Emanuele Severino – Il destino della tecnica

Emanuele Severino – Il destino della tecnica.

Emanuele Severino parla di EDUCARE AL PENSIERO, a cura di Sara Bignotti, Editrice La Scuola, 2012, intervista di Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina scrive su http://www.laccentodisocrate.it/

Qui la scheda del libro edito dalla editrice La Scuola e curato da Sara Bignotti: http://www.lascuola.it/index.php?i_tree_id=26&plugin=news&i_category_id=5&i_news_id=363

 

Emanuele Severino, Verità e natura umana, Festival della filosofia 2011, Video e Audio

Emanuele Severino, SUL SACRO. Audio in occasione del Premio Alessandro Manzoni, Lecco (provincia di Como), 26 ottobre 2012

Emanuele Severino sul SACRO: 

  • per ascoltare l’Audio clicca su: 

Emanuele Severino, SUL SACRO, Lecco 26 ottobre 2012

Qui, in formato dbf, la bella

DISPENSA della giornalista/filosofa  Vera Fisogni  

connessa all’articolo “Severino e Manzoni: dialogo a distanza alLa ricerca del  Sacro”, pubblicato sulla Provincia di Como e di Lecco del 26 ottobre 2012, pagg 42-43

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Questo ricordo è associato al  mio Diario dell’intero pomeriggio:

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Premio Alessandro Manzoni a Emanuele Severino e Boris Pahor, in un piovoso pomeriggio a Lecco il 26 ottobre 2012

Leggendo le velate critiche della stampa locale (in particolare resegoneonline, probabilmente influenzato dalle gerarchie cattoliche ) cresce il mio apprezzamento per la intellettualmente coraggiosa giuria che ha assegnato il premio per la carriera ad Emanuele Severino.

Inoltre la giornata, che ho vissuto personalmente, è stata particolarmente toccante per il racconto della esperienza biografica e storica di Boris Pahor, che ha parlato delle persecuzione subita dagli sloveni e su cui solo da poco tempo  si sta sollevando il telo della colpevole dimenticanza.

Ho registrato i vari interventi dell’indimenticabile pomeriggio

1 la motivazione per il premio a Emanuele Severino: MotivazioniPremioSeverino

2. Emanuele Severino sul SACRO: SeverinoSacro26ott12

3. Lettura di Boris Pahor da Figlio di nessuno, Rizzoli 2012PahorLettura1

4. Motivazioni per i premio a Boris Pahor: motivazioniupremiopahor

5. Seconda lettura di Boris Pahor: PahorLettura2

6. Intervento di Boris Pahor: PahorIntervento1

7. Cristina Battocletti, che ha raccolto la testimonoianza di Pahor: BattoclettiPahor

8. Paolo racconta l’emozionante pomeriggio a Lecco: Paolo26Ottobre12

Qui la bella Dispensa della giornalista/filosofa Vera Fisogni (da la Provincia di Como e Lecco del 26 ottobre) ad Emanuele Severino

Ottavo premio al Romanzo Storico a Boris Pahor e premio alla Carriera a Emanuele Severino. Due grandi personalità che nel pomeriggio di venerdì presso la Casa dell’Economia di via Tonale hanno ricevuto i due riconoscimenti, entrambi parte del Premio Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco.

Articoli della stampa locale:

Manzoni, il Sacro, l’eternità Le riflessioni del filosofo EMANUELE SEVERINO raccolte da Vera Fisogni, in La Provincia di Como e di Lecco, in occasione del Premio Internazionale Alessandro Manzoni di Lecco (26 ottobre 2012) (Testo registrato e trascritto a Brescia, l’11 ottobre 2012)

vai a: Manzoni, il Sacro, l’eternità Le riflessioni del filosofo EMANUELE SEVERINO, nella trascrizione del dialogo con La Provincia, in occasione del Premio Internazionale Alessandro Manzoni di Lecco (26 ottobre 2012) (Testo registrato e trascritto a Brescia, l’11 ottobre 2012)

EMANUELE SEVERINO, SCIENZA E TECNICA TRA VOLONTÀ DI POTENZA E ASCOLTO DEL. ‘SOTTOSUOLO, Science & Democracy, 2012

Armando Torno su: EDUCARE AL PENSIERO di Emanuele Severino, a cura di Sara Bignotti, editrice La Scuola

libro-intervista a Emanuele Severino dal titolo Educare al pensiero (pagine 162, 9). Curato da Sara Bignotti, responsabile editoriale della Morcelliana, il volume è diviso in tre parti e affronta i temi della pedagogia e dell’ educazione tradizionali, ma trasformati radicalmente alla luce delle categorie filosofiche care a Severino. Il pensatore, dopo una perplessità lunga un anno, ha accettato l’ invito. Ci ha confidato in proposito: «Dal punto di vista glottologico la parola “educare” (da cui “educazione”) è molto lontana dalla parola “pedagogia”. Tuttavia “educare” proviene dal latino e-ducere, “trar fuori, condurre fuori”; e anche in tedesco la parola Er-ziehung (“educazione”) alla lettera significa “trar fuori”. Da che cosa? Da uno stato di carenza, di povertà, di pochezza, insomma di mancanza. Ora, la parola “pedagogia” è costruita sulla parola greca páis (“fanciullo”). Ma páis è, dal punto di vista linguistico, strettamente imparentato alla voce paus, sulla quale si costruiscono parole come pauros (“povero”), pausis (“pausa”), a cui il latino risponde con parole come paucus (poco), pauper (povero). Ma questa povertà e pochezza è, appunto, quella condizione iniziale da cui l’ e-ducere, a cui facevo riferimento prima, trae fuori». Tutta questa riflessione linguistica a cosa mira? Severino risponde: «La forma fondamentale dell’ e-ducere, nella civiltà occidentale, è il “trar fuori da sé” il mondo, da parte di Dio. Dio fa uscire il mondo dalla sua originaria nullità (nella formula teologica: ex nihilo sui, cioè “dal nulla del mondo”). Tutta l’ azione educativa e pedagogica dell’ Occidente ripropone nel rapporto tra docente e discente questa fondamentale impostazione metafisico-teologica e concepisce l’ educare come un trar fuori l’ umano dalla povertà e pochezza dell’ iniziale condizione quasi animale in cui si trova l’ educando (il pais)». A questo punto – il lettore se ne sarà accorto – siamo al centro della filosofia di Severino, laddove si avverte che lo sforzo educativo riflette l’ azione creatrice di Dio. Ma questo implica la nota conclusione di Severino, per la quale l’ estrema «Follia» è credere che una qualsiasi cosa, anche la più irrilevante, provenga dal nulla e vi ritorni. Il filosofo aggiunge, illustrando l’ itinerario percorso nel libro: «Appunto per questo l’ intervista Educare al pensiero è, come abbiamo prima rilevato, la trasformazione radicale del senso che è stato sempre dato alla pedagogia e all’ educazione. Il “pensiero” al quale si tratta di educare, infatti, è proprio la negazione del valore dell’ educazione in quanto Follia dell’ e-ducere le cose e l’ umanità dal niente e da quel niente che è la povertà della condizione iniziale dell’ essere umano». A questo punto chiediamo a Severino come si concilia tutto questo con il titolo della seconda parte dell’ intervista Educare alla tecnica. Il compimento del nichilismo. La sua risposta non si fa attendere: «Aspettavo questa domanda, del tutto pertinente. La tecnica è diventata, sul Pianeta, la forma suprema dell’ e-ducere le cose dal nulla (produzione, trasformazione, invenzione, manipolazione) con le corrispettive forme di distruzione. Analogamente Dio, alla fine dei tempi, dopo averlo fatto essere, annienta il creato. Non è possibile per ora saltar fuori dalla dominazione della tecnica (che ha sì sostituito quella di Dio, ma nemmeno essa ha l’ ultima parola). All’ interno di questo dominio l’ educazione non può essere che il condurre l’ uomo a favorire la crescente potenza della tecnica. È vero, è l’ educare all’ Errore estremo, alla Follia estrema, al nichilismo, ma è necessario che l’ errore e la Follia e il nichilismo si facciano innanzi in tutta la loro concretezza proprio per essere oltrepassati dal non-errore, dalla non-Follia e dal non-nichilismo, ossia da ciò che chiamo “Destino della verità”. Senza l’ apparire dell’ errore e degli erranti, la verità è impossibile. Tra l’ altro questa educazione all’ errore è la Grande Politica, che le politiche mondiali di destra e di sinistra non sono ancora capaci di realizzare». Severino, dopo Educare al pensiero per La Scuola, pubblicherà in autunno presso Rizzoli un saggio sul futuro del capitalismo e, alla fine dell’ anno, da Adelphi, una nuova indagine sul senso del nulla.

da   Severino, educare alla verità.

Emanuele Severino, “il RICORDARE è importante … “

Occorre cliccare sul triangolo bianco per vedere e sentire

In questo frammento Emanuele Severino parla della sua autobiografia IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, Rizzoli, 2011

… “soltanto se qualcosa è eterno può essere ricordato” …


Qui una mia presentazione del libro Il mio ricordo degli eterni:

CONVERSARE SULLA CENTRALITA’ DELLA FILOSOFIA PER IL NOSTRO TEMPO ATTRAVERSO LA VOCE DI EMANUELE SEVERINO. Incontro con Paolo Ferrario, Como, 15 maggio 2012, ore 21. Audio ascoltati e Grafici:

CONVERSARE SULLA CENTRALITA’ DELLA FILOSOFIA PER IL NOSTRO TEMPO ATTRAVERSO LA VOCE DI EMANUELE SEVERINO. Incontro con Paolo Ferrario, Como, 15 maggio 2012, ore 21. Audio ascoltati e Grafici

IL FUTURO DELLA FILOSOFIA: Severino, Reale, De Monticelli, Cacciari, Fusaro – YouTube

IL FUTURO DELLA FILOSOFIA: Severino, Reale, De Monticelli, Cacciari, Fusaro – YouTube.

Emanuele Severino è il vincitore del Premio alla Carriera 2012 designato all’unanimità dalla Giuria dell’ottava edizione del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco

Emanuele Severino è il vincitore del Premio alla Carriera 2012 designato all’unanimità dalla Giuria dell’ottava edizione del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco. L’annuncio è stato dato questa mattina nella storica dimora del giovane Alessandro Manzoni, oggi sede del Museo Manzoniano. Il Premio sarà consegnato venerdì 26 ottobre, alle 17, nell’Auditorium della Casa dell’Economia di Lecco.

In occasione della premiazione, aperta al pubblico, Emanuele Severino terrà una Lectio dal titolo “Del Sacro”, uno dei temi fondamentali della sua opera

“Il Premio alla Carriera intitolato ad Alessandro Manzoni-Città di Lecco, è conferito quest’anno al professor Emanuele Severino, il grande filosofo che con il suo pensiero ha illuminato questi nostri anni di straordinario sviluppo tecnologico e di sempre maggiore stupore di fronte al mistero della vita umana, al suo manifestarsi e occultarsi. ‘ Se mi è stato tolto molto, è perché ho avuto molto’ ha scritto Severino nell’autobiografia pubblicata di recente da Rizzoli. Ed è, questa, la coerente confessione di un intellettuale che al cospetto della Chiesa Cattolica può essere definito uno studioso ‘diversamente cristiano’. E comunque un maestro”.

da    CULTURA: ASSEGNATO PREMIO ALLA CARRIERA AL PROFESSOR EMANUELE SEVERINO – AgenParl – Agenzia Parlamentare per l’informazione politica ed economica.

Le cose perse e salvate di Emanuele Severino. | da Ritiri Filosofici

Magistrale, di nome e di fatto, come sempre.

La lezione di Emanuele Severino, nella Piazza Grande di Modena, non ha deluso le nostre attese. Una delegazione  corposa di RF ha attraversato l’Italia per assistervi, sabato scorso, all’interno del Festivalfilosofia, quest’anno dedicato al tema delle cose. Il filosofo bresciano, autentico punto di riferimento per gran parte di noi, ha confessato di aver lavorato intorno a questo concetto, a volte anche ossessivamente, per lunghissimi anni, di fatto regalandoci in poco più di un’ora il distillato di quel sedimentato sapere.

Seguendo il suo ormai proverbiale metodo filo-genealogico Severino ha pazientemente ripercorso il legame primordiale che, in Occidente, associa il significato di cosa, nelle sue varianti greco-antiche di pragma come in quelle tardo e neolatine di res e di was, allostrappamento dal Sacro originario che questa idea-parola, da sempre, ha rappresentato.

vai a tutto lo splendido articolo di presentazione e ricordo della straordinaria lezione di emanuele severimo qui:Le cose perse e salvate di Emanuele Severino. | Ritiri Filosofici

Emanuele Severino e Paolo Prodi, La secolarizzazione italiana, Perugia, 24/11/2005

XI edizione di Umbrialibri “Pensieri sull’Italia” anno 2005.
La secolarizzazione italiana, Perugia, 24/11/2005, dibattito tra Emanuele Severino e Paolo Prodi.
Moderatore: Roberto Gatti.
Fonte audio: Radio Radicale.

