non baratta il suo mito americano per un mito dell’U.R.S.S. : non dà ragione né a Steinbeck né a Fadeev, l’uno e l’altro colpevoli, ai suoi occhi, di cadere in un conformismo post-rivolu­zionario.

Nello stesso modo in cui il mito dell’America, molto più che un’infatuazione letteraria è stato per Pavese e Vittorini un’esperienza cruciale, così il declino del mito lascia in essi un vuoto che niente più può colmare. Nel giugno 1950 scoppia la guerra di Corea. La sinistra deve abbandonare definitivamente l’America, non senza una stretta al cuore. Il 1950, in questo campo come negli altri, segna la fine di un’epoca.

 

  1. – Cause filosofiche

Fin dalla sua nascita, il mito dell’America poggia su una seconda contraddizione, che esplode pure dopo la caduta del fascismo. La nuova leggenda dell’uomo, quella che Pavese e Vittorini hanno creduto di trovare in America, è una leggenda ottimista, che celebra la di­gnità dell’uomo, la vittoria della « purezza » sulla « cor­ruzione », vittoria conquistata a caro prezzo e rimessa in discussione di continuo, ma la lotta contro le forze che soffocano e alienano l’uomo è di per sé la migliore testimonianza della rinascita dell’uomo, della fiducia in se stesso che l’uomo riacquista dopo secoli di tenebre, d’incultura e di rassegnazione.

Ora, quale nuovo avvenimento prodottosi dopo la guerra rivela l’inconsistenza di questa metafisica dell’uo­mo e, nel contempo, l’errore d’interpretazione commes­so a spese della letteratura americana? Quale nuovo av­venimento indica che l’uomo svincolato dall’umanesimo borghese non è affatto un uomo che cessa di essere alie­nato, non è affatto un uomo fiero della sua dignità di uomo, come invece piaceva credere ai cuori sentimen­tali? Quale nuovo avvenimento mostra che la letteratura americana ha contribuito meno di ogni altra a questa illusione?

L’avvenimento è il folgorante propagarsi dell’esisten­zialismo nell’ambito della cultura europea e la scoperta che, sì, c’è un uomo nuovo, in effetti, ed è un uomo i cui tratti derivano in parte dai modelli americani: ma quest’uomo è tutto il contrario del tipo che i cuori sen­timentali si attendevano, quest’uomo è un puro nulla. Sartre e Camus sviluppano al massimo le premesse filo­sofiche contenute nei romanzi americani e approdano alla descrizione di un mondo vuoto e arido, senza ani­ma e senza lacrime. …

Le intuizioni di Pavese e Vittorini, disseminate lungo vent’anni di scritti, tanto più valore hanno, in effetti, quanto meno si cerchi di codificarle troppo rigorosamen­te. Sarebbe posto in evidenza come non solo si siano « sbagliati » sull’America — ciò avrebbe poca importan­za, dopotutto — ma anche come la loro filosofia sia una chimera da sognatori. Quel che può insegnare la let­teratura americana è una visione totalmente nichilista dell’uomo: dunque è giusto riconoscere che l’esistenzia­lismo francese ha raccolto tale insegnamento, e che solo esso l’ha raccolto, quando il sentimentalismo italiano viene già a trovarsi spoglio di ogni sua speranza.

Come dubitare di questo, quando si vede Vittorini rinunciare a scrivere quasi nello stesso momento in cui rinuncia a mitizzare l’America? Dopo Le donne di Mes­sina, un grosso romanzo pubblicato nel 1949, egli in­terrompe per sempre la sua produzione romanzesca, fat­ta eccezione per un solo racconto, La Garibaldina, ap­parso nel 1956 (può darsi che si scoprano degli inediti: resta il fatto che egli avrà dubitato a tal punto di sé da non voler più consegnare al pubblico i propri lavori). Si è tentati di concludere che Vittorini rinuncia a scrivere perché, insieme con l’inconsistenza della sua chimera americana, scopre il vuoto della sua filosofìa, l’esagera­zione retorica del suo ottimismo sentimentale.