Emanuele Severino: «Il senso originario della cosa è la resistenza che si oppone alla volontà insita nell’uomo di trasformare il mondo per ottenere qualcosa: la cosa è una resistenza che va progressivamente cedendo», al Festival della filosofia di Modena, 2012

 

di Laura Solieri

Secondo il pensiero del professore Emanuele Severino, che ieri a Modena ha tenuto la lezione magistrale “Cose prime” in una piazza Grande gremita, la crisi economica attuale la si può comprendere in due modi: restando all’interno della dimensione capitalistica dell’economia mondiale o capendo che è necessario il tramonto di questa dimensione, non separando il capitalismo dalle altre grandi forze della tradizione occidentale (comunismo, cristianesimo, democrazia, varie forme di umanesimo, politica) che oggi stanno tramontando. «Seguendo questa destinazione ci imbattiamo nel senso della “cosa” che ha un carattere architettonico e archetipico nel senso che ci sono dei significati che dominano tutti gli altri e noi agiamo in relazione a un certo modo in cui il mondo ci sta dinnanzi come significante – ha spiegato il professore – I significati guidano gruppi di azioni e la prima conseguenza di ciò è che il significato “cosa” con cui indichiamo tutti gli eventi che ci circondano, è in grado di guidare uno sterminato gruppo di azioni». Severino ha ricordato come molte parole indoeuropee definiscono la “cosa” in diversi modi che alludono al significato di “sostanza”, che a sua volta richiama quelle situazioni in cui le comunità arcaiche si riunivano per decidere la distribuzione degli averi. La discussione che da ciò si generava era il frutto di una conflittualità indicata dall’uso tranquillo della parola “cosa” intesa come sostanza di cui impossessarsi. «Il senso originario della cosa – ha detto Severino – è la resistenza che si oppone alla volontà insita nell’uomo di trasformare il mondo per ottenere qualcosa: la cosa è una resistenza che va progressivamente cedendo». Il processo che porta a questo progressivo cedere ha degli aspetti che l’uomo conosce bene: l’uccidere, il mangiare, l’accoppiamento; tutti atti tramite i quali ci impadroniamo di altro da noi stessi: uccidiamo per impadronirci dell’ucciso, l’unione sessuale è un’uccisione della separazione originaria degli amanti. «Questi fenomeni alludono al fatto che il senso della “cosa” vista in relazione alla volontà significa diventare altro, trasformarsi e questo implica lo strapparsi qualcosa di sé – ha chiarito Severino – dallo smembramento di sé si produce il diventar altro e non è affatto indolore questo venire a coincidere con l’altro, fenomeno che l’uomo non sperimenta mai, perché è qualcosa che non è empiricamente verificabile. Questa visione suggerisce quindi un nuovo significato di “cosa”, da intendere come non errore, non violenza, andando a meritare il nome di gioia».

tratto da Severino «La cosa si oppone a noi facendo resistenza» – Cronaca – Gazzetta di Modena.

Emanuele Severino, LA PAROLA “COSA” (poi intitolato: le”Cose” e la tecnica), Festival Filosofia 2012, Modena 15 settembre – lezioni magistrali

lezioni magistrali

Le “cose” e la tecnica

Piazza Grande

da  Festival Filosofia – lezioni magistrali

 

Registrazioni Audio della lezione e delle domande/risposte:

 

La Lezione è riportata anche in questo video Youtube:

 

«La parola cosa ha un carattere architettonico ed archetipico: ci sono dei significati che dominano tutti gli altri. Noi agiamo in relazione ad un certo modo in cui il mondo ci sta dinanzi come significante – e, in particolare, nel modo in cui ci sta dinanzi quella cosa lì che è l’ombrellone con il quale ci difendiamo dal sole. Certi movimenti che potremmo fare per difenderci dal sole sono determinati dal significato “ombrellone”
Il significato guida, cioè, un insieme di azioni. L’antica saggezza diceva “nulla è voluto che non sia precedentemente conosciuto”. Mi rapporto a questo tavolo solo in quanto sta dinanzi come tavolo ed in relazione ad esso faccio delle operazioni che non farei rispetto alla bottiglietta d’acqua, che sta qui, alla mia sinistra.

I significati guidano gruppi di azioni.
Una prima conseguenza non banale è che il significato “cosa”, che noi diciamo di tutti gli eventi che ci stanno attorno ai quali possiamo riferirci, è in grado di guidare uno sterminato gruppo di azioni – appunto perché qualsiasi evento a cui un popolo si riferisce è una “cosa”, e dunque a seconda del modo in cui si concepisce l’esser cosa agiamo conseguentemente.
Le parole che indicano ciò noi indichiamo con la parola “cosa” nei linguaggi mondiali sono svariatissime. […] Molte le parole che indicano la cosa; diverse, con diversità anche rilevanti, ma con un fondo comune: mi riferisco innanzitutto alle parole indoeuropee. L’indoeuropeo è la lingua che accomuna il sanscrito, l’indiano moderno, il greco antico, il tedesco, l’inglese, lo slavo… Però, se fermiamo l’attenzione sulle parole greche, abbiamo il vantaggio di esplorare qualcosa di quel territorio, che poi è diventato in qualche modo la matrice dell’intera non dico semplicemente cultura, ma dell’intera civiltà occidentale.

Il greco, per indicare la cosa, dice “pragma”, dice “crema”, dice anche “on”. Pragma è la cosa concepita come il fatto, ciò che è fatto. Ma insieme indica la ricchezza, la sostanza. Anche la parola Crema, in greco, indica la sostanza. È curioso che anche il latino, che per dire cosa dice “res”, si rifaccia a quel “raia” del sanscrito che significa, appunto, ricchezza. E c’è un uso della parola “on” che indica, daccapo, la ricchezza – anche se l’uso prevalente nel greco antico della parola “on” è diverso: Omero parla degli oi ontes, ed oi ontes vuol dire “i viventi”. Oi uk ontes vuol dire “i non viventi”. E però già qui dobbiamo non accostarci alle antiche parole sulla base del senso che ha per noi la realtà: per le popolazioni arcaiche, e anche per questo greco antichissimo, i viventi non soltanto quelli che noi chiamiamo “i viventi”: i viventi sono anche i minerali. I minerali, nel seno della terra, crescono e maturano così come crescono i vegetali sulla superficie della terra. Quando i greci dicono oi ontes, indicano anche l’intero mondo minerale. E viventi sono persino i morti: l’abbondanza di depositi di ossa umane dell’uomo arcaico attesta questa convinzione – che, come i vegetali sono nutriti dalla terra e fioriscono, così ciò che rimane del cadavere, le ossa, è una sorta di pianta che attende di rigermogliare con la carne che si riforma attorno alle ossa del cosiddetto “morto”.
Lo scopo di questi cenni linguistici […] è rilevare che le parole che indicano le cose alludono alle sostanza, alla roba; il fatto che la parola cosa, indicando le sostanze, gli averi, indicano la situazione dove le comunità arcaiche si riunivano per discutere la distribuzione degli averi (assemblee degli antichi popoli germanici, i tribunali latini). Si discute su come le sostanze debbano essere distribuite tra i partecipanti. Ma discussione significa conflittualità, tensione. Ebbene: questa conflittualità, indicata dall’uso tranquillo della parola “cosa”, che si istituisce rispetto al senso di fondo per cui la “cosa” è “le sostanze”, questo significato allude a qualcosa di ben più originario e fondamentale. […]
Il senso pacifico, tranquillo della cosa, come tensione per la distribuzione delle sostanze, si riferisce ad un conflitto ben più originario e radicale (ad un polemos, la guerra originaria e radicale).

Abbiamo a disposizione una moltitudine di miti che raccontano questo: che il mondo nasce in seguito a uno smembramento del Dio. C’è mondo perché c’è un dio smembrato. Questo è prezioso per cercare di saggiare il senso originario dell’esser cosa. C’è un dio smembrato. ([Atea, miti del Pacifico], Osiride, Dioniso, Krono, il Cristo). […] Possiamo riflettere su ciò che significa la parola “Volontà”. Tutto quanto detto fino ad ora allude ad una volontà di impossessarsi dei beni: solo perché c’è questa volontà c’è tensione e conflittualità. Noi, come individui, iniziamo a vivere quando iniziamo a spingere indietro, a far recedere il muro che inizialmente ci si presenta da quando riusciamo a percepire qualcosa: dobbiamo riuscire a succhiare il latte materno; dobbiamo riuscire a sfondare la barriera che separa il neonato dal seno materno. Se andiamo alla dimensione filogenetica (quello che capita ai popoli): la volontà riesce a vivere solo se trasforma il mondo. Se il mondo è una parete che schiaccia la volontà fino a non lasciarle spazio, l’uomo non può né volere qualcosa, né respirare, né vivere: è necessario un agio, uno spazio, perché la volontà riesca ad ottenere.

La volontà vive solo in quanto ottiene; ma ottiene solo in quanto non ottiene immediatamente ciò che vuole. Nemmeno noi, quando incominciamo a volere, otteniamo tutto ciò che vogliamo: vogliamo “un po’ alla volta”. Il senso originario della cosa è la resistenza che ciò che ho chiamato barriera oppone alla volontà. La cosa è il resistente. Anche il tedesco dice Wiederstand (che riesce a stare). C’è cosa solo in quanto c’è resistenza. Ma è una resistenza che la volontà deve infrangere o spezzare, è una resistenza che va progressivamente cedendo, una resistenza progressivamente vinta. La resistenza originaria, nella misura in cui si presenta come inflessibile, risponde a quella designazione di quel personaggio, Rudolf Otto, per il quale il sacro è innanzitutto il “Tremendum”: e, in effetti, la barriera contro cui la volontà sbatte la testa è il “tremendum” – che però è visto innanzitutto come l’assoluta potenza, e la parola “sacro”, come la parola “dio”, allude innanzitutto all’assoluta potenza con la quale la volontà dell’uomo deve fare i conti. Ma, proprio perché l’uomo riesce a vivere e la volontà riesce a respirare; proprio perché l’uomo riesce a vivere solo in quanto infrange la barriera; è proprio per questo, in ciò che innanzitutto si presenta come inflessibile, c’è il segreto della vita: il materiale della vita è ottenuto dalla frantumazione della barriera. Il materiale della vita, in relazione alla barriera frantumantesi, è dunque “Fascinans”. È da questo immutabile e inflessibile che si ottengono le parti del mondo che riescono a fare vivere l’uomo. Insistendo ancora sul concetto di volontà: dovrebbe diventare chiaro che noi riusciamo a volere solo se stiamo dinanzi a parti frantumate e spezzate del mondo: perché posso afferrare la bottiglietta d’acqua, perché posso decidere questo? Solo se la ritengo staccata, non necessariamente legata al resto. Decido di agire solo se ciò verso cui rivolgo il mio agire lo considero come isolato, staccato, membro di uno smembramento, rispetto al solido globale – che inizialmente mi si presentava quando ancora non pensavo di servirmi del mondo.
Questo ci ha portato a dire che dunque la cosa è la resistenza che progressivamente cede, e la resistenza è il sacro che, cedendo, lascia essere il mondo e che quindi è “fascinans”. Terribile e affascinante».

 

(trascrizione della prima mezz’ora a cura di Simone Picenni, che ringrazio)

Emanuele Severino sul significato di verità, da PODCAST HALL

Emanuele Severino affascina l’uditorio con una speculazione glottologica e si interroga sul significato di verità

http://podcasthall.forumcommunity.net/?t=31368600

Emanuele Severino, L’UOMO NELL’ETA’ DELLA TECNICA, lezioni alla Università Bocconi, 2010

Emanuele Severino, intervento al convegno “I nemici della conoscenza: i saperi di fronte al relativismo”, tenutosi a Modena il 24 ottobre 2008, nella ricorrenza del ventesimo anniversario dalla fondazione dell’Istituto Filosofico Studi Tomistici

Emanuele Severino: LA NASCITA DELLA FILOSOFIA – YouTube

La Nascita della Filosofia – Severino Emanuele

di cULTURAL cHANNEL

 Riproduci tutto

La Nascita della Filosofia – Severino Emanuele – YouTube.

Studi su EMANUELE SEVERINO

Emanuele Severino, Lezioni Audio/Video, raccolte da Luca Moretto

Severino, Educare alla verità. Esce per l’editrice La Scuola di Brescia un’intervista al filosofo a cura di Sara Bignotti, articolo di Armando Torno, Corriere della sera, 18.07.2012

Severino, educare alla verità

Ripensiamo il destino dell’uomo per opporci al nichilismo

Esce per l’editrice La Scuola di Brescia un’intervista al filosofo a cura di Sara Bignotti

di Armando Torno (Corriere della sera, 18.07.2012)

Esce oggi presso La Scuola Editrice di Brescia un libro-intervista a Emanuele Severino dal titolo Educare al pensiero (pagine 162, e 9). Curato da Sara Bignotti, responsabile editoriale della Morcelliana, il volume è diviso in tre parti e affronta i temi della pedagogia e dell’educazione tradizionali, ma trasformati radicalmente alla luce delle categorie filosofiche care a Severino.

Il pensatore, dopo una perplessità lunga un anno, ha accettato l’invito. Ci ha confidato in proposito: «Dal punto di vista glottologico la parola “educare” (da cui “educazione”) è molto lontana dalla parola “pedagogia”. Tuttavia “educare” proviene dal latino e-ducere, “trar fuori, condurre fuori”; e anche in tedesco la parola Er-ziehung (“educazione”) alla lettera significa “trar fuori”. Da che cosa? Da uno stato di carenza, di povertà, di pochezza, insomma di mancanza. Ora, la parola “pedagogia” è costruita sulla parola greca páis (“fanciullo”). Ma páis è, dal punto di vista linguistico, strettamente imparentato alla voce paus, sulla quale si costruiscono parole come pauros (“povero”), pausis (“pausa”), a cui il latino risponde con parole come paucus (poco), pauper (povero). Ma questa povertà e pochezza è, appunto, quella condizione iniziale da cui l’e-ducere, a cui facevo riferimento prima, trae fuori».

Tutta questa riflessione linguistica a cosa mira? Severino risponde: «La forma fondamentale dell’e-ducere, nella civiltà occidentale, è il “trar fuori da sé” il mondo, da parte di Dio. Dio fa uscire il mondo dalla sua originaria nullità (nella formula teologica: ex nihilo sui, cioè “dal nulla del mondo”). Tutta l’azione educativa e pedagogica dell’Occidente ripropone nel rapporto tra docente e discente questa fondamentale impostazione metafisico-teologica e concepisce l’educare come un trar fuori l’umano dalla povertà e pochezza dell’iniziale condizione quasi animale in cui si trova l’educando (il pais)». A questo punto – il lettore se ne sarà accorto – siamo al centro della filosofia di Severino, laddove si avverte che lo sforzo educativo riflette l’azione creatrice di Dio.