La cosa più strana però è che, malgrado la loro in­terpretazione sbagliata della « nuova leggenda », tanto Vittorini quanto Pavese riuscirono a scrivere romanzi molto più belli di quelli di Sartre o di Camus. Nessun romanzo esistenzialista francese si può paragonare a Conversazione in Sicilia o a La Luna e i falò. Se dun­que l’esistenzialismo francese ha raccolto l’insegnamento teorico degli scrittori americani, si deve fare osservare come, guidati dal loro mero istinto, i romanzieri italiani abbiano saputo trarre dal messaggio americano una le­zione più vitale, un’ispirazione più profìcua.

Forse la differenza fra l’atteggiamento francese e l’atteggia­mento italiano verso la letteratura americana si può riassumere in due nomi : Faulkner e Melville. Il mito francese si cristallizzò su Faulkner, il mito italiano su Melville. Melville è rimasto sempre il parente povero dei grandi stranieri introdotti in Francia; lo stesso si può dire per Faulkner in Italia. Dobbiamo dedurre che il largo afflato poetico di Moby Dick è più congeniale al temperamento ita­liano, come la disperazione caotica di Sanctuary è più congeniale al temperamento francese?

 

  1. – Cause psicologiche

Più aspramente deluso di Vittorini, ferito più pro­fondamente, Pavese non rinuncia soltanto a scrivere: Pavese si uccide nel 1950, e questo suicidio rivela, a quanti avrebbero potuto ignorarlo, l’angoscia in cui lo scrittore piemontese non cessò di dibattersi e il signifi­cato profondamente pessimistico della sua opera. Se egli arrivò a celebrare la virtù tonica di Melville e a cercare in America le ragioni per riacquistare la fiducia nella dignità dell’uomo, si comprende ormai che ciò non fu per intonare un peana sentimentale in gloria del genere umano, ma per riattaccarsi a un qualcosa che fosse me­no insopportabilmente sinistro della sua infelicità, per sopravvivere.

Parimenti scolastici, per lo spirito e per lo stile, sono gli articoli e i saggi dei nuovi americanisti: da Salva­tore Rosati a Fernanda Pivano, da Paolo Milano a Ga­briele Baldini. Nomi ai quali bisognerebbe aggiungere, ora, quelli di Agostino Lombardo e Vito Amoruso, di Nemi D’Agostino e Glauco Cambon, di Biancamaria Tedeschini ed Elémire Zolla. Tutti, o quasi tutti, pro­fessori nelle università italiane, hanno sovente studiato o insegnato per qualche anno in una università ame­ricana. Dal 1956 al 1964, essi pubblicano a Roma una rivista (« Studi americani ») che esamina metodologica­mente gli autori che la generazione del 1930 aveva sco­perto un po’ a casaccio, che rimette ordine, traccia pro­spettive e nel contempo rivede i giudizi espressi dagli illustri predecessori. È così che si torna a Emily Dickinson e a Henry James, per correggere la leggenda di un’America « barbara », violenta e antiumanista. È così che si assegna un ruolo più modesto a Sherwood Ander­son e a Lee Masters, a Saroyan e a Caldwell, che si rie­suma Fitzgerald e si accorda il primo posto —- senz’altro meritato — a Faulkner.

Sarebbe inutile tanto rimpiangere il caos eroico degli anni Trenta quanto rallegrarsi perché si dispone infine di un metodo storico per poter apprezzare nel loro giu­sto valore gli americani. Ciò che bisogna comprendere è questo: lo spirito dei tempi è mutato. La prima ge­nerazione di americanisti — i Cecchi, i Praz, i Linati — si era servita dell’America per illustrare una certa con­cezione dell’uomo. La seconda generazione —, i Pavese, i Vittorini, i Pintor —- se ne servì per illustrare una concezione opposta. Era inevitabile che l’ultima parola toccasse a una terza generazione, quella degli storici e dei professori, i quali studiano le cose come sono e non già secondo prevenzioni ideologiche.

 

In Dominique Fernandez, Il mito dell’America negli intellettuali italiani, Salvatore Sciascia Editore, Roma/Caltanisetta, 1969, p. 103-112

teatro di NANDO GAZZOLO, Visione – da H. P. Lovecraft 

Liberamente tratto da H. P. Lovecraft – adattamento, voce, live electronics e musiche di Matteo Gazzolo.
“Visione” è uno studio di teatro sonoro sull’opera del controverso e oscuro scrittore H. P. Lovecraft, considerato uno dei padri del fantasy e della fantascienza.

Quando diversi anni fa mi resi conto che il teatro mette in scena, in realtà, un mondo invisibile, cominciai ad indagare (senza mai più interrompere questa mia ricerca, realizzando molte versioni di teatro sonoro) nei testi sacri, nei miti, nelle leggende, nelle fiabe, nell’opera dei poeti classici e, ovviamente, anche nella vasta produzione di racconti del mistero che fin dall’800 hanno invaso, e con sempre maggiore successo, il mercato editoriale mondiale.

L’opera di Lovecraft, pur essendo molto affascinante, mi ha sempre ispirato una certa diffidenza, sia per lo stile a tratti molto ridondante, sia perché il suo è un immaginario senza speranze, dove il nulla, l’estinzione della vita e la fine di tutto il mondo sono ineluttabili conseguenze.
Eppure, Lovecraft ha anche un aspetto profetico, chirurgicamente critico verso il mondo moderno, che egli (a mio dire, giustamente) vede intriso di una scienza fredda, meccanicista, che invece di illuminare le nostre coscienze sui segreti del vivente ci porta ad una conoscenza oscura, che genera incubi, paure e dannazione.

In “Visione”, storia di carattere onirico, tipica dell’autore, ho dato una mia personale interpretazione dei testi originali, in alcun modo filologica, cercando una luce, “quale-che-fosse”, nell’incubo senza speranze dell’opera di Lovecraft.
Ho costruito un mondo sonoro cinematico, ma non ho spinto su musiche dalle tonalità più scure e sulle dissonanze, bensì su tratti anche ariosi, su accordi che possono aprire spazi e permettere al respiro di prendere tempo.
Nella recitazione, un vero esercizio di tenuta vocale che spazia tra ampi cambi di registro e canto, non ho cercato di far troppo prevalere la velocità reattiva della follia e dell’orrore, bensì ho dato ampio spazio anche al più cauto ritmo del ragionamento, della presa di coscienza, per fare uscire dall’incubo il personaggio che racconta la storia.

 

Domenica — Il Sole 24 Ore, Archivio Storico

Sorgente: Domenica, Archivio Storico — Il Sole 24 Ore

ATTILA JOZSEF, Il dolore, tratta dal blog di Titti de Luca

GIOSUE’ CARDUCCI, in I grandi della Letteratura, Rai 5, 4 gennaio 2015

LUNEDI 4 ore 21.15  

I grandi della Letteratura  

 CARDUCCI  

Il poeta nazionale, il poeta che generazioni di studenti hanno dovuto imparare a memoria, oggi sembra essere confinato a un ruolo di secondo piano. Eppure Carducci ha incarnato in ogni aspetto, nel bene e nel male, la nostra nazione in un momento cruciale: quello del passaggio dai fervori rivoluzionari dell’età unitaria alla normalizzazione dello Stato umbertino. RiscoprireCarducci significa così riscoprire chi siamo

La location scelta è Bologna: la Bologna accademica, rispettabile, ottocentesca del Carducciufficiale, e quella rivoluzionaria e giacobina del Carducci dei primi anni.

Critici: Giulio Ferroni, Matteo Marchesini

Ospite: Tullio De Mauro

Luoghi: Bologna (in particolare: Aula Carducci e Museo della Specola presso Università di Bologna, Teatro Anatomico nel Palazzo dell’Archiginnasio, Casa di e monumento a Carducci).