Ma questo implica la nota conclusione di Severino, per la quale l’estrema «Follia» è credere che una qualsiasi cosa, anche la più irrilevante, provenga dal nulla e vi ritorni. Il filosofo aggiunge, illustrando l’itinerario percorso nel libro: «Appunto per questo l’intervista Educare al pensiero è, come abbiamo prima rilevato, la trasformazione radicale del senso che è stato sempre dato alla pedagogia e all’educazione. Il “pensiero” al quale si tratta di educare, infatti, è proprio la negazione del valore dell’educazione in quanto Follia dell’e-ducere le cose e l’umanità dal niente e da quel niente che è la povertà della condizione iniziale dell’essere umano».

A questo punto chiediamo a Severino come si concilia tutto questo con il titolo della seconda parte dell’intervista Educare alla tecnica. Il compimento del nichilismo. La sua risposta non si fa attendere: «Aspettavo questa domanda, del tutto pertinente. La tecnica è diventata, sul Pianeta, la forma suprema dell’e-ducere le cose dal nulla (produzione, trasformazione, invenzione, manipolazione) con le corrispettive forme di distruzione. Analogamente Dio, alla fine dei tempi, dopo averlo fatto essere, annienta il creato. Non è possibile per ora saltar fuori dalla dominazione della tecnica (che ha sì sostituito quella di Dio, ma nemmeno essa ha l’ultima parola). All’interno di questo dominio l’educazione non può essere che il condurre l’uomo a favorire la crescente potenza della tecnica. È vero, è l’educare all’Errore estremo, alla Follia estrema, al nichilismo, ma è necessario che l’errore e la Follia e il nichilismo si facciano innanzi in tutta la loro concretezza proprio per essere oltrepassati dal non-errore, dalla non-Follia e dal non-nichilismo, ossia da ciò che chiamo “Destino della verità”. Senza l’apparire dell’errore e degli erranti, la verità è impossibile. Tra l’altro questa educazione all’errore è la Grande Politica, che le politiche mondiali di destra e di sinistra non sono ancora capaci di realizzare».

Severino, dopo Educare al pensiero per La Scuola, pubblicherà in autunno presso Rizzoli un saggio sul futuro del capitalismo e, alla fine dell’anno, da Adelphi, una nuova indagine sul senso del nulla. Ma questa, direbbe Kipling, è un’altra storia. Della quale vi racconteremo a suo tempo.

da L’IDENTITA’ (“TAUTOTES”) E IL DESTINO DELL’ITALIA, NELLE MANI DI UN “UOMO PRIVATO” (“IDIOTES”) E DEL SUO PARTITO (“FORZA ITALIA”)!!! Gloria e destino della Necessità?! Boh?! Bah?!.

Identità e destino forme in divenire, Le lezioni di Emanuele Severino, di di Armando Torno (Corriere della Sera, 09.02.2009)

Le lezioni di Emanuele Severino

Identità e destino forme in divenire

L’attenzione di Severino si concentra sul termine «tautótes» partendo da Aristotele

di Armando Torno (Corriere della Sera, 09.02.2009)

Ci sono parole che nel tempo hanno avuto il compito di ingentilire problemi irrisolti, questioni alle quali nessuno mai diede una risposta definitiva. Jean Haudry, professore di sanscrito a Lione, notò che il termine logos cela numerose contraddizioni dello spirito greco. E forse analoga situazione va cercata in un vocabolo carico di storia filosofica e di congetture matematiche: identità. Per i greci era tautótes.

Non è semplice narrarne l’odissea, giacché essa iniziò due millenni e mezzo or sono, allorché Parmenide ne propose il concetto per cercare la via che porta alla verità e Platone ruppe all’ombra dell’Acropoli il vaso incantato che la custodiva, rendendola operante attraverso la considerazione del genere che è presente nel molteplice.

Sarà Aristotele, nel V libro della Metafisica, a lasciare una definizione di questa parola che quattro secoli prima di Cristo era già carica di domande e si trascinava appresso questioni enormi: «È chiaro che l’identità è una unità d’essere o di una molteplicità di cose, oppure di una sola cosa, considerata, però, come una molteplicità: per esempio come quando si dice che una cosa è identica a se stessa, nel qual caso essa viene considerata appunto come due cose» (traduzione di Giovanni Reale, Bompiani).

Non è il caso di riferire i dettagli di un dibattito infinito, che continuerà con Leibniz, Hegel, Carnap, Quine o Friedrich Waismann, per citare alcuni protagonisti, diremo semplicemente che Emanuele Severino ha chiuso le sue lezioni veneziane nell’anno accademico 2000-2001 proprio affrontando le problematiche della tautótes, alla quale peraltro aveva dedicato un libro nel 1995, uscito nella «Biblioteca filosofica» Adelphi. E ora quei corsi a Ca’ Foscari – 64 lezioni in 32 incontri – vengono raccolti da Giorgio Brianese, Giulio Goggi e Ines Testoni con il titolo L’identità del destino (Rizzoli, pp. 404, e 22). Ma vediamo le cose con ordine.

Durante i mesi di quell’anno accademico, Severino aveva terminato e attendeva l’uscita di Gloria (Adelphi, 2001), opera che avrebbe segnato un passo avanti rispetto ai problemi aperti due decenni prima con Destino della necessità (Adelphi, 1980).

Ma sia nella presente raccolta di lezioni, L’identità del destino, che nella precedente, L’identità della follia (Rizzoli, 2007), l’attenzione di Severino si è concentrata sul termine tautótes, partendo proprio da Aristotele. Questi corsi analizzavano il modo in cui è stata intesa la stessa identità e le conseguenze dell’averla considerata come il risultato di un «divenire altro».

Le parole di Aristotele mostrano la presenza di un baratro: il sommo greco indica un abisso senza «sapere» di averlo davanti, «trattando l’uno come se fosse due». Il modo in cui è stata intesa l’identità ha investito l’Occidente in tutti i campi del sapere, tanto che dal suo abbraccio di cultura e prassi non sono stati esclusi – per utilizzare esempi dello stesso Severino – Leonardo, Einstein, Shakespeare, Bach o Gödel: in ogni momento si vuole che una certa cosa divenga altro da ciò che è.

Si apre, per dirla in parole più semplici, una questione che sta alle radici del pensiero stesso: quello che si vuol fare diventare altro è creduto un esser altro; ovvero la cosa che dovrebbe essere se stessa, viene all’opposto pensata e trattata come un altro da sé. È come se si strappasse da sé, squartandosi e identificandosi a ciò che essa non è. E codesto squartamento è l’omicidio di fondo che sta alla radice di quanto chiamiamo male e bene.

Sembrano concetti di una dimensione a noi lontana, ma Severino sottolinea che «non si tratta di un argomento tra gli argomenti, ma è ciò su cui si regge l’intera vicenda del mortale e quindi, al culmine di questa storia, dell’intero Occidente». Per codesti e per altri motivi L’identità del destino è un libro che consente, lezione dopo lezione, di comprendere perché l’uomo è convinto che la suprema evidenza siano le cose che diventano altro da sé. Ma proprio qui, per il filosofo Severino, c’è la follia estrema. E a pronunciarla non è l’individuo, un popolo o un dio ma il sapere incontrovertibile che egli chiama de-stino, ovvero l’assolutamente inamovibile e innegabile.

da L’IDENTITA’ (“TAUTOTES”) E IL DESTINO DELL’ITALIA, NELLE MANI DI UN “UOMO PRIVATO” (“IDIOTES”) E DEL SUO PARTITO (“FORZA ITALIA”)!!! Gloria e destino della Necessità?! Boh?! Bah?!.

Emanuele Severino su: ESSENTI e ESSERE, il tragitto del LINGUAGGIO, strati dell’ESSERE ETERNO, CERCHIO e cerchi dell’APPARIRE, MITO E FILOSOFIA, VOLONTA’ e FEDE, VERITA’ e ABITATORI DEL TEMPO, intervista a cura di Alessandro Aleotti

Libro intervista di Sara Bignotti a Emanuele Severino – Editrice La Scuola

Libro intervista di Sara Bignotti a Emanuele Severino – Editrice La Scuola.

(La Scuola, Brescia 2012, pp. 160, euro 9) 

In questo nuovo libro di Emanuele Severino, da domani in libreria, il filosofo della “necessità” si confronta con la “possibilità” di “educare al pensiero”. Non è un libro in più nel lungo elenco delle sue opere, ma un libro nel quale si possono cogliere aspetti inediti della riflessione di un pensatore che si interroga sui limiti e le possibilità del pensiero stesso. Il pensiero è qui ciò che ci trascende e al contempo ci avvolge: è perciò una sfida parlarne. Qui Severino lo fa rammentando la sua esperienza di discente e di insegnante e le sue più significative discussioni teoretiche. Ma allora come si pone l’esperienza vissuta dal filosofo rispetto alla necessità della verità (quale emerge dal suo discorso)? C’è condizionamento reciproco?

Severino, grande maestro di filosofia, che ha interloquito con i maggiori del pensiero contemporaneo italiano e internazionale, e che vanta più generazioni di allievi che diversamente hanno proseguito il suo discorso, prendendo sul serio la tradizione pedagogica, riesce qui a mostrare  i paradossi dell’educare. Educare significa letteralmente trarre fuori (la forma, l’humanitas) da qualcosa, quindi essenzialmente “ trasformare”. Ma l’intento di trasformare, oltre ad essere violento – perché vuol dire snaturare qualcosa –  occulta una volontà impossibile: vorrebbe dire che qualcosa che non è viene ad essere. Il filosofo mostra così la natura inconsapevolmente nichilista dell’educare, che aiuterebbe le cose nel loro assurdo oscillare fra il niente e l’essere, presupposto dall’intera tradizione occidentale.

Nel confronto con i classici, da Aristotele, Kant, gli analitici, e poi con la pedagogia di Giovanni Gentile – dal quale prende le distanze, riconoscendone però la grandezza – Severino delinea i tratti di un’esperienza educativa totalmente altra: quella che si dà nel rapporto con la verità – ed eternità – che noi stessi siamo.

Fra i temi toccati c’è anche lo Stato democratico come modello in cui la scuola è inserita e che riflette dunque i suoi stessi paradossi: si parla di laicità, pluralismo, secolarizzazione, teismo/ateismo…

Leggi l’articolo sul Corriere della Sera. 

Emanuele Severino, Educare al pensiero
Libro intervista di Sara Bignotti

 

Emanuele Severino commenta il SECRETUM (Il mio Segreto) di Francesco Petrarca. Le letture sono di Alberto Donatelli, tratto da Radio 3 Suite, 2004, Audio di circa cinque ore

Francesco Petrarca , De secreto conflictu curarum mearum (Secretum)

QUI l’Audio in formato Mp3:  

Le letture sono a cura di Alberto Donatelli.

Il commento filosofico è di Emanuele Severino


Vai al Testo in latino, a cura di Liber Liber Progetto Manuzio, in formato Dbf


Cominciato nel 1347 e terminato nel 1354 il Secretum è due cose insieme

E’ il documento di una fase difficile della sua vita (rottura dei rapporti di dipendenza da coloro che gli garantivano la sopravvivenza economica, impatto con la peste del 1348, morte di Laura, decisione di abbandonare Valchiusa).

Ed è anche il risultato di una operazione intellettuale e letteraria tesa a scrivere, alle soglie della vecchiaia, la propria esperienza di uomo e scrittore

tratto dal frontespizio di

Francesco Petrarca, SECRETUM, a cura di Enrico Fenzi, Mursia editore, 1992

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Emanuele Severino e Massimo Cacciari interrogheranno la questione della COSA

Emanuele SeverinoMassimo Cacciari interrogheranno la questione della cosa alle sue estremità, occupandosi rispettivamente delle “cose prime” (in cui si manifesta il carattere immutabile dell’Essere) e delle “cose ultime” (dove emerge l’eccedenza di significato delle cose rispetto alle loro definizioni). 

al FestivalFilosofia di Modena, Carpi, Sassuolo.

Pomeriggio del 15 settembre 2012

Modena

15.00 – 18.00

Umberto Piersanti
Dal tempo perduto

Con omaggio in jazz di Giorgia Hannoush

Conduce: Carlo Alberto Sitta

Laboratorio di poesia – Via Fosse, 14

aggiungi al tuo programma

16.00 – 18.00

Dalle cose allo spunk

Laboratorio per bambini e adulti

Curatrice: Elena Bergonzini
Produzione: Museo della Figurina

Palazzo Santa Margherita – Museo della Figurina

aggiungi al tuo programma

17.30 – 18.30

La seconda vita della carta

Carta riciclata e carta marmorizzata
Laboratorio per ragazzi dai 7 anni

A cura di: Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia

Orto Botanico

aggiungi al tuo programma

Carpi

18.00

Biografie di oggetti

A cura di: Sara Gozzi
In collaborazione con: Teatro Comunale di Carpi

Palazzo dei Pio – Sala Cervi

aggiungi al tuo programma

19.00

Biografie di oggetti

A cura di: Sara Gozzi
In collaborazione con: Teatro Comunale di Carpi

Palazzo dei Pio, Sala Cervi

aggiungi al tuo programma

Sassuolo

15.30 – 19.00

Oggetti in transito

Laboratorio per bambini da tre mesi a 14 anni

A cura di: Servizi educativi per l’infanzia,Centro per le Famiglie e Centro di Educazione Ambientale San Cristoforo

Piazzale della Rosa

aggiungi al tuo programma

15.30 – 19.00

Social Silicon

Laboratorio di recupero schede dei pc

aggiungi al tuo programma

18.30

Antonio Panzuto
Il frigorifero lirico

Musiche di: Wagner, Bizet, Rossini

Spettacolo per bambini dai 6 ai 12 anni

Auditorium Pierangelo Bertoli

aggiungi al tuo programma

Emanuele Severino

Emanuele Severino già professore di Filosofia teoretica all’Università di Venezia, insegna Ontologia fondamentale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha offerto un’interpretazione della filosofia che sottolinea lo scacco del pensiero metafisico da Platone a Nietzsche e Heidegger. Per superare le aporie nichilistiche della tradizione metafisica evidenti anche nel discorso moderno della tecnica, ha promosso un ritorno a una filosofia dell’Essere che escluda rigorosamente il non-essere e il divenire. Fra le sue opere recenti:Nascere e altri problemi della coscienza religiosa (Milano 2005); Fondamento della contraddizione (Milano 2005); La filosofia futura. Oltre il dominio del divenire (Milano 2006); La tendenza fondamentale del nostro tempo (Milano 2008); Immortalità e destino (Milano 2008); La buona fede. Sui fondamenti della morale (Milano 2008); L’identità del destino. Lezioni veneziane (Milano 2009); Il destino della tecnica(Milano 2009); Democrazia, tecnica, capitalismo (Brescia 2009).foto Baracchi, Campanini

Emanuele Severino: Mito e filosofia

da Severino Mito e filosofia – YouTube.