Sorgente: Cosa vedere in TV: appuntamenti dal 3 al 10 gennaio – Rai 5


 

https://antemp.com/wp-content/uploads/2016/01/dm451756.mp3

Presentazione del libro di interviste “Altri piemontesi a Roma” di Giovanni Tesio (Gattomerlino Edizioni 2015), Mercoledì 20 gennaio 2016 – Ore 20.45 – Associazione Carducci, Viale Cavallotti 7, Como

 

Interviste- racconto di Giovanni Tesio a scrittori e scrittrici del Novecento di grande originalità e bravura.

Maria Luisa Spaziani, Elémire Zolla, Lidia Ravera , Guido Ceronetti, Ernesto Ferrero, Franco Lucentini, Carlo Fruttero, Gina Lagorio e molti altri scrittori e poeti ritratti in un libro che raccoglie curiosità, aneddoti, amori e confessioni  delle loro straordinarie  vite.

Giovanni Tesio è ordinario di Letteratura Italiana all’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”. Ha pubblicato alcuni volumi di saggi tra cui perInterlinea  I più amati perché leggerli? Come leggerli? (2012) e Parole essenziali: un sillabario (2014) ,  La poesia ai margini ( 2014), antologie ,monografia. Ha curato testi, tra cui la scelta dell’epistolario di Italo Calvino, I libri degli altri (Einaudi). Ha pubblicato libri di poesia  in dialetto piemontese, di cui l’ultimo si intitola Stantesèt Sonèt Centro Sudi Piemontesi. 2015.

Per informazioni:

lacasadellapoesiadicomo@gmail.com

www.lacasadellapoesiadicomo.it

Sorgente: Promemoria appuntamento – pamalteo@gmail.com – Gmail

Fabbri Centauria – La Grande Biblioteca dei Classici Latini e Greci (2015)

VAI A:

Centauria – La Grande Biblioteca dei Classici Latini e Greci (2015).

CENTAURIA

DI GREGORIO A. – Il Vademecum del traduttore, Libreria Dante Alighieri online

DI GREGORIO A. – Il Vademecum del traduttore

Idee estrumenti per una nuova figura di traduttore

Il Vademecum del traduttore propone un vastissimo campionario ragionato di problemi connessi alla pratica quotidiana della traduzione e relative soluzioni. 

vai alla scheda

DI GREGORIO A. – Il Vademecum del traduttore [978-88-534-3753-2] – € 10.00 : Libreria Dante Alighieri online.

sito LE PAROLE E LE COSE: Le parole e le cose: testi di natura diversa, ma uniti dal tentativo di parlare della realtà attraverso la letteratura e le arti

Le parole e le cose ospita opere letterarie, saggi brevi, recensioni, riflessioni sul presente: testi di natura diversa, ma uniti dal tentativo di parlare della realtà attraverso la letteratura e le arti.

da Chi siamo | Le parole e le cose.

forse LA PIU’ LUNGA FRASE DI PROUST, dal blog NonSoloProust

Qual è la frase più lunga di tutta Alla ricerca del tempo perduto?

Forse questa (scrivo “forse” perchè con Proust io — che di Proust non sono certo una specialista — non sono mai sicura di nulla) suggerita >>qui da un visitatore di questo blog che si firma ernestohofmann e che ringrazio molto.

E’ una frase composta da ben 891 parole, 5681 caratteri. Si trova all’inizio di Sodoma e Gomorra, là dove — come scrive lo stesso Proust nell’epigrafe del volume — abbiamo la “Prima apparizione degli uomini-donne, discendenti da quegli abitanti di Sodoma che furono risparmiati dal fuoco del cielo.”

Entrano in scena insomma, con l’incontro tra Charlus e Jupien, gli omosessuali. Sono le pagine in cui Proust parla della “razza” degli omosessuali, degli “invertiti”.

La voglio riportare per intero, anche se sono ben consapevole che solo leggendo quello che viene prima e quello che viene dopo si può comprendere davvero come la lunghezza di questa frase non sia solo una “curiosità”, un vezzo o uno sterile esercizio di stile, ma sia essa stessa (la lunghezza) elemento costitutivo di un vero e proprio doloroso lacerante grido.

Avatar di GabriluNonSoloProust

Qual è la frase più lunga di tutta Alla ricerca del tempo perduto?

Forse questa (scrivo “forse” perchè con Proust io — che di Proust non sono certo una specialista — non sono mai sicura di nulla) suggerita >>qui da un visitatore di questo blog che si firma ernestohofmann e che ringrazio molto.

E’ una frase composta da ben 891 parole, 5681 caratteri. Si trova all’inizio di Sodoma e Gomorra, là dove — come scrive lo stesso Proust nell’epigrafe del volume — abbiamo la “Prima apparizione degli uomini-donne, discendenti da quegli abitanti di Sodoma che furono risparmiati dal fuoco del cielo.”

View original post 1.012 altre parole

LA SCULTURA HA CINQUE ANIME

Avatar di Tablinum Cultural ManagementTablinum Cultural Management


locandina

Studio Tablinum: quante declinazioni può conoscere l’arte? Tra le infinite sfumature con cui l’artista plasma la propria visione del mondo abbiamo cercato d’indagare le vie per cui si snodano le suggestioni di questi cinque scultori.

Cinque. Un numero non certo casuale, simbolicamente evocativo che fin dai tempi antichi è associato all’atto di sperimentare, alla conoscenza concreta dei fatti, del cambiamento, del “mutamento di stato” di una situazione.

Gli antichi greci lo riconducevano a Hermes, messaggero degli dei, tramite tra cielo e terra. Cinque sono anche i sensi che fanno da bussola all’essere umano nel corso della propria esistenza: da un punto di vista emotivo, mentale e fisico, verso una condizione sempre nuova.

Il numero cinque è simbolo di una mente polimorfa, costantemente votata all’intelligenza e alla curiosità, porta con sé la tendenza ad avvicinarsi, a volte anche in modo pericoloso, a linee di confine, di trasgressione.

Il numero cinque è…

View original post 1.287 altre parole

Cesare Segre (1928-2014) contro il DECOSTRUZIONISMO, in Pier Vincenzo Mengaldo, Corriere della sera 11 aprile 2014

decrost840

L’OFFICINA DI UN CLASSICO L’edizione critica dei Malavoglia e la nuova Edizione Nazionale di Giovanni Verga edita da Interlinea


La nuova edizione critica e definitiva dei “Malavoglia”

Per la rinnovata Edizione Nazionale di Verga su inediti ritrovati

 

 

La S.V. è invitata

MERCOLEDÌ 9 APRILE 2014 ALLE 17

Milano, Università Cattolica, largo Gemelli 1, Aula Benedetto XV

all’anteprima della nuova edizione dei Malavoglia:

 

L’OFFICINA DI UN CLASSICO

L’edizione critica dei Malavoglia

e la nuova Edizione Nazionale di Giovanni Verga

edita da Interlinea

 

Dopo un saluto di

Giuseppe Langella

(Università Cattolica)

interventi di

Gabriella Alfieri

(Università di Catania, presidente del Comitato 

per l’Edizione Nazionale di Giovanni Verga e della Fondazione Verga)

Carla Riccardi

(Università di Pavia, vicepresidente del Comitato 

per l’Edizione Nazionale delle opere di Giovanni Verga)

Ferruccio Cecco

(curatore dell’edizione critica dei Malavoglia)

Con presentazione di Roberto Cicala (editore di Interlinea)

 

A cura del Centro di ricerca Letteratura e cultura dell’Italia unita 

e Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica 

in collaborazione con la Fondazione Verga

 

Ingresso libero

 

 