Emanuele Severino, La verità nel pensiero greco

Severino La verità nel pensiero greco – YouTube.

Emanuele Severino, Il Nulla, l’invenzione del Mito e la nascita della filosofia

EMANUELE SEVERINO, sul “Volere qualcosa” e il diventare Altro (a vuole b) – a cura di Diotima

Emanuele Severino, Il concetto di eterno – a cura di Diotima

da Emanuele Severino Il concetto di eterno – YouTube.

Intervista a Emanuele Severino, Res Gestae, video con discreta presentazione della persona e del pensiero

da Emanuele Severino, intervista, Res Gestae – YouTube.

Eternità, immutabilità, da Filosofare: la struttura concreta dell’infinito, di Marco Pellegrino

Eternità, immutabilità
L’eternità (immutabilità; I.S.¹) è l’essente stesso, che si illumina nella sua compiutezza concreta. Che qualcosa sia eterno non significa che esso non si muova, bensì vuol dire che tutto l’essente si muove in eterno, ossia contrapponendosi al nulla, cioè non emergendo e non rientrando nel nulla. (V. Infinito; Necessità. Cfr. parte prima, cap. 1°, par. 3; Appendice terza; parte seconda, cap. 1°, par. 3; S.C.d.I., Indicazioni preliminari…; cap. II, parr. 9-16; cap. VII, parr. 6, 8).

 

da Filosofare: la struttura concreta dell’infinito.

La morte e la terra. L’ultimo lavoro di Emanuele Severino | audio recensione di Paolo Calabrò, da Pagina Tre

 la morte è tutt’altro: è, sì, passaggio, ma a una condizione nuova, anch’essa essente come tutto ciò che è (e che non può non essere, citando Parmenide, né cessare d’essere di punto in bianco, come sottolinea Severino); similmente, la terra è proprio all’opposto di quel ventre che fa spazio alla salma dei defunti: è il luogo della vita dell’Essere, che con lui permane e in cui si compie la Gioia di quanto esiste. Con una precisazione: non è l’uomo a entrare nell’eternità, bensì l’eternità ad avvolgere l’uomo da sempre e per sempre. L’eternità non può essere acquisita o addirittura conquistata, ma solo svelata.

La filosofia dell’instancabile Severino, ultraottantenne pensatore dalle spalle robuste e dalla schiena sempre dritta, continua la sua marcia rinnovata e coerente in direzione dell’eternità

….

tutta l’audio recensione è qui :La morte e la terra. L’ultimo lavoro di Emanuele Severino | Pagina Tre.

Emanuele Severino, IL PROGRESSO E LA TECNICA, incontro con Paolo Corsini e Riccardo Terzi organizzato dalla Cgil SPI Nazionale e Cgil SPI di Brescia, 18 GIUGNO 2012, Camera di Commercio, “Il Ridotto” Via Einaudi, 23 – Brescia. Audio delle relazioni

Spi Cgil Nazionale e Spi Cgil Brescia promuovono:

incontro con il prof.

Emanuele Severino

IL PROGRESSO E LA TECNICA

18 GIUGNO 2012

Camera di Commercio, “Il Ridotto”

Via Einaudi, 23 – Brescia


Ne discutono:

Riccardo Terzi, Segretario nazionale SPI CGIL

Prof. Paolo Corsini, storico


Presiede Ernesto Cadenelli, Segretario generale Spi Cgil Brescia 

da SPI CGIL BRESCIA

REGISTRAZIONI AUDIO:

per Severino la metafisica è ancora troppo poco, in quanto non sarebbe in grado di vedere la dimensione di assolutezza che appartiene a ogni ente | di Leonardo Messinese in www.avvenire.it

con il pensiero di Severino, in virtù del riferimento alla «totalità dell’essere», siamo in presenza di un vero e proprio sapere metafisico; nello stesso tempo si deve notare che la posizione del filosofo bresciano si costituisce pure come una critica di ciò che è stata storicamente la metafisica nel suo insieme, per quanto si debba certamente distinguere tra una metafisica della trascendenza e una metafisica dell’immanenza. Severino, infatti, dopo il vigoroso invito a valorizzare la tradizione metafisica che va da Parmenide a Leibniz, successivamente ha ritenuto che il pensiero metafisico, affermando la provenienza delle cose dal nulla, sia all’origine dell’attuale dominio dell’Apparato tecnologico nella vita dell’uomo contemporaneo.

Si potrebbe dire, quindi, che mentre per la direzione fondamentale della filosofia odierna la pretesa della metafisica di pervenire all’Assoluto è considerata eccessiva, per Severino – invece – la metafisica è ancora troppo poco, in quanto non sarebbe in grado di vedere la dimensione di assolutezza che appartiene a ogni ente.

da Severino, quale metafisica? | Cultura | www.avvenire.it.

Franco Ricordi parla del suo libro SHAKESPEARE FILOSOFO DELL’ESSERE. L’influenza del poeta drammanturgo sul mondo moderno e contemporaneo, prefazione di Emanuele Severino, Mimesis, 2011

 

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IL DESTINO DELL’ESSERE, dialogo con (e intorno al pensiero di) EMANUELE SEVERINO, Venezia, Università Ca’ Foscari, Ca’ Dolfin, aula magna Silvio Trentin, 29 e 30 maggio 2012. AUDIO delle RELAZIONI

per una registrazione più chiara degli interventi, consiglio questa pagina:

http://www.inferweb.net/Il%20destino%20dell’essere.htm

Le relazioni:

introduzione di Luigi Perissonotto:

introduzione di Luigi Ruggiu: 

Prima sessione, introduzione di Mario Ruggenini: DM450365

Relazione di MAURO VISENTIN, IMMUTABILE/MUTEVOLE: L’ESSERE NELL’APPARIRE DELL’ENTE DM450366

Relazione di LEONARDO MESSINESE, SEVERINO E LA METAFISICA  DM450367

Seconda sessione, introduzione di Lucio Cortella DM450368


Relazione di PAOLO PAGANI, NOTE SULLA MODALITA’ DELL’ESSERE DM450369

Relazione di GIORGIO BRIANESE, “SENTIAMO E SPERIMENTIAMO DI ESSERE ETERNI”: SEVERINO INTERPRETE DI SPINOZA   DM450370

Relazione di DAVIDE SPANIO, ANTICIPARE IL NIENTE, INTORNO ALLA LETTURA SEVERINIANA DI GENTILE  DM450371

intervento di Giulio Goggi DM450372

Terza sessione, introduzione di Carmelo Vigna DM450373

Relazione di ENRICO BERTI, SEVERINO E ARISTOTELE DM450374

Relazione di PIETRO BARCELLONA, GLI ABITATORI DEL TEMPO. LA TECNICA E LA STORIA NEL PENSIERO DI SEVERINO DM450375

Quarta sessione, introduzione di Luigi Vero Tarca DM450377

Relazione di NATALINO IRTI, DIRITTO POSITIVO E NORMATIVITA’ DELLA TECNICA DM450378

Relazione di VINCENZO VITIELLO, TAUTA AEI. LA LOGICA DELL’INERENZA DI EMANUELE SEVERINO  DM450379

Quarta sessione: DIALOGO CON EMANUELE SEVERINO, introduzione di Luigi Perissinotto DM450380

Copertina del Quaderno di Appunti:

al Convegno:

Severino conversa: 

, alla sera

 

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Breve resoconto del convegno tenutosi a Venezia, il 29 e 30 maggio, presso la sede di ca’ Dolfin dell’Università ca’ Foscari, dedicato al pensiero di Emanuele Severino dal titolo Il destino dell’essere (da Filosofia.it): http://www.filosofia.it/newsrokhome/cosa-significa-dialogare-con-il-discorso-di-emanuele-severino

Ora ci sono anche le relazioni pubblicate:

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In treno verso Venezia per: il Convegno di studi IL DESTINO DELL’ESSERE Dialogo con (e intorno al pensiero di) Emanuele Severino

In treno verso Venezia per:

Convegno di studi IL DESTINO DELL’ESSERE Dialogo con (e intorno al pensiero di) Emanuele Severino 29-30 maggio 2012 Aula Magna Silvio Trentin – Ca’ Dolfin Dorsoduro 3825/e – Venezia

Armando Torno sul convegno di Venezia su Emanuele Severino, 29 e 30 maggio 2012

Tutto su Severino, dall’Essere al capitalismo
di Armando Torno  Corriere 28.5.12

 

Oggi all’Università di Venezia si tiene un incontro preparatorio, con molti giovani ricercatori, per il convegno di studi «Il destino dell’essere. Dialogo con (e intorno al pensiero di) Emanuele Severino», che si svolgerà domani e dopodomani a Ca’ Dolfin. È stato organizzato dal dipartimento di Filosofia, dove si è formato e insegna un gruppo di docenti di alto profilo che sono stati, appunto, studenti di Severino.
Non capita, se non raramente, che si organizzi un convegno su un filosofo vivente, ma per Severino si è fatta un’eccezione. Del resto i suoi allievi, oltre che da Venezia, giungono da ogni parte d’Italia (da Milano, Bari, Padova e Verona) e da atenei europei e americani. Non manca nemmeno un professore che ha insegnato a Pechino. Le due giornate si chiuderanno con una tavola rotonda (il 30 maggio alle 15) alla quale, oltre una dozzina di ex allievi della prima generazione, parteciperà lo stesso protagonista.
Non si tratterà comunque di un incontro «in famiglia». Ci saranno anche economisti, esperti di diritto, psicologi, eccetera, estranei alla «covata di Severino». Il quale si sente, al tempo stesso, «stuzzicato» a proseguire le sue indagini sulla società. Ed esse si dimostrano particolarmente attuali, avendo egli trattato i rapporti tra capitalismo, politica e tecnica. Tale incontro offre inoltre la possibilità di far luce sulla filosofia italiana, nella quale il dipartimento di Venezia (fondato dal medesimo Severino nel 1970, allorché lasciò la Cattolica di Milano) ha una posizione di spicco. Di più: in questo momento — usiamo le sue parole — «la filosofia italiana non ha nulla da invidiare alle ricerche che si fanno all’estero e i nostri pensatori, pur con lo svantaggio della lingua, offrono una serie di contributi degni della massima attenzione».
Emanuele Severino, che è un giovanotto di 83 anni, sta ultimando tre libri. Stando alle indiscrezioni, che sempre vagolano nel mondo dell’editoria, sappiamo che uno uscirà da Adelphi alla fine dell’anno (entrerà a far parte della collana a lui dedicata da questo editore); il secondo vedrà la luce in autunno da Rizzoli e tratterà di capitalismo e tecnica; il terzo sarà una intervista edita da La Scuola di Brescia, dedicata al rapporto tra educazione e pensiero.
A Venezia — ed è l’unico nome che qui ricordiamo — non potrà esserci purtroppo Italo Valent, scomparso da qualche anno, allievo tra i cari a Severino, che fra l’altro fu direttore del dipartimento che si appresta a dar vita all’incontro di Ca’ Dolfin. Tutte le sue opere sono in corso di pubblicazione da Moretti & Vitali. Severino lo ricorda con tre densi aggettivi: «Dolce, profondo, originale».

Emanuele Severino, Verità e relativismo, la sfida impossibile, in Corriere della Sera 25 maggio 2012

Vai a: materialismo storico: Emanuele Severino su ermeneutica e Nuovo Realismo.

“Creatio est productio rei ex nihilo sui et subjecti”, Sant’Agostino

Nel mito di Adamo l’uomo vuole “uccidere dio” per impossessarsene.

Ma è altrettanto vero che, PRIMA ANCORA,  dio è il primo omicida, perchè pretende di creare l’uomo dal niente.

Pretendendo di crearlo afferma il principio che l’uomo era il nulla assoluto.

Creatio est productio rei ex nihilo sui et subjecti ” dice Sant’Agostino

Traduco alla buona: “la creazione è produzione della cosa da un precedente niente sia di se stesso che di ogni oggetto“.

La parola “creazione” vuole, dunque, imporre la totale inesistenza dell’ “essere” (e quindi del mondo) prima della sua produzione da parte di dio.

La nozione di creazione pone l’accento sul NULLA del punto di partenza (“ex nihilo“) dell’azione creatrice.

Ecco perchè Emanuele Severino indica che tutte le religioni partecipano delle visioni nichiliste.

Ben prima di Nietzsche

Riflessione frammentaria dopo due colpi di terremoto. Emanuele Severino: “L’uomo trova un riparo nelle proprie abitazioni non perché riceva da esse certe prestazioni, ma perché è il loro essere simbolo dell’Eterno che consente loro di fornirle. E’ perchè le costruisce in modo che siano simbolo dell’Eterno che egli, abitandole, si sente al riparo”

Due scosse di terremoto, con epicentro nella valla padana.

Abbiamo sentito quella di questa notte alle 4.10 (dicono anticipata alla 1.00) e un’altra, poco fa, alle 15.18

Affronto l’angoscia con queste parole dei Emanuele Severino:

Nella tradizione dell’Occidente la città, la casa, il tempio, il teatro, lo stadio, la chiesa, il castello non vogliono esistere in eterno, e tuttavia vogliono rispecchiare l’Ordinamento eterno del mondo e quindi intendono essere il meno caduchi possibile e presentarsi essi stessi con una certa aura di eternità.

Volendo rispecchiare l’Ordinamento eterno del mondo, vogliono esserne il simbolo.

L’uomo trova un riparo nelle proprie abitazioni non perché riceva da esse certe prestazioni, ma perché è il loro essere simbolo dell’Eterno che consente loro di fornirle.

E’ perchè le costruisce in modo che siano simbolo dell’Eterno che egli, abitandole, si sente al riparo”

da Emanuele SeverinoTecnica e Architettura”, Raffaello Cortina Editore

la citazione è tratta da qui:

http://www.de-architectura.com/2008/06/eseverino-e-nsalingaros-due-visioni.html

Emanuele Severino su IL DIRITTO NATURALE E LA SFIDA DELLA DEMOCRAZIA PLURALISTICA al Convegno IL DIRITTO NELL’ETA’ DELLA TECNICA, sessione del 17 maggio 2012

Emanuele Severino, La legna e la cenere in L’IDENTITA’ DELLA FOLLIA, lezioni veneziane, Rizzoli, 2007, pagg. 219-240

Emanuele Severino, La legna e la cenere

in L’IDENTITA’ DELLA FOLLIA, lezioni veneziane, Rizzoli, 2007, pagg. 219-240

Convegno di studi IL DESTINO DELL’ESSERE Dialogo con (e intorno al pensiero di) Emanuele Severino 29-30 maggio 2012 Aula Magna Silvio Trentin – Ca’ Dolfin Dorsoduro 3825/e – Venezia, Locandina con i programma

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Locandina del Convegno

CONVERSARE SULLA CENTRALITA’ DELLA FILOSOFIA PER IL NOSTRO TEMPO ATTRAVERSO LA VOCE DI EMANUELE SEVERINO. Incontro con Paolo Ferrario, Como, 15 maggio 2012, ore 21. Audio ascoltati e Grafici

All’origine di questa serata di conversazione c’è questo invito di Anna e Alessandro:

CIAO A TUTTI,

E’ NATO CON MOLTA SPONTANEITA’ IL DESIDERIO DI UN INCONTRO CON L’AMICO PAOLO FERRARIOAPPASSIONATO ESTIMATORE DEL FILOSOFO EMANUELE SEVERINO. CON ALESSANDRO ABBIAMO CONTEMPORANEAMENTE MATURATO L’INTERESSE DI INVITARLO NEL NOSTRO GRUPPO A TESTIMONIARCI IL SUO  TIPO DI APPROCCIO CON LA FILOSOFIA.

L’INCONTRO, SECONDO NEL MESE , E’ PROPOSTO PER MARTEDI’ 15 MAGGIO ALLE H.21.00, A CASA MIA.

L’OCCASIONE E’ PARTICOLARE DATA LA MOLTEPLICITA’ D’INTERESSI, LA CURIOSITA’ E LA RICERCA DI TIPO ESISTENZIALE DELL’AMICO PAOLO.

PREMESSA
Per dare subito l’idea dei TEMI DI FONDO e del LINGUAGGIO ho proposto questo suo frammento di testo:
E’ quindi inevitabile che, da che nasce, l’uomo avverta come prioritario l’andare alla ricerca di un Rimedio, di un Riparo che gli consenta di sopportare o addirittura di vincere l’angoscia, la sofferenza, la morte. Nascere è avvertirle da subito, sia pur confusamente. Lo scopo essenziale, fondamentale di ogni forma di civiltà e di cultura è il continuo potenziamento del Riparo. Ogni gesto, azione, pensiero, affetto della vita quotidiana è sin dalla nascita un’espressione della volontà di essere al Riparo, cioè della volontà di potenza e di salvezza. Anche un bambino che un pomeriggio dalla luce grigio-previnca che precede il temporale sta sotto al tavolo grande della cucina ad aspettare un estraneo si sta mettendo a quel Riparo.
da Emanuele Severino, IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, autobiografia, Rizzoli, 2011, pag.49/50
La conversazione si è sviluppata attraverso questi punti-chiave:
Tonalità “affettiva” della serata: un comune atteggiamento di ricerca
• Il mio personale rapporto con il pensiero di Emanuele Severino e, dunque con la filosofia: l’esperienza di un “prevecchio”, senza una formazione liceale
Chi è Emanuele Severino (o, come direbbe lui, “chi crede di essere”)
• La via più facile per la ricerca:
–la voce, i video, gli audio
–L’autobiografia IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI. Rizzoli, 2011
La lezione di Pistoia, 2010
Cosa è la “filosofia” e perché è cruciale per le persone e per i popoli
cosa si può apprendere:
– un metodo rigoroso
– la ricerca del “sottosuolo della storia” (la “struttura”)
– ciò che caratterizza la vita delle persone singole e dei popoli lungo l’arco di tempo che va  dall’antica Grecia a oggi e al futuro…
CHI E’ EMANUELE SEVERINO
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Un esempio di metodo: l’affabilità nello stabilire il rapporto con coloro che ascoltano ed il rigore nell’uso delle parole:

 

COSA E’ LA FILOSOFIA E
LA SUA CRUCIALITA’ PER LA VITA DELLE PERSONE E DEI POPOLI
 ascolta:
 ascolta:
ascolta:
Nella lingua greca “thauma” rimanda a qualcosa di minaccioso, di inquietante
Omero, ad esempio, descrive Polifemo come “un mostro che incita paura (thauma)”.
Questa parola greca, che Aristotele pone all’inizio della filosofia,
sta a significare anzitutto
– lo sgomento ancestrale nello scoprire il divenire di tutte le cose,
– la paura di fronte alla consapevolezza che il mondo, e noi con lui, è sottoposto ad un ciclo continuo di nascita e di morte,
– la volontà di trovare un rimedio alla fine, al nostro scivolare nel nulla.

DISCUSSIONE

Abbiamo parlato di:

RIMEDIO

FEDE E FILOSOFIA

delle ragioni del suo allontanamento dalla Università Cattolica

del rapporto di “anima” con la moglie Esterina

CONCLUSIONE

Con bellissima voce e dizione, una componente del gruppo ha letto l’inizio del libro IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI

Infine ci siamo salutati e detti che, forse, ci sarà un altro incontro.

In futuro

“Del tragico Amore” (proseguimento de “La struttura concreta dell’infinito”), di Marco Pellegrino

e in data 16 novembre , Marco pellegrino annuncia la sua prossima riflessione:

vai a: http://marcopellegrino.blogspot.it/2013/11/su-le-materie-prime-della-coscienza.html?spref=fb

“Del tragico Amore” (proseguimento de “La struttura concreta dell’infinito”)

Titolo: Del tragico Amore

Editore: Youcanprint

Pagine: 421

Di prossima pubblicazione

INDICE

Prefazione

 

Prologo

Dialogo tra me e me

Avvertenza

 

PARTE PRIMA

 

INTRODUZIONE. Da La struttura concreta 

dell’infinito a Del tragico Amore

 

CAPITOLO PRIMO. Richiami e delucidazioni sulle tematiche principali sviluppate ne La struttura concreta dell’infinito

1.    Richiamo generale: le stanze della casa infinita dell’essere

2.    L’intenzione di indicare la verità e l’autentico significato della <<filosofia>>

3.   Identità e differenze semantiche tra termini: l’<<essere>> è l’<<apparire>> cioè l’<<eternità>> (<<totalità>>, <<infinito>>, <<felicità>>, etc.), distinti e legati alla <<parte>> identica al <<tempo>> cioè al <<luogo>>(<<finitezza>>, <<nascita e morte>>, <<sofferenza>>, etc.)

4.   Trascendenza infinita e finitezza diveniente; numerabilità delle parti in relazione al primo e all’ultimo evento dell’infinito; la coscienza altrui

5.    Il significato autentico della contraddizione è negazione dell’esistenza della <<contraddizione C>>

 

CAPITOLO SECONDO. Del tragico Amore risponde alle domande de La struttura concreta dell’infinito

 

1.    Il prevalere del Tutto si lascia alle spalle il prevalere della parte

2.    Tragicità modale dell’Amore coscienziale: dalla Prima Volta al Ritorno

3.    Prima della nascita e dopo la morte: i <<passaggi>> e il Passaggio <<centrale>>

4.    Rapporto tra il percorso finito del Tutto e la <<storia dell’uomo>>

5.    Ripresa della metafora del <<libro>> e delle sue <<pagine>>

 

APPENDICI (ALL’INTRODUZIONE)

 

APPENDICE PRIMA. Il linguaggio ultimo di Severino

 

Breve sintesi de La morte e la terra

 

APPENDICE SECONDA. Tra il <<personale>> e l’infinito, tra Severino e l’Occidente

 

Risposta ad alcune domande di Alessandro Bagnato

 

APPENDICE TERZA. Tra il mio linguaggio filosofico e quello di Severino

 

Discussione con Roberto Fiaschi

 

APPENDICE QUARTA. Delucidazioni sul par. 2 del cap. I de La struttura concreta dell’infinito: <<Il segno è oltrepassato da ciò di cui esso è il segno>>

 

Confronto con Pietro De Luigi

 

APPENDICE QUINTA. La <<classe>>, l’<<inclusione>>, la <<parte>>: tra Gödel, Strumia e Russell (e altri ancora)

 

Una replica ad altre interessanti osservazioni di De Luigi

 

 

PARTE SECONDA

 

PARTE CENTRALE: SVILUPPO ANALITICO. La Prima Volta, il Passaggio e il Ritorno: amarsi dall’Inizio alla vita dell’Ultimo

 

CAPITOLO PRIMO. L’eternità del movimento: oltre i malintesi provocati dal linguaggio

 

1.     Precisazione sulle differenze linguistiche

2.     Delucidazione intorno all’identità semantica tra la differenza di Tutto-parte e la differenza tra le parti

3.     Sui termini <<eternamente>> e <<temporalmente>>

 

CAPITOLO SECONDO. La <<vita>> e la numerabilità dei modi in cui l’infinito è infinito

 

1.     L’equilibrio strutturale tra gli squilibri: la relazione tra il prevalere del finito e il prevalere dell’infinito

2.     Domandare e rispondere

3.     I modi in cui <<questa mia vita>> si distingue ed è unita ad <<ogni altra vita>>

4.     Noi siamo la totalità delle <<vite>>: il rinvio dei <<modi>> non si prolunga in indefinitum

 

CAPITOLO TERZO. Il cammino della Prima Volta: l’Inizio e il prevalere del dolore della morte

 

1.     La vita dell’Inizio

2.     I <<passaggi>> e la morte; diacronie e sincronie

3.     Passare da una vita all’altra del tracciato della Prima Volta: la morte come un <<prender fiato>>

4.     Non leggere i segni: dimenticanza del passato e imprevedibilità del futuro

5.     Ascesa senza saliscendi: la scala perfetta dell’infinito

6.     La Prima Volta: dalla paura alla depressione

 

CAPITOLO QUARTO. Il Passaggio e la via del Ritorno: il prevalere dell’Amore

 

1.     Il Passaggio: rimembrare il passato ed annunciare il futuro

2.     Libera necessità di essere il tragico Amore

3.     Il Ritorno: il riaffiorare di tutti gli eterni della Prima Volta

4.     Il valore autentico di ogni cosa: gioire soffrendo

5.     Verso la vita dell’Ultimo

6.     Aporia e soluzione

PARTE TERZA

POSTILLE. Confronto tra Del tragico Amore e La morte e la terra; su Severino: impossibilità dell’<<istante>> della morte

CAPITOLO PRIMO. Richiami e approfondimenti sulla confutazione dell’impianto logico che ha condotto Severino alle conseguenze de La morte e la terra

 

1.     L’inevitabile <<sopraggiungente inoltrepassabile>> e l’oltrepassamento autentico di ogni oblio

2.     Identità e differenza tra l’Io della verità e l’io dell’errore

3.     Il vero senso del Tutto infinito

CAPITOLO SECONDO. <<Reincarnarsi>> <<risorgere>> nella verità del tragico Amore e negazione degli infiniti <<istanti>> del morire

 

1.     Inattuabilità dell’<<istante senza attesa>> e il presupposto sbagliato della <<contraddizione C>>

2.   Necessità dell’autentico senso della <<resurrezione>>, della <<reincarnazione>> e delle <<vite precedenti e successive>>

3.     Ancora sulla contraddittorietà di quell’<<istante>>. Impossibilità dell’<<Indecifrabile>>

4.     <<Questa nostra vita>> è vissuta, in verità, dall’Io infinito: negazione delle <<simultaneità>> cui si rivolge Severino

5.     Nel prevalere dell’Amore il dolore rimane; la <<Gloria della Gioia>> come sublime vanagloria

Epilogo

Ripresa del <<Prologo>>

Conclusioni

Glossario

Note bibliografiche

da Filosofare: la struttura concreta dell’infinito: “Del tragico Amore” (proseguimento de “La struttura concreta dell’infinito”).

 

EMANUELE SEVERINO, «L’UMANITÀ DELLA TECNICA È LA MORTE DELL’UOMO» Al «Teatro Carani» di Sassuolo, 2006, a cura di Gianfranco Cordì – Filosofia.it

EMANUELE SEVERINO

«L’UMANITÀ DELLA TECNICA È LA MORTE DELL’UOMO»

a cura di Gianfranco Cordì

Al «Teatro Carani» di Sassuolo si tiene l’ultima Lezione Magistrale di questa sesta edizione del «Festivalfilosofia» di Modena prevista originariamente in Piazza. La lezione è stata spostata nella sala del teatro «Carani» a causa della pioggia caduta su Sassuolo fin dalla mattina.