La nuova serie dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Verga s’inaugura con la pubblicazione del capolavoro dell’autore, I Malavoglia, nell’edizione critica a cura di Ferruccio Cecco, condotta sulla base dello studio di tutto il ricco materiale manoscritto esistente che consente di entrare nel vivo del laboratorio verghiano per documentare la travagliata elaborazione del romanzo dal primo abbozzo del 1874 sino all’edizione definitiva del 1881 pubblicata a Milano dall’editore Treves. La nuova edizione critica dei Malavoglia presenta il testo corretto e definitivo del grande romanzo accogliendo anche autografi e documenti inediti sequestrati nei mesi scorsi dai Carabinieri presso Christie’s di Milano e una galleria di Roma salvando lettere e abbozzi inediti dopo un’odissea di ottant’anni, tra l’altro proprio con la primissima stesura del capolavoro.I Malavoglia ora escono con una veste editoriale che nella nuova Edizione Nazionale avrà una fascetta che in ogni opera proporrà uno scorcio siciliano da una fotografia originale dello stesso Verga.

 

Giovanni Verga, I Malavoglia. Edizione critica, a cura di Ferruccio Cecco
Interlinea, pp. XCVI + 568, euro 30, isbn 978-88-8212-900-2

 

OFFERTA PER CHI PRENOTA IL VOLUME ENTRO IL 15 APRILE 2014:

SOLO EURO 24 (SCONTO DEL 20%)

comprese le spese di spedizione per l’Italia

con contrassegno, carta di credito o bollettino prepagato

Info 0321 612571

Indirizzare l’ordine a:

ordini@interlinea.com

o tramite www.interlinea.com/catalogo

www.interlinea.com

Premio Internazionale di Letteratura Città di Como, 2014

vai a:

Premio Internazionale di Letteratura Città di Como.

Breve storia della letteratura a fumetti, Carocci

 

Breve storia della letteratura a fumetti (Carocci, 200 pagine illustrate, 16 sacchi)

Uscita dall’infanzia visionaria e a volte ingenua dei suoi primi sessant’anni, la letteratura a fumetti ha raggiunto, nell’ultimo mezzo secolo, una maturità che a molti rimane ancora ignota. La sua storia racconta come un modo di comunicare nato per la società illetterata e multietnica degli Stati Uniti di fine Ottocento si sia progressivamente trasformato in un linguaggio raffinato e a volte difficile, in cui si esprimono sia autori che si rivolgono al grande pubblico sia autori d’elite. In America come in Giappone, in Argentina e in Europa, le istanze più diverse convergono nella letteratura a fumetti, dal teatro di piazza dei cantastorie, dalla vignetta satirica, dal racconto illustrato per bambini al cinema, alla pittura e alla narrativa di avanguardia. Questa nuova edizione, oltre a contenere un più ampio corredo iconografico, esplora autori e tendenze degli ultimi anni.

Una nuova traduzione per l’Ulisse di Joyce, articolo di Giuseppe Talarico

Una nuova traduzione per l’Ulisse di Joyce

di Giuseppe Talarico

in L’Opinione delle Libertà.

35 biblioteche: lista di BuzzFeed

35 fantastiche biblioteche | Il Post.

Filippo La Porta: la poesia come esperienza reale, perchè …, da POESIA COME ESPERIENZA, Fazi editore 2013, pag. 11-12

laporta346 laporta347

e qui sulla poesia di Wallace Stevens

yet353

LA VITA NON E’ UNO SCHERZO, di Nazim Hikmet

LA VITA NON E’ UNO SCHERZO
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Nazim Hikmet

Ferruccio De Bortoli, LEGGERE E’ AMARE, da Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera

Quando, un anno fa, lanciammo «la Lettura», mi capitò tra le mani un libretto di Giuseppe Pontiggia —Leggere (Lucini editore) — illuminante, come lo sono del resto i testi dell’indimenticato Peppo. L’autore raccontava di aver partecipato a un convegno dal titolo «Il tempo e il libro», scoprendo soltanto all’ultimo di essersi preparato, vittima delle assonanze e della distrazione, su un altro tema: «Il tempo libero». Non così distante, però. L’etimologia non giustificava la sovrapposizione fra «libro» e «libero», ma la convergenza era irresistibile, mediata da una terza parola: «tempo». Pontiggia non buttò via la sua relazione. La adattò insistendo sul legame indissolubile fra libro e libertà, citando Seneca che, nelleLettere a Lucilio, parla del tempo come dell’unico bene che ci appartiene veramente. E il tempo che dedichiamo alla lettura è forse, nello spazio di una giornata, lo squarcio di libertà di cui siamo unici titolari. Non lo condividiamo con nessuno, ma lo facciamo idealmente insieme agli altri, come accadeva nell’antica Grecia, quando un testo veniva letto ad alta voce. «Dobbiamo difendere — scriveva Pontiggia — la lettura come esperienza che non coltiva l’ideale della rapidità, ma della ricchezza, della profondità, della durata. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente». Sono parole straordinarie che descrivono, meglio di tante altre, la bellezza del leggere, l’attività umana più inebriante e ricca. Forse la più sedentaria, ma quella nella quale la mente corre con il coraggio di un eroe mitologico o la temerarietà di Baumgartner che supera il muro del suono in caduta libera. La lettura richiede impegno, sacrificio, costanza, ma non va vissuta come una costrizione o un obbligo. Se un testo non piace lo si può abbandonare senza colpa. Non salva nessuno, non redime nessuno, ma ci dà l’emozione di viaggiare nel tempo, di essere contemporaneamente in più luoghi. Ammette le distrazioni, la poligamia letteraria. Perdona i tradimenti quando abbiamo voglia di passare da un autore all’altro o da un genere all’altro per riposarci, ritemprarci, divertirci. Ma soprattutto ci fa uscire dall’anonimato e dalla massa, dai recinti dei nuovi reclusi, dalle solitudini di un mondo interconnesso, ma composto da molecole che non comunicano tra loro. Non importa il mezzo, il libro o il giornale di carta, il web o l’e-reader. Conta lo spirito. Contiamo noi, come individui e le collettività che rappresentiamo. La lettura misura il nostro grado di civiltà. 

da    Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera.

Poesie – Playlist su YouTube

La lezione. Storie del teatro in Italia. Con 4 DVD – Rizzoli BUR e Rai Eri

 

La lezione. Storie del teatro in Italia. Con 4 DVD

Albertazzi Giorgio – Fo Dario

Prezzo € 24,90
Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Anno pubblicazione 2012
Numero pagine 175
ISBN 9788817055857
Collana Senzafiltro
Stato Disponibile in 1 giorno lavorativo
facebooksharingCondividi

La trama di La lezione. Storie del teatro in Italia. Con 4 DVD

Nei dvd due guide d’eccezione conducono lo spettatore in un percorso attraverso i volti, le incarnazioni, le mutevoli forme del teatro in Italia. In otto lezioni raccontate e recitate. Giorgio Albertazzi e Dario Fo ripercorrono e rivivono il meglio della nostra produzione teatrale, dai miti della Magna Grecia alla magnificenza degli spettacoli di Pompei, dalle giullarate medievali alla raffinatezza delle corti del Rinascimento. Visitando storici teatri e piazze. Fo e Albertazzi attraversano l’Italia da Nord a Sud, per seguire le tappe di una storia che ha origine con l’uomo e non conosce fine, salda epoche e generi, passato e presente, tradizione e contemporaneità. Il volume offre un’ampia selezione di brani tratti dai testi di riferimento delle lezioni di Albertazzi e Fo, dai capolavori classici di Plauto all'”Aminta” di Tasso, passando per i “Fioretti” di san Francesco e gli strambotti di Machiavelli.

da    La lezione. Storie del teatro in Italia. Con 4 DVD di Albertazzi – Libreria Rizzoli.