Il titolo della Lezione è «L’essenza della tecnica» e a parlare è Emanuele Severino.

Per l’intero articolo vai a:  L’umanità della tecnica è la morte dell’uomo – Filosofia.it.

Emanuele Severino: “il tempo che stiamo vivendo, non è un tempo fatto di semplice scetticismo. Esso è fondazione dell’impossibilità di un Ordinamento Assoluto quale è appunto quello proposto dal passato” – a cura di Gianfranco Cordì, in Filosofia.it

Quando si parla di ateismo ci sono parecchi atteggiamenti ateisti che bisogna considerare. Dall’ateismo “di strada” su su salendo fino a forme sempre più rigorose di ateismo. Oggi, i popoli Occidentali prevalentemente, si stanno allontanando da Dio. E in maniera anche massiccia. Ma questo atteggiamento – facciamo attenzione – può essere altrettanto dogmatico dell’atteggiamento opposto: di tutti coloro che vogliono rimanere fedeli a Dio. Esiste una piramide. Dall’ateismo di strada a salire passando per atteggiamenti e modi di comportamento nei quali viene manifestata una crescente forza di negazione della tradizione, del passato. Ed è certamente diversa la negazione di strada del divino dalla negazioneincontrovertibile del divino. Il vertice della piramide per me è costituito dallafilosofia degli ultimi due secoli. Sicché l’autentico nemico dell’Islam non è l’Occidente ma è appunto l’ateismo stesso. E non l’ateismo nella sua forma diffusa (attraverso i vari strati della piramide). Ma quell’atteggiamento che mostra (in sé stesso) l’impossibilità di qualsiasi adesione al passato.

Il nostro tempo, il tempo che stiamo vivendo, non è un tempo fatto di semplice scetticismo. Esso è fondazione dell’impossibilità di un Ordinamento Assoluto quale è appunto quello proposto dal passato. 

da L’umanità della tecnica è la morte dell’uomo – Filosofia.it.

CONVERSARE ATTRAVERSO LA VOCE DI EMANUELE SEVERINO. Incontro con Paolo Ferrario, Como, 15 maggio 2012, ore 21

ECCO, PAOLO, E’ TUTTO MOLTO SEMPLICE E MOLTO SPONTANEO. TUTTI , ANCHE I TITUBANTI PER CARATTERE, MI HANNO RISPOSTO CON UN SI’ DECISO!
SCUSAMI SE NON TE L’HO MANDATO SUBITO, NON HO DATO IMPORTANZA ALLA MIA COMUNICAZIONE MA AL TUO INTERVENTO/TESTIMONIANZA.
CIAO,
4.O5.’12
CIAO A TUTTI,
E’ NATO CON MOLTA SPONTANEITA’ IL DESIDERIO DI UN INCONTRO CON L’AMICO PAOLO FERRARIO, APPASSIONATO ESTIMATORE DEL FILOSOFO EMANUELE SEVERINO.
CON … ABBIAMO CONTEMPORANEAMENTE MATURATO L’INTERESSE DI INVITARLO NEL NOSTRO GRUPPO A TESTIMONIARCI IL SUO  TIPO DI APPROCCIO CON LA FILOSOFIA.
L’INCONTRO, SECONDO NEL MESE , E’ PROPOSTO PER MARTEDI’ 15 MAGGIO ALLE H.21.00, A CASA MIA.
L’OCCASIONE E’ PARTICOLARE DATA LA MOLTEPLICITA’ D’INTERESSI, LA CURIOSITA’ E LA RICERCA DI TIPO ESISTENZIALE DELL’AMICO PAOLO.
PER RAGIONI ORGANIZZATIVE VI CHIEDO DI DARMI LA VOSTRA RISPOSTA ENTRO IL 2 DI MAGGIO IN OCCASIONE DEL NOSTRO PROSSIMO INCONTRO.
Vi ndico, di seguito, il link di Paolo Ferrario, in caso voleste visitarlo:
.
  chi “credo” di esserePaolo Ferrario (1948 – ), NON pensionato
Per contatti internettiani: Twitter  –  Linkedin  –  FaceBook

 CHIUDO QUESTO INVITO CON UNA PAROLA ”CHIAVE” ADATTA AD ENTRARE UN POCO NEL MONDO DEL LINGUAGGIO DI SEVERINO, SELEZIONATA  DA PAOLO  PER NOI:       

…………..     E’ quindi inevitabile che, da che nasce, l’uomo avverta come prioritario l’andare alla ricerca di un Rimedio, di un Riparo che gli consenta di sopportare o addirittura di vincere l’angoscia, la sofferenza, la morte. Nascere è avvertirle da subito, sia pur confusamente.

Lo scopo essenziale, fondamentale di ogni forma di civiltà e di cultura è il continuo potenziamento del Riparo. Ogni gesto, azione, pensiero, affetto della vita quotidiana è sin dalla nascita un’espressione della volontà di essere al Riparo, cioè della volontà di potenza e di salvezza. Anche un bambino che un pomeriggio dalla luce grigio-previnca che precede il temporale sta sotto al tavolo grande della cucina ad aspettare un estraneo si sta mettendo a quel Riparo.

Emanuele Severino, IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, autobiografia, Rizzoli, 2011, pag.49/50

SALVATORE NATOLI fornisce alcune chiavi di accesso al PENSIERO FILOSOFICO DI EMANUELE SEVERINO, AUDIO in Radio Svizzera/Laser, 2012

Salvatore Natoli fornisce alcune chiavi di accesso al pensiero filosofico di Emanuele Severino,

Audio estratto  da: Colloquio in quattro tappe con Emanuele Severino, a cura di Antonio Ria,

Televisione Svizzera, Programma LASER, RSI Rete 2, 30 aprile -3 maggio 2012


 

  • Vai al file Mp3 per ascoltare l’audio:

Salvatore Natoli: alcune chiavi interpretative della filosofia di EMANUELE SEVERINO


 

Emanuele Severino: l’immagine della LEGNA e la CENERE

Per Emanuele Severino, «la morte non è annientamento. 

Nell’eterno apparire del tutto, in cui l’uomo consiste, la morte è il passaggio da uno spettacolo dove gli eterni costituiscono ciò che chiamiamo “vita” allo spettacolo degli eterni che oltrepassano l’alienazione del vivere (…).

Non può essere l’annientamento di alcunché di ciò che un uomo è stato. Ecco lì il cadavere: si crede che esso sia la prova… “vivente” dell’annientamento della vita.

Ma il cadavere non è l’apparire dell’annientamento del corpo vivente, non appare che il corpo vivente sia diventato niente. Ma dopo l’apparire del corpo vivente appare il cadavere. L’esperienza, di fronte alla quale tutti, più o meno consapevolmente, si tolgono il cappello, non mostra l’annientamento delle cose.

Ho sempre usato per chiarire un poco queste affermazioni la metafora della legna e della cenere: la legna sta al vivente come la cenere sta al cadavere. La cenere è il cadavere della legna. Ma quando si esperisce la cenere, non si esperisce l’annientamento della legna. Quando si esperisce la cenere, questo esperire è il compimento di una serie di esperienze in cui appare la legna spenta, poi la legna accesa, poi la legna meno accesa, poi il suo cadavere, la cenere»

da Emanuele Severino, i re e i mendicanti | I Fatti del Molise.

Colloquio in quattro puntate con EMANUELE SEVERINO, a cura di Antonio Ria, Televisione Svizzera, Programma LASER, RSI Rete 2, 30 aprile -3 maggio 2012. 4 Audio

Il lungo colloquio in quattro tappe con Emanuele Severino, che Antonio Ria ha incontrato nella sua casa di Brescia, prende l’avvio dalla pubblicazione di due importanti libri: la sua autobiografia, edita da Rizzoli col titolo “Il mio ricordo degli eterni”, e “La morte e la terra”, pubblicato da Adelphi, volume che in qualche modo corona e, almeno per ora, conclude la pluriennale ricerca dell’ottantatreenne filosofo italiano, dal pensiero complesso e sorprendente, definito da Massimo Cacciari «un gigante della filosofia e l’unico filosofo che nel Novecento si possa accostare a Heidegger».

Autore quindi di opere fondamentali per la ricerca filosofica europea (fra cui “La struttura originaria”, “Essenza del nichilismo”, “Destino della necessità”, “Oltre il linguaggio”, “La Gloria”, “Oltrepassare”, “Téchne. Le radici della violenza”, “Declino del capitalismo”), Severino è professore emerito dell’Università di Venezia e attualmente insegna all’Università San Raffaele di Milano.

Negli incontri, a cui partecipa anche il filosofo Salvatore Natoli, vengono affrontati i temi del suo pensiero filosofico, intrecciato alle sue vicende biografiche: memoria e eternità, tempo e nichilismo, problema religioso e “contraddizione della fede”, “scontro con la Chiesa” e “morte di Dio”; quindi il rapporto tra destino della verità e fede, superamento della contrapposizione tra teismo e ateismo; poi critica dell’etnocentrismo e dell’alienazione (“follia estrema dell’Occidente”), e rapporto tra destino e cristianesimo; infine la riscoperta della tecnica e il collegamento fra tecnica e violenza. In sintesi, nella sua opera Severino intende mettere in questione la “fede nel divenire” entro cui l’Occidente si muove.

clicca e ascolta gli audio:

1 Audio del 30 aprile 2012: IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI. Mp3

Audio del 1 maggio  2012

3. Audio del 2 maggio 2012

4. Audio del 3 maggio 2012

da RSI Il filosofo “errante” – Incontro con Emanuele Severino, a cura di Domenico Ria

Laser è lo storico magazine di riferimento della Rete Due per gli approfondimenti. Si occupa di personaggi e di temi nell’ambito della  società, cultura, politica, economia. Propone analisi, inchieste  con un taglio sociologico e storico e incontri con personaggi e personalità. E’ il contenitore privilegiato dei grandi reportage e audio documentari della RSI.

E’ inevitabile che, da che nasce, l’uomo avverta come prioritario l’andare alla ricerca di un Rimedio, di un Riparo che gli consenta di sopportare o addirittura di vincere l’angoscia, la sofferenza, la morte, Emanuele Severino

Il diventar altro è la morte di ciò che si è. Tale convinzione è la negazione, per lo più inconsapevole, del destino. Ed è la radice dell’angoscia e della sofferenza umana.

Propriamente, l’uomo è questa radice, (Ma noi siamo infinitamente di più dell’uomo)

E’ quindi inevitabile che, da che nasce, l’uomo avverta come prioritario l’andare alla ricerca di un Rimedio, di un Riparo che gli consenta di sopportare o addirittura di vincere l’angoscia, la sofferenza, la morte. Nascere è avvertirle da subito, sia pur confusamente.

Lo scopo essenziale, fondamentale di ogni forma di civiltà e di cultura è il continuo potenziamento del Riparo.

Ogni gesto, azione, pensiero, affetto della vita quotidiana è sin dalla nascita un’espressione della volontà di essere al Riparo, cioè della volontà di potenza e di salvezza.

Anche un bambino che un pomeriggio dalla luce grigio-previnca che precede il temporale sta sotto al tavolo grande della cucina ad aspettare un estraneo si sta mettendo a quel Riparo.

Emanuele Severino, IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, autobiografia, Rizzoli, 2011, pag.49/50

“NICHILISMO E DESTINO” CON EMANUELE SEVERINO | LinkedIn

“NICHILISMO E DESTINO” CON EMANUELE SEVERINO

 

Lunedi’ 23 aprile, ore 18.30, “Nichilismo e Destino” con Emanuele Severino al Circolo Filologico Milanese.

Un ciclo di incontri per scoprire l’attualità del pensiero dei grandi

filosofi di ieri.

L’ingresso è libero a partire dalle 17.30 fino a esaurimento posti

da NICHILISMO E DESTINO” CON EMANUELE SEVERINO | LinkedIn.

FEDE E VERITA’, Video/Lezione di Emanuele Severino, da Filosofia.rai.it

Emanuele Severino, professore di filosofia teoretica presso l’Università di Venezia, in studio, risponde alle domande degli alunni del liceo Plauto di Roma sul tema “La fede e la verità”:

la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che le disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, Emanuele Severino

“ …se il divenire non appare come annientamento, ma come l’entrare e l’uscire delle cose dal cerchio dell’apparire, allora l’affermazione dell’eternità del tutto stabilisce la sorte di ciò che scompare: esso continua a esistere, eterno, come un sole dopo il tramonto. 

Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che le disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che [nella valle ove fresca era la fonte e il giovane verde dei cespugli giocava al fianco delle calme rocce e l’etere tra i rami traluceva e quando intorno i fiori traboccavano ( Holderlin)] hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco. 

Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dall’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente. Appunto per questo essi, TUTTI, POSSONO RITORNARE.

da: La strada, Rizzoli

 

Gianfranco Cordì recensisce: Emanuele Severino, Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia (2011) in TELLUS folio

Una filosofia che cancella quanto c’è di sbagliato ed emenda, rettifica, equilibra, sana infine il malinteso. Alla luce della considerazione di tutta la propria esperienza di pensiero, Emanuele Severino (Brescia, 26 febbraio 1929) ha pubblicato per la Rizzoli questo suo Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia (2011) che racchiude il senso completo di un itinerario speculativo partito prestissimo e transitato attraverso alcune delle tappe cruciali del Novecento, secolo di cui il nostro autore è stato anche un protagonista e un interprete tra i più raffinati. Il volume contempla ed illustra le tappe principali del cammino teoretico di Severino alternandole a momenti, invece, più direttamente privati della sua vita. Il tutto raccontato con uno stile che è sempre schietto e preciso specie nelle diverse descrizioni afferenti alla sfera familiare della vita del filosofo, descritte in un’alternanza (peraltro molto interessante) continua rispetto ai passaggi più strettamente filosofici – spesso generati e scaturenti dalle vicissitudini della stessa esistenza di Severino …. segue

tutta la recensione qui: TELLUS folio.

La struttura originaria di Emanuele Severino, l’ editrice La Scuola ha appena pubblicato in anastatica l’edizione iniziale, presentazione di Armando Torno

I l saggio La struttura originaria di Emanuele Severino aprì nel 1981 la collana Adelphi dedicata ai suoi scritti. L’ opera venne pubblicata la prima volta nel 1958 da La Scuola di Brescia. L’ autore, appena ventinovenne, poneva in queste pagine le basi del suo sistema. Ad esse aveva lavorato tra il 1953 e il 1957, mentre attendeva anche a studi su Aristotele (un suo saggio finirà, in quegli anni, nella raccolta sul pensatore greco realizzata dalla «Rivista di filosofia neoscolastica», con una presentazione di Agostino Gemelli). Ma La struttura originaria resta qualcosa a sé. Anzi rappresenta – notò Severino nel 1981, introducendo la nuova edizione – «il terreno dove tutti i miei scritti ricevono il senso che è loro proprio». Oggi l’ editrice La Scuola, che sta rinnovandosi nel catalogo e nei programmi rivolgendo molte attenzioni alla filosofia, ha appena pubblicato in anastatica l’ edizione iniziale de La struttura originaria. Ancora con la copertina color paglierino chiaro e il titolo verde turchino (pp. 416, 23,50). Il libro ritrova la sua semplice immagine da anni Quaranta

tutto l’articolo qui: L’ ESSERE ETERNO SECONDO SEVERINO.

Emanuele Severino

GLI ABITATORI DEL TEMPO, lezione del filosofo Emanuele Severino, al Teatro Sociale di Bergamo Alta, incontro organizzato e curato dalla associazione Noesis, 3 aprile 2012. AUDIO DELLA LEZIONE MAGISTRALE

martedì sera, 3 aprile 2012,  ho avuto il grande privilegio di essere a Bergamo, ad ascoltare la sapienza filosofica che si esprime attraverso EMANUELE SEVERINO.

Ci sono filosofi che rendono chiaro il sentiero della storia che abbiamo imparato a conoscere nella nostra evoluzione culturale e personale.

Emanuele Severino fa un’altra cosa: spalanca la vista su una strada completamente nuova e diversa

Paolo Ferrario

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3 aprile 2012, ore 20.00, al Teatro Sociale, Città Alta

Emanuele Severino

GLI ABITATORI DEL TEMPO

Le nostre vite sono le più lunghe della storia dell’umanità e, tuttavia, nella nostra società il tempo non basta mai. Il filosofo Emanuele Severino ci porta in un viaggio non nel tempo, ma nel valore del tempo per gli uomini.

In collaborazione con il XIX Corso di Filosofia, promosso dall’Associazione Culturale Noesis.

VERBA MANENT vuole essere un appuntamento fisso di alto livello culturale che non disdegna, nel suo intento di divulgazione la partecipazione di personaggi noti anche ad un pubblico più popolare. Il programma è suddiviso in slots e verrà aggiornato durante il corso dell’anno

  • Audio della lezione magistrale di Emanuele Severino:

PS l’audio è disturbato: ho dovuto tenerlo in una tasca e non avevo una buona posizione nel teatro.
Quella che segue è una prima bozza della schedatura ricavata dalla trascrizione della lezione.

il tema è: ABITATORI DEL TEMPO

sembra che ogni riflessione che non si riferisca ai problemi concreti in cui ci troviamo infastidisca.

Perchè viviamo dentro la crisi economica, la crisi demografica,  la crisi ecologica, la crisi nucleare

Sembra che di fronte alla pericolosità e incertezza del mondo sia un lusso parlare di Tempo

D’altra parte l’incertezza e il pericolo del mondo bisogna guardarli in faccia, perchè non capiti che, non sapendo dove ci si trova, succeda come a quel tizio che,  stando sulla barca  e non sapendo dove si trova, scende nell’acqua per fare quattro passi ed annega.

E’ essenziale sapere DOVE ci troviamo

Soprattutto è essenziale capire il SENSO dell’incertezza e del pericolo in cui l’uomo in quanto tale si trova.

Perchè il tema gli ABITATORI DEL TEMPO?

Si abita un luogo quando si è protetti da quel luogo e, insieme, lo si protegge e se ne ha cura.

Abitare un luogo, una casa è  esserne protetti e, insieme, averne cura.

E allora cosa vuol dire aver cura del tempo e essere protetti dal tempo?

Perché diciamo di “abitare il tempo”?

la risposta nella sua formulazione più semplice è che:  Abitiamo il tempo per poter vivere.

Andiamo con la mente ai primi passi dell’uomo. Andiamo all’uomo dal punto di vista ontogenetico

Portiamoci agli inizi dell’esser uomo.

L’uomo arcaico ( e dunque ognuno di noi da quando gli è dato essere uomo) vive in una situazione in cui deve smuovere l’ambiente in cui vive.

Di questo possiamo fare esperienza anche noi. Se ci troviamo in situazioni in cui non possiamo smuovere nè la nostra volontà, nè il contesto da cui siamo circondati non riusciamo a vivere.

Vivere significa smuovere ciò che dapprima si crede inflessibile.

L’uomo arcaico dapprima si trova in un ambiente in cui c’è una barriera davanti a lui e dentro di lui che lo irrigidisce nella sua immobilità. E se non vuol morire deve smuovere e flettere l’immobilità da cui è circondato

Vivere è: flettere il proprio ambiente

Dunque c’è una prima forma di terrore per la barriera

Si vive solo se si flettono le barriere.

Questa opera di frazionamento non è soltanto una cosa che possiamo pensare in astratto

Per esempio il pensiero mitico raccoglie un’ampia serie di racconti nei queli il mondo esiste solo se un dio è smembrato

Solo se un dio è smembrato, se c’è questo sacrificio del dio può cominciare ad esistere il mondo.

Lo smembramento del dio corrisponde a ciò che ho chiamato “flessione dell’inflessibile”

Si trovano queste tracce nei miti del Pacifico (la dea Inuele- ?-), del Medio Oriente (kiamat) , dell’Egitto (Osiride), della Grecia ( Dioniso), dell’India (Purusha, Prajapati). Tutti dei che con il loro smembramento rendono possibile la vita dell’uomo

Ma nella nostra cultura c’è l’esempio più significativo: il sacrificio di Cristo. E’ vero che quando Cristo muore il mondo c’è già, però il mondo con quel sacrificio rinasce. e viene rifondato.

La vicenda cristologica riconduce anche al momento originario vetero testamentario: quello in cui il serpente tenta Adamo

“eritis sicut dii”, sarete come dei, se mangerete il frutto proibito

Ma cosa vuol dire essere come dio? vuoldire occupare il suo posto.

Significa detronizzarlo, comunque spartire con lui un regno in cui lui prima era il padrone, il controllore.

Allora il “mangiare il frutto” ha un significato profondo. Se mangiando  il frutto che è stato proibito si è come dio e cioè si uccide dio, allora anche qui abbiamo l’esempio di un tentativo di smembramento che va per il momento a finir male, perchè dio lo punisce.

Ma poi il tentativo è ripreso dall’intervento di  Cristo il quale, per iniziativa divina, rende l’uomo dio.

Tutto questo per richiamare che c’è  un terrore iniziale per l’immobilità cui costringe la barriera che circonda l’uomo all’inizio della nostra storia. E per richiamare che c’è un terrore che scaturisce dalle conseguenze  di questa decisione che ci consente di vivere e di  sopravvivere.

Di nuovo: cosa c’entra l'”abitare il tempo”? Perchè abitare il tempo?

Abitiamo il tempo per vivere. Aristotele dice che il tempo è “il numero del movimento secondo il prima e il poi” (Aristotele, Fisica, D,10 e G,11). Il tempo è  impensabile senza il movimento, senza il divenire che è appunto quel sommovimento, quello smuovere per cui l’uomo comincia a vivere vive solo se flette l’inflessibile.

Abitatori del tempo perchè se non si abita il tempo, pensano gli umani, si muore di fronte alle barriere.

E questo è il primo terrore: il terrore di morire perchè non si è in grado di smuovere il luogo in cui ci si trova.

Vedere l’inflessibile significa vedere la forma originaria del dio.

Proviamo a pensare se ci trovassimo di fronte a un cristallo non scalfibile: non sarebbe possibile alcuna azione.

Allora noi possiamo agire solo se lo frantumiamo, lo smembriamo.

Lo smembramento è ciò che nella definizione aristotelica si chiama DIVENIRE

Il divenire è la forma astratta dell’indicare tutte le situazioni estremamente concrete.

Ma c’è un seconda forma di angoscia da cui è preso l’uomo quando smembra il dio.

La prima è l’angoscia per non poter respirare.

La seconda è che, operando lo smembramento,  si produce proprio quell’incertezza, qualla pericolosità che scaturisce dal divenire delle cose. Nascita, morte, insondabilità della nascita e della morte.

L’uomo per vivere smembra il dio, ma ottiene un ulteriore pericolo che è dato da ciò che egli con lo smembramento ha evocato:  il fluire delle cose, fino a quello che Nietsche chiama il Caos.

C’è una parola interessante con la quale il pensiero indica questa seconda angoscia, l’angoscia per l’imprevedibilità del fluire delle cose.

THAUMA

Ha una gamma di significati straordinari.

Tradotta male con “meraviglia”.

Il significato vero è:

Angosciato terrore del divenire del mondo

Volevamo arrivare qui.

C’è un primo terrore perchè non si riesce a respirare. E’ il terrore provocato dall’inflessibile.

Ma poi c’è il secondo terrore: l’incertezza per la pericolosità del mondo.

E si procede dal terrorizzante e si cerca UN RIMEDIO a ciò che terrorizza.

Il mito: mithos vuol dire “parola”,  “racconto” .

Il modo in cui i greci usano la parola mithos indica il racconto su come stanno le cose.

C’è la capacità del mito di indicare che di fronte al pericolo suscitato dallo smembramento si va alla ricerca di un rimedio che è indicato  dalla parola sacrificio. Che non è il sacrificio del dio, ma è il sacrificio che l’uomo fa in quanto si sente colpevole dello smembramento, della uccisione del padre.

Il tema centrale della angoscia per la vendetta dell’antenato ucciso.

Il concetto che si fa avanti con il sacrificio ha a che fare con la necessità che l’uomo sente di ricostituire le fonti iniziali di potenza che egli ha dovuto smembrare per vivere.

Smembramento

Vita

Colpa

Sentirsi in debito

Rafforzamento della fonte che si è dovuto spezzare per poter vivere.

Stiamo parlando dei modi in cui l’uomo, per vivere, abita il tempo.

Quando si parla di RIMEDIO si intende ciò che consente di sopportare la seconda forma di angoscia, cioè Thauma.

I rimedi nella storia dell’uomo sono raccoglibil in alcuni pochi tratti:

– il racconto mitico

– il Logos, la Ragione

– la Tecnica

La vita è pericolosa, è’ insopportabile, è tragica per il suo fluire, per il suo divenire, per la sua temporalità, per la imprevedibilità del divenire.

Il rimedio, cioè ciò che consente di sopravvivere al Thauma angoscia del divenire, a sopportare l’imprevedibile

Il cristiano autentico è, dopotutto, in pace con se stesso e con le cose: “siamo nelle mani di dio”. Essere nelle mani di dio significa, sentirsi nelle mani di dio, significa avere dinanzi già tutto raccolto , tutto il futuro. Perchè tutto il futuro fa parte del materiale che è nelle mani di dio.

Quindi il dolore, l’angoscia, il pericolo del mondo è reso sopportabile da questo sue essere avvolto dal senso in cui l’uomo è riuscito ad ALLEARSI CON LA POTENZA SUPREMA

Smembramento, colpa, sacrificio: il mito aggiunge la categoria della previsione, che rende sopportabile il dolore.

due modi di abitare il tempo

1 pre- ontologico: non conoscenza delle parole essere e nulla

Il divenire e il tempo conducono nel nulla

2 ontologico

tre forme di rimedio

apparato mitico: vanno e ritornano

ma con il nulla il rimedio comincia ad essere pensato in modo ontologico

si comincia a morire di fronte al nulla

apparato razionale

apparato della scienza e tecnologia

il relativismo è una concezione debole

andare nel sottosuolo

morte di dio: è morto ogni limite

si ripropone il tema dello smembramento di dio

troppo poco il mito

da cui l’alleanza con dio

eschilo

se l’uomo è deicida

il dio è originariamente omicida

giovanni 8/44

la radice dell’omicidio:

fare andare nel nulla

spingere nel nulla da dove non si può tornare

persuasione che le cose siano nulla

dio come satana

dio è il primo tecnico

demiurgo

ergon azione

crazione ex nihilo et subiecti

far uscire dal nulla le cose e la materia

dio pensa la nullità del mondo

pensa la nostra nullità e quella delle cose

poiesis

tecnica la forma più radicale di

se perpetua la scarsità delle merci e si serve della tecnica

… indefinito della potenza

Tecnica deve eliminare la scarsità può farlo finchè non c’è un limite

Il capitale deve aumentare la scarsità

Paradiso della tecnica

Viviamo un periodo intermedio

Quando prevarrà la tecnica

Verso un tempo di benessere

Più cresce la felicità più temiamo di perderla

Ma la tecnica dice che sono un sapere probabilistico e ipotetico

Felicità senza sicurezza

Manca la verità della felicità

Quello sarà il tempo

Le stelle

Un senso diverso

bergamoalta4381

Note su La morte e la terra di Emanuele Severino, di Eugenio Mazzarella

Emanuele Severino, Discussioni intorno al senso della verità – Ed. ETS: recensione di Armando Torno, Croce e Gentile, stranieri in casa, in Corriere della Sera 10 novembre 2009

VAI A: Discussioni intorno al senso della verità – Emanuele Severino – Ed. ETS.

Emanuele Severino: … siamo il luogo eterno in cui sopraggiunge la terra

Noi non siamo i mortali.

Noi siamo il luogo eterno in cui sopraggiunge la terra”

Marco Pellegrino, La struttura concreta dell’infinito, negare la “storia dell’uomo” oltrepassando il pensiero di Severino, www.youcanprint.it

La struttura concreta dell’infinito: Quarta di copertina – Esergo – prime righe dell’Introduzione – Indice





Sottotitolo: negare la <<storia dell’uomo>>, oltrepassando il pensiero di Severino.
Editore: youcanprint
Pagine: 406
Data di uscita: settembre 2011

QUARTA DI COPERTINA (di Andrea Berardinelli)
    Districarsi nell’alveo del pensiero filosofico di Emanuele Severino non è compito
semplice, e la difficoltà aumenta quando, come nel testo che qui affrontiamo,
ci si propone l’oltrepassamento del fondamento del discorso severiniano.
    Scevro da ogni possibile schematismo accademico, l’autore si propone, 
in primis, di illustrare le soluzioni che egli ritiene necessarie per risolvere
determinate aporie filosofiche, mostrando il nuovo volto che, in tale risolvimento,
acquista il concetto di struttura concreta dell’essere. In secondo luogo, vengono
evidenziate quelle che, usando il linguaggio dell’autore, sono le
<<contraddizioni>> presenti nell’impalcatura logica del pensiero di Severino,
con analisi di notevole spessore teoretico, al pari solo di chi è addentro
da anni alle questioni ontologiche.
    La filosofia è essenzialmente lo sfondo all’interno del quale ogni contenuto,
che interpretiamo come <<storia dell’uomo>>, accade. Ciò che si crede
sia lontano dal vivere quotidiano, come un discorso siffatto potrebbe ad
un’analisi semplicistica apparire, è in realtà la chiave imprescindibile
dell’esplicazione del senso di tutti i fenomeni che riteniamo evidenti,
ma che necessitano di esserefondati e riconsegnati al loro senso veritativo.
    Comprendere a fondo tali tematiche ci aiuta a fare un passo avanti in vista
del superamento delle contraddizioni che attanagliano il vivere umano.
La contraddizione è isolamento e dolore. Pertanto, nell’ottica di tale
superamento ci si propone, nell’opera, di indicare l’identità di totalità e
parte – pur conservando la loro distinzione –, in modo tale che ognuno
non rimanga alla superficie e non renda quindi inutile ogni sforzo che non sia
legato all’essenza del fondamento.
ESERGO
Ogni cosa, dalla più esigua e trascurata alla più solenne e maestosa, 
è la struttura concreta dell’infinito; e soltanto all’interno di questo esserlo 
ci si può illudere di essere altro da una struttura siffatta.
Di ogni essente (tavolo, albero, stella, ecc.) si può ed è inevitabile
predicare l’esser partedell’infinito (cioè della totalità), solo in quanto 
il medesimo essente (tavolo, albero, stella, ecc.) èanapoditticamente concepito
come l’infinito stesso di cui la parte è parte.
Ognuno di noi (ogni cosa) è l’eterna struttura infinita del Tutto,
sebbene si debba dire che a trionfare è, nel tempo presente, la persuasione
di non esserlo.
La struttura concreta dell’infinito non è in alcun modo qualcosa che
non si possa esperire; anzi è il senso stesso dell’esperienza di tutto ciò
da cui è formato ogni istante: è l’affermazioneinnegabile di tutto
ciò la cui esistenza è immediatamente posta.
Il linguaggio di quest’opera intende pertanto testimoniare che ogni
parola, segno – ogni parte –, designa lo stesso significato – cioè la totalità –,
altrimenti il segno denoterebbe significati che sono a loro volta dei
segni, e così via in indefinitum, giacché nessun significato sarebbe posto,
e pertanto non sarebbe posto nemmeno alcun segno, cioè non esisterebbe
nulla – appunto perché il segno è tale rispetto al significato.
Che la struttura dell’infinito sia la nostra esperienza originaria, e che il
linguaggio si rivolga ad un unico significare, vuol dire che <<tutto ciò
che esiste è eterno proprio nel modo irripetibile e limitato in cui dal primo
avvenimento si è in attesa dell’ultimo, il quale, non essendo soltanto un
atteso, ma anche un presente, è destinato ad accadere col
sopraggiungere della fine di quell’attesa>>.
INTRODUZIONE (prime righe) 
                Il lettore si accinge a legger questo libro; lo apre, ed è la prima pagina a
stagliarsi sul suo sguardo. La pagina appare vuota, bianca, quasiché si fosse
impallidita, similare al volto di un uomo nel suo paventare la morte che lo
investe all’improvviso. Ancora un poco e lo sguardo si sposta, a ritmo lento, sulla
pagina seguente. In quest’ultima, il contenuto non è lo stesso di quello apparso
nella prima: spicca sullo sfondo bianco qualche tratto di color nero, sì che il lettore,
a questo punto, non può far altro che tentare di scorgere il senso unitario
di quei tratti, interpretandoli a suo modo.
                Intanto, con l’affacciarsi della seconda pagina, quella precedente,
pur restando ciò che essa è – cioè non avendo cessato di essere <<la prima pagina>>
–, viene lasciata indietro: il lettore si trova ora occupato con la decifrazione di quel
che nella seconda pagina può essere ravvisato, mentre il suo sguardo si accorge, con
la coda dell’occhio, di quella prima pagina il cui passato è ormai un presente.

                Non solo: ciò che è divenuto un passato non è la semplice prima pagina,

ma anche…

INDICE:    http://www.youcanprint.it/anteprime_libri/pellegrino_infinito_anteprima.pdf

da Filosofare: la struttura concreta dell’infinito.

Emanuele Severino: … noi siamo il luogo eterno in cui sopraggiunge la Terra

Gianfranco Cordì legge: Sean Carroll, il perenne corso del «tempo», in TELLUS folio

Sean Carroll arriva a conclusioni che si ritrovano molto vicine a quelle di Emanuele Severino. Il nostro universo è parte di un sistema molto più grande. Un sistema collettivo, multiplo, molteplice, composito. Il quadro, la cui cornice era appunto il multiverso, si fa adesso più copioso, più pingue, più ubertoso. Siamo dalle parti dell’abbondanza piuttosto che della scarsezza. Non abbiamo semplicemente allargato il nostro universo, ne abbiamo dato una definizione molto più dettagliata. In questo senso Carroll apre il proprio sguardo cosmologico al campo sterminato delle possibilità. Questa sua «predizione» – così egli stesso considera la risposta alla domanda da cui era partito – rende il tempo come «una sequenza ordinata di eventi correlati, che presi insieme costituiscono l’intero universo. Il tempo è allora qualcosa che ricostruiamo a partire dalle correlazioni di questi eventi». Questa sua «predizione» rende il tempo qualcosa che non è strettamente limitato alla vita del nostro universo. Un meccanismo o «un’idea» o un elemento caratteristico globale e onnicomprensivo. Un tempo smisurato: qualcosa che se potesse essere misurata sfuggirebbe ad ogni conteggio. Dall’eternità a qui è dunque un libro davvero smisurato, che aprendo le nostre menti al regno delle possibilità, ci fa viaggiare lieti lungo la strada della libertà intellettuale e della irrefrenabile ricerca pura.

tutta la recensione qui:  TELLUS folio.

Emanuele Severino: ERRORE O ERRARE, registrazione audio del 10 febbraio 2012, all’interno del ciclo ABITATORI DEL TEMPO promosso dalla Provincia di Monza, Cesano Maderno, Teatro Excelsior

Venerdì 10 febbraio 2012, a Cesano Maderno nel Teatro Excelsior

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vai alla scheda del progetto:

http://www.provincia.mb.it/Temi/cultura/Abitatori/edizione_2012.html


Emanuele Severino, GLI ABITATORI DEL TEMPO, al Teatro sociale Città alta di Bergamo, martedì 3 aprile 2012, ore 20

“la paura di essere dei re” di Emily Dickinson e il “siamo re che si credono mendicanti” di Emanuele Severino SI TENGONO INSIEME

Non conosciamo mai la nostra altezza 
Finché non siamo chiamati ad alzarci. 
E se siamo fedeli al nostro compito 
Arriva al cielo la nostra statura. 

L’eroismo che allora recitiamo 
Sarebbe quotidiano, se noi stessi 
Non c’incurvassimo di cubiti 
Per la paura di essere dei re 

Emily Dickinson, 1176
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Siamo re che si credono mendicanti. L’uomo è eterno, ma crede alla follia che lo dice mortale e quindi mendica la propria salvezza dal baratro del niente presso un Dio oppure, come accade ora, presso la scienza
Emanuele Severino
in COSA VUOL DIRE MORIRE, a cura di Daniela Monti, Einaudi, 2010, pag. 139

Emanuele Severino sull’APPARIRE

Emanuele Severino, audio sul “COMANDAMENTO” del RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE

lezione tenuta al festival della filosofia di Modena, 2010

profilo di EMANUELE SEVERINO, stilato da lui stesso. Grazie a Gabriele per la segnalazione

dalla Storia della filosofia (a cura di Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe) edita da Bompiani nel 2008 – Volume 14: Filosofi italiani contemporanei, pp.546-553

Emanuele Severino parla della sua filosofia, dialogo con Armando Torno, Mendrisio (Svizzera), 25 gennaio 2012, incontro organizzato dalla Associazione Mendrisio MARIO LUZI poesia del mondo, AUDIO di 98 minuti


fonte: Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo

Mercoledì 25 gennaio 2012, ospite dell’Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo, Emanuele Severino ha regalato perle del suo pensiero filosofico ai numerosi ospiti accorsi per l’occasione presso la sala del Museo d’Arte di Mendrisio. L’incontro, che si è svolto dalle ore 18:00 alle 20:00 circa, ha coinvolto anche i presenti in sala, alcuni dei quali hanno avuto il privilegio di potersi rivolgere direttamente all’illustre filosofo di Brescia.

… per insondabile legge ciò che più arde più resta … di Achille Abramo Saporiti, donata da Papavero di campo

Un fremere di foglie
è già vita
è vita il fiotto, la stasi è vita;
per insondabile legge
ciò che più arde
più resta.

di Achille Abramo Saporiti
per me è grandiosa!

Papavero

Emanuele Severino, “… quando la vicenda terrena dell’uomo sarà giunta al proprio compimento, sarà necessario che ognuno faccia esperienza di tutte le esperienze altrui …”, in IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI di Emanuele Severino, Rizzoli, 2011, pag 11

… Poi, quando la vicenda terrena dell’uomo sarà giunta al proprio compimento, sarà necessario che ognuno faccia esperienza di tutte le esperienze altrui e che in ognuno appaia la Gioia infinita che ognuno è nel profondo. Essa oltrepassa ogni dolore sperimentato dall’uomo  … 

da IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI di Emanuele Severino, Rizzoli, 2011, pag 11

Abitatori del Tempo: sul tema dell’ERRARE. Riflessione sull’oggi nell’incontro con grandi filosofi, da 3 febbraio al 30 marzo 2012, in 9 Comuni della Provincia di Monza

Dal 3 febbraio al 30 marzo 2012 tornano gli appuntamenti con i grandi filosofi contemporanei.

Riparte la rassegna “Abitatori del tempo”, ciclo itinerante di incontri in Brianza dedicati alla riflessione sull’oggi con i grandi filosofi.

Abitatori del tempo: 10 Incontri in 9 comuni della Provincia, per riflettere insieme sul tema dell’ “Errore”.

La VIII edizione di Abitatori del Tempo è dedicata al tema dell’ Errore, questione con importanti significati in campo scientifico, filosofico e letterario. Si parte dall’antica Grecia con l’ identificazione Socratica tra sapere e virtù  dove l’errore morale coincide con quello conoscitivo per giungere, all’interno della riflessione epistemologica contemporanea, alla svolta fattibilistica di Popper che considera l’errore un ingrediente inevitabile di ogni sapere. Nell’ambito scientifico il tema della rassegna sarà sviluppato per dimostrare come l’errore e le metodologie di lavoro “try and error” siano fondamentali per l’evoluzione ed il progresso scientifico.


INGRESSO LIBERO – Ore 21 (fino ad esaurimento posti)



PROGRAMMA degli incontri

Massimo Marassi – La colpa e il suo fantasma
Venerdì 3 febbraio 2012 – Monza – Teatro Manzoni

Emanuele Severino – Errore o errare
Venerdì 10 febbraio 2012 – Cesano Maderno – Teatro Excelsior

Laura Boella – Agire, errare, perdonare
Mercoledì 15 febbraio 2012 – Arcore – Teatro Nuovo

Massimo Cacciari – Storia ed errore
Giovedì 23 febbraio 2012 – Monza – Teatro Manzoni

Vittorio Possenti – Errore, colpa, pentimento
Venerdì 2  marzo 2012 – Giussano – Sala Consiliare

Elio Franzini – Errore, arte e immaginazione
Martedì 6 marzo 2012 – Brugherio – Teatro San Giuseppe

Salvatore Natoli  Per prova ed errore: campi di esperienza e pratiche di conoscenza
Venerdì 9 marzo 2012 – Lissone – Palazzo Terragni

Giulio Giorello – La libertà di errare
Venerdì 16 marzo 2012 – Nova Milanese – Auditorium

Edoardo Boncinelli – L’errore generatore di vite
Venerdì 23 marzo 2012 – Vimercate – Teatro Astrolabio

Franca D’Agostini – Il falso, tra errore e inganno
Venerdì 30 marzo 2012 – Vimercate – Centro Omnicomprensivo

Fonte: http://www.provincia.mb.it

da CineTeatro NUOVO | Arcore – Abitatori del Tempo.

Emanuele Severino, dopo la pubblicazione dell’ultimo libro LA MORTE DELLA TERRA, parla della sua filosofia, Mendrisio (Svizzera), 25 gennaio 2012